"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°19 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 4 al 10 maggio 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 17 maggio 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 

LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo

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Preghiera dei fedeli




OMELIA 

  di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene aggiornata appena disponibile di norma il sabato sera)



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 










 
Speciale


Pagina in continuo aggiornamento





I NOSTRI TEMPI


  (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)



Addio ad Agnese Piraino Leto vedova di Paolo Borsellino.


Agnese Piraino Leto Borsellino se ne è andata, nella discrezione e nel silenzio che le era congeniale; lei vedova di uno dei più grandi magistrati che ha avuto questo paese, ucciso per non farlo indagare e non solo su cosa nostra; lei donna nobile d’animo e donna “gentile” di educazione palermitana che incarnava la forza d’animo ed anche la ferma volontà dei palermitani e siciliani onesti di arrivare alla Verità sulla morte del marito e della sua scorta in quel torrido 19 luglio 1992. Agnese Borsellino non amava né le interviste, né le apparizioni pubbliche. Subito dopo la strage di Via D’Amelio si era chiusa nel suo dolore con i figli ed i familiari più vicini, aspettando con la sua grande forza d’animo, che si facesse luce su quell’auto bomba devastante che ,per altro, il marito Paolo, pochi giorni prima gli aveva anche anticipato, confessandole d’aver saputo che era arrivato in Sicilia il tritolo che avrebbero usato per lui. Non aveva paura Paolo: ma temeva per i suoi familiari,per la scorta che pure doveva avere,: e per lei,Agnese ed i loro figli. Ma Agnese lo aveva rincuorato: capiva i timori del marito, ma lei e la sua famiglia, sarebbero stati sempre con lui, vicino a lui ed ai suoi ideali. Così fu,una promessa mai mancata. Non era possibile; perché Agnese, Paolo ed i loro figli erano una cosa sola.
È morta all’età di 71 anni Agnese Piraino Leto Borsellino. A dare la notizia il fratello del magistrato, Salvatore, con un post su Facebook: “E’ morta Agnese. E’ andata a raggiungere Paolo. Adesso saprà la verità sulla sua morte”...

   Agnese Borsellino, una vita aspettando Verità e Giustizia

   video

Manfredi è stato raggiunto dalla notizia della morte della madre a Bologna dove si era recato per un problema personale. Le parole gli si strozzano in gola quando pensa a suo padre e a sua madre insieme. "Una bella coppia - dice - ma è importante che tutti sappiano che papà non sarebbe stato quello che è stato, il giudice che tutti ricordiamo, se accanto non avesse avuto quella donna straordinaria che è stata la mamma".

   Il figlio di Agnese Borsellino "Lei e papà che coppia"

"Addio ad Agnese Borsellino, grande donna, esempio di coraggio, forza e valori". Così il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta.
Per Enrico Letta, Agnese Borsellino è stata "simbolo di sobrietà, coraggio e rispetto, non è mai venuta meno ai valori forti ai quali lei e suo marito hanno improntato la loro vita... con il marito ha incoraggiato generazioni di italiani a credere nella giustizia.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito Agnese Borsellino, "degna e ammirevole consorte del grande magistrato divenuto con il suo sacrificio simbolo sempre vivo della lotta contro la mafia".
"E' morta una persona meravigliosa... Ma non morirà con lei la voglia di sapere..." scrive Pietro Grasso, presidente del Senato.
"Agnese Borsellino era davvero l'altra metà di Paolo. Come Paolo una persona autentica, riservata di poche ma sempre profonde parole" afferma in una nota Don Luigi Ciotti.
Per la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, "la riservata fermezza della sua battaglia per la legalità, la tenacia con la quale ha reclamato giustizia ne hanno fatto già da tempo un simbolo della lotta contro le mafie. E' stata una delle voci dell'Italia che continua a chiedere verità"

   Addio ad Agnese Borsellino, "era l'altra meta' di Paolo"

... Agnese Borsellino, è stata una donna con alta dignità morale; una donna esemplare, silenziosa nel suo dramma, nel suo dolore di aver perso prematuramente il marito e che è stata costretta a subire la prepotenza di uno Stato: uno Stato che scientemente e volutamente non le ha consentito di conoscere la verità sulla morte del marito. Ora, questi stessi imbelli individui di certo manderanno messaggi di condoglianze e qualche corona di fiori. Ma tra la signora Agnese Borsellino e codesti personaggi, esiste una distanza siderale e quindi per favore, anche se non ho titolo ad esprimermi in siffatto modo, non siate ipocriti, niente fiori ma la verità sulla strage di via D'Amelio, era questo il suo desiderio di mamma, donna e sposa di Paolo Borsellino. Signora Agnese, lei e Paolo, sarete sempre nel mio cuore.

   Agnese Borsellino e l'amore verso i giovani

Una folla silenziosa e composta si è raccolta nella chiesa di Santa Luisa di Marillac, a Palermo, per l'ultimo saluto ad Agnese Piraino Leto, la vedova del giudice Paolo Borsellino. In prima fila i tre figli, Manfredi, Lucia e Fiammetta...
"Dobbiamo dire grazie al signore per questa donna, per questo martirio bianco che ha consumato per la nostra comunità religiosa e civile", ha detto don Cosimo Scordato, nel corso dell'omelia . "Agnese - ha detto don Scordato - ha saputo, sostenuta dal signore, portare il peso di questa pena enorme che come moglie e come madre ha potuto portare fino alla fine". "Ha esaurito tutta se stessa, avendo fatto propria la causa del martirio di suo marito e dell'impegno dei figli e della famiglia, del fratello, di tutti. L'impegno che sia fatta verità. Perché sulla verità possiamo costruire in maniera più autentica. E ancora, forse, questa verità dobbiamo avere il coraggio di cercarla e di portarla alla luce fino in fondo. Perché il martirio delle persone che si sono donate totalmente a noi non resti sprecato"...

   Morta Agnese Borsellino chiesa gremita al funerale


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... Desideriamo ricordarla con l'immagine dell'ultima volta che l'abbiamo vista, l'8 aprile scorso, quando andammo sotto casa sua a seguito della manifestazione in sostegno a Nino Di Matteo e lei volle scendere nell'androne, ricorrendo a tutta la sua forza, per potersi stringere a noi in un grande abbraccio. Un abbraccio di persone che lottano per la stessa causa e che hanno a cuore non solo la verità ma, attraverso questa, il futuro del proprio Paese...

  MOVIMENTO AGENDE ROSSE: Ci ha lasciati Agnese Borsellino (testo+ video)

Il messaggio ai giovani nell'ultima apparizione pubblica della vedova Borsellino, che presenziò all'inaugurazione della nuova caserma della Dia.

  Martina Miliani: Agnese Borsellino: "Palermo deve resuscitare" (video)

"Caro Paolo, da venti lunghi anni hai lasciato questa terra per raggiungere il Regno dei cieli, un periodo in cui ho versato lacrime amare; mentre la bocca sorrideva, il cuore piangeva, senza capire, stupita, smarrita, cercando di sapere. Mi conforta oggi possedere tre preziosi gioielli: Lucia, Manfredi, Fiammetta; simboli di saggezza, purezza, amore, posseggono quell'amore che tu hai saputo spargere attorno a te, caro Paolo, diventando immortale. Hai lasciato una bella eredità, oggi raccolta dai ragazzi di tutta Italia; ho idelamente adottato tanti altri figli, uniti nel tuo ricordo dal nord al sud - non siamo soli..."

  A venti anni dalla strage di via D'Amelio Lettera di Agnese Borsellino al marito (video)

Alcuni momenti delle esequie di Agnese Borsellino.

  video

... La Signora Agnese, moglie di Paolo, se ne va, con la sua dolcezza, con la sua forza, circondata dai tanti che hanno amato la sua figura piccola e immensa. Ma se ne va senza verità, senza conoscere la luce tremenda nascosta sotto le macerie di via D'Amelio. Il senso di smarrimento è totale...

  Roberto Puglisi: Una folla saluta Agnese Borsellino "Ha voluto fino all'ultimo la verità"

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“Giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice”


Accadde il 9 maggio...

Il 9 maggio 1978 a Roma le Brigate rosse uccidono Aldo Moro, a Cinisi la mafia uccide Peppino Impastato. Nel 1993, nella valle dei Templi, il grido di Giovanni Paolo II contro la mafia.

È successo di tutto il 9 maggio. L’assassinio di Aldo Moro, quello di Peppino Impastato, il grido di Giovanni Paolo II contro la mafia, nella Valle dei templi. Quindici anni di distanza tra quel giorno del 1978 che aveva lasciato, a Cinisi, un giovane dilaniato dalla dinamite e, a Roma, la nazione orfana di un suo padre costituente e l'urlo del Pontefice. “Una volta, un giorno verrà il giudizio di Dio”, aveva tuonato contro i boss papa Woytyla, invitandoli a convertirsi. E ai giovani aveva detto “Alzatevi e prendete in mano il vostro e il nostro avvenire”...

   Perché il 9 maggio è il giorno giusto per ricordare

Proviamo ad abbandonare la stanchezza e il disincanto. Tentiamo, facendo i conti con la sfiducia, a non fare il conto degli anni, delle generazioni che invano hanno lottato, delle vite che sono mancate. Ignoriamo tutto questo, e facciamo un “esercizio di storia”: mettiamoci di fronte a un ragazzo di 18 anni per spiegargli che un giorno di 35 anni fa, il 9 maggio 1978, due fatti furono incisi sulla pelle di questo Paese. Due morti. Quella di un politico che si chiamava Aldo Moro, e quella di un giovane coraggioso, che in Sicilia sfotteva i mafiosi del suo paese, Giuseppe Impastato, da Cinisi.
Il filo rosso che li lega - pur nella distanza geografica e di eco mediatica di allora – è che entrambi erano uomini in guerra. Caduti di terrorismo e di mafia. Al nostro ragazzo, a questo punto, occorrerà spiegare cos’era il terrorismo, visto che non c’è più, lo abbiamo sconfitto tutti insieme. E chiarirgli perché, invece, la mafia c’è ancora...

   Tradimento di Stato: perché con le mafie abbiamo perso

Ancora troppi intrecci torbidi tra mafia e istituzioni. È questa la ragione principale per cui lo Stato è riuscita a sconfiggere il terrorismo e non la criminalità organizzata. Ne è convinto il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli. Anche se invita a non abbassare la guardia sui rigurgiti di violenza politica che riemergono di tanto in tanto...

   Caselli: "Con la mafia ancora troppi intrecci"

Era il 9 maggio del 1993. Giovanni Paolo II, in visita in Sicilia,incontra i genitori di Rosario Livatino, giovane giudice assassinato da Cosa nostra. Poco dopo, dalla Valle dei Templi di Agrigento, sovvertendo il protocollo, chiamerà la mafia «una civiltà di morte» ed esorterà i mafiosi a convertirsi.
La reazione non si fa attendere. Il 27 luglio, la dinamite danneggia a Roma le chiese di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro. Il 15 settembre viene assassinato don Pino Puglisi e pochi mesi dopo don Peppe Diana... 

   Ciotti: quel grido del Papa contro la mafia

Cento passi per ricordare Peppino Impastato e per dire che sono tanti gli amministratori locali capaci di buona politica...

   Giovanni Impastato: a Cinisi cento passi di legalità

   video

C'è una forma di “riparazione istituzionale" nella nascita della Giornata della memoria dedicata alle Vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice? Essa nasce sotto la spinta delle Associazioni dei familiari che già nel 2001 nell'ambito dell'Osservatorio Nazionale delle vittime di reato – con Piero Fassino ministro della Giustizia – trova la sua prima enunciazione...

   Milani (Familiari delle vittime): A Napolitano dico grazie

   Il rogo di Primavalle, 40 anni senza giustizia

   L'ombra della "trattativa" su via dei Georgofili

   Su via dei Georgofili ancora troppi misteri

   Castagnetti: "Moro più attuale che mai" (video)

   Il ricordo delle vittime di stragi e attentati (foto)

Guarda anche alcuni dei nostri precedenti post:
  • Il nostro grazie a Giovanni Paolo II per... la condanna alla mafia
  • Chiesa e Mafia: il no di Wojtyla «ispirato» da Livatino - Testimonianza-rivelazione di don Luigi Ciotti, intervenuto al convegno annuale del settimanale "Nuovo Amico" per ritirare il "Premio giornalistico Valerio Volpini"
  • Ricordando Peppino Impastato, ucciso dalla mafia 34 anni fa
  • LA CHIESA CONTRO LA MAFIA - Il messaggio dei vescovi siciliani per la beatificazioni di Don Puglisi e le iniziative per il XX Anniversario della visita di Giovanni Paolo II ad Agrigento


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  Noi ci dobbiamo ribellare...

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Nella Giornata dedicata alla Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi il presidente della Repubblica invita a superare i momenti difficili

  Annachiara Valle: Napolitano: fermiamo la nuova violenza


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Nell'attuale clima desolante ecco segni di speranza! ... anche noi scegliamo la speranza!



Ma cosa sta succedendo? Vivo in un piccolo paese e sulla scheda elettorale, per le prossime elezioni comunali, ci sarà anche una lista di nazionalsocialisti di estrema destra, (e mi dicono che su Facebook inneggiano a Hitler). Poco lontano dal mio paese sono già state raccolte oltre 1000 firme contro una piccolissima comunità Rom. Un’iniziativa disgustosa, promossa da Lega, Pdl e Fratelli d’Italia. ‘No al campo Rom’ (da notare che i Rom in questione saranno una decina circa!). Non si contestano reati. Si fa leva sulla rabbia. Si parla alla pancia della gente. Forse per questo si dice ‘odio viscerale’. Si vuole creare un nemico. E in questi tempi di crisi, di fatica, un nemico serve per scaricare tutte le rabbie e addossargli tutte le colpe. Certo, dicono, non siamo razzisti. Figurarsi!...
E sarà un caso, ma la data di oggi ci può aiutare a vigilare: il 10 maggio 1933, cinque mesi dopo l'ascesa di Hitler, Berlino fu illuminata dal rogo di più di 20.000 libri. Una campagna contro i libri ‘non tedeschi’ e contro la cosiddetta ‘arte degenerata’. Prima si bruciano i libri, poi le persone. 
In questo clima così pesante la speranza e la forza mi viene pensando alla testimonianza di due donne, Piccole Sorelle di Gesù, di Charles de Foucauld: Emma e Rania. Le ho incontrate in un campo Rom di quasi 400 persone, a Cosenza. Il loro, più che un pulpito mi è sembrato un palpito (“Vivo moto dell'animo dovuto a un forte sentimento”, si legge sul dizionario italiano). Si, perché loro parlano con la vita, con la condivisione...

   Pulpiti e palpiti? di Renato Sacco

   Caro Maroni, da che pulpito di Elisa Chiari

... “Forza Nuova va ben oltre ogni forma di razzismo e di inciviltà. Lo striscione volgare di insulti al ministro Kyenge e il comunicato che lo accompagna rievocano il lato peggiore del fango dell’ideologia totalitaria”. Va detto che qualche giorno fa era stato il solito eurodeputato della Lega Nord Mario Borghezio a dare il via agli insulti: “Questo è un governo del bonga bonga, vogliono cambiare la legge sulla cittadinanza con lo ius soli e la Kyenge ci vuole imporre le sue tradizioni tribali, quelle del Congo. Lei è italiana? Il Paese è quello che è, le leggi sono fatte alla cazzo”...

   Forza Nuova attacca ministro Kyenge: scritta razzista davanti alla sede del Pd

Angela è la più anziana, originaria di Catania di anni ne ha 70. Emma ha vissuto nella grassa Bologna, Chiara arriva da Rieti ed ha trentanni, la stessa età di Rania che è nata e cresciuta nel lontano Libano. Vivono da settembre nella baraccopoli in riva al Crati a Cosenza. Sono le piccole sorelle di Gesù. 

   COSENZA: LE SUORE TRA I ROM

... Da circa un anno il nostro nuovo posto è un Campo di Rom Rumeni situato nella periferia di Cosenza, tra la ferrovia e il fiume Crati. E’ un posto che i Rom si sono trovati, tollerato ma non autorizzato dal comune, che da poco tempo ha installato anche dei rubinetti d’ acqua, ma manca la luce elettrica. Il Campo è molto grande, circa 400 persone, e noi a poco a poco cominciamo a conoscere le famiglie, a partire dalle più vicine...

   Fraternità nomade

Gridare il vangelo con la vita
Per le strade del mondo sui passi di Gesù.
Musica e parole di Piccola Sorella Chiara di Gesù: “Fammi continuare l’avventura”.

   video


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A proposito del’intervista di Lucia Annunziata al ministro dell’Integrazione, Cécile Kashetu Kyenge. Igiaba Scego ci spiega perché le ha rovinato la domenica.

  Igiaba Scego: Domande imbarazzanti

Centinaia di commenti e “mi piace”. Cécile Kyenge Kashetu è un’attivista che usa anche i social network per raccontare le sue battaglie. Il 28 aprile, con il giuramento al Quirinale, è iniziata la sua battaglia più difficile, quella di ministra nel precario governo presieduto da Enrico Letta. Sulla sua pagina Facebook si continuano a leggere numerosi incoraggiamenti e qualche isolato commento politicamente ostile se non poco velatamente razzista. I leghisti hanno già cominciato al grido di “prima gli italiani!”: se un africano violenta una ragazza italiana, ecco che il governatore Zaia invoca le scuse della ministra, per una non ben precisata solidarietà di “razza” o di colore.

  Giacomo Zandonini: Kienge, una differenza contro le differenze


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«La pace non è assenza di guerra: è una virtù» scriveva Spinoza. Aggiungendo che la pace è «uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia». Solo se fiduciosi, gli uomini possono conoscere la pace, quella vera. Fiduciosi nel proprio sistema politico. Fiduciosi nel rispetto dei propri diritti fondamentali. L’Unione Europea non si limita a garantire la pace tra le nazioni. Come progetto politico, l’UE incarna quella particolare predisposizione di spirito di cui parlava Spinoza. Come comunità di valori, l’Unione Europea traduce una visione di libertà e di giustizia”.
Meravigliosamente suggestive: non si possono definire altrimenti le frasi pronunciate dal Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso in occasione della consegna del premio Nobel per la Pace all'UE nel 2012. Parole che riecheggiano anche oggi, 9 maggio, Festa dell’Europa.

  Miriam Rossi: La fame di welfare in Europa


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FEDE E
SPIRITUALITA'





DA UNA CHIESA TRIONFANTE

AD UNA CHIESA MENDICANTE

A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II

HOREB n. 64 - 1/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

"Sono passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo, perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel mondo.
Il Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici, dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona umana e della sua coscienza.
Gli orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale, purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante, accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa  popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13 novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato»...  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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  Come il ferro...
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Le pietre d'inciampo del Vangelo

"Se si tratta così
 il legno verde, che avverrà
del legno secco?
(Luca 22,31)


  Gianfranco Ravasi: Il legno verde e quello secco



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«Chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una». Questo brano evangelico (Luca 22,36) suscita curiosità e interrogativi. Risponde il cardinale Gianfranco Ravasi.

  Gianfranco Ravasi: I discepoli giravano armati?


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"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 19 di Santino Coppolino



RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Vangelo: Gv 13,31-35

... Solo l'Amore, accolto e condiviso nella gratuità, può creare in noi lo spazio dove la Trinità Santa trova la sua
dimora anzi, ha la possibilità di costruire la Sua dimora. Perché solo l'Amore ha il potere di purificare la nostra vita liberandola dagli idoli che la ingombrano e la infestano, e che impediscono a Dio di poterci stare: Dio non ama la mezzadria...



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VI DOMENICA DI PASQUA (C-2013) Riflessione di Gianfranco Ravasi


VI DOMENICA DI PASQUA
(Anno C) - 28.04.2013

Riflessione del Card. Gianfranco Ravasi

Letture:
At 15,1-2.22-29      Sal 66(67)
Ap 21,10-14.22-23     Gv 14,23-29

  video


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OREUNDICI - IL QUADERNO DI MAGGIO 2013: I GESTI E LE PAROLE - DIVENTARE TENERI abbiamo esiliato il Creatore dal mondo di Arturo Paoli - L'EDITORIALE di Mario De Maio -


OREUNDICI - IL QUADERNO DI MAGGIO 2013
I GESTI E LE PAROLE

L'EDITORIALE DI MARIO DE MAIO

Buonasera. Questo semplice saluto ha dato inizio, insieme ad alcuni significativi gesti, al cambiamento che Papa Francesco sta portando nella Chiesa. Normalmente non badiamo al peso delle nostre parole e dei nostri gesti e soprattutto non consideriamo l'effetto che possono avere anche al di fuori del nostro controllo. Eppure tutti abbiamo l'esperienza di una parola che ci ha profondamente turbati, magari lasciandoci tristi per lunghi periodi, oppure un gesto che esprimendo una finezza di amore, ha dato luce nuova alla nostra giornata e qualche volta è riuscita a cambiare l'andamento della nostra vita. Ciascuno di noi potrebbe raccontare esperienze a conferma di questo. La domanda che viene spontanea è cosa dà efficacia ai gesti e alle parole?...

  L'Editoriale di Mario De Maio

DIVENTARE TENERI abbiamo esiliato il Creatore dal mondo di Arturo Paoli

Non bisogna vantarsi… perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo. Infatti quando sono debole è allora che sono forte (2 Corinzi 12). Qualunque cosa ci rimproveri la nostra coscienza Dio è più grande del nostro peccato e supera ogni paralisi che il senso della colpa in qualche modo sempre induce. Chi viene incontrato da un amore così e riesce ad accettare di essere perdonato entra nel medesimo dinamismo. Il Dio che si è spinto fuori per amore spinge fuori. Il servizio al quale il Signore associa proprio noi, proprio adesso, è quello della riconciliazione ovvero del ristabilimento delle nostre relazioni con Lui. L’annuncio da portare è quello del superamento di ogni separazione dalla fonte della vita. Chiunque può ormai accedervi, anche se arriva solo all’ultimo e proviene da una vita fallita. Certo che l’annunzio della misericordia per essere credibile comporta per necessità che l’annunciatore ne abbia fatto esperienza personalmente. Perciò appartiene all’evangelizzazione anche il racconto del proprio male dal quale il Signore ci ha liberato senza merito e dunque gratuitamente del tutto. Se si ha chiaro che la miseria connota la nostra condizione può accadere che si riesca a partecipare alla miseria altrui. Questo vale addirittura per Gesù: per aver partecipato appieno alla condizione umana egli può essere il Sommo sacerdote misericordioso che Egli è diventato...

  DIVENTARE TENERI abbiamo esiliato il Creatore dal mondo di Arturo Paoli

E noi che la felicità
la pensiamo in ascesa,
sentiremo la commozione,
che quasi ci atterra sgomenti,
per una cosa felice
che cade
RAINER MARIA RILKE



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Madonna del Rosario di Pompei - La bellezza e l’importanza del ruolo materno.


“In questo momento di profonda comunione in Cristo, sentiamo viva in mezzo a noi anche la presenza spirituale della Vergine Maria. Una presenza materna, familiare (…) L’amore per la Madonna è una delle caratteristiche della pietà popolare, che chiede di essere valorizzata e ben orientata. Per questo, vi invito a meditare l’ultimo capitolo della Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, la Lumen gentium, che parla proprio di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Lì si dice che Maria «avanzò nella peregrinazione della fede» (n. 58). Cari amici, nell’Anno della fede vi lascio questa icona di Maria pellegrina, che segue il Figlio Gesù e precede tutti noi nel cammino della fede”.
PAPA FRANCESCO, Regina Coeli di domenica 5 maggio 2013

L'Italia è punteggiata da santuari mariani e sicuramente uno dei più amati è quello della Vergine del Rosario di Pompei.

  La Vergine di Pompei (video)

Se il Credo e l'Atto di dolore sono preghiere individuali, testimonianze personali di fede, il rosario, la più frequentata devozione popolare, nasce in ambito comunitario e produce vincoli di unità. Le invocazioni sono al plurale e hanno lo spirito dei Salmi dell'Antico Testamento: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano», «rimetti a noi i nostri debiti», «liberaci dal male» e poi «Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori».
Recitando il rosario ci si sente popolo di Dio, famiglia unita nel suo amore. Un vecchio proverbio americano recita: «Una famiglia che prega insieme rimane unita». Sentirsi famiglia di Dio con sulle labbra le parole dell'angelo e la preghiera dettata da Gesù è prevenzione contro ogni tentazione a dividersi, a lasciare la strada sicura della condivisione...

  Il rosario, preghiera dell'unità 

Non è certo una novità ricordarci che la Madonna contribuisce in modo determinante alla nostra salvezza. Anche se rischiamo sempre di dimenticarlo. In fondo, i fedeli pensano a Maria come a una mamma alla millesima potenza, una personificazione della madre ideale che abbiamo nei nostri cuori e nei nostri desideri.
Papa Francesco non si è limitato a ribadire questa ben nota realtà, ma ha operato una sorta di capovolgimento, facendoci capire come opera Maria a partire dalla descrizione del comportamento di una mamma, di una mamma buona. Una mamma come ce ne sono tante, come forse è o è stata nostra madre o nostra nonna. Molto simile a quelle che conosciamo personalmente, dunque, e delle quali abbiamo un’idea precisa, concreta.

  Come le nostre madri e le nostre nonne

  Madonna del Rosario di Pompei


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XIX assemblea plenaria dell’Uisg: “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo” - Suore, una scelta di libertà -


Suore, una scelta di libertà

Oltre 800 superiore generali hanno discusso di come esercitare l'autorità secondo il Vangelo: "Le donne devono ottenere nuovi ruoli e nuovi spazi sia nella società che nella Chiesa".
E' il volto femminile della Chiesa. Aggraziato. Ma anche determinato. Mercoledì 8 maggio, con l'udienza dal Santo Padre le circa 800 superiore generali di congregazioni e ordini di suore concludono la XIX assemblea plenaria dell’Uisg, l’Unione internazionale superiore generali, svoltasi a Roma. Da tempo i vertici delle religiose non incontravano il Pontefice: oggi, il vescovo di Roma è un gesuita, dunque anch'egli un uomo di vita consacrata, un fatto, questo, destinato ad accrescere il feeling fra Francesco e le leader religiose. 
Al centro dell’assemblea di quest’anno un argomento di particolare rilievo: “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo”. Si tratta di un tema chiave per una vita consacrata che sta cercando strade nuove e originali per restare nel mondo globalizzato, testimoniare il Vangelo, affrontare i nodi della relazione con l’autorità all’interno stesso della Chiesa e poi nella realtà in cui si opera e vive. Religiose provenienti da oltre 70 Paesi hanno discusso di questi e altri problemi dando vita a un dibattito intenso, appassionato, non di rado ironico, raccontando così lo spaccato di una Chiesa attiva su vari fronti (assistenza, sanità, educazione, giustizia, preghiera) che ha nella presenza femminile una risorsa di prim’ordine...

  Determinate, attive, ironiche, globalizzate: le suore, oggi.

Dalla XIX assemblea plenaria dell’Uisg, l’Unione internazionale superiore generali svoltasi a Roma in questi giorni, è salita una richiesta univoca e trasversale a sensibilità e realtà religiose differenti: “Le donne devono ricoprire ruoli di maggiore responsabilità nella Chiesa”. Da questo punto di vista si attende qualche segnale concreto dalla Santa Sede e per la verità papa Francesco ha già toccato la questione femminile nelle settimane scorse sottolineando che il ruolo delle donne deve crescere e la loro funzione nell’annuncio del Vangelo è centrale...

  «Le donne devono avere maggior responsabilità nella Chiesa»

«La vita consacrata è una scelta di libertà e di dono totale. Ti viene consegnata una vita spezzata perché tu possa ricomporla di nuovo. Siamo come il vasaio che mette insieme i pezzi del vaso frantumato. A tutti i giovani cerco di trasmettere il sapore e la bellezza di questa scelta». Suor Rita Giaretta, 56 anni, vicentina di nascita ma campana d’adozione, appartiene all’ordine delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria. A Caserta, dove vive da 18 anni, è la "buona samaritana" di tante donne sfruttate e violate da criminali e aguzzini senza scrupoli...

  Suor Rita Giaretta: «Riscatto vite di donne spezzate dalla violenza»

 Parlano le protagoniste dell'Assemblea

  VIDEOINTERVISTE

  «Senza le suore alla Chiesa mancherebbero maternità, affetto, tenerezza » (video)

... “La consacrata è madre, deve essere madre e non zitella”, ha detto anche il Papa spiegando il senso della castità come “carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo”. “La castità per il Regno dei cieli - ha spiegato il Papa - mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio”. “Questa gioia della fecondità spirituale - l’augurio di Papa Francesco alle suore - animi la vostra esistenza, siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa”...

  Il Papa alle religiose: «Siate madri, non zitelle»

  il testo integrale del DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA DELL'UNIONE INTERNAZIONALE DELLE SUPERIORE GENERALI (U.I.S.G.)


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VOCAZIONE/CLAUSURA: le donne meravigliose nel monastero - Intervista a p. Alberto Maggi


Cosa si intende per vocazione? E quali sono le regole nei conventi di clausura?
P. Alberto Maggi Intervistato da Corrado Augias 
"Le Storie - Diario Italiano" del 22 aprile 2013 

"... La vita all'interno del monastero, una vita che sta fiorendo in forma nuova, ci sono persone meravigliose nella misura che si stanno "decleralizzando", perché noi preti abbiamo dominato questi monasteri imponendo la nostra cultura clericale ed impedendo a queste donne di realizzare se stesse.
Per molti le monache sono solo quelle che pregano, no! Sono quelle che pensano! Pensano, da incontrare per ricevere consigli! E ci sono delle donne in clausura che sono delle gigantesse! ..."

  VIDEO


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CHIESA E SOCIETÀ
interventi ed opinioni


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LA CHIESA CONTRO LA MAFIA - Il messaggio dei vescovi siciliani per la beatificazioni di Don Puglisi e le iniziative per il XX Anniversario della visita di Giovanni Paolo II ad Agrigento


Beatificazione del Servo di Dio don Giuseppe Puglisi 

Il Messaggio dei Vescovi di Sicilia

Il prossimo 25 maggio avrà luogo a Palermo, il Rito di Beatificazione del Servo di Dio don Giuseppe Puglisi, sacerdote palermitano martire, ucciso dalla mafia in odio alla fede il 15 settembre 1993. Questo evento gioioso ci fa guardare ad un autentico testimone della fede e dà una connotazione particolarmente significativa all’Anno della fede che le nostre Chiese particolari stanno vivendo ricordando il 50° anniversario di inizio del Concilio Vaticano II e il 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Quella di don Pino Puglisi è la vicenda di un sacerdote totalmente conformato a Cristo che visse il suo ministero presbiterale come servizio a Dio e all’uomo. Reso forte da una intensa vita spirituale, fatta di ascolto della Parola di Dio, di preghiera, di riferimento costante all’Eucaristia che celebrava quotidianamente, egli attuò un apostolato di promozione umana avendo come riferimento costante l’annuncio del Vangelo. ..La sua azione pastorale nella logica dell’incarnazione si è svolta nella ferialità di una vita “normale”, senza compromessi, senza protagonismi, senza vetrine mediatiche, testimoniando nella quotidianità della vita la fedeltà al suo ministero sacerdotale e l’amore alle persone a lui affidate. Questo schietto modo di essere di don Pino Puglisi incoraggia tutti noi, vescovi, presbiteri, diaconi, consacrati e laici, ad attingere alla Parola di Dio e all’Eucarestia il sostegno necessario per la nostra missionarietà nella diffusione del Regno di Dio e per la promozione dell’uomo.
Nel fare ciò vogliamo valorizzare soprattutto il dialogo con cui coinvolgere anche quelli che sembrano più refrattari ad aprirsi alla conversione. Questa fu una delle vie perseguite dal nostro Beato. Diceva infatti don Pino in una sua omelia: “Mi rivolgo ai protagonisti delle inutili intimidazioni che ci hanno bersagliato. Parliamone, spieghiamoci, vorrei conoscervi e conoscere i motivi che vi spingono a ostacolare chi cerca di educare i vostri figli al rispetto reciproco, ai valori della cultura e della convivenza civile”. ...
In questo momento, così critico ma carico di aspettative, possano le nostre Chiese locali e la Sicilia tutta guardare al presbitero Pino Puglisi, uomo di fede e di preghiera elevato agli onori degli altari come testimone autentico di Cristo Signore che diffonde su questa nostra terra tribolata una luce di speranza. Mente tutti paternamente esortiamo a guardare a Lui e ad imitarne l’audacia della martirya, confermiamo il nostro impegno per l’annuncio del Vangelo e per un servizio concreto all’uomo del nostro tempo.

  il testo integrale del Messaggio dei Vescovi di Sicilia

  Il programma integrale della Diocesi di Palermo  (PDF)

1993 - 8 e 9 Maggio - 2013
XX ANNIVERSARIO DELLA VISITA DI GIOVANNI PAOLO II AD AGRIGENTO –

  IL PROGRAMMA


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Vent'anni con il Parlamento della Legalità, i Consigli Comunali dei Ragazzi e le Navi della Legalità

  Giuseppe Adernò: Giovanni Paolo II in Sicilia, anatema contro la mafia


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È stato presentato a Torino alla presenza di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e di Massimo Cacciari, “La sapienza del cuore”, il libro con cui Einaudi festeggia i 70 anni di fr. Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, nato a Castel Boglione (AT) il 3 marzo 1943. Nel volume (760 pagine, 28 euro), definito nella presentazione “un autentico liber amicorum”, si trovano più di centotrenta interventi di personalità quali: card. Gianfranco Ravasi, mons. Bruno Forte, mons. Mariano Crociata, Alberto Melloni, ma anche Roberto Bolle, Claudio Magris, Guido Ceronetti, Giovanni Bazoli, Guido Martinetti, Federico Grom, Ferruccio de Bortoli, Ezio Mauro, Michele Serra, Barbara Spinelli.

"... Un credente che ha dato alla Chiesa una delle fioriture monastiche più durevoli della storia del Novecento. La benedizione che ha sventato la trappola della primigenia ostilità chiesastica è stata quella della comunità: non figli, ma fratelli e sorelle di una comunità passata dall'anonimo «Bose» (anzi «bose», con la minuscola, come recitava la vernice bianca di una pietra che faceva da piccolo menhir della comunità) alla «comunità di Bose», fino a quel «monastero di Bose» nel quale la credibilità ecumenica del priore ha convinto tutti i patriarchi delle Chiese cristiane, con la provvisoria eccezione del vescovo di Roma, ad andare per tacere, parlare, pregare. E mangiare. Sì, perché la benedizione è stata anche benedizione della tavola e dalla tavola: là dove la confessione del creatore diventa gusto proverbiale e i segni biblici del banchetto cose che si vedono. ..." (Alberto Melloni)

  La sfida vinta dall'uomo di Bose. Padre Enzo Bianchi e la fede, dopo l'ostracismo il riconoscimento di Alberto Melloni

... Il Concilio Vaticano III? «Non lo ritengo attuale. L’auspicio è che papa Francesco attui il suo progetto: modellare una Chiesa dei poveri e più povera. Solo se a immagine di Cristo la Chiesa potrà compiere ulteriori, radicali passi: per esempio verso la sinodalità collegiale» ...
La Parola. E le parole tra noi desuete. Inferno, diavolo, resurrezione. Inferno. «È l’assenza di Dio, la dostoevskijana impossibiltà di dare amore. Si dimentica facilmente che verrà il giudizio. Poi sarà dispensata, e magari in abbondanza, la misericordia. Ma un bilancio dell’esistenza come non contemplarlo? Per giustizia». Diavolo: «Lo sperimenta ciascuno di noi. Chi non avverte la tentazione di procurare il male?». Resurrezione, un orizzonte da tempo appannato nella Chiesa, se Quinzio dovrà immaginare, invocare, l’enciclica Resurrectio mortuorum: «La Resurrezione, perno del mio Credo. La certezza che ri-saremo, non smentendo la nostra umana identità, ancorché trasfigurata».

  "Bibbia e agnolotti, il segreto di Enzo Bianchi" di Bruno Quaranta


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LA SAPIENZA DEL CUORE. OMAGGIO A ENZO BIANCHI / 2


È stato presentato a Torino...

La pace, dono degli uomini

"... La tentazione di ritenere che Dio sia dalla nostra parte il Gott mit uns dell’Ordine Teutonico e poi dell’esercito tedesco nelle guerre mondiali – e che noi quindi combattiamo per la sua e non per la nostra volontà – il Deus vult della Prima crociata – implica una visione distorta sia dell’umanità che della divinità, con quest’ultima ridotta a idolo «contro alcuni uomini e non per tutti gli uomini» (inedito, 25 gennaio 2002). Nascondere la responsabilità delle nostre scelte politiche dietro una presunta conformità con la volontà divina è grave, ma diventa gravissimo se diventa una giustificazione per l’uso della forza. Anche perché la demonizzazione dell’avversario, e la conseguente nostra angelizzazione, non può che portare alla sua deumanizzazione, e di conseguenza anche alla nostra, spingendo la guerra fino alle amare conseguenze dello sterminio. Come si può infatti negoziare un compromesso con chi incarna il diavolo? Una volta che una guerra è iniziata per la presunta volontà di Dio, come può manifestarsi il desiderio che le ostilità abbiano fine? 
Il tentativo di trascinare Dio nelle vicende degli uomini è una perversione del messaggio cristiano, che è invece basato sul libero arbitrio. Ciascuno di noi ha di fronte la propria coscienza, e non può sostituirla con precetti che vengono da fuori abdicando all’arduo compito di compiere difficili scelte morali. «Dio non castiga mai, né può castigare gli uomini mentre sono in vita: significherebbe violentarli nella loro libertà e gli uomini castigati sarebbero costretti ad agire secondo il volere di Dio» («La Stampa», 28 settembre 2001). Questo significa che in assenza di una chiara linea di demarcazione tra bene e male, e in assenza di una guida esterna che possa consentire di abdicare ai nostri doveri di scelta, è necessario confrontarsi con la continua fatica di distinguere tra meglio e peggio. Questo è ancora più difficile nell’arena politica, nella quale le conseguenze delle nostre scelte non hanno ripercussioni solo su noi stessi, ma anche sugli altri. E non ci si deve illudere sul fatto che sia possibile una politica che riesce sempre ad accontentare tutti. ...

  "La pace, dono degli uomini" di Filippo Andreatta

L'invenzione della coscienza

"... Ricordo il titolo della raccolta di saggi di uno degli uomini piú immacolati che abbia avuto l’Italia postfascista, Nicola Chiaromonte: Il verme della coscienza. La coscienza è un verme che impedisce di prevalere alla verminosità del mondo. La coscienza, invenzione ebraica, che tale rimane; e benedetto chi, nato ebreo o no, ne venga, in questa verminaia incurabile, in qualsiasi luogo o nonluogo, contagiato - fino alla morte, e anche a rischio della morte.
Va tenuta d’occhio la via dell’ebreo tormentato newyorkese David Grein, tormentato dal suo stesso creatore, Isaac Singer, in Ombre sull’Hudson, ultimo suo romanzo. Nell’Epilogo Grein scrive a un suo amico in America da Israele, che giudica un bagno di idolatria, mentre il secolo XX sta terminando. Questo Epilogo è quasi un trattato, un po’ come la confessione di Stavrogin. Ne stralcio poche righe:
Sono rimasto, al novantanove per cento, una belva, un uomo del bassofondo. Ma la belva l’ho legata con i fili di cuoio dei miei filatteri e i fili delle mie frange rituali. Neppure una tigre, quando è legata e impastoiata, può mordere. Ecco l’ebraismo."

  Per i 70 anni di Enzo Bianchi di Guido Ceronetti   (PDF)


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 FRANCESCO
 


     Angelus/Regina Cæli - Regina Cæli, 5 maggio 2013

     Omelia - 5 maggio 2013: Santa Messa in occasione della Giornata delle Confraternite e della Pietà popolare

     Udienza - 8 maggio 2013

     Discorso - Preghiera del Santo Rosario nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore (4 maggio 2013)

     Discorso - Alle Guardie Svizzere Pontificie, con i Familiari (6 maggio 2013)

     Discorso - Ai partecipanti all'Assemblea Plenaria dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali [U.I.S.G.] (8 maggio 2013)

     Discorso - A Sua Santità Tawadros II, Papa d' Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco (10 maggio 2013)

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   Omelie a Santa Marta:
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Due Papi in Vaticano


È stato bello, ieri, vedere l’elicottero avvicinarsi e passare accanto al Cupolone, e abbassarsi nell’atterraggio. Come il fragore delle pale ha taciuto, ecco, ci siamo detti, contenti: è tornato a casa. 
Avevamo ancora negli occhi l’alzarsi in volo di un altro elicottero, la sera del 28 febbraio; e quell’apparecchio che sorvolava Roma come in un addio ci aveva lasciato addosso la traccia di uno smarrimento e di un’angoscia. Ci era sembrato, l’andarsene il Papa da San Pietro, la scena di uno di quei film americani che raccontano venture ma non lontane apocalissi. Per un momento, nel rombo delle pale che si andava allontanando, avevamo perfino dubitato che il soglio di Pietro potesse vacillare, dopo duemila anni. 
Due mesi dopo, alla stessa ora, un elicottero ha riportato Benedetto a casa. Lo ha accolto con un abbraccio Francesco, un Papa già profondamente amato dal popolo cristiano. E allora, in un momento abbiamo come rivisto il film di questi due mesi... 

   Quel volo di elicottero come sigillo di una pagina di storia

Con grande e fraterna cordialità Papa Francesco ha accolto ieri pomeriggio, giovedì 2 maggio, Benedetto XVI rientrato in Vaticano dopo una permanenza di poco più di due mesi a Castel Gandolfo. L’incontro è avvenuto all’ingresso del ristrutturato monastero Mater Ecclesiae, dove come è noto risiederà Benedetto XVI. Lontani dai riflettori, i due hanno pregato insieme, inginocchiati uno accanto all’altro nella cappella del monastero...

   Benedetto XVI nel monastero Mater Ecclesiae

Da ieri il Vaticano ha due Papi, che vivono a qualche centinaio di metri uno dall'altro, all'interno dello stesso chilometro quadrato di territorio, quello dello Stato più piccolo del mondo. Il vescovo di Roma Francesco e il suo predecessore sono ora fianco a fianco, il primo nel pieno dei suoi poteri dopo l'elezione avvenuta lo scorso 13 marzo, il secondo ritirato, «nascosto al mondo», che trascorre l'ultimo periodo della sua vita pregando e studiando.
Fintanto che il Papa emerito è rimasto confinato nel grande palazzo pontificio di Castel Gandolfo, affacciato sul lago, il problema quasi non si è posto. La presenza di Joseph Ratzinger, discreta come sempre, non si è avvertita, tornando alla ribalta soltanto il 23 marzo, quando il successore gli ha fatto visita. Ma da ieri, da quando ha fatto ritorno in Vaticano per abitare nell'ex monastero di clausura «Mater Ecclesiae» opportunamente ristrutturato per accogliere lui e la sua piccola «famiglia», Benedetto XVI è tornato a essere una presenza, un punto di riferimento, proprio all'interno del «recinto di Pietro». Più che comprensibile la sua volontà di non far diffondere il video dell'arrivo, limitandosi a una foto per tranquillizzare chi teme per la sua salute (peraltro va ricordato che proprio la sua debolezza fisica è stato il motivo della rinuncia). Ma anche se non si farà vedere o incontrare, continuerà a essere una presenza. Non c'è più solo il Papa, c'è anche il «Papa emerito»...
C'è dunque un'evidente continuità, una profonda consonanza, una comune visione che unisce Papa Ratzinger, l'emerito, e Papa Francesco, il vescovo di Roma: ed è lo sguardo di fede e la consapevolezza che la Chiesa la guida il Signore, non il Papa. «La Chiesa non è mia, non è nostra, ma è del Signore, che non la lascia affondare; è Lui che la conduce...», aveva esclamato Benedetto XVI nell'ultima udienza del mercoledì. L'eccezionale «normalità» di un Papa che rinuncia per vecchiaia e che va a vivere «nascosto al mondo» accanto al suo successore sta a indicare proprio questo.

   Ratzinger, il riformatore che torna alle origini


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SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

Tweet del 5 maggio 2013

  “Ogni cristiano è missionario nella misura in cui testimonia l’amore di Dio. Siate missionari della tenerezza di Dio!

tweet 9 maggio 2013 - Solennità dell’Ascensione

  “Dono prezioso che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori è la profonda fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio

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Nel nome di Francesco. Basterebbe questo per spiegare questa nuova fase della Chiesa. Se è vero, come dicevano i Romani, che nel nome c’è un augurio, il nome Francesco è quello che la Chiesa ha scelto per affrontare i mali del nostro tempo. E non ci potrebbe essere niente di più storico e rivoluzionario di questo. 

  Claudio Gentili:   Papa Francesco: le sfide della Chiesa e della Dottrina Sociale della Chiesa

Quello dei leader dei vescovi d'Europa con il primo pontefice sudamericano “è stato un incontro stupendo”, ha raccontato dopo l'udienza il presidente del Ccee, il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Budapest, “per la forte impressione di essere accolti di cuore, cioè con grande interesse, con apertura e con grande incoraggiamento”. Papa Bergoglio si è mostrato soprattutto interessato al dialogo ecumenico, invitando a “promuovere la vicinanza reciproca”.

  Alessandro Speciale:   "Libertà religiosa, ecumenismo e tutela dei valori umani" le priorità indicate dal Papa

Il Papa Copto Tawadros II ha invitato Papa Francesco a visitare l'Egitto. «Spero di avere presto l'onore di accogliere Sua Santità nel mio amato Paese», ha detto la guida spirituale della maggiore Chiesa cristiana del Medio Oriente parlando ai giornalisti a margine dell'udienza avvenuta questa mattina in Vaticano. Già Giovanni Paolo II visitò l'Egitto nel 2000 durante il suo pellegrinaggio giubilare ai Luoghi della salvezza. Ma dopo gli eventi della Primavera araba un viaggio di Papa Francesco in Egitto avrebbe un significato del tutto particolare.
   Giorgio Bernardelli:  Tawadros II a Francesco: "Santità, l'aspettiamo in Egitto"

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  3) Il  servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina

            http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm