"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°28 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 6 al 12 luglio 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 19 luglio 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

  di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I NOSTRI TEMPI




  (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)


No F-35: una nuova fase della campagna per evitare il più folle spreco di denaro pubblico di sempre


Dopo aver sensibilizzato l’opinione pubblica a riguardo del caccia F-35, già a partire dal 2009 quando nessuno trattava questo tema, ed aver raccolto il supporto di oltre 80.000 firme di cittadini, 650 associazioni, il sostegno di oltre 60 Enti Locali (tra Regioni, Province e Comuni) la campagna “Taglia le ali alle armi” (promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! e Tavola della Pace) continua la propria azione affinché venga decisa la cancellazione della partecipazione italiana al programma JSF.
Il nostro lavoro è ora quello di stimolare Governo e Parlamento a rivedere una decisione inutile, dannosa e problematica in questi tempi di crisi: a tal scopo verranno messi in campo diversi strumenti di pressione che invitiamo ad utilizzare (anche da coloro che avessero già aderito alle prime fasi della campagna)...

Anche il tuo contributo è fondamentale! Aiutaci a dire NO F35!

  No F-35: una nuova fase della campagna

In quanto cittadini italiani vi chiediamo di fermare subito l’acquisto dei caccia F-35. Questa enorme spesa è inaccettabile considerate le risorse necessarie ad affrontare la crisi sociale e di occupazione del nostro paese. Questi aerei hanno inoltre problemi tali da aver spinto paesi come Canada, Danimarca e Turchia a riconsiderare i rispettivi acquisti. Vi chiediamo di fare lo stesso e di usare quel denaro per contribuire a far uscire l'Italia dalla crisi.

  Il più folle spreco di denaro pubblico di sempre

Leggi anche il nostro precedente post:
  • F35 - A decidere siamo noi. La coscienza dice NO


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Auguri Malala! La ragazza simbolo della lotta per l'istruzione per tutti nel giorno del suo 16° compleanno parla all'ONU



“Questo non è il mio giorno, ma è il giorno di coloro che combattono per una causa, io sono qui per dare la parola anche a chi non ha voce”

«Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione». Malala Yousafzai ha pronunciato un discorso forte e commuovente all’Onu nel giorno del suo sedicesimo compleanno. Il suo primo discorso pubblico da quando i talebani, lo scorso ottobre, tentarono di ucciderla sparandole alla testa mentre tornava a casa dalla scuola. «Mi hanno sparato, hanno sparato anche alle mie amiche. Credevano che quel proiettile ci avrebbe zittito. Ma hanno fallito – ha detto Malala ­-. Dal silenzio, migliaia di voci si sono sollevate. Quello che hanno ottenuto? La debolezza, la paura, l’impotenza sono morte. La forza, il potere, il coraggio sono emersi».

16 anni di Malala, la ragazza simbolo parla all'ONU



VESTITA DI ROSA, INDOSSAVA UNO SCIALLE BIANCO APPARTENUTO ALLA BHUTTO
La ragazza ferita dai talebani mentre andava a scuola parla all'Assemblea Generale: «L'istruzione unica soluzione»

  Viviana Mazza:  Malala all'Onu nel giorno dei suoi 16 anni: «Con quel proiettile hanno svegliato le donne»


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FEDE E
SPIRITUALITA'





DA UNA CHIESA TRIONFANTE

AD UNA CHIESA MENDICANTE

A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II

HOREB n. 64 - 1/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

"Sono passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo, perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel mondo.
Il Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici, dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona umana e della sua coscienza.
Gli orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale, purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante, accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa  popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13 novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato»...  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO




FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO

INCONTRI PER L’ESTATE – 2013

  • LECTIO DIVINA 
17-22 LUGLIO

Lettere di Giacomo, Giuda e 1Pietro
con p. Pino Stancari sj


*****

  • SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ
5-10 AGOSTO
"DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO"


  il programma degli INCONTRI PER L’ESTATE – 2013 della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO (pdf)



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  Dio scrive dritto...
  La luce dell'amore...
  I giovani hanno il desiderio...
  Dio non si lascia imprigionare...
  Ha detto che dobbiamo...
  Non abbiamo altro...
  Partono i discepoli...
  Non abbiate paura...
  Dovunque io vada...
  Per ascoltare...
  Oggi il Papa...
  La Fede non è...
  Strada facendo...
  Sappiamo che...
  Solo ascoltando...
  Se Dio è...


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  San Benedetto da Norcia  (video)

  Non anteporre nulla...


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San Benedetto gettò i semi per una trasformazione sociale e culturale

  Timothy Verdon: Così il monachesimo costruì l'Europa



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Le pietre d'inciampo del Vangelo

"Natanaele gli domandò:
«Come mi conosci?».
Gli rispose Gesù:
«Prima che Filippo ti chiamasse,
io ti ho visto quando eri
sotto l'albero di fichi».
(Giovanni 1,48)


  Gianfranco Ravasi: Sotto l'albero di fichi



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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 10,1-12.17-20

"Dopo questi fatti il Signore designò altri 72 e li inviò a due a due davanti a sé (lett. davanti al suo volto) in ogni città e luogo dove stava per recarsi". Ritorna ancora quel"volto indurito" di Gesù che in Lc 9,51 prende la ferma decisione di salire a Gerusalemme per "dare la sua bella testimonianza davanti a Pilato"(1Tm 6,13)
Adesso davanti a quel volto cammina la Chiesa; 72 inviati, come 72 erano le nazioni della terra secondo i rabbini, come 72 - secondo la mistica ebraica- erano gli angeli che stavano davanti al Volto di Dio e, sempre secondo la mistica, 72 era il numero che indicava la hesed, la tenerezza di Dio per l'uomo...
...


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Omelia di don Angelo Casati nella 14ª Domenica del Tempo Ordinario



14ª Domenica del Tempo Ordinario anno C 7 luglio 2013
omelia di don Angelo Casati

Is 66, 10-14c 
Sal 65
Gal 6, 14-18 
Lc 10, 1-12.17-20

" ... Oggi non sappiamo più che cosa escogitare e insegniamo i modelli mondani, per colpire l'immaginazione. Cerchiamo posizioni di potere da cui contare, contare nella società.
L'altra sera -ve lo confesso- mi ha preso un po' di tristezza in una delle nostre riunioni di progettazione, quando mi attraversò, come in un baleno, questo brano di Vangelo. Non sappiamo più cosa inventare!
Ma lo spazio, secondo Gesù, è quello della normalità, la normalità della strada, la normalità della casa, non i raduni.
Andate per le strade, camminate con la gente, osservate i volti. Entrate nelle case, ascoltate, ascoltate il cuore della gente.
Voi mi capite. Le parole di Gesù, vissute, vissute prima che dette, nella normalità delle relazioni. E la strada rimanga strada e la casa rimanga casa.
Non ci ha detto Gesù: fate le processioni per le strade. Qualche volta è bello farle. Ma via l'equivoco: quello è un fatto eccezionale. Ama la strada di tutti i giorni, il luogo in cui cammini con tutti. È lì che deve correre il Vangelo.
È nella normalità della casa. Non trasformando la casa in una chiesa, lasciando alla casa il suo calore, il clima inconfondibile della casa, senza falsi spiritualismi: "mangiando e bevendo di quello che hanno", come è scritto. Dentro questa bellezza semplice dell'ospitare, dell'ospitarsi.
È lì che passa il Vangelo, lì corre il Vangelo del Regno.
Ma pensate, pensate quanta forza ha il Vangelo quando non ha l'aria delle prediche, ma è dentro le parole della strada, dentro le parole della casa! ..."

  omelia di don Angelo nella 14ª Domenica del Tempo Ordinario


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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni


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Dall’oratorio alla Gmg di ANTONIO TARZIA


JESUS - Editoriale di luglio
Dall’oratorio alla Gmg di ANTONIO TARZIA

I ragazzi di internet viaggiano per le strade cittadine, complici e ammiccanti tra loro, spesso con le cuffie in testa e il telefonino in mano, come turisti stranieri provenienti da una civiltà diversa. La domanda che oggi tutti si fanno, dai politici ai pubblicitari, dagli educatori alla Chiesa cattolica: come intercettare i giovani? Nel messaggio per la 47° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali il Papa ha scritto: «L’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani». Occorre quindi entrare in dialogo con questo popolo di futuri protagonisti della nostra società, sentirli eredi legittimi e trasmettere loro il messaggio cristiano e i valori che ci identificano.
Lo scollamento, comunque, a ogni cambio generazionale è naturale e diventa emergenza...

 
Dall’oratorio alla Gmg


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Il mensile Jesus affronta con profondità il rapporto tra i giovani e la fede
Meno dieci giorni alla Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio.  L'occasione della Gmg pone degli interrogativi sul rapporto tra i giovani e la fede. In fondo oltre all'attesa per il primo viaggio apostolico del Papa all'estero, che torna dopo l'elezione nel suo continente, c'è il tema della gioventù cristiana che oltre ai grandi raduni, pone dei pressanti interrogativi. La rivista mensile dei Paolini "Jesus" presenta sul numero di luglio una interessante forum significativamente intitolato "Il futuro della chiesa in fuga?

  Luca Rolandi:  Quali giovani incontrerà papa Francesco a Rio?



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Il portavoce padre Lombardi annuncia il provvedimento contro il monsignore finito in carcere con l'accusa di aver organizzato il rientro clandestino dalla Svizzera, su un jet privato, di 20 milioni. Un altro segnale del pontefice, che due giorni fa ha incontrato la commissione d'inchiesta sulla banca vaticana e ha chiesto un'accelerazione sulla riforma

  Ior, congelati i fondi di Scarano. Papa Francesco, crociata per la trasparenza

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«Per certe cose sono un grande ingenuo, ma per altre mi si attiva "l'allertometro"...». Parola di Jorge Mario Bergoglio, quando ancora era arcivescovo di Buenos Aires, riferite agli episodi di corruzione che coinvolgono ecclesiastici. E l'«allertometro» sembra entrato effettivamente in vigore Oltretevere: secondo diverse fonti, lo scorso 4 luglio la magistratura vaticana avrebbe emesso una disposizione che proibisce di distruggere o manomettere i documenti dello Ior. Un atto senza precedenti, preso autonomamente, senza il placet della Segreteria di Stato. Una disposizione indicativa di una nuova volontà di affrontare i problemi più spinosi senza accontentarsi di comode operazioni di maquillage.

  Andrea Tornielli:  Effetto Bergoglio sullo Ior. “Congelate” tutte le carte


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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 7 luglio 2013

     Omelia - 7 luglio 2013: Santa Messa con i seminaristi, i novizi e le novizie

   
Omelia - 8 luglio 2013: Visita a Lampedusa - Santa Messa nel campo sportivo "Arena"

     Discorso - Ai partecipanti alla Sessione di chiusura della fase diocesana del processo di Beatificazione del Servo di Dio Cardinale François
                             Xavier Nguyên Van Thuân (6 luglio 2013)
 

     Discorso - Ai seminaristi, ai novizi e alle novizie provenienti da varie parti del mondo in occasione dell'Anno della Fede (6 luglio 2013)

    Enciclica - Lumen Fidei (29 giugno 2013)

    Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio» sulla giurisdizione degli organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano in materia penale
       (11 luglio 2013)

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Nella vita cristiana, anche nella vita della Chiesa, ci sono strutture antiche, strutture caduche: è necessario rinnovarle! Non dobbiamo avere paura - Papa Francesco - omelia - 6 luglio 2013


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 1 luglio 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.


Nella vita cristiana, anche nella vita della Chiesa, ci sono strutture antiche, strutture caduche: è necessario rinnovarle! Non dobbiamo avere paura

“... Nella vita cristiana, anche nella vita della Chiesa, ci sono strutture antiche, strutture caduche: è necessario rinnovarle! E la Chiesa sempre è stata attenta a quello, col dialogo con le culture… Sempre si lascia rinnovare secondo i luoghi, i tempi e le persone. Questo lavoro sempre lo ha fatto la Chiesa! Dal primo momento, ricordiamo la prima lotta teologica: per diventare cristiano è necessario fare tutta la pratica giudaica o no? No! Hanno detto di no! I gentili possono entrare come sono: gentili… Entrare in Chiesa e ricevere il Battesimo. Un primo rinnovamento della struttura… E così la Chiesa sempre è andata avanti, lasciando allo Spirito Santo che rinnovi queste strutture, strutture di chiese. Non avere paura di quello! Non avere paura della novità del Vangelo! Non avere paura della novità che lo Spirito Santo fa in noi! Non avere paura del rinnovamento delle strutture!”...  (Papa Francesco)

  Non dobbiamo aver paura di rinnovare le strutture della Chiesa

  video


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In occasione del suo viaggio a Lampedusa, il Papa ha lanciato un nuovo tweet:

  “Preghiamo per avere un cuore che abbracci gli immigrati - scrive il Pontefice - Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi”

Papa Francesco - tweet del 09 luglio 2013 -

  Un cristiano è sempre pieno di speranza; non può mai scoraggiarsi.

Tweet di Papa Francesco del 10/07/2013:

  Se vogliamo seguire Cristo...

Tweet del 12/07/2013:

  Signore, donaci la grazia...

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Lampedusa aspetta Papa Francesco che voleva raggiungere l'isola prenotando il volo con l'Alitalia


Rito sobrio e celebrazione all'insegna della penitenza, lunedì prossimo, per papa Francesco che sarà a Lampedusa per ricordare la sofferenza dei tanti migranti che perdono la vita in mare e per stare loro vicino. Il Pontefice, per l'occasione, come ragguaglia il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche, e gli altri celebranti indosseranno una talare viola per sottolineare l'aspetto penitenziale e l'estrema sobrietà del rito. Per l'occasione, papa Francesco userà un pastorale messo a disposizione della parrocchia di Lampedusa. Si tratta di un pastorale a croce realizzato con i pezzi di legno ricavati dalle barche dei migranti approdati sull'isola. I colori sono proprio quelli della barca da cui sono stati tratti. Nel braccio orizzontale della croce sono incisi due pesci, mentre nel braccio verticale cinque pani per richiamare il brano evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, recuperando così le parole di Gesù: 'date loro voi stessi da mangiare'. Il Papa userà un calice di legno, con coppa interna rivestita di materiale pregiato (argento) come richiesto dalle norme liturgiche e con un chiodo trasversale alla base del calice, richiamo alla Passione del Signore e dei tanti fratelli, anch'esso realizzato con legno ricavato dal legno delle imbarcazioni dei migranti. Il pastorale e il calice sono opera di un artigiano del luogo che si è adoperato nei giorni dell'emergenza verso i migranti. Alla fine della celebrazione, monsignor Francesco Montenegro, rivolgerà un saluto. Prima della benedizione finale, Francesco si porterà davanti all'immagine della Madonna e reciterà una preghiera mariana. Da segnalare che l'intera giornata del Papa a Lampedusa sarà trasmessa in diretta Rai.(Adnkronos)

Il campo sportivo di Lampedusa dove il pontefice celebrerà la messa, è stato già delimitato con le transenne. Oltre ad essere diviso per settori, con anziani, ammalati e bambini nelle prime file, verrà lasciato lo spazio affinché papa Francesco possa passare in mezzo alla folla con l'auto. La macchina per il pontefice e già pronta: è una Fiat "Campagnola" decappottabile coi sedili posteriori modificati messa a disposizione da un milanese che da venti anni è "di casa" a Lampedusa. Con questa auto, papa Francesco arriverà al campo sportivo di contrada Arena dal molo Favarolo e sul terrazzino della sede dell'area marina protetta isole Pelagie dirà messa (Ansa)

“La visita del Papa a Lampedusa è uno schiaffo all’egoismo”
«La visita del Papa a Lampedusa è un messaggio epocale, che restituisce dignità alle migliaia di vittime della guerra a bassa intensità che da quindici anni si combatte nel Mediterraneo». Ma è anche «un monito contro le campagne ideologiche che disgregano la coesione sociale denunciando un’inesistente invasione e diffondono la paura chiamando gli immigrati clandestini invece che rifugiati o richiedenti asilo». Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, è sia «un segnale storico» sia «un’emozione personalissima» il viaggio di Francesco nell’isola dove per anni ha portato l’aiuto dell’Onu ai «boat people» in fuga da persecuzioni e disperazione.

  “La visita del Papa a Lampedusa è uno schiaffo all’egoismo”

Niente tappeto rosso fino alla scaletta. Niente picchetto d’onore. Niente cerimoniale. Un viaggio di penitenza fino all'ultimo lembo di terra d’Europa, dove si intrecciano storie di speranza e di morte per migliaia di migranti, si poteva benissimo fare con un volo di linea. Questa l’idea di papa Francesco, che era pronto a rinunciare all'aereo di Stato pur di non derogare al principio di sobrietà con cui intende consumare la sua visita di lunedì nell'isola di Lampedusa. Infatti, gli sarebbero bastati quattro posti sul volo giornaliero dell'Alitalia, che aveva chiesto di prenotare alla sua segreteria. Senza calcolare che questo semplice gesto avrebbe creato un piccolo corto circuito diplomatico-istituzionale tra la Santa Sede e lo stato italiano.

  Papa Francesco a Lampedusa da solo e all'insegna della sobrietà. Voleva prenotare 4 posti su un volo Alitalia

  video

AI CONFINI DEL DOLORE di Alberto Chiara

È una lezione. Di sostanza. E di stile. C'è chi tira su muri o srotola fili spinati, cercando di fare del Vecchio Continente una fortezza che respinge ed esclude. E c'è chi aiuta i vivi e ha parole di cordoglio per i morti: nessuno deve dimenticarli.
Lunedì 8 luglio papa Francesco vola a Lampedusa. La meta scelta per il suo primo viaggio pastorale come vescovo di Roma, primate d'Italia e papa della Chiesa universale è l'estrema periferia meridionale dell'Europa. Quell'isola, quelle spiagge, quel tratto di mare che sono divenuti speranza di chi ce l'ha fatta e miraggio di chi è stato più sfortunato.
Questa visita di Papa Francesco è un richiamo. Forte. Nei confronti di chi ha tramutato in business i viaggi della speranza dei migranti, lucrando sulla tratta degli esseri umani. Nei confronti delle istituzioni e di chi deve applicare la legge, perché in ogni caso l'umanità e la solidarietà non possono essere mai scordate. Nei confronti del nostro Paese, ma anche degli altri Stati europei, perché Lampedusa è una, ma le Lampedusa d'Europa sono tante, con un bagaglio di dolore non meno drammatico.
È innanzitutto un messaggio forte per noi cristiani, sui valori dell'accoglienza e dell'attenzione agli "ultimi". Merita di ricordare don Tonino Bello, che più di 20 anni fa scrisse la "Lettera al fratello marocchino": «Perdonaci se non abbiamo saputo levare coraggiosamente la voce per forzare la mano dei nostri legislatori. Perdonaci, fratello marocchino, se noi cristiani non ti diamo neppure l’ospitalità della soglia».
Papa Francesco ha deciso di andare, lui per primo, sulla soglia. (fonte: Famiglia Cristiana)

Visita la pagina della Santa Sede con possibilità di seguire le trasmissioni video in diretta dal CTV:

  VISITA A LAMPEDUSA

Fervono gli ultimi preparativi per l’arrivo di Papa Francesco a Lampedusa. Illuminata da un caldo sole estivo l’isola siciliana vive da sempre la contraddizione della sua bellezza e delle tragedie che si consumano a poche miglia dalle coste. Porta d’Europa e di speranza, approdo per chi fugge da guerre o persecuzioni, è meta mai raggiunta da molti: 20mila secondo gli ultimi dati hanno trovato sepoltura in queste acque. Il centinaio di migranti, attualmente sull’isola, aspettano l’arrivo del Papa: c’è curiosità, speranza e tanta gratitudine...
Il successore di Pietro viene per pregare, rinnovare nella fede, per scuotere le coscienze dell’Italia, dell’Europa, del mondo intero. Gli isolani questa sera, alle 21.00, si ritroveranno nella parrocchia di San Gerlando per accompagnare il Papa con la preghiera. Sobrio ma densissimo il programma di domani del Santo Padre...
Leggi tutto: Lampedusa stasera in preghiera per l'arrivo di Francesco. Card. Veglio: difendere la dignità dei profughi in tutto il mondo

  Aspettando Papa Francesco... (video)

Guarda i nostri precedenti post:
  • Papa Francesco a Lampedusa
  • La visita a Lampedusa di Papa Francesco - Questa volta non ci sono nuovi beati da annunciare o eventi storici da ricordare. C'è carne e sangue, volti e storie. Un dramma che altri tentano di rimuovere e che Francesco vuole mettere al centro di tutti ...


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Il Papa a Lampedusa - storie di vita -


Ventimila morti, che saranno ricordati come dei pionieri. Degli avventurieri, certo, ma che con il loro rifiuto della frontiera, hanno costituito il più grande movimento di massa di disobbedienza civile alle leggi sulla frontiera di cui l'Europa si è dotata e che a queste stragi hanno portato.

Lampedusa, Tunisi, Tripoli, Agadez. E in tasca sempre una biro e un diario. Per sette lunghi anni ho viaggiato come un avventuriero in tutto ilMediterraneo, alla ricerca del significato più profondo delle stragi in mare, sulle rotte percorse contro ogni corrente da chi ha il passaporto sbagliato per i suoi desideri. Eppure, soltanto un mese fa ho capito per la prima volta. È stato in sala parto, quando ho preso in braccio mia figlia, appena nata. Ricordo il suo odore, i suoi occhi, le dita delle mani. Quel giorno ho sentito davvero, e per la prima volta, le lacrime delle decine di padri e di madri che in questi sette lunghi anni ho incontrato in tutto il Mediterraneo.
Padri e madri di figli che non ci sono più, perché se li è mangiati il mare. Quel che resta dei loro corpi è sepolto per sempre in quella tomba a cielo aperto che è diventato il Canale di Sicilia, dove negli ultimi vent'anni sono morti a migliaia...

    "OGGI VITTIME DEL MARE, DOMANI I NOSTRI EROI" di Gabriele Del Grande


  Quei giorni a Lampedusa (video)

Ma parlando di Lampedusa non si può parlare solo di migranti...

  ‘Gli Eroi di Lampedusa’

... «Voi state costruendo un mondo diverso con l’amore. Se la Pasqua è il volto di un mondo nuovo devo dirvi Buon Anno. È l’anno nuovo che voi avete fatto nascere. Lampedusa è diventata capitale dell’amore. In un mondo che rischia di diventare disumano, voi avete fatto questo». (mons. Francesco Montenegro)

  Lampedusa. Nell'emergenza, la riscoperta della propria identità e l'organizzazione della solidarietà

... Il presidente e il direttore di Caritas Italiana, S.E. Mons. Giuseppe Merisi e don Francesco Soddu, accolgono con soddisfazione e riconoscenza l’annuncio della visita diPapa Francesco a Lampedusa.
E proprio lunedì le Caritas diocesane di tutta Italia accompagneranno il viaggio del Santo del Padre uniti nella preghiera, prevedendo dei momenti specifici in cui invocare insieme l’aiuto di Dio perché - come ricorda don Francesco Soddu -, «non anneghi nel nostro cuore e nel cuore del mondo, la pace fondata sulla giustizia e sul rispetto di ogni persona e di ogni popolo»...
«In questo quadro poco confortante e drammatico – sottolinea don Francesco Soddu - la visita di Papa Francesco a Lampedusa è un segnale di forte speranza che incoraggia la Caritas e l’intera Chiesa nel costante impegno a favore degli ultimi e ci spinge ad andare verso le periferie dell’esistenza».

  Papa Francesco visita Lampedusa

“La decisione del Papa di venire nel Mediterraneo impone a tutti di affrontare il dramma delle migrazioni, che non può e non deve essere un problema solo italiano, nell’ottica dell’accoglienza e della solidarietà”: a parlare è monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e delegato per le migrazioni della Conferenza episcopale siciliana, che commenta l’imminente visita di Papa Francesco a Lampedusa a conclusione del “Progetto Ulisse”, che ha coinvolto venti studenti mazaresi in un viaggio in barca al velo attorno all’isola di Pantelleria. “È davvero significativa ed emozionante questa prima visita fuori Roma del Santo Padre proprio a Lampedusa, nel cuore del Mediterraneo - dice mons. Mogavero - in questo mare che il Papa avrà occasione di vedere per la prima volta, durante il lancio di una corona di fiori in ricordo di quanti hanno perso in esso le proprie speranze e la propria vita. Le sue acque ci separano dal continente africano ma, allo stesso tempo, ci uniscono e in questi anni sono diventate approdo di speranza per migliaia di immigrati e tomba per un numero imprecisato di essi”. Il vescovo richiama la necessità di “un nuovo umanesimo mediterraneo che metta insieme i popoli che vi si affacciano, in una prospettiva di dialogo e fratellanza”. (fonte: SIR)


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"Papa Francesco a Lampedusa da solo e all'insegna della sobrietà. Voleva prenotare 4 posti su un volo Alitalia" di Andrea Purgatori

  IO VOLO DA SOLO


  'Vi saluto tutti e ringrazio per l'accoglienza, tutti siamo qui oggi nella preghiera', ha detto il Papa al suo arrivo a Lampedusa

Dall'Omelia di Papa Francesco: 

  “... Chi è il responsabile del sangue di questi nostri fratelli e sorelle?... oggi nessuno si sente responsabile, abbiamo perso il senso della responsabilità..."

  “... la cultura del benessere ci fa essere insensibili, ci fa vivere in bolle di sapone... ci fa vivere nella globalizzazione dell'indifferenza..."

    “... chi ha pianto per la morte di questi fratelli?... la globalizzazione dell'indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere... domandiamo di piangere sulla nostra indifferenza... chiediamo perdono per l'indifferenza verso tanti fratelli e sorelle!..."

    Quando alcune settimane fa...

    Prima di darvi la benedizione...

    Ho visto un pellegrino


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Il Papa a Lampedusa - cronaca di un evento di portata storica - prima parte (foto e video)


È il primo viaggio apostolico dall'inizio del Pontificato di Papa Francesco. 

Poco prima delle 8.00 è decollato dall'aeroporto militare di Ciampino un Falcon 900 dell'Aeronautica militare con a bordo il Pontefice che atterra alle 8.51 
Ad accoglierlo allo scalo dell’isola il sindaco Giusy Nicolini, l’arcivescovo di Agrigento monsignor Francesco Montenegro e il parroco don Stefano Nastasi. 
Il Pontefice viene accompagnato a Cala Pisana e a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera raggiunge la porta d’Europa.
Il prefetto della casa Pontificia, monsignor Georg Gaenswein, e il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi sono i «volti noti» che accompagnano Papa Francesco anche sulla motovedetta. 
Nel seguito stretto, salito con il Pontefice sull'imbarcazione, ci sono però anche il segretario del Papa monsignor Alfred Xuereb e l'assistente di camera Sandro Mariotti, il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu, il generale Domenico Giani, capo della Gendarmeria, e il reggente della Casa Pontificia, padre Leonardo Sapienza. 
Accanto al Papa anche l'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro e il parroco di Lampedusa don Stefano Nastasi.
Al largo della costa di Lampedusa il Pontefice getta in mare una corona di fiori in ricordo delle migliaia di vittime immigrate che hanno trovato la morte nel tentativo di raggiungere le coste italiane. 
Prima del gesto si è raccolto in un momento di preghiera.
L'imbarcazione viene 'scortata' da una piccola flottiglia di pescherecci dell'isola che spesso hanno soccorso i migranti. 

Intanto sono arrivati a bordo di un pullman del centro d'accoglienza i migranti che incontreranno Papa Francesco. 
I profughi indossano tutti un cappellino bianco. 
Tra loro ci sono molti giovani, donne e minori. Sono una cinquantina i profughi che incontreranno al molo Favaloro il Santo Padre, come richiesto dallo stesso Pontefice. Tra loro ventidue sono di religione musulmana. I due più piccoli hanno 13 anni. 
Alle 9.35 al molo Favaloro Papa Francesco sorridente saluta uno ad uno i migranti. 
“Oggi pregheremo l’uno per l’altro e anche per quelli che oggi non sono qui”. Lo ha detto il pontefice incontrando i migranti al molo Favaloro di Lampedusa. Migranti che hanno chiesto aiuto al Papa. “Vorremmo che ci aiutasse”, ha affermato uno dei giovani stranieri. “Abbiamo sofferto tantissimo”, ha aggiunto un altro. E ancora: “siamo costretti a rimanere”, “vorremmo che l’Italia ci aiutasse”, ma che lo facessero “anche altri Paesi europei”. E’ stato lo stesso Pontefice a chiamare a sé e ad invitare a parlare i migranti che lo hanno accolto al molo Favaloro. Alcuni dei giovani stranieri avevano preparato i loro brevi messaggi. Tutti gli hanno chiesto aiuto.
In tutta l’isola sono decine di cartelli che hanno accolto il pontefice. 
Molti sono stati esposti anche al molo Favaloro.
Alle 10.00 – Il Papa passa vicino ad alcune barche abbandonate, sono quelle che migliaia di migranti in queste settimane hanno raggiunto Lampedusa, ultimo lembo di terra a sud d’Europa. 
Ad accoglierlo circa quindicimila persone, fra isolani, abitanti della vicina Linosa e turisti. Il Papa stringe le mani di decine di fedeli che lo hanno accolto allo stadio di Lampedusa e bacia numerosi bimbi. La sicurezza fatica a contenere l'entusiasmo degli isolani. Una vera e propria festa, una esplosione di gioia sta accogliendo il Papa che intanto sulla sua auto che procede molto lentamente continua a baciare ed abbracciare i bambini.

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Il Papa a Lampedusa - cronaca di un evento di portata storica - seconda parte


Poco prima delle 10 il Papa è arrivato al campo per la Messa con la campagnola messa a disposizione da un signore milanese.
Ad attendere il Papa sul molo Favaloro, il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che ha detto grazie al Pontefice per la visita. Il pontefice ha risposto «Sono io che ringrazio voi. Questo è il luogo di sofferenza perché ci sono ventimila morti sotto il mare». 

I fedeli raccolti in località Salina, nella spianata dello stadio "Arena" di Lampedusa hanno accolto papa Francesco con grande entusiasmo.
La visita di papa Francesco a Lampedusa è stato accompagnata da una serie di gesti simbolici.

La base dell'altare è composta dalla chiglia di una imbarcazione affondata nel Metiterraneo
Il Pontefice e gli altri celebranti hanno indossato una talare viola per sottolineare l’aspetto penitenziale e l’estrema sobrietà del rito.
Papa Francesco a Lampedusa ha celebrato messa con un pastorale e un calice di legno ricavati dalle imbarcazioni dei migranti giunti sull’isola e realizzati dal falegname di Lampedusa Franco Tuccio. I colori sono quelli originali della barca da cui sono stati tratti.

Il pastorale è una croce, nel braccio orizzontale sono incisi due pesci, in quello verticale cinque pani per richiamare il brano evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ricordando così le parole di Gesù: «Date loro voi stessi da mangiare». Il cuore, di colore rosso, al centro della croce, è un richiamo a quella carità che deve sostenere sempre la fatica della croce nella quotidianità della comunità cristiana. 
Il calice di legno usato dal Papa ha la coppa interna rivestita di materiale pregiato (argento) come richiesto dalle norme liturgiche e un chiodo trasversale alla base del calice, che richiama la Passione del Signore e dei tanti fratelli, anch’esso è realizzato con legno ricavato dal legno delle imbarcazioni dei migranti. 
Alle 10,25 inizia la messa penitenziale celebrata nello stadio tra l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro e il parroco dell’Isola, don Stefano Nastasi.
Dopo la liturgia della Parola l'omelia del Papa.
"Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta..." 

  il testo integrale

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Dopo l'omelia il Papa si raccoglie in silenzio con tutta la folla e poi prosegue la celebrazione seguita, secondo i dati forniti dalla Questura di Agrigento, da circa 10 mila fedeli. 
Tra loro anche una folta rappresentanza dei migranti che si trovano sull'isola dopo gli ultimi sbarchi. Circa 5 mila sono, in totale, gli abitanti che stabilmente risiedono sull'isola siciliana.


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Il Papa a Lampedusa - cronaca di un evento di portata storica - terza parte


Alle 11.27 il saluto al Papa dell'Arcivescovo di Agrigento mons. Francesco Montenegro.
“L’anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio Salvatore”. Amatissimo Padre, affido alle parole della Vergine il mio e nostro sentimento di gioia per il dono della Sua presenza in mezzo a noi e, attraverso il mio saluto, Le porto l’abbraccio e l’affetto di tutte le sorelle e i fratelli di Lampedusa e Linosa e di tutta la diocesi di Agrigento. Benvenuto in mezzo a noi! Sentiamo che oggi, attraverso la Sua persona, è il “Signore a visitare il Suo popolo”.

  il testo integrale dell'intervento di mons. Montenegro:Lampedusa: uno scoglio e un faro acceso per la Chiesa, l'Italia, l'Europa

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Al termine della Messa Papa Francesco rivolge alla Madonna la bella preghiera Maria, stella del mare

O Maria, stella del mare,
ancora una volta ricorriamo a te,
per trovare rifugio e serenità,
per implorare protezione e soccorso.
...
Amen.

«Lampedusa sia faro per tutto il mondo, perché abbia il coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore». Lo ha chiesto il Papa al termine della messa, ringraziando i lampedusani sia per «l'accoglienza» che per la «tenerezza» verso gli immigrati. Ultimi momenti di papa Francesco a Lampedusa
Prima di far rientro in Vaticano. Il Papa, terminata la messa al campo sportivo ''Arena'' in localita' Salina, accompagnato dall'arcivescovo di Agrigento monsignor Francesco Montenegro, si è diretto nella parrocchia di San Gerlando, nel centro di Lampedusa, per una breve sosta. Ad accoglierlo il parroco don Stefano Nastasi che lo stesso pontefice ha lodato pubblicamente, al termine della celebrazione eucaristica, per il suo lavoro in favore dei migranti.
Un nuovo ringraziamento a Lampedusa per l'accoglienza che dimostra da anni verso i migranti è stato affidato da Papa Francesco al sindaco dell'isola Giusi Nicolini nel colloquio di commiato, alla parrocchia di San Gerlando. Dopo essersi intrattenuto con il sindaco e con il parroco, don Stefano, alle 13.15 il Papa è salito sulla campagnola per dirigersi all'aeroporto e salire sul Falcon dell'Areonautica militare che lo riporta a Roma.
Un “incredibile evento, densissimo, storico e significativo nel giro di poche ore”: così il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha definito il viaggio di Papa Francesco in un briefing con i giornalisti a conclusione della visita. “Il Papa – ha detto - era molto toccato dall’accoglienza dei lampedusani” cui ha rivolto un caloroso ringraziamento e “l’invito a continuare ad essere un esempio anche di accoglienza e di responsabilità per queste persone in difficoltà che giungono sulle loro coste, presso le loro case. Questo certamente è il messaggio fondamentale di questo viaggio”...

  Padre Lombardi: un evento storico, Papa Francesco toccato dall'accoglienza

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“LA CARNE DEI RIFUGIATI E’ LA CARNE DI CRISTO” di Alex Zanotelli


E’ molto significativo che Papa Francesco abbia scelto come suo primo viaggio apostolico, Lampedusa, posto simbolico per esprimere la sua attenzione agli ultimi, agli impoveriti. “La carne dei rifugiati- aveva detto pochi giorni prima del viaggio- è la carne di Cristo.”
L’isola di Lampedusa è la porta di entrata in Europa per ‘i disperati dell’Africa’. “La Chiesa compie la propria missione- aveva scritto prima di essere ucciso il vescovo di Oran (Algeria), Pierre Claverie- quando è presente nelle lacerazioni che crocifiggono l’umanità nella carne e nell’unità.”
Papa Francesco ha scelto di essere presente in uno dei luoghi che hanno visto, in questi anni, arrivare migliaia di ‘carrette del mare’, di barconi carichi di uomini e donne alla ricerca di un futuro. Tanti di loro non ce l’hanno fatta! Il giornalista G. Visetti, dopo un prolungato soggiorno a Lampedusa, ha stimato , dal 2002 al 2008, che oltre 42.000 immigrati hanno perso la vita nel ‘Mare nostrum’, diventato ormai il cimitero degli impoveriti. Per loro il Papa ha deposto sulle acque una corona di fiori per ricordare questa immane tragedia che si consuma davanti allla Fortezza Europa, protetta dal Frontex, un’agenzia che ha a disposizione oltre cento milioni di euro all’anno, per impedire ai diseredati di arrivare in Europa.
“Dov’è tuo fratello?”- ha gridato il Papa durante la Messa-La voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio.Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi.”
E’ in questo contesto che il Papa ha voluto compiere il suo primo viaggio apostolico per dare corpo al suo motto:” Una Chiesa povera e per i poveri.” Un viaggio questo, semplice, sobrio e povero, alle ‘ periferie della vita’. Infatti il Papa , che è arrivato nell’isola con un aereo di linea, non ha voluto né politici né dignitari né cardinali .Da un altare, posto su una ‘carretta del mare’ , con un calice di legno e un pastorale confezionati con il legno dei barconi degli immigrati, Francesco ha gridato:”Sono venuto a Lampedusa per risvegliare le coscienze perché questo non si ripeta più.”
La presenza a Lampedusa del vescovo di Roma, pone pesanti domande all’Italia, all ‘Unione Europea, ma anche alla Chiesa che è in Italia.
Perché il popolo italiano ha assistito quasi con indifferenza per anni a questa immensa tragedia degli immigrati che hanno tentato di attraversare il Mediterraneo?...

  “LA CARNE DEI RIFUGIATI E’ LA CARNE DI CRISTO” di Alex Zanotelli


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Il Papa a Lampedusa - I valori nascosti di un gesto di Enzo Bianchi


Sono passati ormai sette anni – e innumerevoli sbarchi, naufraghi, profughi e morti – da quando, pubblicando un libro sugli stranieri e sull’ospitalità, volli dedicarlo “agli uomini, alle donne e ai bambini che, andando verso il pane e sognando la nostra accoglienza, sono morti da stranieri nelle acque del Mediterraneo, mare che avrei voluto che potessero amare e sentire ‘nostro’ come io lo sento e lo amo”. Ed ecco che un uomo, un cristiano, un papa venuto dalla fine del mondo sceglie l’estrema periferia sud dell’Italia per la sua prima uscita da Roma e va in pellegrinaggio a un santuario dell’umanità sofferente, quel mare che ha inghiottito migliaia di persone. Un gesto volto a esprimere la sollecitudine verso gli ultimi, i poveri, quelle categorie sociali che il dettato biblico affida alla custodia dei credenti perché prive di ogni tutela e diritto: l’orfano, la vedova, lo straniero. Un gesto quindi che esprime il modo con cui il vescovo di Roma vuole esercitare il suo ministero di pastore – la cui voce e i cui gesti sono indirizzati a tutti – e vuole praticare la prossimità, la vicinanza come primo passo per amare gli altri. 
Un gesto altamente simbolico, ma soprattutto profetico quello posto risolutamente e semplicemente da papa Francesco, capace di interrogare le coscienze – e anche di infastidirne molte, che però si dicono “pronte a difendere la vita”, come si è visto e letto nei giorni che lo hanno preceduto – e di ridestare non tanto l’attenzione quanto le orecchie e il cuore di ciascuno, la capacità che ogni essere umano ha di riconoscere nell’altro un proprio simile, un fratello e una sorella che condivide la comune umanità al di là di ogni differenza di etnia, lingua, appartenenza. Un gesto che vuole ricordare a tutti, a cominciare da chi ha responsabilità politiche ed economiche, che nessun essere umano è clandestino su questa terra, che ciascuno ha diritto a veder riconosciuta e rispettata la propria dignità, che migranti, profughi, esuli, vittime di guerre e di carestie non si metterebbero in viaggio se trovassero pane e giustizia là dove sono le loro radici e il loro cuore. Un gesto che vuole provocare la coscienza di tutti gli uomini e vuole “spingere a riflettere e a cambiare comportamento”. 
Papa Francesco ha lanciato questo appello come pastore cristiano che cerca di ritornare alla semplice essenzialità del vangelo che, “nascosta ai sapienti e ai dotti, è rivelata ai piccoli” (Mt 11,25). Così la visita a Lampedusa, il ricordo dei morti e dei sopravvissuti, la gratitudine per chi si è speso nell’accoglienza, l’intero evento è stato posto sotto il segno della dimensione penitenziale e dell’invocazione della remissione dei peccati. Colore dei paramenti violaceo, letture bibliche, sobrietà di parole, gesti e riti: tutto si è articolato nello spazio del credente che si pone di fronte a Dio chiedendo perdono per i peccati commessi, peccati che, come ben sappiamo, sono spesso segnati anche da ciò che noi riduciamo a semplice “omissione” ma che può avere sul nostro prossimo l’effetto di una condanna a morte. Come Erode ha seminato morte per il proprio benessere, anche noi di fatto per il nostro benessere procuriamo morte e miseria a quelli con i quali non condividiamo l’unica terra e le sue risorse. Anche l’altare-barca su cui ha celebrato papa Francesco era significativo: mi sono venute in mente le parole di Giovanni Cristostomo: “Ogni volta che vedrete un povero, ricordatevi che sotto i vostri occhi avete un altare non da disprezzare ma da onorare”... 

  I valori nascosti di un gesto di Enzo Bianchi


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Il Papa a Lampedusa - Un profeta che scuote le coscienze di Giuseppe Savagnone


A Lampedusa Papa Francesco ha testimoniato a tutti che la profezia non è, come spesso si crede, la capacità di prevedere il futuro ma indica, nella Bibbia, lo sguardo con cui si comprende, nel suo vero significato, il presente. Profeta è chi va oltre gli angusti confini delle esigenze e degli interessi contingenti, su cui si sbranano le fazioni umane, e guarda al mondo e alla storia con gli occhi di Dio.
In un contesto in cui c’è chi ha considerato il suo viaggio a Lampedusa come una inaccettabile legittimazione del reato di clandestinità (Magdi Allam su «Il Giornale» di ieri) e chi vi ha visto un’apertura verso le posizioni della sinistra sull’immigrazione, Francesco ha parlato, semplicemente, come un profeta.
La voce era dimessa, l’italiano a tratti un po’ maccheronico, ma le sue parole sono piombate come un macigno su una società consumistica abituata a considerare tutto – la gioia e il dolore, la vita e la morte degli esseri umani, il cristianesimo, questo stesso viaggio – come oggetti su cui gettare uno sguardo annoiato, gridando, in nome di Dio, che tutto questo è disumano e tradisce alla radice il senso dell’esistenza. Perché queste parole non erano rivolte agli immigrati, ma a noi. E il colore dei paramenti della messa, il viola, utilizzato dalla liturgia sia per le cerimonie funebri che per quelle penitenziali, non era appropriato solo agli stranieri morti in mare, ma anche agli italiani e, in generale, agli europei vivi e tranquilli nelle proprie belle case, incapaci non solo di muovere un dito per aiutare i disperati che chiedevano aiuto, ma perfino di piangere sulla loro tragica fine. «Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle?», si è chiesto il papa. Senza dire che forse tanti di questi educati e civili cittadini hanno dato man forte, almeno col loro silenzio, a un sistema perverso che, per tutelare i ricchi, condanna a morte i poveri.
«Signore», ha detto Francesco durante l’omelia, «in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza chiediamo perdono per l'indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo perdono per chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all'anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi»...

  Un profeta che scuote le coscienze di Giuseppe Savagnone



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Il Papa a Lampedusa - LAMPEDUSA di Raniero La Valle


Non era affatto facile andare a Lampedusa. L’aveva detto qualche giorno prima papa Francesco in un’omelia a Santa Marta, parlando dei modi per raggiungere Dio: non serve un corso di aggiornamento, aveva detto, “per toccare il Dio vivo bisogna uscire per la strada, andando a cercare, a trovare, ad accostarsi alle piaghe di chi è povero, debole, emarginato. Una cosa non semplice, né naturale”.
No, non era semplice, né naturale, come primo viaggio fuori diocesi prendere la strada del mare, solcare con i pescatori quelle acque divenute tomba dei poveri, spargervi i fiori della pietà, sbarcare al molo Favarolo, incontrare quei migranti, quei superstiti che per molti non dovrebbero nemmeno esistere: per le leggi dello Stato italiano, gestite da quel ministro degli interni che voleva andare a pavoneggiarsi a Lampedusa accanto al papa, si tratta di “clandestini”, contro cui è in corso “una lotta”, per gestire la quale è stata creata apposta una “direzione centrale dell’immigrazione e della polizia di frontiera”; si tratta di gente che viene ad arenarsi sul bagnasciuga di quell’ultimo lembo di terra su cui l’Europa è attestata per difendere il suo privilegio, si tratta di profughi, del popolo delle barche, di disperati che fuggono i tormenti dei loro Paesi, che si affidano al ricatto dei battellieri, che si aggrappano a un gommone, e che se sopravvivono sono salvati per essere tradotti in quei campi di detenzione che prima abbiamo chiamato “centri di permanenza temporanea” e poi, con la chiarezza tipica del linguaggio della Lega, “centri di identificazione e di espulsione”: i respingimenti, altro che andare a baciare le piaghe del povero.
Perciò ha fatto bene il papa a non volere né governo, né ammiragli, né altre autorità a far da corona alla sua trasferta; non solo perché i viaggi papali devono tornare ad essere visite pastorali di un vescovo, e non visite di Stato e vetrine di potenti, ma anche perché noi e il nostro Stato non siamo innocenti di quelle vittime e di quelle piaghe.
Ma che sta facendo il papa? Sta cambiando il papato e di conseguenza, data l’invasività di questa istituzione, sta cambiando la Chiesa, prima ancora di metter mano alla sua riforma. E lo fa rendendo visibile il Vangelo; questa è la sua specificità o, se si vuole, il suo carisma; altri predicano il Vangelo, ne fanno l’esegesi; quello che fa Francesco è che il Vangelo ce lo fa vedere. Ce lo fa vedere a Roma, ce lo fa vedere a Lampedusa...

  LAMPEDUSA di Raniero La Valle


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Il Papa a Lampedusa - "Lascia tutto e seguimi" di Nella Barbera


Gli scarponi da trekking e i calzettoni sono pronti, la prenotazione per l’escursione al cratere di Stromboli è andata a buon fine, anche la sistemazione per la notte è scelta con cura e risponde a tutti i confort: tutto è predisposto. Aspettiamo solo che giunga il momento di partire. Vogliamo festeggiare così il nostro 33° anniversario di matrimonio. 
Il giorno prima della partenza una voce familiare mi suggerisce di cambiare percorso, di lasciar perdere quel nostro progetto, bello ma umano, e di sperimentarne uno nuovo dettato dallo spirito, molto più alto e per niente paragonabile al primo. Subito ci sembra azzardato lasciare la certezza delle cose umane ben pianificate per lanciarci in un altro percorso pieno di incognite e di rischi. C’è così poco tempo che pensiamo di non farcela ad organizzare tutto. Ma quella nuova prospettiva, carica di significato spirituale, ci spinge a lasciare il certo per l’incerto. Sentiamo che si tratta del richiamo di Gesù che per noi ha preparato una gioia più grande. 
Bisogna fidarsi, avere coraggio e lasciarsi condurre da Lui che ci sta chiamando. 
Decidiamo di farci pellegrini e di affrontare anche i rischi di una sistemazione precaria pur di incontrare Papa Francesco che compie la sua prima Visita Pastorale a Lampedusa... 
Le parole del Santo Padre vanno dritte al cuore e alla coscienza di ciascuno e ci mettono davanti alle nostre azioni, alla nostra negligenza. 
Ciascuno si sente faccia a faccia con se stesso.
E al momento della Santa Comunione un segno inequivocabile ci dimostra che se ci si svuota del proprio io per lasciar posto a Dio, il Padre ti ricompenserà in abbondanza.
Mai avevamo sentito la presenza di Dio così vicina a noi e l’emozione è irrefrenabile. 
A chiudere quest’esperienza unica, il sorriso indirizzato da Papa Francesco proprio a noi. Lo sentiamo posarsi su di noi, come se la Carezza di Dio ci consolasse delle pene quotidiane che ogni giorno affliggono tutti gli uomini. Sperimentiamo che l’amore del Signore è grande e ci colma di gratitudine e riconoscenza.
Mi torna in mente l’espressione “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”.

  Lascia tutto e seguimi di Nella Barbera


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Il Papa a Lampedusa - Bolle di sapone e L'ottavo sacramento di Mirella Camera


... Ha fretta, papa Bergoglio, di rimettere al suo posto quel vangelo che negli ultimi anni è stato sostituito con documenti, prolusioni, encicliche e dottrina; è venuto per scrostare e ripulire quel cristianesimo borghese e addomesticato dallo spirito mondano che ha precipitato molti e la Chiesa stessa dentro a scandalosi compromessi di potere, di denaro, di peccato. A denunciare con forza tutta la vanitas vanitatis che ha alitato così tanto fra i cattolici al posto dello Spirito.
Lo spirito mondano alimentato dal proprio interesse egoistico non è altro che “una bolla di sapone”, ha detto il papa a Lampedusa: fuori bellissima, leggera e lucente. Dentro, il vuoto totale...

  Bolle di sapone di Mirella Camera

... In questa visione i poveri non sono solamente i fratelli più piccoli da aiutare perché non si perdano nel cammino, che dopotutto è un modo di porsi umanitario tranquillamente condivisibile anche con tanti non credenti; ma sono soprattutto il segno scelto da Cristo stesso per re-incarnarsi nella Storia (In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me, Mt 25,40) Così quando Francesco durante la veglia pentecostale ha detto, papale papale: "I poveri sono la carne di Cristo", ha fatto un enorme atto di Magistero e li ha fatti diventare a tutti gli effetti l'ottavo sacramento, quasi equiparandolo all'Eucarestia. (E come non pensare subito al calice da messa di Lampedusa, ricavato dal legno delle barche dove erano ammassati gli immigrati e destinato a contenere il corpo di Cristo?)
Aspettiamoci lo scandalo, non appena lo ripeterà ancora e ancora, finché non sarà chiaro. Perché fare dei poveri in carne e ossa - i barboni nelle strade delle nostre città, gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste, i licenziati e i senza lavoro che abitano nei nostri quartieri - fare di questi, dicevo, l'ottavo sacramento è duro da digerire.
Per ora facciamo finta di non aver capito la portata delle parole di papa Bergoglio, come da duemila anni abbiamo fatto con quelle chiarissime del vangelo; continuiamo a pensare ai poveri in termini caritatevoli (da buon prete), illuminati(da buon borghese), compassionevoli (da buon neoliberista) e non come la carne di Cristo.
Perché se salta fuori che è davvero questa la vela nuova che ha issato la barca di Pietro, non ce n'è più per nessuno: bisogna davvero cambiare rotta.

  L'ottavo sacramento di Mirella Camera


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Il viaggio simbolico a Lampedusa. La grande popolarità. La riforma della curia. Il silenzio calcolato sui temi etici. Ma anche il primo errore su una nomina IOR. La sfida di Francesco per cambiare la Chiesa incontra ostacoli e nemici. Anche in Vaticano

  Sandro Magister: Un papa come non s'era mai visto. Ce la farà?

Bene hanno fatto i politici a non sgomitare più di tanto per avere un posto in prima fila nello stadio di quest’isola bruciata dal sole. Ne sarebbero usciti coi completi blu impiastrati di terra e la faccia rossa per la vergogna. Il “no” di papa Francesco alla“globalizzazione dell’indifferenza” riguardava proprio loro, prima di tutti. E la responsabilità per i venticinquemila migranti che in questi anni non ce l’hanno fatta a raggiungere le coste di Lampedusa e il mare se li è portati via.
Altro che strette di mano, genuflessioni e faccette da offrire alle telecamere. Questo è stato un viaggio di penitenza e senza sconti. Così lo voleva “padre Bergoglio”. Semplice, sobrio, rigoroso. E così è stato. Con tanti saluti a chi aveva raccontato di un’isola che sulla visita papale aveva costruito un piccolo business di magliette e tutto esaurito. Mentre Francesco parlava alla gente, non c’era un solo locale aperto. I lampedusani erano con lui allo stadio.

  Andrea Purgatori:  Francesco a Lampedusa, la scossa del Papa che mette all'angolo i politici

Il viaggio a Lampedusa “è il primo gesto che si rivolge alle ‘periferie’. Il Papa ha parlato di periferie, ma non ne parla soltanto, ci ‘va’. E credo che nell’Italia e nell’Europa di oggi non ci sia periferia ‘più periferia’ di Lampedusa, non solo geograficamente ma umanamente, socialmente e storicamente”. Così monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha commentato la visita lampo di Papa Francesco.

  Luigi Crimella:  "Il Papa ci va in periferia per condividere il dolore"

Don Francesco Soddu, direttore nazionale della Caritas, si augura che le parole di Francesco da Lampedusa siano come una bomba nel mondo politico italiano. Parlando da quel lembo di terra che unisce l’Africa all’Europa, piangendo su quelle vittime innocenti seppellite sotto il mare, il Papa ci ha preso per i capelli e ci ha riportati dentro la storia. Ci ha detto delle lacrime necessarie a essere uomini. E ha messo a nudo l’assurdità di una legge, quella che prevede il reato di clandestinità, fatta “sulla pelle delle persone”, come ha detto il ministro dell’Integrazione Kyenge. Una legge crudele, che trasforma una condizione, quella di clandestino, in uno “stigma” e che solo il nostro buon cuore di “italiani brava gente” ha impedito che facesse ancora più danni di quelli che poteva fare. E che soprattutto non serve a nulla sul piano della pretesa sicurezza. 

  FAMIGLIA CRISTIANA:  ABOLIAMO IL REATO DI CANDESTINITA'

... "Da oggi i religiosi, i volontari, i rifugiati, tutti gli uomini e le donne di buona volontà che hanno fatto dell'accoglienza il loro stile di vita si sentono meno soli"...

  Francesco Rosati:   «CON IL "MAI PIÙ" DEL PAPA SIAMO MENO SOLI»

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  Ieri è stato abolito l'ergastolo...

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Abolizione dell’ergastolo, stretta su corruzione, riciclaggio e terrorismo, inasprimento delle pene riguardanti i delitti contro i minori nel solco della “tolleranza zero” voluta dal predecessore.
Sono i punti principali della riforma del sistema penale per lo Stato di Città del Vaticano varata da papa Francesco con un Motu proprio pubblicato giovedì e che prosegue la riforma iniziata daBenedetto XVI a fine 2010 per dotare la Santa Sede di strumenti al passo con i tempi per prevenire e contrastare la criminalità recependo diverse Convenzioni internazionali. Le nuove norme entreranno in vigore il 1° settembre prossimo.

  Antonio Sanfrancesco:  IL PAPA: STOP ALL'ERGASTOLO E PENE PIÙ DURE PER I REATI SUI MINORI

Il professor Cesare Mirabelli: "La Santa Sede con tutti i suoi organismi si adegua a tutto ciò che c'è di più moderno sul piano giuridico a livello internazionale"

  Luigi Crimella:  "Fine pena mai"? Abolito dal Papa

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n. 10  del 9 marzo 2012

n. 13  del 31 marzo 2012

n. 16  del 27 aprile 2012

n. 19  del 18 maggio 2012

n. 22  dell'8 giugno 2012

n. 25  del 29 giugno 2012

n. 28  del 20 luglio 2012

n. 31  del 10 agosto 2012

n. 34  del 31 agosto 2012

n. 37 del 21 settembre 2012

n. 40 del 12 ottobre 2012

n. 43 del 2 novembre 2012

n. 46 del 23 novembre 2012

n. 49 del 15 dicembre 2012


n. 2  del 13 gennaio 2012

n. 5  del 3 febbraio 2012

n. 8  del 24 febbraio 2012

n. 11  del 16 marzo 2012

n. 14  del 7 aprile 2012

n. 17  del 4 maggio 2012

n. 20  del 25 maggio 2012

n. 23  del 15 giugno 2012

n. 26  del 6 luglio 2012

n. 29  del 27 luglio 2012

n. 32  del 17 agosto 2012

n. 35  del 7 settembre 2012

n. 38 del 28 settembre 2012

n. 41 del 19 ottobre 2012

n. 44 del 9 novembre 2012

n. 47 del 1° dicembre 2012

n. 50 del 21 dicembre 2012
n. 3  del 20 gennaio 2012

n. 6  del 10 febbraio 2012

n. 9  del 2 marzo 2012

n. 12  del 23 marzo 2012

n. 15  del 20 aprile 2012

n. 18  dell'11 maggio 2012

n. 21  del 1° giugno 2012

n. 24  del 22 giugno 2012

n. 27  del 13 luglio 2012

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n. 51 del 28 dicembre 2012



Cardinale Carlo Maria Martini
Profeta dei nostri tempi



 
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