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N.
B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Lunedì 24 giugno: sit-in a Montecitorio per fermare gli F-35
"COME CITTADINO HO DIRITTO ALL'ISTRUZIONE, AL LAVORO, ALLA PENSIONE ED ALLA SANITA' ...
POSSO FARE A MENO DI 131 CACCIABOMBARDIERI F-35 JSF!"
Lunedì
24 giugno la Camera dei Deputati inizia a discutere una mozione che
chiede la cancellazione della partecipazione italiana al programma dei
cacciabombardieri F-35 Joint Strike Fighter, firmata da 158
parlamentari di SEL, PD e M5S.
La
campagna “Taglia le ali alle armi”, promossa dalla Campagna
Sbilanciamoci!, la Rete Italiana per il Disarmo e la Tavola per la
pace, ti invita a scendere in piazza per sostenere questa nuova
iniziativa parlamentare e tutte quelle che si renderanno necessarie per
bloccare una scelta sbagliata e dannosa.
I
14 miliardi di euro per comprare (e gli oltre 52 miliardi per l’intera
vita del programma) un aereo con funzioni d’attacco, capace di
trasportare ordigni nucleari, possono essere spesi meglio: per creare
nuovi posti di lavoro, per finanziare la scuola pubblica, i servizi
sanitari e sociali.
Sit-in a Montecitorio per fermare gli F-35
Don Ciotti: "Non abbiamo bisogno di 95 cacciabombardieri F-35"
video
F-35 insicuri e anti-economici.
Ma il Parlamento discute se acquistarne altri
Un anno fa il governo Monti decise di ridurre da 131 a 90 il numero dei
contestatissimi velivoli. Ora il ministro della Difesa Mauro dice che
il "Parlamento è sovrano" e potrebbe ripristinare l'intero programma.
Che non ci serve, è antieconomico e ci mette sotto "tutela" americana,
visto che le "chiavi elettroniche" degli aerei resteranno in mano Usa.
F-35 insicuri e anti-economici
L'appello di don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli, Umberto
Veronesi, Chiara Ingrao, Cecilia Strada, Savino Pezzotta, Roberto
Saviano, Riccardo Iacona, Gad Lernerapre una nuova campagna di
pressione sui parlamentari coordinata dalla Rete Italiana Disarmo,
Sbilanciamoci e Tavola della pace. La campagna "Taglia le ali alle
armi" raccoglierà le adesioni dei cittadini, esponenti della società
civile e degli Enti Locali.
"LA CAMERA VOTI LA CANCELLAZIONE DEL PROGRAMMA F- 35", UN NUOVO APPELLO AL PARLAMENTO
Quello che si può fare con 131 cacciabombardieri F-35 JSF
video
Leggi anche i nostri post precedenti:
- CRISI E SACRIFICI PER LE FAMIGLIE, MA I CACCIABOMBARDIERI F35 COSTERANNO IL DOPPIO
- Niente tagli per i cacciabombardieri F35
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IL DIO DELLA PACE O DELLA GUERRA?
L'attuale
ministro della Difesa, Mario Mauro, dopo il sì della Camera alla
mozione della maggioranza sull'acquisto dei nuovi caccia F35, così ha
esordito: "Il Parlamento ha compreso che per AMARE LA PACE, in
alcune circostanze già fissate dalla Costituzione, NON BISOGNA ESITARE
AD ARMARE LA PACE
SI VIS PACEM... PARA PACEM di Santino Coppolino
SI VIS PACEM PARA BELLUM - SE VUOI LA PACE PREPARA LA GUERRA.
E' una delle frasi più memorabili e famose sulla necessità di prepararsi alla guerra, ricavata dal Prologo del III Librodell'Epitoma rei militaris-L'Arte della guerra, di Publio Flavio Vegezio,
autore latino del V sec. d.C. Credo che a quest'opera si sia ispirato
il Ministro della Difesa Mario Mauro quando in Parlamento, dopo il sì
della Camera alla mozione della maggioranza sull'acquisto dei nuovi caccia F35, così ha esordito:
"Il
Parlamento ha compreso che per AMARE LA PACE, in alcune circostanze già
fissate dalla Costituzione, NON BISOGNA ESITARE AD ARMARE LA PACE".
Ma chi è il Ministro Mauro ?
Mario Mauro nasce in terra di Puglia, a San Giovanni Rotondo, nel 1961.
Si
laurea in Filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore dove
studia nel Collegio Augustinianum. Nel 1999 viene eletto al Parlamento
Europeo nelle fila di Forza Italia e così nel 2004. Nel 2009 viene
rieletto nella lista del Popolo delle Libertà. Attualmente è Senatore
della XVII Legislatura eletto con Scelta Civica e dal 28 Aprile 2013 è
Ministro della Difesa del governo Letta.
Fin da giovane è membro del Movimento Cattolico fondato da Don Giussani "Comunione e Liberazione", "Movimento
ecclesiale il cui scopo è l'educazione cristiana dei propri aderenti
per collaborare alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della
società", come recita la definizione di CL tratta dal sito ufficiale del Movimento.
Ora
le cose sono 2 : o don Giussani è stato un guerrafondaio e non un uomo
di pace -cosa di cui dubito- oppure il Ministro Mauro è stato un
cattivo allievo e non ha compreso bene cosa significhi collaborare alla
missione della Chiesa. "La Chiesa è in Cristo Sacramento, segno e
strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere
umano", così ci dice il Concilio Vaticano II nella Costituzione "Lumen
Gentium", l'intimità con Dio avviene nella ricerca dell'unità diTUTTO il genere umano. TUTTO caro Ministro, non solo degli amici, o degli amici degli amici ma di T U T T O.
E come fa allora ad accordare la collaborazione alla missione della
Chiesa con l'approvazione dell'acquisto di strumenti di morte quali
sono gli F35 ?
...
SE ARMI LA PACE, AMI LA GUERRA di Nigrizia
L'11 giugno 2013 si sono tenuti a Barcellona P.G. (ME), nella Basilica
di S. Sebastiano, i funerali del Maggiore Giuseppe La Rosa, ucciso in
Afghanistan.
IL DIO IN CUI NON CREDO di Santino Coppolino
"A TE, ETERNO IDDIO, SIGNORE DELLA PACE E DELLA GUERRA, NOI BERSAGLIERI DI LAMARMORA INNALZIAMO LA NOSTRA PREGHIERA".
E' l'inizio della preghiera letta da un bersagliere il giorno del
funerale del Maggiore La Rosa nella Basilica stracolma di San
Sebastiano. E poi di seguito ancora benedizioni alle armi, ovviamente
italiane, e "che la terra tremi sotto il nostro piede veloce".
Non che mi aspettassi altro da parte dei militari (fanno il loro
mestiere), ma che la Chiesa -nelle persone del nostro Arcivescovo
e dei tanti presbiteri presenti- rimanesse in complice silenzio,
questo ha dell'incredibile, è inammissibile tacere di fronte a
tale bestemmia, "non possiamo essere cani muti di fronte
all'ingiustizia e alla menzogna", come direbbe il Beato Charles de
Foucauld. Il Signore è soltanto il Dio della Pace e mai della
guerra. Ed allora faccio mia l'indignazione di quanti credono in
un Dio diverso, in un Dio-Altro, nel Dio di Gesù Cristo, e
vi trasmetto una riflessione tratta liberamente da uno scritto di
don Farinella, prete di frontiera. IO NON CREDO nel dio dell'identità nazionale e/o Europea.
... IO NON CREDO nel dio in qualunque modo e da chiunque invocato per giustificare guerre e violenza. CREDO nel Dio di Gesù Messia, figlio di Dio e dell'Uomo, ultimo fra gli ultimi. ... CREDO nel Dio che ci giudicherà solo sull'Amore. Shalom.
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Giornata importante ieri (ndr 26/6/2013) alla Camera. Si è votato
infatti in merito alla partecipazione italiana al programma di
realizzazione del cacciabombardiere Joint Strike Fighter-F35. Il
risultato è stato di fatto quello di un ennesimo rinvio della
decisione. La mozione della maggioranza, votata da 381 deputati,
impegna però il Governo “a non procedere a nessuna fase di ulteriore
acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito”. “E’
un primo passo, ma non è sufficiente” – commenta la campagna ‘Taglia le ali alle armi’ che aveva promosso la mozione presentata da SEL, M5S e altri parlamentari che chiedeva invece di “cancellare la partecipazione italiana al programma del caccia F-35”.
“Il
Parlamento – riporta la nota della campagna – avrebbe potuto fare oggi
la cosa giusta: decidere la cancellazione del programma, oppure una
sospensione immediata e definita nel tempo. E avrebbe potuto decidere
oggi l’istituzione di una Commissione di indagine. In questo modo
avrebbe tenuto conto delle richieste avanzate da quattro anni dalla
campagna ‘Taglia le ali alle armi’ e dalle migliaia di cittadine e
cittadini che in questi anni hanno sostenuto le sue iniziative
chiedendo che le scarse risorse a disposizione venissero impiegate per
finanziare la creazione di posti di lavoro, scuole, asili e servizi
sociali. Non è stato così”...
Taglia le ali: il voto sugli F-35 non ci soddisfa, ma la campagna continua
F-35: chi vota no, chi sì, chi straparla e chi ha il mal di pancia
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Il voto della Camera non
risolve il problema di fondo. Lo rimanda soltanto a dopo l’estate. In
realtà l’acquisto dei cacciabombardieri va bocciato. Per motivi
economici. E per motivi etici. La mobilitazione continua.
Alberto Chiara: F-35, PARLAMENTO IPOCRITA
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Nell’atrio
della mia scuola alla fine dell’anno è apparso un albero, con il tronco
e i rami di compensato e le foglie di carta multicolore. In cima
all’albero è scritto: «Felicità è...». In ogni foglia è contenuta la
risposta di un bambino della scuola materna.
Mi
sono fermato a leggere una per una quelle foglie, quasi fosse il
responso nell’antro della Sibilla cumana. E ho scoperto che la felicità
per i bambini non solo è semplicissima, ma è soltanto relazionale.
Tutte le foglie sono dedicate ad altri: familiari e amici. Nessuno di
quei bimbi è felice da solo. Le foglie sono, per la maggior parte,
dedicate ai genitori, ai padri in particolare: felicità è «quando papà
mi gonfia un palloncino e giochiamo insieme», «quando papà mi fa il
solletico». Felicità è: padri che giocano con i figli.
Mi sono reso conto che la mia felicità non era all’altezza di quella di quei bambini...
Semplicissima felicità di Alessandro D'Avenia
Il lettore M. di Alessandria ha un figlio di due anni e mezzo
che, appena incrocia una persona per strada, le getta la voce al collo:
«Ciao ciao signore!», «Ciao ciao signora!». Poi si ferma ad aspettare
dallo sconosciuto un cenno che lo rassicuri sul fatto di essere
considerato con analoga attenzione. Il quartiere dove M. passeggia con
suo figlio è frequentato da una fauna variopinta e stratificata: puoi
trovarvi la donna col chador e l’indigeno anziano che rimembra ancora
di quando i Grigi dell’Alessandria sconfissero per due a zero il Grande
Torino (era il 1947). Ma per il piccolo inesausto salutatore non
esistono differenze. Alla donna col chador e all’indigeno anziano
affida lo stesso «ciao ciao» ecumenico, da non confondersi col
«ciaociao» nevrotico che gli adulti sputano nei loro telefonini al
termine di una conversazione.
M. contempla il mondo con gli occhi di suo figlio e pensa al giorno, ormai prossimo, in cui l’incanto finirà...
Ciao ciao signore! di Massimo Gramellini
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Mettiamo
la parola fine alla tortura nel mondo, sosteniamo e assistiamo tutti
coloro che l’hanno subita e sollecitiamo affinché i paesi provvedano a
riparare quanto sopportato dalle vittime. E’ la sintesi del messaggio
che il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ha inviato in occasione
dell’odierna Giornata a sostegno delle vittime di tortura, aberrante
pratica distribuita ad oggi in 112 Paesi del mondo, ben 11 in più dello
scorso anno, come indicato da Amnesty International. Le vittime,
chiunque esse siano, bambini donne o uomini, restano marchiate da
ferite e traumi indelebili, annichilite dalla perdita della loro
identità sociale, politica e culturale.
La tortura si pratica in molti Paesi preda di conflitti, ma si insinua
anche nelle pieghe più nascoste delle nazioni più democratiche. Si
pensi all’Italia che non ha ancora introdotto la tortura come reato
specifico del suo codice penale, una grave mancanza giuridica che
continua da tempo ad essere denunciata dalle associazioni che si
battono per la difesa dei diritti umani. Tra queste vi è il Cir,
Consiglio Italiano per i Rifugiati, che dal 1996 gestisce progetti
mirati alla riabilitazione dei sopravvissuti alla tortura. Un rifugiato
su tre di coloro che arrivano in Italia ha subito esperienza di
tortura. E fino ad oggi il Cir ha assistito circa tremila persone.
Fiorella Rathaus, responsabile dei progetti Cir diretti alle vittime di
tortura:
Ascolta il servizio di Francesca Sabatinelli per Radio Vaticana: Giornata contro la tortura: si pratica in oltre 110 Paesi (audio)
Nella Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura,
stride ancor di più il vuoto legislativo del nostro Paese: il codice
penale italiano non prevede ancora il reato di tortura
...
Nella Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura, che
cade il 26 giugno, il caso dell'Italia è emblematico. Nel 2013 il
nostro Paese non ha ancora introdotto la tortura come reato specifico
previsto nel Codice penale, nonostante l'obbligo direttamente derivante
dalle Convezioni internazionali. Violenza esercitata volontariamente da
uomini su altri uomini, di questo si tratta quando si parla di tortura.
In
Italia il problema della tortura è evidentemente (o volutamente)
sottovalutato, e troppo spesso è ancora avvolto da un silenzio che
infierisce ulteriormente su chi della tortura è stato vittima. E solo
terribili episodi di cronaca nera, come i recenti casi Cucchi e Uva o
le violenze nella scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto durante il
G8 di Genova nel 2001, portano il tema all'attenzione dell'opinione
pubblica.
E
se un trattamento inumano e degradante si qualifica come tortura, come
si può chiamare il trattamento a cui sono sottoposti migliaia di
detenuti in Italia? Inoltre, la tortura è un tema di strettissima
attualità, anche da un altro punto di vista: per esempio un rifugiato
su tre, fra quelli che arrivano in Italia, ha personalmente subito
esperienze di tortura. Spesso, proprio per sfuggire a persecuzioni
disumane nel loro Paese, uomini e donne hanno intrapreso un viaggio
senza certezze e proprio a causa delle torture subite ricevono lo
status di rifugiati quando sono in esilio.
Tortura
quindi non è solo violenza fisica. Anzi, spesso sono altre le ferite
più profonde e le più difficili da rimarginare: la perdita
dell'identità familiare, legale, economica, politica, culturale,
sociale. La perdita della dignità personale...
QUEL SILENZIO CHE INFIERISCE SULLE VITTIME DI TORTURA
Guarda anche il nostro precedente post:
DIGNITÀ E DIRITTI UMANI Campagna per tre leggi di civiltà: Tortura, Carcere, Droghe - Appello di don Ciotti
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Sì, qualche volta bisogna proprio andarsene, lasciar vuota la sedia,
sfuggire alle gabbie gentili di chi vuol mantenere lo status quo
Ci
sono due sedie vuote nelle cronache di questi giorni, ritratte anche
figurativamente sulle pagine dei giornali. Una è il seggiolino d'aereo
lasciato vuoto da Edward Snowden, il giovane informatico che ha
rivelato agli americani di essere spiati e intercettati ogni momento e
che doveva imbarcarsi a Mosca su un volo per sfuggire agli agenti della
Cia, bramosi soltanto di mettergli le mani addosso. La seconda è la
poltrona bianca disertata da papa Francesco all'ormai famoso concerto
vaticano di Beethoven.
«Si
parva licet componere magnis», dicevano gli antichi: se possiamo
paragonare tra loro cose grandi e altre più piccole... (Ma quali sono
grandi e quali piccine, in questi due casi?). Il parallelo mi è venuto
in mente anche perché mi sembra comunque di vedere nelle due vicende -
diversissime tra loro, è evidente - una medesima lotta del singolo
contro il «potere»: Snowden quello della democrazia più grande del
mondo, che però ci ha abituato da decenni alle ipocrisie e agli abusi
sui quali si regge; Bergoglio nei confronti di un apparato curiale e
burocratico che incombe come un soffocante moloch sopra il desiderio di
molti di una Chiesa «diversa»...
Sulle sedie vuote di questi giorni...
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Siria uccisi monaci francescani
Siria, orrore continuo: in ospedale cadaveri torturati e decapitati
I corpi di 16 uomini, uccisi dalle forze di sicurezza siriane, sono
stati ritrovati in un ospedale di Damasco. Tre monaci fracescani sono
invece stati uccisi dal Fronte al Nusra
NON POSSIAMO RESTARE INDIFFERENTI
Già,.. si spera almeno che non sia vera la notizia dei francescani
Anche padre Pierbattista
Pizzaballa, custode di Terra Santa, smentisce al Sir la notizia della
decapitazione di tre religiosi francescani del convento di Ghassanieh
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Internet non significa tout-court allargamento della coscienza, perché
le differenze, il dibattito e le critiche hanno fatto da sempre la
forza nobile e democratica dei partiti e delle organizzazioni
Marco Testi: La solitudine del web
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DA UNA CHIESA TRIONFANTE
AD UNA CHIESA MENDICANTE
A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II
HOREB n. 64 - 1/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
"Sono
passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è
importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo,
perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno
partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso
avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si
dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il
Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la
vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le
sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel
mondo.
Il
Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si
era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la
Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i
popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente
universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica
trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi
orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici,
dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità
cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della
Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di
governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona
umana e della sua coscienza.
Gli
orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti
abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale,
purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi
cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La
riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole
essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti
e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di
Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è
fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante,
accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di
riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa
popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13
novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana
del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a
quelle del passato»...
(EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
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E' possibile richiedere
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CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
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INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
17-22 LUGLIO
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Tacere di sè...
La riuscita...
Nessuno può diventare...
Non dobbiamo...
C'è bisogno...
Dal Battista...
... non è un fardello...
Ogni prossimo...
Questa è la fede...
Tutti siamo uguali...
L'amore deve...
Dio che ama...
E' sulla sabbia...
Chi vuole essere...
Ecco il linguaggio...
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Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Dalla pienezza di Lui
noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia"
(Giovanni 1,16)
Gianfranco Ravasi: La ricchezza del dono divino
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 9,18-24
"Le folle chi dicono che io sia ?"
E'
la domanda che risuona da più di 2000 anni nella testa e nel
cuore degli uomini, credenti o non credenti che siano. Il
Battista, Elia, uno degli antichi profeti, sono soltanto immagini
parziali e imperfette della perfezione che in Gesù manifesta il
volto di Colui che nemmeno Mosè è riuscito a vedere se non di
spalle .
"Signore, mostraci il Padre e ci basta... chi ha visto me ha visto il Padre"(Gv 14,8-9)
E' il Signore Gesù la vera Icona del Padre e solo in Lui possiamo contemplare "tutta la pienezza della divinità"...
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Chi sono per te?
La domanda sull'identità di Gesù.
Una domanda cruciale.
Omelia di don Angelo Casati
nella 12ª Domenica del Tempo Ordinario
"... Ma voi chi dite che io sia?".
Prova
a dirlo usando -forse scandalizzo qualcuno- uscendo dalle formule
sacre, quelle canoniche, che sono vere, ma spesso logore, fatte
d'abitudine, prova a dirlo con parole tue. Chi sono io per te?
Ecco questo è il punto.
E
Pietro risponde: "Sei il Cristo di Dio". Sei l'Unto, -Cristo significa
unto- sei l'Unto di Dio, sei il Messia. Non sei uno della serie dei
profeti, o, sì lo sei anche, ma tu sei uno fuori dalla serie, sei il
Messia. Per secoli i nostri padri hanno parlato di un giorno futuro,
quello del Messia. Verrà il giorno... ebbene quel giorno è venuto, è
oggi per noi.
Ma
proprio perché la professione di fede non è una questione di parole,
Gesù, sconcertando, mette silenzio anche sulla definizione giusta,
ortodossa, di Pietro: "Ammonendoli ingiunse di non dirlo a nessuno,
dicendo: "Il Figlio dell'uomo deve patire molte cose ed essere
riprovato dagli anziani e gran sacerdoti e scribi ed essere ucciso e
risuscitare il terzo giorno"".
Come
se Gesù volesse metterci in guardia dalle professioni di fede che sono
"dire il suo nome", ma staccandolo dalla sua storia. Diventa
ambiguo anche il termine più ortodosso, se stacchiamo Gesù dalla sua
storia, dalla sua storia di "trafitto". Ma perché trafitto? Perché
riprovato dal potere religioso, politico, culturale? Che cosa difendeva
Gesù? Chi difendeva?
Sono
le cose che difendiamo noi? O noi ci accontentiamo di dire: è il
Messia, è il Figlio di Dio e difendiamo altre cose? Però ci proclamiamo
cattolici ortodossi...
Chi sono per te?
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NATIVITÀ DI GIOVANNI BATTISTA
E’
appena iniziata l‘estate, ed ecco la festa della natività di Giovanni
il Battista, una ricorrenza antichissima, già celebrata da
sant’Agostino in Africa. Accanto a Maria, la madre del Signore,
Giovanni il Battista è il solo santo di cui la chiesa celebri non solo
il giorno della morte, il dies natalis alla vita eterna, ma anche il
dies natalis in questo mondo: di fatto, Giovanni è il solo testimone di
cui il Nuovo Testamento ricorda la nascita, così intrecciata con quella
di Gesù. Ed è proprio questo intersecarsi di vicende che ha portato
alla scelta della data del 24 giugno per celebrarne la memoria: se la
chiesa ricorda la nascita di Gesù il 25 dicembre, non può che ricordare
quella di Giovanni al 24 giugno, essendo essa avvenuta, come testimonia
il Vangelo di Luca, sei mesi prima. E il parallelismo di queste date
contiene anche una simbologia, almeno nel bacino del Mediterraneo che è
stato il crogiolo della fede ebraico-cristiana: se il 25 dicembre è la
festa del sole vincitore, che comincia ad accrescere la sua
declinazione sulla terra, il 24 giugno è il giorno in cui il sole
comincia a calare di declinazione, proprio come è avvenuto nel rapporto
del Battista con Gesù, secondo le parole dello stesso Giovanni: “Egli
deve crescere e io diminuire” (Gv 3,30). Giovanni è il lume che
decresce di fronte alla luce vittoriosa, è la lampada preparata per il
Messia (cf. Sal 132,17 e Gv 5,35), è il suo precursore nella nascita,
nella missione e nella morte, è il maestro di Gesù, suo discepolo che
lo segue, è l’amico di Gesù, lo sposo veniente, come dice giustamente
il quarto Vangelo...
"Il Signore fa grazia" di Enzo Bianchi
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Vita eterna: la gloria della nostra carne di Enzo Bianchi
Sembra che la resurrezione della carne, la resurrezione dei nostri
corpi, sia l’elemento più strano che la fede cristiana chiede di
credere. Non a caso, dalle analisi sociologiche condotte sulla fede
degli italiani risulta che, se la maggior parte della popolazione crede
in Dio, neanche il 20% crede nella resurrezione della carne.
Occorrerebbe domandarsi che qualità cristiana ha questa fede, che in
verità sembra piuttosto una certa credenza in un Dio, in un essere
superiore, credenza neppure degna di essere classificata come teista.
Eppure ogni domenica nella professione di fede che i cattolici fanno
all’interno della celebrazione eucaristica si confessa: “Credo la
resurrezione della carne, la vita eterna” (Simbolo apostolico), oppure:
“Aspetto la resurrezione dei morti” (Simbolo niceno-costantinopolitano)…
Quando
poi si ascoltano i pensieri dei cristiani sull’aldilà, sovente si resta
imbarazzati sentendoli parlare di reincarnazione (espressione
sconosciuta fino a un secolo fa e introdotta con il fenomeno dello
spiritismo), come se questo fosse il vero desiderio che li abita:
vivere altre vite, altre esperienze. È questo un modo per rimuovere la
verità della morte, oppure è un sogno di immortalità? Questi cristiani
che spesso pensano la reincarnazione come una credenza religiosa
orientale non sanno, tra l’altro, che nell’induismo e nel buddhismo la
reincarnazione significa una condanna, perché la salvezza si attua
proprio attraverso una lunga disciplina durante la vita, la quale
permette di uscire dal ciclo delle reincarnazioni che rappresentano
sempre un fallimento! Questi cristiani si ispirano forse alla
migrazione delle anime, concepita da Platone all’interno di
un’ideologia dualista secondo cui l’essere umano sarebbe composto di un
elemento immortale, l’anima, e di uno corruttibile, il corpo?
Certamente
i novissimi, le realtà ultime, cioè morte, giudizio, inferno e
paradiso, non sono molto presenti nella predicazione e nella catechesi,
e per questo si fa urgente la riproposizione di questi temi essenziali
per la fede cristiana, anche per impedire derive spiritualiste e
devote, che rispondono alle curiosità e non agli autentici bisogni di
fede dei cristiani. La fede nella resurrezione della carne è il cuore
della fede cristiana, perché indissolubilmente legata alla fede nella
resurrezione di Gesù Cristo. Già l’Apostolo Paolo, di fronte alle
difficoltà mostrate a questo riguardo dai primi cristiani provenienti
dal mondo greco, asseriva con forza: “Se i morti non risorgono, neanche
Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede …
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo
da compiangere più di tutti gli uomini” (1Cor 15,16-17.19).
Di
fronte a questa fede dei cristiani, la critica di chi non crede può
anche essere feroce: il credere alla resurrezione sarebbe soltanto un
artificio per negare la realtà della morte; sarebbe soprattutto, per
gli spiriti deboli, un modo di raggiungere nell’aldilà ciò che non
hanno saputo essere nell’al di qua; sarebbe una preoccupazione
egocentrica, una non accettazione del fatto che nel mondo tutto nasce,
cresce e muore. Oppure sarebbe una forma di rassegnazione, una via per
evadere dal duro mestiere di vivere, mettendo la speranza solo
nell’aldilà… Queste critiche dovrebbero essere prese sul serio,
dovrebbero stimolarci a un esame approfondito della nostra fede e del
modo in cui la presentiamo. Perché sovente la nostra attuale non-fede
nelle verità cristiane essenziali dipende anche dal modo in cui per
secoli sono state presentate: a volte dando a Dio un volto perverso, a
volte immaginando una giustizia di Dio secondo i nostri sentimenti, a
volte finendo per disprezzare questo mondo, la vita terrestre, e
generando nel cuore dei credenti paura e angoscia, invece che fiducia e
franchezza...
Vita eterna: la gloria della nostra carne
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CHIESA E SOCIETA' /
interventi ed opinioni |
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il
“Treno dei bambini: Un viaggio attraverso la bellezza” è l’iniziativa
che il Pontificio Consiglio della cultura promuove domenica 23 giugno a
Roma, nell’ambito del Cortile dei gentili. Un “Cortile” molto speciale
e dedicato a bambini con disagio e difficoltà psico-sociali. Un treno
FrecciaArgento, spiega padre Laurent Mazas, direttore del Cortile dei
gentili, porterà “nel cuore del Vaticano, da Papa Francesco, 300
piccoli disagiati di diverse nazionalità - alcuni provenienti da Paesi
Arabi, India, Cina, Africa - pur residenti in Italia, e di età compresa
tra i 6 e i 10 anni”; bimbi che “non hanno mai viaggiato”. Da Milano a
Roma con fermate intermedie a Bologna e Firenze, per arrivare a San
Pietro ed essere accolti all’Angelus dal Pontefice. “Un viaggio
attraverso la bellezza”, prosegue padre Mazas, che “toccherà le opere
d’arte a Milano, Bologna e Firenze” e “costituisce per questi bambini
un Cortile, un luogo d’incontro tra gioie e difficoltà. Dall’ospedale
Bambino Gesù, i bambini romani dispiegheranno striscioni d’accoglienza”. (fonte: SIR)
Un
viaggio in treno con partenza da Milano, tappe a Bologna e Firenze, e
arrivo a Roma, in una stazione del tutto particolare: quella vaticana.
Protagonisti oltre 300 ragazzi, oltre ai loro accompagnatori, coinvolti
da una iniziativa studiata per loro dal “Cortile dei Gentili”. Momento
culminante, oggi subito dopo l’Angelus, sarà l’incontro del “Treno dei
bambini” con Papa Francesco, che arriverà di persona a salutare i
ragazzi alla stazione. Fabio Colagrande ha chiesto al cardinale
Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
di descrivere la finalità di questo evento...
"L’iniziativa
l’ho proposta direttamente al Papa stesso, che ne è stato subito
coinvolto, che ha accettato subito, anche in questa maniera piuttosto
informale, perché inizialmente si pensava di portare questi bambini
all’interno della piazza ad ascoltare l’Angelus del Papa. Però, non
dimentichiamo che qui siamo in presenza di un numero di almeno 500
persone, che dobbiamo muovere: 300 bambini e 164 educatori. Perciò, la
complessità della vicenda richiedeva che fosse il Papa stesso, in
qualche modo, ad avallare un incontro di questo genere, perché loro
rimarranno poi tutta la giornata, prima di ripartire per le loro città
con il treno di Trenitalia: rimarranno nell’atrio dell'Aula Paolo VI
dove avranno giochi, avranno rappresentazioni teatrali, dove
pranzeranno. Entreranno e conosceranno la Basilica di San Pietro: una
molteplicità delle cose che si svolge tutta all’interno della Santa
Sede"...
"Il Treno dei bambini" oggi dal Papa. Il card. Ravasi: una festa nel cuore del Vaticano (audio)
Per saperne di più:
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL "TRENO DEI BAMBINI: UN VIAGGIO ATTRAVERSO LA BELLEZZA"
Guarda le interviste video realizzate
a margine della conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa
"Treno dei Bambini", realizzato in collaborazione con Ferrovie dello
Statocon il Card. Ravasi, P.Laurent Mazas e l'Ing. Mauro Moretti (video)
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Subito
dopo la preghiera dell’Angelus Papa Francesco ha raggiunto stamani la
Stazione ferroviaria vaticana per incontrare più di trecento bambini,
provenienti da case famiglia, istituti, associazioni, arrivati poco
prima con uno speciale treno, Frecciargento, partito da Milano.
L’iniziativa, denominata ‘Il treno dei bambini, un viaggio attraverso
la bellezza’, fa parte degli eventi riservati ai più piccoli
nell’ambito del "Cortile dei Gentili", la struttura del Pontificio
Consiglio della Cultura che promuove il dialogo con i non credenti.
Il Papa saluta i ragazzi del "Treno dei bambini". Per loro una festa nel cuore del Vaticano (testo+video)
Bagno di folla tra i bambini per papa Francesco.
E'
stata un'accoglienza speciale quella che il Papa ha riservato dopo
l'Angelus ai 250 giovani del ''treno dei bambini'' arrivati con un
Freccia argento in Vaticano.
Francesco
si e' intrattenuto a lungo con i giovani provenienti da case famiglia
di Milano, Bologna, e Firenze, ai quali non ha risparmiato saluti
calorosi, abbracci e baci.
''Benvenuti''
ha detto il papa acclamato dai bambini che urlavano ''Francesco!
Francesco!''. ''Vi saluto tutti - ha aggiunto il papa - grazie della
visita, sono contento. E voi siete contenti?''.
Francesco
ha continuato con un dialogo informale e scherzoso con i giovani: ''A
che ora siete partiti? - ha chiesto - E' stato lungo il viaggio?
Noioso? Quale e' il vostro programma dopo?'. ''Che bello, vi auguro una
bella giornata - ha quindi concluso - sara' un po' calda. Non avete
paura del caldo voi?''.
A queste parole un bambino e' spuntato dalla folla rispondendo: ''Per venire da te no!''.
Ad
accogliere i bambini e Papa Francesco, sulla banchina della stazione
ferroviaria di San Pietro, c'erano il presidente del Gruppo FS Lamberto
Cardia e all'ad Mauro Moretti. A bordo del treno - hanno reso noto, in
un comunicato - le FS - i bambini sono stati impegnati in percorsi
educativi ed artistici.
Ai
piccoli viaggiatori sono stati donati anche cappellini rossi e matite
colorate. I bambini hanno viaggiato a ritmo di musica, grazie alla
presenza a bordo dell'Orchestra Popolare diretta dal maestro Sparagna. (fonte: ANSA)
Vedi anche il nostro recedente post:
"TRENO DEI BAMBINI: UN VIAGGIO ATTRAVERSO LA BELLEZZA" oggi dal Papa una festa nel cuore del Vaticano
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Il Vangelo ai lontani di Silvano Fausti
di Silvano Fausti
Gesuita, biblista e scrittore
Il Vangelo ai lontani
«Cosa mi impedisce di essere battezzato?»(leggi Atti 8, 26-40)
«Mi sono fatto un punto d’onore di
non annunziare il Vangelo se non dove ancora non era giunto», scrive
Paolo (Rm 15,20). L’annuncio ai lontani è il cuore del cristianesimo.
Mette in gioco la verità di Dio e dell’uomo: Dio è padre di tutti e
ciascuno diventa figlio se accoglie ogni altro come fratello. Perché la Chiesa attuale non evangelizza i lontani e
anche i vicini si allontanano? Dobbiamo chiederci se presentiamo il
Nazareno crocifisso e risorto, oppure il Messia potente, sognato anche
da Pietro, che Gesù chiama satana (Mc 8,33). Quando usiamo il potere
per imporre il «bene» - ideale di ogni «religione di Stato» -, Cristo
diventa l’attaccapanni dei nostri interessi. Lo onoriamo con le labbra,
ma il nostro cuore è lontano da lui. Se cerchiamo danaro, potere e
onore, «seguiamo il diavolo, non Gesù». Usiamo come mezzi ciò che lui
scartò come tentazioni. La nostra cattiva testimonianza allontana da
lui tutti, vicini e lontani ... Nonostante la «sporcizia» evidente, la Chiesa esiste
ancora e va avanti grazie a monaci, religiosi, sacerdoti e,
soprattutto, semplici cristiani che hanno cercato di essere testimoni
di Gesù. La sua carta d’identità è la povertà delle beatitudini; il suo
volto quello di ogni affamato, assetato, immigrato, nudo, malato e
carcerato (cfr Mt 5,1ss; 25,31ss). Lo
stile di vita del nuovo vescovo di Roma presenta un volto di Cristo che
attira tutti. Infatti il modo di vivere e di vestire è più eloquente di
ogni parola. Le «cinque piaghe della Chiesa» sono quelle che ogni
«potere temporale» infligge a Cristo e a tutti i poveri cristi. Questo
scandalo finisce quando ci convertiremo ai poveri. Solo la
testimonianza evangelica è «un fuoco che accende altri fuochi». ...
Il Vangelo ai lontani di Silvano Fausti
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Il Santo Padre ha istituito una Pontificia Commissione Referente sull’Istituto per le Opere di Religione (IOR)
Come si noterà dal testo del Chirografo pubblicato oggi, l’opportunità
di stabilire una Commissione Referente è sorta dal desiderio del Santo
Padre di conoscere meglio la posizione giuridica e le attività
dell’Istituto per consentire una migliore armonizzazione del medesimo
con la missione della Chiesa universale e della Sede Apostolica, nel
contesto più generale delle riforme che sia opportuno realizzare da
parte delle Istituzioni che danno ausilio alla Sede Apostolica.La
Commissione ha lo scopo di raccogliere informazioni sull’andamento
dell’Istituto e di presentare i risultati al Santo Padre.
Arrestati un alto prelato, uno 007 e un broker. Accuse di corruzione e truffa. La Banca attende la riforma del papa.
Il religioso, secondo quanto si apprende, è monsignor Nunzio Scarano,
responsabile del servizio di contabilità analitica dell'Amministrazione
del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), l'organismo che gestisce i
beni della Santa Sede. Scarano, tra l'altro, è coinvolto a Salerno in
un'altra indagine per ricettazione.
Lo 007 è Giovanni Maria Zito, ex funzionario dell'Aisi (Agenzia
informazioni e sicurezza interna), mentre il broker si chiama Giovanni
Carenzio.
La Santa Sede non ha ancora
ricevuto alcuna richiesta sulla questione dalle competenti autorità
italiane, ma conferma la sua disponibilità a una piena collaborazione.
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La "Commissione referente"
istituita da Papa Francesco è l'ultimo atto della travagliata storia
dell'Istituto. Che ora giunge a una svolta. Auspicabile.
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Missionari
sulla stessa metropolitana che Jorge Mario Bergoglio fino a qualche
mese fa utilizzava per i suoi spostamenti in città. E divenuta in
fretta un’icona di quelle periferie esistenziali di cui anche ora da
Roma Papa Francesco ama parlare come faceva sempre con loro a Buenos
Aires. I giovani cattolici della capitale argentina vivranno così
sabato 29 giugno la festa dei Santi Pietro e Paolo. Convocati
dall’arcidiocesi si sono dati appuntamento per celebrare la Giornata
del Papa, che inizierà nelle stazioni della metropolitana e culminerà
poi in una Messa durante la quale - alla sera in cattedrale -
riceveranno il mandato coloro che il mese prossimo parteciperanno alla
Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro.
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Il dialogo tra i cristiani non deve
essere un esercizio meramente teorico, né deve limitarsi ad uno scambio
di informazioni per conoscersi meglio gli uni gli altri, ma deve
portare alla capacità di “apprendere” gli uni dagli altri, soprattutto
sui temi spinosi dell'autorità e del governo della Chiesa.
Alessandro Speciale: "I cattolici possono imparare la sinodalità dai fratelli ortodossi"
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 23 giugno 2013
Udienza - 26 giugno 2013
Discorso - Al Pellegrinaggio della Diocesi di Brescia (22 giugno 2013)
Discorso - Parole inviate dal Santo Padre in occasione del "Concerto dell'Anno della fede" (22 giugno 2013)
Discorso - All'Associazione dei Santi Pietro e Paolo (23 giugno 2013)
Discorso - Alla Delegazione dell'International Jewish Committee on Interreligious Consultations (24 giugno 2013)
Discorso - Alla Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli (28 giugno 2013)
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Omelie a Santa Marta:
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 22 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: ricchezze e preoccupazioni soffocano la vita Le
ricchezze e le preoccupazioni del mondo “soffocano la Parola di
Dio”. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla
Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che la nostra vita è fissata
su tre pilastri:elezione, alleanza e promessa, aggiungendo che dobbiamo
affidarci al Padre nel vivere il presente senza aver paura per quello
che accadrà.
“Nessuno può servire due padroni”. Papa Francesco ha svolto la sua
omelia partendo dalle parole di Gesù che, nel Vangelo odierno, si
sofferma sul tema delle ricchezze e delle preoccupazioni...
“Dimenticare il passato, non accettare il presente, sfigurare il
futuro: questo è quello che fanno le ricchezze e le preoccupazioni. Il
Signore ci dice: ‘Ma, tranquilli! Cercate il Regno di Dio e la sua
giustizia, tutto l’altro verrà’. Chiediamo al Signore la grazia di non
sbagliarci con le preoccupazioni, con l’idolatria della ricchezza e
sempre avere memoria che abbiamo un Padre, che ci ha eletti; avere
memoria che questo Padre ci promette una cosa buona, che è camminare
verso quella promessa e avere il coraggio di prendere il presente come
viene. Questa grazia chiediamo al Signore!”
Il Papa: Il Papa: serviamo la Parola di Dio, non l’idolatria della ricchezza e le preoccupazioni del mondo
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 23 giugno 2013
Papa Francesco: rispondete a Gesù con il cuore
Stamani,
alle ore 9.30, Papa Francesco ha presieduto la Santa Messa nella Domus
Sanctae Marthae. Erano presenti circa 40 nunzi apostolici, rimasti in
Vaticano dopo l’incontro avuto con il Pontefice venerdì scorso.
Commentando il Vangelo domenicale di Luca, che riporta la domanda di
Cristo agli Apostoli, “ma voi chi dite che io sia?”, il Santo Padre ha
sottolineato che bisogna rispondere a Gesù con il cuore, ispirati dalla
venerazione per Lui e dalla roccia del Suo Amore.
“Chi dite che io sia?”. Una domanda alla quale Pietro risponde: “Tu sei
il Cristo di Dio, l’Unto del Signore”, che anche duemila anni dopo ci
coinvolge, che ci mette in crisi, una prova del nove del nostro cammino
di fede. Una domanda diretta al cuore – afferma Papa Francesco,
parlando nell’omelia ai nunzi apostolici – alla quale rispondere con
l’umiltà del peccatore, al di là delle frasi fatte o di convenienza,
che quasi ne contiene un’altra, speculare e altrettanto decisiva: “Chi
noi pensiamo di essere per Gesù?”: "Noi, anche noi, che siamo
apostoli e servi del Signore dobbiamo rispondere, perché il Signore ci
domanda: 'Cosa pensi tu di me?'. Ma lo fa, eh? Lo fa tante volte! 'Cosa
pensi tu di me?', dice il Signore. E noi non possiamo farci quelli che
non capiscono bene. 'Ma, tu sei l’unto! Sì, ho letto'. Con Gesù non
possiamo parlare come con un personaggio storico, un personaggio della
storia, no? Gesù è vivo davanti a noi. Questa domanda la fa una persona
viva. E noi dobbiamo rispondere, ma dal cuore"...
"Lui è più grande, Lui è più grande! E quando noi diciamo, dalla
venerazione e dall’amore, sicuri, sicuri sulla roccia dell’amore e
sulla guida di Lui: 'Tu sei l’unto', questo ci farà tanto bene e ci
farà andare avanti con sicurezza e prendere la Croce di ogni giorno,
che alle volte è pesante. Andiamo avanti così, con gioia, e chiedendo
questa grazia: dona al Tuo popolo, Padre, di vivere sempre nella
venerazione e nell’amore per il Tuo santo nome! E con la certezza che
Tu non privi mai della Tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia
del Tuo amore!".
Messa del Papa con i nunzi apostolici: Gesù ci chiede chi sia per noi, rispondiamo col cuore
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 24 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: La Chiesa sia una voce che indica la Parola.
Come San Giovanni, la Chiesa è chiamata a proclamare la Parola di Dio
fino al martirio. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa
alla Casa Santa Marta, nell’odierna Solennità della Nascita di San
Giovanni Battista. Il Papa ha ribadito che la Chiesa non deve mai
prendere niente per se stessa, ma essere sempre al servizio del Vangelo.
Nel giorno in cui la Chiesa celebra la nascita di San Giovanni
Battista, Papa Francesco ha iniziato la sua omelia rivolgendo gli
auguri a tutti coloro che portano il nome Giovanni. La figura di
Giovanni Battista, ha detto il Papa, non è sempre facile da capire.
“Quando pensiamo alla sua vita – ha osservato – è un profeta”, un “uomo
che è stato grande e poi finisce come un poveraccio”. Chi è dunque
Giovanni? Lui stesso, ha detto il Papa, lo spiega: “Io sono una voce,
una voce nel deserto”, ma “è una voce senza Parola, perché la Parola
non è Lui, è un Altro”...
“la figura di Giovanni a me fa pensare tanto alla Chiesa”:
“La Chiesa esiste per proclamare, per essere voce di unaParola, del suo sposo, che è la Parola…”.
La Chiesa, ha soggiunto, deve ascoltare la Parola di Gesù e farsi voce,
proclamarla con coraggio. “Quella – ha detto – è la Chiesa senza
ideologie, senza vita propria: la Chiesa che è il mysterium lunae, cha
ha luce dal suo Sposo e deve diminuire, perché Lui cresca”:
“Questo è il modello che ci offre oggi Giovanni, per noi e per la
Chiesa. Una Chiesa che sempre sia al servizio della Parola. Una Chiesa
che mai prenda niente per se stessa. Oggi nella preghiera abbiamo
chiesto la grazia della gioia, abbiamo chiesto al Signore di allietare
questa Chiesa nel suo servizio alla Parola, di essere voce di questa
Parola, predicare questa Parola. Chiediamo la grazia di imitare
Giovanni, senza idee proprie, senza un Vangelo preso come proprietà,
soltanto una Chiesa voce che indica la Parola, e questo fino al
martirio. Così sia!”.
Il Papa: la Chiesa sia come San Giovanni, voce che indica la Parola senza idee proprie
video
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"Non dobbiamo avere paura della libertà che ci dà lo Spirito Santo"
Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta (video e testo) - 25 giugno 2013
Papa Francesco: "Dio ci accompagna e ci chiama per nome".
Essere cristiano è una
chiamata d’amore, una chiamata a diventare figli di Dio. E’ quanto
sottolineato da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il
Papa ha quindi ribadito che la certezza del cristiano è che il Signore
non ci lascia mai soli e ci chiede di andare avanti, anche in mezzo ai
problemi.
Papa Francesco ha incentrato
l’omelia sulla Prima Lettura, tratta dal Libro della Genesi, dove si
racconta della discussione tra Abram e Lot per la divisione della
terra. “Quando io leggo questo – ha detto il Papa – penso al Medio
Oriente e chiedo tanto al Signore che ci dia a tutti la saggezza,
questa saggezza – non litighiamo, io di qua e tu di là… - per la pace”.
Abram, ha osservato il Papa, “continua a camminare”. “Lui – ha
affermato – aveva lasciato la sua terra per andare, non sapeva dove, ma
dove il Signore gli dirà”. Continua a camminare, dunque, perché crede
nella Parola di Dio che “lo aveva invitato ad uscire dalla sua terra”.
Quest’uomo, forse novantenne, ha detto ancora il Papa, guarda la terra
che gli indica il Signore e crede... “…
qualcuno dirà ‘Padre, io sono peccatore’… Ma tutti lo siamo. Quello si
sa. Il problema è: peccatori, andare avanti col Signore, andare avanti
con quella promessa che ci ha fatto, con quella promessa di fecondità e
dire agli altri, raccontare agli altri che il Signore è con noi, che il
Signore ci ha scelto e che Lui non ci lascia soli, mai! Quella certezza
del cristiano ci farà bene. Che il Signore ci dia, a tutti noi, questa
voglia di andare avanti, che ha avuto Abram, in mezzo ai problemi; ma
andare avanti, con quella sicurezza che Lui che mi ha chiamato, che mi
ha promesso tante cose belle è con me!”.
Il Papa: essere cristiano non è una casualità, ma una chiamata d’amore
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
26 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: Il sacerdote sia un padre spirituale.
Dio vuole che i sacerdoti vivano con pienezza una speciale grazia
di “paternità”: quella spirituale nei riguardi delle persone loro
affidate. Lo ha affermato Papa Francesco nella Messa di questa mattina,
presieduta nella cappella di Casa S. Marta. Con il Pontefice erano
presenti prelati e sacerdoti che accompagnavano il cardinale
arcivescovo emerito di Palermo, Salvatore De Giorgi, che oggi celebra
il 60.mo anniversario di ordinazione sacerdotale, circostanza alla
quale il Papa ha fatto cenno con parole di grande stima all’omelia, per
poi ritornarvi più tardi all'udienza generale.
La “voglia di paternità” è iscritta nelle fibre più profonde di
un uomo. E un sacerdote, ha affermato Papa Francesco, non fa eccezione,
pur essendo il suo desiderio orientato e vissuto in modo particolare:
“Quando un uomo non ha questa voglia, qualcosa manca, in quest’uomo.
Qualcosa non va. Tutti noi, per essere, per diventare pieni, per essere
maturi, dobbiamo sentire la gioia della paternità: anche noi celibi. La
paternità è dare vita agli altri, dare vita, dare vita… Per noi, sarà
la paternità pastorale, la paternità spirituale: ma è dare vita,
diventare padri”.
Lo spunto di riflessione è offerto a Papa Francesco dal brano della
Genesi di oggi, nel quale Dio promette al vecchio Abramo la gioia di un
figlio, assieme a una discendenza fitta come le stelle del cielo.
Leggi tutto: Il Papa: i preti abbiano la grazia della paternità spirituale. Gli auguri al card. De Giorgi
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 27 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: "No ai cristiani senza Cristo".
Ci sono persone che “si mascherano da cristiani” e peccano o di
eccessiva superficialità o di troppa rigidità, dimenticando che un vero
cristiano è un uomo della gioia che poggia la fede sulla roccia di
Cristo. È stato questo il pensiero di fondo di Papa Francesco alla
Messa di stamattina in Casa S. Marta.
Rigidi e tristi. O allegri ma senza avere idea della gioia cristiana.
Sono due “case”, in certo modo opposte, in cui abitano due categorie di
credenti e che in entrambi casi hanno un difetto grave: si fondano su
un cristianesimo fatto di parole e non si basano sulla “roccia” della
Parola di Cristo. Papa Francesco individua questo duplice gruppo
commentando il Vangelo di Matteo del giorno, il celeberrimo brano delle
case sulla sabbia e sulla roccia.
“Nella storia della Chiesa ci sono state due classi di cristiani: i
cristiani di parole – quelli “Signore, Signore, Signore” – e i
cristiani di azione, in verità. Sempre c’è stata la tentazione di
vivere il nostro cristianesimo fuori della roccia che è Cristo. L’unico
che ci dà la libertà per dire ‘Padre’ a Dio è Cristo o la roccia. E’
l’unico che ci sostiene nei momenti difficili, no? Come dice Gesù: cade
la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti, ma quando è la roccia
è sicurezza, quando sono le parole, le parole volano, non servono. Ma è
la tentazione di questi cristiani di parole, di un cristianesimo senza
Gesù, un cristianesimo senza Cristo. E questo è accaduto e accade oggi
nella Chiesa: essere cristiani senza Cristo”...
“I primi hanno una certa ‘allegria’ superficiale. Gli altri vivono in
una continua veglia funebre, ma non sanno cosa sia la gioia cristiana.
Non sanno godere la vita che Gesù ci dà, perché non sanno parlare con
Gesù. Non si sentono su Gesù, con quella fermezza che dà la presenza di
Gesù. E non solo non hanno gioia: non hanno libertà. Questi sono
schiavi della superficialità, di questa vita diffusa, e questi sono
schiavi della rigidità, non sono liberi. Nella loro vita, lo Spirito
Santo non trova posto. E’ lo Spirito che ci dà la libertà! Il Signore
oggi ci invita a costruire la nostra vita cristiana su Lui, la roccia,
quello che ci dà la libertà, quello che ci invia lo Spirito, quello che
ti fa andare avanti con la gioia, nel suo cammino, nelle sue proposte”.
Il Papa: fondate con gioia la vita su Gesù Roccia, no ai “cristiani senza Cristo”
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
28 giugno 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: "Il Signore prende il suo tempo e ci aspetta"
Il Signore ci chiede di essere pazienti e irreprensibili,
camminando sempre alla sua presenza. E’ quanto affermato, stamani, da
Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha
sottolineato che il Signore sceglie sempre il suo modo per entrare
nella nostra vita e questo richiede pazienza da parte nostra, perché
non sempre si fa vedere da noi.
Il Signore entra lentamente nella vita di Abramo, ha 99 anni quando gli
promette un figlio. Entra invece subito nella vita del lebbroso: Gesù
ascolta la sua preghiera, lo tocca ed ecco il miracolo. Papa Francesco
ha preso spunto dalla Prima Lettura e dal Vangelo odierno per
soffermarsi su come il Signore scelga di coinvolgersi “nella nostra
vita, nella vita del suo popolo”. Abramo e il lebbroso. “Quando il
Signore viene – ha osservato il Papa – non sempre lo fa nella stessa
maniera. Non esiste un protocollo d’azione di Dio nella nostra vita”,
“non esiste”. Una volta, ha aggiunto, “lo fa in una maniera, un’altra
volta lo fa in un’altra maniera” ma sempre lo fa. “Sempre – ha ribadito
– c’è questo incontro tra noi e il Signore”...
"Chiediamo questa grazia al Signore: camminare sempre nella sua presenza, cercando di essere irreprensibili".
Il Papa: il cristiano sia paziente e irreprensibile, camminando sempre alla presenza del Signore
video
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... "Il grandissimo interesse
suscitato dalle brevi omelie del Papa nel corso delle messe
celebrate al mattino nella cappella della Casa Santa Marta fa sì
che si sia posta e si continui a porre spesso, da diverse parti, la
domanda sulla possibilità di accedere a tale celebrazione o a tale
omelia in modo completo e non solo tramite le sintesi pubblicate ogni
giorno da Radio Vaticana e Osservatore Romano.
La domanda è comprensibile ed è stata più volte presa in considerazione
e fatta oggetto di una riflessione approfondita, e merita una
risposta chiara...
Alberto Bobbio: Il Papa, Santa Marta e il Web
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(22 giugno) Tweet di Papa Francesco lanciato dal suo account @Pontifex:
“Se abbiamo trovato il senso della vita in Gesù, non possiamo essere indifferenti davanti a uno che soffre, a uno che è triste” Tweet domenicale (23 giugno) di Papa Francesco, lanciato oggi dal suo account @Pontifex:
“Siamo
tutti peccatori. Ma chiediamo al Signore di non essere ipocriti. Gli
ipocriti non sanno cosa sia il perdono, la gioia, l’amore di Dio”
Tweet di Papa Francesco, lanciato oggi (26 giugno) dal suo account, in 9 lingue, @Pontifex:
“La carità, la pazienza e la tenerezza sono tesori bellissimi. E quando li hai, vuoi condividerli con gli altri.”
Nuovo tweet di Papa Francesco, lanciato oggi (28 giugno):
“Gesù non ci ha salvato con un’idea. Si è abbassato e si è fatto uomo. La Parola si è fatta carne.”
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"....Nel
delicato compito di realizzare l’indagine per le nomine episcopali
siate attenti che i candidati siano Pastori vicini alla gente: questo è
il primo criterio. Pastori vicini alla gente. E’ un gran teologo, una
grande testa: che vada all’Università, dove farà tanto bene!. Pastori!
Ne abbiamo bisogno! Che siano, padri e fratelli, siano miti, pazienti e
misericordiosi; che amino la povertà, interiore come libertà per il
Signore e anche esteriore come semplicità e austerità di vita, che non
abbiano una psicologia da “Principi”. Siate attenti che non siano
ambiziosi, che non ricerchino l’episcopato; si dice che il Beato
Giovanni Paolo II in una prima udienza che aveva avuto con il Cardinale
Prefetto della Congregazione dei Vescovi, questi gli ha fatto la
domanda sul criterio di scelta dei candidati all’Episcopato e il Papa
con la sua voce particolare: «Il primo criterio: volentes nolumus».
Quelli che ricercano l’Episcopato… no, non va. E che siano sposi di una
Chiesa, senza essere in costante ricerca di un’altra. Siano capaci di
“sorvegliare” il gregge che sarà loro affidato, di avere cioè cura per
tutto ciò che lo mantiene unito; di “vigilare” su di esso, di avere
attenzione per i pericoli che lo minacciano; ma soprattutto siano
capaci di “vegliare” per il gregge, di fare la veglia, di curare la
speranza, che ci sia sole e luce nei cuori, di sostenere con amore e
con pazienza i disegni che Dio attua nel suo popolo. Pensiamo alla
figura di san Giuseppe che veglia su Maria e Gesù, alla sua cura per la
famiglia che Dio gli ha affidato, e allo sguardo attento con cui la
guida nell’evitare i pericoli. Per questo i Pastori sappiano essere
davanti al gregge per indicare la strada, in mezzo al gregge per
mantenerlo unito, dietro al gregge per evitare che qualcuno rimanga
indietro e perché lo stesso gregge ha, per così dire, il fiuto nel
trovare la strada. Il pastore deve muoversi così! ..." (Papa Francesco)
il testo integrale: DISCORSO AI PARTECIPANTI ALLE GIORNATE DEDICATE AI RAPPRESENTANTI PONTIFICI
Guarda anche i nostri post sullo stesso argomento:
- IL RUOLO DEL VESCOVO - "Pastori, non funzionari" - “Non solo vescovi”
- Enzo Bianchi, “I vescovi stiano fuori dalla politica”
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La
Messa a Santa Marta, l'Udienza all'associazione dei Santi Pietro e
Paolo, l'Angelus e l'incontro con i piccoli viaggiatori del "Treno dei
bambini" promosso dal Dicastero per la Cultura
Mentre
il mondo si gode il riposo domenicale, il Santo Padre è a “lavoro”
dalle prime luci dell’alba. Dopo le personali preghiere mattutine, il
Papa ha celebrato la Messa, questa mattina alle 9.30, a Santa Marta,
con 40 nunzi apostolici rimasti in Vaticano dopo l’udienza venerdì
scorso. Alle 11.15, si è poi spostato nell’Aula delle Benedizioni del
Palazzo Apostolico, dove ha ricevuto in Udienza i Membri
dell’Associazione dei Santi Pietro e Paolo. Alle 12, era già affacciato
dallo studio del terzo piano per salutare i fedeli in piazza San Pietro
per il tradizionale appuntamento dell’Angelus.
Terminata
la preghiera mariana, è corso verso la Stazione ferroviaria vaticana,
dove ad attenderlo c’erano i 250 bambini partecipanti all’iniziativa
del "Treno dei Bambini, un viaggio attraverso la bellezza", promossa
dal Pontificio Consiglio della Cultura nell’ambito del Cortile dei
Bambini.
Una mattinata intensissima quindi per Papa Francesco...
L'intensa domenica di Papa Francesco: dalla Messa coi Nunzi all'incontro con 250 bambini
Udienza all'associazione dei Santi Pietro e Paolo
"Gesù
ci ha servito tutti e non ha chiesto nulla in cambio". Fate anche voi
le cose con gratuità, la vostra ricompensa sarà "la gioia di servire il
Signore, e di farlo insieme". E' un saluto pieno di riconoscenza quello
che stamani Papa Francesco ha rivolto ai membri dell'Associazione Santi
Pietro e Paolo, formata da cattolici residenti a Roma che, al di là di
impegni familiari e professionali, dedicano il proprio tempo a diverse
iniziative di volontariato organizzato. "La carità, l'attenzione
concreta verso gli altri -- ha insistito il Pontefice -- verso i più
poveri, deboli e bisognosi è un segno distintivo del cristiano". Di qui
l'invito a conoscere sempre di più il Figlio di Dio, "con la preghiera,
con le giornate di ritiro, con la meditazione sulla Parola, con lo
studio del catechismo...
Siate magnanimi con il prossimo e amate tutti.
video
Angelus
Andate
controcorrente con coraggio, servite la verità di Cristo e non
accettate i "valori avariati" della società, che "rovinano la vita e
tolgono la speranza". E' il pressante appello che Papa Francesco ha
rivolto oggi ai fedeli radunati in piazza San Pietro per la recita
dell'angelus, soprattutto ai giovani. Commentando il Vangelo il
Pontefice ha chiarito che "perdere la propria vita per causa di Gesù"
può "significare confessare esplicitamente la fede, ma può significare
anche, in modo implicito, difendere la verità". Come dimenticare, tra
passato e presente, gli esempi dei martiri, "uomini e le donne che
hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo
Vangelo".
Servite Cristo, non i valori avariati del mondo
video
Guarda anche i nostri precedenti post:
- Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - andare avanti con gioia - (video e testo)
- "TRENO DEI BAMBINI: UN VIAGGIO ATTRAVERSO LA BELLEZZA" - L'accoglienza del Papa in Vaticano
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Parla l’arcivescovo di Sydney, uno degli otto consiglieri di Francesco:
“Vedrete, ci sarà una mega riorganizzazione della Curia”.
Nominati cinque fedelissimi: dovranno svelare irregolarità e veleni
Il segnale è inequivocabile: il Papa vuole vederci chiaro sullo Ior
(l’Istituto per le Opere di Religione) ed essere personalmente
informato su tutte le sue attività, perché i principi del Vangelo
devono «permeare anche le attività di natura economica e finanziaria».
E così ieri, con un «chirografo», cioè un suo documento autografo, papa
Francesco ha istituito una «commissione referente», con ampi poteri,
per compiere un’inchiesta approfondita sulla «posizione giuridica» e
sulle attività dell’Istituto per le Opere di Religione.
Andrea Tornielli: Il Papa vuole trasparenza. Commissione d’inchiesta per lo Ior
Tempi duri per la vecchia curia
vaticana: riti e protocolli sono stati sbriciolati in tre mesi
dal papa argentino, ma per la Chiesa di Roma tutto sommato ne valeva la
pena: era da molto tempo infatti che piazza San Pietro non si riempiva
– ogni domenica e ogni mercoledì – di decine di migliaia di fedeli
entusiasti. Via della Conciliazione bloccata, un tifo da stadio intorno
per l’uomo vestito di bianco.
Francesco Peloso: Tutto il potere al sinodo, ecco la rivoluzione di Bergoglio
«Noi
che abbiamo la gioia di accorgerci che non siamo orfani, che abbiamo un
Padre, possiamo essere indifferenti verso questa città che ci chiede,
forse anche inconsapevolmente, senza saperlo, una speranza?». Le parole
del Papa alla Chiesa di Roma, lunedì scorso, devono essere rimaste in
mente, come incise, a molti di quelli che le hanno ascoltate. Parole
come un grido, come di uno che ti urti e ti riscuota dal sopore. Siamo
responsabili di testimoniare la nostra speranza a chi non ce l’ha, ha
detto Francesco alla città di Roma, ma in realtà la sua esortazione
vale per la città dell’uomo, per ognuna e per tutte.
Marina Corradi: Il compito di ogni giorno
Le
cure del suo ministero riducono le apparizioni in pubblico del
Pontefice. La sedia bianca al centro della prima fila dell'Aula
Nervi è rimasta vuota: qualcuno ha visto nell'assenza del Vescovo di
Roma dal concerto in suo onore una presunta dissociazione da una
altrettanto presunta “mondanità” del Vaticano...
Alfonso M. Bruno: Il concerto senza il Papa
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