"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°42 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 12 al 18 ottobre 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 25 ottobre 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
  di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 









I NOSTRI TEMPI




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LE PIETRE E LE RUSPE D’ISRAELE


Due piccoli villaggi, due piccole comunità di palestinesi. Due piccole storie di lotta non violenta per non farsi cacciare dalla propria terra. Nonostante i bambini bersagliati dai sassi dei coloni e i catepillar che distruggono. I volontari di Operazione Colomba assistono, aiutano.

At Tuwani è un villaggio palestinese situato sulle colline a sud di Hebron. Pochi chilometri verso Sud la linea verde che determina il confine segnato nel 1967 della fine della West Bank e l'inizio d'Israele. Ma su queste colline la vita dei palestinesi dipende dai soldati israeliani. 
Siamo in area “C”, quella parte di territorio palestinese sotto il totale controllo amministrativo e militare israeliano. Anche l'amministrazione della DCO, Dicstrit Coordination Office, è gestita dall'esercito così gli abitanti di At Tuwani e degli altri villaggi palestinesi di queste colline per qualunque autorizzazione devono chiedere alla DCO. Ad esempio, per poter costruire una piccola cisterna per la raccolta dell'acqua piovana – l'approvvigionamento idrico è uno dei problemi principali – devono chiedere l'autorizzazione che viene sistematicamente negata. E se qualcuno la costruisce senza il permesso, gli viene fisicamente impedito, viene arrestato e viene distrutto ciò che ha fatto. Questa è la legge dell'occupazione. Sicuramente è una violazione dei diritti umani fondamentali, ma qui siamo nei Territori Occupati e queste sono le regole d'Israele, l'occupante.

AI COLONI ISRAELIANI LE AUTORIZZAZIONI VENGONO CONCESSE CONTINUAMENTE
Secondo il diritto internazionale anche l'insediamento di Ma'on, costruito proprio difronte ad At Tuwani a poche centinaia di metri, sarebbe illegale, invece è riconosciuto legittimo dalla legge israeliana. Qui, ai coloni, non solo viene consentito di abitare ma le autorizzazioni a costruire nuove abitazioni sono continue e quando arrivo ad At Tuwani, i caterpillar sono all'opera per i lavori di ampliamento di Ma'on. Ne è previsto il raddoppio secondo un recente progetto approvato...

   LE PIETRE E LE RUSPE D’ISRAELE



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Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2013 - “Sistemi alimentari sostenibili per la sicurezza alimentare e la nutrizione”



16 ottobre 
Giornata Mondiale dell'Alimentazione

La Giornata Mondiale dell'Alimentazione ci pone davanti ad una delle sfide più serie per l’umanità: quella della tragica condizione nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini. Essa assume ancor maggiore gravità in un tempo come il nostro, caratterizzato da un progresso senza precedenti nei vari campi della scienza e da una crescente possibilità di comunicazione.
E’ uno scandalo che ci sia ancora fame e malnutrizione nel mondo! Non si tratta solo di rispondere ad emergenze immediate, ma di affrontare insieme, a tutti i livelli, un problema che interpella la nostra coscienza personale e sociale, per giungere ad una soluzione giusta e duratura. Nessuno sia costretto a lasciare la propria terra e il proprio ambiente culturale per la mancanza dei mezzi essenziali di sussistenza! Paradossalmente, in un’epoca in cui la globalizzazione permette di conoscere le situazioni di bisogno nel mondo e di moltiplicare gli scambi e i rapporti umani, sembra crescere la tendenza all’individualismo e alla chiusura in se stessi, che porta ad un certo atteggiamento di indifferenza - a livello personale, di Istituzioni e di Stati - verso chi muore per fame o soffre per denutrizione, quasi fosse un fatto ineluttabile. Ma fame e denutrizione non possono mai essere considerati un fatto normale al quale abituarsi, quasi si trattasse di parte del sistema. Qualcosa deve cambiare in noi stessi, nella nostra mentalità, nelle nostre società. Che cosa possiamo fare?...

   MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DELL'ALIMENTAZIONE 2013

Il tema i “Sistemi alimentari sostenibili per la sicurezza alimentare e la nutrizione” è al centro della Giornata Mondiale dell’Alimentazione del 2013. 
Il tema prescelto, annunciato all’inizio di ogni anno dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), mette in rilievo le celebrazioni della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e crea consapevolezza e conoscenza riguardo alle misure necessarie per porre fine alla fame nel mondo.

Un sistema alimentare è costituito dall’ambiente, le persone, le istituzioni ed i processi con cui le derrate agricole vengono prodotte, trasformate e portate ai consumatori. Con milioni di persone che ancora soffrono di fame e malnutrizione in tutto il mondo, sarà giunta l’ora di rivedere i nostri sistemi alimentari?

   video

Oggi la malnutrizione esiste in diverse forme: 842 milioni di persone nel mondo soffrono la fame ogni giorno, mentre un bambino su quattro al di sotto dei cinque anni soffre di disturbi della crescita e non raggiungerà mai il suo pieno potenziale fisico e cognitivo. Circa 2 miliardi di persone non ricevono le vitamine e i minerali necessari per essere in buona salute. Quest’anno, per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, la FAO sta promuovendo il concetto dei sistemi alimentari e chiede a tutti, dai consumatori ai politici, di contribuire a rendere questi sistemi più sani – sia per le persone che per tutto il mondo.
Allo stesso tempo, circa 1,4 miliardi di persone sono in sovrappeso. Tra questi, circa un terzo soffre di obesità ed è a rischio di malattie coronariche, diabete ed altri problemi di salute...

   La salute dell’uomo dipende da sistemi alimentari sani

   Video per la Giornata mondiale dell’alimentazione 2013: Sistemi alimentari...

Per appofondire:
  • Ora e sempre resilienza
  • Cibo e sovranità alimentare, a Milano il Food People Festival
  • Il bio che vien per nuocere
  • Più cibo sano, meno malattie per tutti
  • Un cucchiaio bucato
  • “Uno spreco al giorno…
  • DALL'ACQUA AL CO2, SPRECARE CIBO INQUINA



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Sviluppare la resilienza della comunità per la sicurezza alimentare e nutrizionale. I livelli di fame sono in calo, ma ancora 842 milioni di persone nel mondo ne soffrono.

  CESVI:   Indice globale della fame 2013

  Rapporto 2013 (5MB)
  Sintesi del rapporto 2013
  Mappa
  Comunicato Stampa
  Video Indice Globale della Fame 2013

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17 ottobre - Giornata mondiale della lotta contro la povertà.


17 ottobre 
Giornata mondiale della lotta contro la povertà.

Cade nel silenzio, in Italia, la Giornata internazionale. Mentre i poveri aumentano a dismisura. I dieci punti di Libera per rendere illegale la miseria, dal reddito minimo alla sospensione degli sfratti.
«Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’uomo sono violati. Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro».Era il 17 ottobre del 1987 quando a Parigi 100 mila persone, rispondendo alle parole di padre Joseph Wresinski, si diedero appuntamento al Sagrato del Trocadero nel luogo dove venne firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e incisa una lapide che afferma come i più poveri siano le creature di un’umanità fraterna. Grazie all’impegno del prete che scelse di vivere al fianco dei poveri e della sua associazione Atd Quarto Mondo, le Nazioni Unite il 22 dicembre del 1992 istituirono il 17 ottobre come Giornata internazionale per l’eradicazione della povertà. Dopo venti anni la situazione è più grave di prima, tanto nel sud quanto nel nord del mondo.
La Croce Rossa Italiana denuncia come siano oltre 43 milioni le persone che soffrono la fame nel vecchio continente. L’Italia soffre come e più degli altri paesi europei, sebbene ci si ostini a nasconderlo o si voglia parlare d’altro. Nel nostro paese la povertà è la più grave delle malattie. Ciononostante, la Giornata mondiale per l’eradicazione della povertà cade nel massimo del disinteresse possibile da parte delle istituzioni.

   Un programma contro la povertà

''La lotta alla povertà parte dalla giustizia sociale, da politiche che favoriscono la dignità delle persone, senza eccezioni ne' discriminazioni. Parte dai diritti che stanno a fondamento di ogni società che voglia dirsi civile: il lavoro, la casa, l'istruzione, l'assistenza sanitaria. Ma non bisogna dimenticare accanto alla povertà materiale, quelle immateriali: la povertà di senso, la povertà culturale, la povertà politica. Il risanamento economico non può prescindere da un profondo rinnovamento etico, da un superamento degli egoismi, dal riconoscimento dei legami sociali. Avremo vinto la povertà non solo quando saremo liberi dal bisogno, ma quando avremo scoperto che la libertà, come la speranza, sono beni collettivi, che tocca a ciascuno di noi promuovere e diffondere''. Questo il pensiero di don Luigi Ciotti, presidente nazionale Gruppo Abele e Libera espresso alla vigilia della 17esima giornata mondiale della lotta contro la povertà.
In occasione della Giornata Mondiale della lotta contro la Povertà che si celebra giovedì 17 ottobre il Gruppo Abele promuove 'Miseria Ladra' la campagna nazionale contro tutte le forme di povertà sostenuta da Libera. (fonte: Asca)

10 proposte concrete per dichiarare illegale la povertà!
Il nostro paese vive una condizione di impoverimento materiale e culturale insostenibile ed inaccettabile. I numeri più asettici dell'ISTAT ci informano che, nel 2012, 9 milioni e 563mila persone pari al 15,8% della popolazione sono in condizione di povertà relativa, con una disponibilità di 506 euro mensili (erano 8,173 milioni nel 2011 pari al 13,8% della popolazione). In condizione di povertà assoluta si trovano invece 4 milioni 814mila persone, pari al 7,9% della popolazione italiana (nel 2011 erano 3,415 milioni pari al 5,2% della popolazione). Parliamo di quasi un italiano su quattro costretto a vivere in una condizione in cui la dignità umana viene calpestata. Il 32,3% di chi ha meno di 18 anni è a rischio povertà. 723 mila minorenni italiani vivono già in condizione di povertà assoluta. È questo un dato intollerabile che dovrebbe farci indignare tutti e tutte...

   LA POVERTÀ È LA PEGGIORE DELLE MALATTIE


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Caritas Italiana: Italia impreparata a contrastare la povertà economica nel nostro Paese


Caritas Italiana

Povertà in Italia: 
dati e politiche

In occasione della Giornata Internazionale Onu per lo sradicamento della Povertà, Caritas Italiana diffonde, come negli anni precedenti, un documento di analisi del fenomeno della povertà economica e di valutazione delle politiche nazionali di contrasto. È la prima di una serie di pubblicazioni che, nel corso del 2014, approfondiranno il tema della povertà economica nel nostro paese, da diversi punti di vista. All’interno del documento vengono presentati dati aggiornati al primo semestre 2013 sulle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto della Caritas.

   Leggi il comunicato stampa (pdf) 
   Leggi il Documento in versione integrale (pdf)
   Manifesto Caritas della Giornata (pdf)

   Guarda le slides di presentazione dei dati di sintesi del Documento

Da un monitoraggio sul 24% dei Centri d’Ascolto (369 in 53 diocesi), emerge che delle 41.529 persone che si sono rivolte ai Centri Caritas, il 31% sono italiane, il 53,6% sono donne, il 62,4% è disoccupato e il 74,7% ha figli. Solo negli ultimi due anni le richieste di beni e servizi materiali (abiti, cibo, igiene personale, ecc.) sono passate dal 67,1% al 75,6% delle richieste totali con un incremento dell’8,5%.

Viene inoltre offerta una prima valutazione della legge di stabilità 2014, appena presentata nella sua bozza del 15 ottobre 2013 e vengono illustrate in modo sintetico leprincipali linee di attività della Caritas e delle Chiese locali, in tempo di crisi, a favore delle persone e delle famiglie in difficoltà. In particolare si evidenziano le risorse aggiuntive messe a disposizione nel 2013 per sostenere gli interventi delle Caritas diocesane per acquisto di beni di prima necessità, contributi al reddito, microcredito, voucher lavoro e sostegno alle esigenze abitative. Solo da giugno a settembre 2013 sono pervenute a Caritas Italiana 22 richieste, finanziate con un importo totale di 600.000 euro.

Per meglio contestualizzare la situazione italiana, il documento considera anche ladimensione europea, con dati sulla diffusione della povertà e valutazioni sulle politiche europee. (fonte. Caritas Italiana)

Vedi anche il nostro post precedente:
  • 17 ottobre Giornata mondiale della lotta contro la povertà.


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Stefano Rodotà , Gad Lerner, Guido Viale, Gianni Mina', Cecilia Strada, Luisa Morgantini  sono i primi testimonial che hanno aderito a Miseria Ladra, la campagna contro la povertà che ruba speranza, dignità e diritti promossa dal Gruppo Abele e sostenuta da Libera. Attraverso una videointervista ( versione integrale su www.miserialadra.it) fotografano la crisi che colpisce il paese e spiegano le motivazione della loro adesione.

  LIBERA:   Sei testimonial per la campagna MISERIA LADRA

Sono per un terzo italiani (31,1%), in larga parte donne (53,6%), in maggioranza disoccupati (62,4%) e per tre quarti con figli (74,7%) i poveri che si rivolgono ai Centri di Ascolto della Caritas. Quello che chiedono, in tre casi su quattro, sono beni materiali (75,6%), molto più dell'ascolto (7,6%), di un alloggio (5%) o di un sussidio economico (4,8%). Sono i dati relativi al primo semestre del 2013 e pubblicati nel rapporto "Dati e politiche sulla povertà in Italia" diffuso oggi dalla Caritas. Si riferiscono a un campione di 336 Centri d'Ascolto in 45 diocesi su un totale di 2.832 centri in 220 diocesi.

  Anna Maria Brogi:   Sempre più famiglie in fila per chiedere cibo

La giornata mondiale, pungolo per tutte le coscienze

  Claudio Calvaruso:   No alla miseria, un dovere


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“La speranza ha il volto degli esclusi! Si parte dagli ultimi!” Don Luigi Ciotti in difesa della Costituzione



12 Ottobre 2013
Roma - piazza del Popolo
Don Luigi Ciotti

Nella Costituzione ci sono parole di libertà, diuguaglianza e di pace, ma anche di responsabilità! Perché la responsabilità è la spina dorsale della Costituzione e della democrazia.
La nostra Costituzione è un grimaldello delle coscienze!
Difendo la Costituzione come persona, come cittadino, ma anche come sacerdote, perché il Vangelo sta dalla parte degli umiliati, dei poveri, degli esclusi, di quelli che fanno più fatica; il Vangelo parla di fame e sete di giustizia … ma la Costituzione è scritta per dire mai più povertà, mai più esclusione, mai più diseguaglianza … non si può non amarla la Costituzione...
Lasciatemi citare un grande vescovo... don Tonino Bello: "i poveri meritano più e altra considerazione, delle parole dette mi chiederà conto la storia, ma del silenzio col quale ho mancato di difendere i deboli dovrò rendere conto a Dio!" ...
La speranza ha il volto degli esclusi!... Si parte dagli ultimi! 
La Costituzione chiede impegno e coerenza… deve diventare carne, deve diventare vita... 
La Costituzione è stata tradita! Anche per le nostre omissioni … 
La politica deve servire per il bene comune se no, non è politica
Quando gli interessi pubblici vengono mangiati dagli interessi privati è inevitabile che un Paese si impoverisca... oltre 60 miliardi della corruzione pubblica... che cosa ce ne facciamo di quegli F35 quando non ci sono i soldi per le persone, per i servizi?!!! ... La vergogna dei CIE... 
L'economia ha certamente le sue leggi e i suoi saperi, ma se non servono a migliorare le condizioni di vita delle persone sono leggi e saperi inutili...
Il bene si costruisce con l'inclusione, non con l'esclusione... L’inclusione sociale sta alla base di ogni democrazia... 
La Costituzione è il primo testo antimafia del nostro Paese...
Basta con la Bossi-Fini! Basta con la Fini-Giovanardi! vogliamo i diritti civili per tutti!!! ...
Si deve riaffermare il principio dell’eguaglianza e della giustizia sociale, al di là delle fedi e delle appartenenze, siamo chiamati a collaborare, non a contrapporci...

La Costituzione è stata tradita, vi prego non tradiamo i poveri, gli ultimi, quelli che fanno fatica e infine dobbiamo rendere illegale la povertà...
L’augurio che faccio a me e a tutti voi è: siate eretici! 
(perché eresia deriva dal greco e significa scelta) ... eretico è ... infine chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza che sono le malattie spirituali della nostra epoca!

   video



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18 ottobre: Giornata europea contro la tratta di esseri umani


18 ottobre 
Giornata europea 
contro la tratta di esseri umani

In occasione della Giornata europea contro la tratta di persone, è stato presentato a Roma il “Primo Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento”, realizzato insieme da Caritas Italiana e dal Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), in collaborazione con il Gruppo Abele e l’Associazione On the Road.

   Leggi le anticipazioni del Rapporto (pdf)
   Leggi il Comunicato stampa (pdf)
   Leggi il Programma della presentazione (pdf)
   Leggi la scheda di Sintesi per la stampa (pdf)

Dall'indagine viene fuori un’immagine inedita: un fenomeno che da “eccezionale” è diventato “normale”, sia per quanto riguarda la compenetrazione dello sfruttamento nella vita quotidiana (mentre si fa la spesa, si va al lavoro, si naviga in rete) che per la tipologia di sfruttamento che si incontra e non si riconosce come tale (operai edili nei cantieri, badanti in case private, ambulanti per strada).
La ricerca ricostruisce l’evoluzione del fenomeno della tratta di persone così come si è sviluppato in Italia dalla fine degli anni ‘90 a oggi e analizza il funzionamento del sistema di protezione sociale rivolto alle vittime. Sono stati coinvolti nell’indagine 156 enti, di cui 148 privati e 8 pubblici, per la ricerca quantitativa e 133 per i dati qualitativi, tra cui molti enti pubblici. inoltre, sono stati sentiti 199 operatori a vario titolo impegnati nel settore anti-tratta. Nel complesso, quindi, un campione rappresentativo degli enti attualmente attivi sul territorio nazionale...

   Primo Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento

Si celebra oggi l’ottava Giornata europea contro la Tratta di esseri umani. In questa occasione, "Soleterre onlus" pubblica un Rapporto sulla tratta dei migranti in Messico, per sensibilizzare l’Italia sulle continue violazioni dei loro diritti umani. Soleterre denuncia soprattutto la grave situazione dei minori: si parla di 20 mila bambini vittime di tratta ogni anno. In Messico, è la denuncia, i piccoli migranti sono ad alto rischio. Francesca Sabatinelli ha intervistato Valentina Valfrè, coordinatrice del Rapporto

 
l'intervista da Radio Vaticana: Giornata europea contro la tratta di esseri umani. La drammatica realtà del Messico (mp3)


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Un fenomeno sempre più complesso dal punto di vista delle tipologie di persone e di target, delle etnie, delle età e delle provenienze geografiche. Ma anche in riferimento alle organizzazioni criminali, ai settori produttivi e sociali coinvolti, ai luoghi dello sfruttamento. È così che si presentano la tratta e il grave sfruttamento in “Punto e a capo sulla tratta. 1° Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento”

  CNCA: La tratta e il grave sfruttamento si "normalizzano"

«La tratta degli esseri umani è come il narcotraffico, gli uomini sono trattati come la cocaina. Ma le norme internazionali non ci consentono di colpire nello stesso modo i criminali che si arricchiscono su questi traffici, che sono di una gravità inaudita. Bambini che rischiano la vita per trovare una terra di speranza e criminali che mettono a rischio la loro vita». Le denuncia è del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho: tre giorni fa ha condotto l’operazione "Never more" permettendo nello stesso tempo di salvare 226 migranti su un barcone che stava affondando e di bloccare in acque internazionali la "nave madre" con 17 trafficanti. «Per intervenire – spiega – abbiamo dovuto interpretare la Convenzione Onu di Palermo. Ma ci vuole certezza. Dopo la nostra operazione, infatti, molti mi domandano: fino a dove si può intervenire?».

  Antonio Maria Mira: «La tratta di uomini va combattuta come il narcotraffico»

L'indagine è stata presentata oggi a Roma, in occasione della Giornata europea contro la tratta di persone. Secondo i dati ufficiali disponibili, dal 2000 al 2012, oltre 65.000 persone hanno ricevuto informazioni, consulenze, accompagnamenti socio-sanitari, 21.378 hanno deciso di partecipare a un programma di protezione. L'appello di don Francesco Soddu (direttore Caritas Italiana): il Governo s'impegni "in maniera diretta, efficace, coerente e continuativa"

  Daniele Rocchi - Michela Mosconi: Tratta e sfruttamento: in Italia manca una strategia di contrasto

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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO

HOREB n. 65 - 2/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

È sempre bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si sente libero di esplorare le cose che lo circondano. 

Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel. Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso, cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza. 

Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura umanamente e spiritualmente. 

Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi, evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino. 

Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8). 

Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e l’esperienza di Dio. 

E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere, ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo comincia veramente a vivere. ...


Questo l'incipit dell'Editoriale di Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.



   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto

I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013


Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre

Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00

IL SANGUE DEI MARTIRI

SEME DI NUOVI CRISTIANI

   Programma (pdf)

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  Beati coloro che...
  La vera gioia...
  "Permesso" "scusa" "grazie"...
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  Guai a voi...
  Una Chiesa che si chiude...
  Si educa molto...
  Partono i discepoli...


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15 ottobre - memoria liturgica di Santa Teresa d'Avila

  SANTA TERESA D'AVILA (video)

  La cosa più importante è...
  Certo bisogna imparare a pregare...
  La preghiera non è...

  Nada te turbe - Taizè (video)

  Nada te turbe - Giuni Russo (video)

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  SANT'IGNAZIO DI ANTIOCHIA (video)

17 ottobre
memoria liturgica di Sant'Ignazio di Antiochia

 
Dovete formare un solo coro...
  Non si tratta solo...


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  SAN LUCA EVANGELISTA (video)


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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Non vi rendete conto che è conveniente per voi
che un solo uomo muoia
per il popolo e non vada
in rovina l’intera nazione?"
(Giovanni 11,50)


  Gianfranco Ravasi:    Il “caso Gesù” e la sua condanna


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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 17,11-19

Gesù attraversa in mezzo la Samaria e la Galilea, regioni disprezzate dai "puri" abitanti della Giudea, (ritenute immondi covi di eretici, lontani dalla purezza dell'ortodossia religiosa) perché non c'è nessun fratello -peccatore o eretico- che Egli non voglia abbracciare e condurre con lui nel suo viaggio verso Gerusalemme dove, dall'alto della croce, mostrerà al mondo intero fino a che punto il Padre ama i suoi figli.
Amore che avvolge e "purifica" tutti, nessuno escluso, perché nessuno può ritenersi puro e tutti siamo bisognosi della misericordia del Signore. Di questo sono figura i 10 lebbrosi (10 è il numero che simboleggia la totalità, la compiutezza), l'umanità intera che, "immersa nell'ombra della morte" (Lc 1,79), grida al Signore della vita la sua indegnità, il suo peccato, il bisogno di essere purificata per tornare a vivere, poter stare davanti a Lui e"servirlo senza timore in santità e giustizia per tutti i giorni" (Lc 1,74-75).
...


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Omelia di don Angelo Casati nella 28ª Domenica del Tempo Ordinario


Omelia di don Angelo Casati 
nella 28ª Domenica del Tempo Ordinario

Anno C - 13 ottobre 2013


2 Re 5,14-17 2 
Sal 97,1-
Tm 2,8-13 
Lc 17,11-19


"C'è la fede dei nove, una fede che guarisce sì dalla lebbra, ma non salva.
E c'è la fede di questo samaritano, di questo straniero, l'unico che ritorna -sembra di vederlo- "lodando Dio a gran voce", fede che guarisce sì dalla lebbra, ma soprattutto salva: a lui, a lui solo è detto: "la tua fede ti ha salvato".
E il discorso, voi lo capite, viene subito a me: la mia è una fede che salva, oppure è una fede che modifica qualcosa fuori, ma in profondità non salva?
Potrebbe anche la mia essere la fede di quei nove?
Come era la fede dei "nove che non ritornarono"?
Una fede dominata dalla legge; si muove entro l'arco, piuttosto rigido, delle cose prescritte.
Era prescritto presentarsi ai sacerdoti. Ci vanno.
E' la religione del "io ti do, tu mi dai".
Tu mi dai la guarigione, io ti do un'offerta, quella prescritta. E così siamo a posto.
Una norma fredda che spegne il cuore.
Guardate invece il samaritano, l'uomo straniero, straniero ai calcoli. Lo conduce il cuore, fa le cose che non sono scritte, parla ad alta voce per strada.
Capisce che il problema non è dare qualcosa, ma dare se stesso.
E' l'uomo che esplode con la sua spontaneità, con la sua dolcezza, con la sua passione. E' l'uomo "salvo dentro".
....

  omelia di don Angelo nella 28ª Domenica del Tempo Ordinario



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Vangelo di Luca 17,11-19 - Riflessione del Card. Gianfranco Ravasi


Vangelo di Luca 17,11-19 

Riflessione del Card. Gianfranco Ravasi
13 ottobre 2013

Il Card. Ravasi inizia la sua riflessione presentando la figura di Cristo con le parole di uno scrittore ateo, ma particolarmente tormentato dalle grandi domande, uno scrittore francese di cui celebriamo quest'anno il centenario della nascita, Albert Camus, che definiscono la figura di Cristo come egli la intuiva:
"Cristo è venuto a risolvere due problemi principali, il male e la morte, che sono appunto i problemi degli uomini in rivolta. La sua soluzione è consistita innanzi tutto nell'assumerli in sé. Anche il dio uomo soffre, con pazienza. Né male né morte gli sono più assolutamente imputabili, poiché è straziato e muore. La notte del Golgotha ha tanta importanza nella storia degli uomini soltanto perché in quelle tenebre la divinità, abbandonando ostensibilmente i suoi privilegi tradizionali, ha vissuto fino in fondo, disperazione compresa, l'angoscia della morte. Si spiega così il e il dubbio tremendo di Cristo in agonia. L'agonia sarebbe lieve se fosse sostenuta dall'eterna speranza. Per essere uomo, il dio deve disperare." 
Queste parole, abbastanze dure, rappresentano con intensità il Dio veramente uomo.
E questo Dio-uomo noi lo vediamo ....

  LA RIFLESSIONE INTEGRALE (video)


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12 ottobre Preghiera Mariana con la Madonna di Fatima, recita della ”Via Matris” e la catechesi del Papa.


Arriverà oggi pomeriggio, alle 14, e già domani sera farà ritorno "a casa". Il primo a renderle omaggio, lungo il percorso dall’eliporto vaticano a Santa Marta, dove sarà accolta da Francesco, sarà il papa emerito Benedetto XVI. Quindi, alle 16, giungerà in processione in piazza San Pietro, a caratterizzare «in modo del tutto particolare» le giornate mariane che, oggi e domani, arrivano quasi a chiusura dell’Anno della fede.
Parliamo della statua originale della Madonna di Fatima, che «solo per eventi del tutto eccezionali e straordinari – ha spiegato ieri l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, presentando alla stampa la "Giornata mariana" – lascia il Santuario» portoghese, meta ogni anno di milioni di pellegrini (l’ultima volta era accaduto nel Grande Giubileo dell’Anno 2000, quando Giovanni Paolo II il 13 maggio compì l’Atto di affidamento). «Nella Lettera apostolica Porta fidei – ha ricordato il presule citando il documento d’indizione dell’Anno della fede, con la quale si indiceva l’Anno della fede – Benedetto XVI poneva in primo luogo la figura di Maria come icona insuperabile della fede in Gesù». In forza di questo, dunque, «non poteva mancare durante l’Anno della fede, un evento da dedicare alla pietà mariana».
La scelta della Giornata mariana, ha poi spiegato Fisichella, «è stata intenzionalmente voluta il 13 ottobre», data in cui avvenne «l’ultima apparizione della Vergine ai pastorelli Giacinta, Francesco e Lucia nel 1917». ...

  In preghiera uniti a Maria

In preghiera di fronte alla Madonna di Fatima. È ciò che faranno Papa Francesco e la folla attesa oggi pomeriggio in Piazza S. Pietro, quando la “Giornata mariana” – organizzata per l’Anno della Fede – vivrà dalle 17 uno dei momenti spiritualmente più intensi, con la catechesi del Papa. Al termine, la statua della Vergine verrà portata al Santuario romano del Divino Amore per la recita del Rosario, in collegamento con i Santuari mariani nel mondo, quindi tornerà domattina in Piazza S. Pietro per la Messa presieduta dal Pontefice alle 10.30. In questi sette mesi, Papa Francesco ha mostrato in molte occasioni le sua profonda devozione a Maria. Lo conferma l’arcivescovo José Rodriguez Carballo, segretario del dicastero della Vita Consacrata...

  il cuore di Papa Francesco è di Maria

  il libretto per la celebrazione PREGHIERA MARIANA CON IL SANTO PADRE FRANCESCO PIAZZA SAN PIETRO, 12 OTTOBRE 2013

Dalle ore 16.45 sarà accolta la statua della Madonna di Fatima in piazza s. Pietro, seguirà recita della ”Via Matris” e la catechesi del papa. A questo link sarà possibile seguire l’evento in diretta

Vedi anche il nostro precedente post:
  • La statua originale della Vergine di Fatima a Roma il 12 e 13 ottobre per la “Giornata Mariana”


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13 ottobre 2013 - Atto di Affidamento alla Beata Vergine Maria di Fatima - testo e video


Al termine della Santa Messa celebrata sul sagrato della Basilica Vaticana, per la “Giornata Mariana” in occasione dell’Anno della fede, Papa Francesco ha compiuto l’Atto di Affidamento alla Beata Vergine Maria di Fatima, recitando la preghiera che riportiamo di seguito:

Beata Maria Vergine di Fatima,
con rinnovata gratitudine per la tua presenza materna uniamo la nostra voce a quella di tutte le generazioni che ti dicono beata.
Celebriamo in te le grandi opere di Dio, che mai si stanca di chinarsi con misericordia sull’umanità, afflitta dal male e ferita dal peccato, per guarirla e per salvarla.
Accogli con benevolenza di Madre l’atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia, dinanzi a questa tua immagine a noi tanto cara.
Siamo certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi e che nulla ti è estraneo di tutto ciò che abita nei nostri cuori. 
Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso.
Custodisci la nostra vita fra le tue braccia: benedici e rafforza ogni desiderio di bene; ravviva e alimenta la fede; sostieni e illumina la speranza; suscita e anima la carità; guida tutti noi nel cammino della santità. 
Insegnaci il tuo stesso amore di predilezione per i piccoli e i poveri, per gli esclusi e i sofferenti, per i peccatori e gli smarriti di cuore: raduna tutti sotto la tua protezione e tutti consegna al tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù.
Amen.

  video


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Pregare per lasciarci illuminare da Dio, l’amante, l’amato! di Alberto Neglia, ocarm


Pregare per lasciarci illuminare da Dio,
l’amante, l’amato! 
L’esperienza dell’ascolto di Dio, 
per lasciarci visitare e toccare da Dio.  
 Evento creativo  ...


di Alberto Neglia, ocarm

Estratto dell'incontro del 16 ottobre 2013 - 
I Mercoledì della Spiritualità 2013 - 
"La spiritualità cristiana: la preghiera"

«Dobbiamo restare nella preghiera, il più a lungo possibile, affinché la sua forza invincibile penetri in noi e ci renda capaci di resistere a ogni influenza distruttiva. Quando dentro di noi sorgerà questa forza, rifulgerà in noi la gioia della speranza nella vittoria definitiva. 

La preghiera ridesterà in noi quell’alito divino che “Dio ha soffiato in Adamo” e grazie a cui “Adamo è divenuto un essere vivente” (Gen 2,7). Il nostro spirito, da essa rigenerato, inizia a meravigliarsi del grande mistero dell’Essere. E un entusiasmo particolare per questo potente flusso ci pervade la mente: “L’Essere! Che mistero stupendo… Come è possibile?... Dio è meraviglioso, e meravigliosa è la sua creazione”. Sperimentiamo il senso delle parole di Cristo: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Abbondanza! Ed è così in verità».(ARCHIMANDRITA SOFRONIO, La preghiera un’opera infinita).

  video


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 CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni


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Messaggio dei Vescovi di Sicilia ai fedeli e agli uomini di buona volontà all'indomani della tragedia di Lampedusa


Messaggio dei Vescovi di Sicilia 
ai fedeli e agli uomini di buona volontà
all’indomani della tragedia di Lampedusa

Riuniti per la consueta sessione autunnale a Siracusa nel 60° anniversario della lacrimazione della Beata Vergine Maria, noi, Vescovi di Sicilia, abbiamo trattato i temi concernenti la vita delle nostre Chiese. Da un lato, abbiamo avuto presente la catastrofe sconvolgente dei naufraghi nelle acque di Lampedusa e, dall’altro, i giovani che abbiamo incontrato in un’esperienza di fraternità e di comunione. In questa città è stato immediato riandare con la memoria all’apostolo Paolo, qui approdato da Malta e rimasto per tre giorni (cfr At 28,11-12), e rivivere con lui, attraverso il racconto del libro degli Atti degli Apostoli, la forte tensione drammatica delle sciagure in mare con gravissimi e ripetuti rischi per la vita. Ci siamo lasciati interrogare dalle migliaia di persone morte nel nostro mare Mediterraneo, provocati dai gesti e dalle parole di Papa Francesco nel corso della sua visita a Lampedusa dell'8 luglio scorso. Il Papa continua a riproporci l’interrogativo: “Dov’è tuo fratello?” e torna a metterci in guardia dalla “globalizzazione dell’indifferenza che ci rende tutti «innominati», responsabili senza nome e senza volto”. E di fronte a tanti morti non ci siamo sottratti alla nostra responsabilità pastorale per rivolgere una parola accorata ai fedeli e alle persone di buona volontà. 
Questi morti, e le migliaia che negli anni sono stati travolti in queste acque, chiedono verità, giustizia e solidarietà. È ora di abbandonare l’ipocrisia di chi continua a pensare che il fenomeno migratorio sia un’emergenza che si auspica ancora di breve durata. La consapevolezza che spregiudicati criminali speculano sul dolore di persone in fuga dalle persecuzioni e dalle guerre non può far pagare a questi ultimi la malvagità dei mercanti di morte. Il grido di aiuto e la domanda di soccorso non possono lasciare freddi o indifferenti noi e quanti, per cultura e per sensibilità, sentiamo forte a partire dal Vangelo il senso dell’accoglienza e del dialogo...

  Messaggio dei Vescovi di Sicilia ai fedeli e agli uomini di buona volontà all'indomani della tragedia di Lampedusa


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Maria, le donne, la Chiesa e Papa Francesco - prima parte


VERGOGNA!
di Enzo Bianchi

Ogni giorno incontrando uomini e donne, cittadini del nostro paese, subito dopo il saluto accolgo da loro le manifestazioni di sofferenza e di fatica nel loro mestiere di vivere quotidiano. Questo malessere e questa sofferenza si sono accentuati vertiginosamente negli ultimi anni, e di volta in volta emergono quale indignazione, protesta, rabbia, domanda su come e dove siamo finiti. 
Raramente si manifesta un sentimento che invece in me sovrasta tutte le altre reazioni: la vergogna. Sì, io provo vergogna, la provo come uomo, e può darsi che la mia fede cristiana accentui questo sentimento, ma io la vivo semplicemente in quanto uomo. E così “vergogna!” è quasi una litania che spontaneamente nasce dal mio cuore e a volte diventa anche esclamazione verbale in mezzo agli altri...
Ma oggi questo sentimento presenta molti segni di scomparsa: ci si vergogna di vergognarsi, e quindi si enfatizza proprio l’apparire, l’esibirsi, l’essere più presenti e l’accrescere la notorietà. Sicché anche il pudore, che coinvolge la responsabilità personale e agisce come segnale e freno onde evitare la vergogna, sembra venire a mancare.
Ultimamente più volte in interventi pubblici, orali o scritti, ho gridato semplicemente: “Vergogna! Vergogna!”, e confesso che ho trasalito quando ho sentito questo grido sulla bocca di papa Francesco, raggiunto dalla notizia della nuova strage nel nostro Mediterraneo: centinaia di stranieri bruciati e affogati prima di raggiungere le nostre spiagge di Lampedusa. Vergogna! Come cittadino italiano, come appartenente all’Europa, mi vergogno, perché io sono responsabile della loro morte; perché ormai i morti nel Mediterraneo, ai quali ho dedicato già sette anni fa un libro sull’accoglienza degli stranieri, sono più di 20.000, e questa ecatombe continua… Vergogna perché continua a essere in vigore una legge che dichiara reato la clandestinità anche nel caso non sia stato commesso nessun crimine, e che addirittura ostacola i soccorsi dichiarandoli favoreggiamento: così gli immigrati vengono trattati come spazzatura e scarto da respingere e buttare a mare. Vergogna per l’ipocrisia dei nostri governanti che, invece di assumersi le dovute responsabilità, conferite loro da noi cittadini che li abbiamo eletti perché governino con discernimento e giustizia, celebrano solo con retorica la loro omertà e la loro incapacità. Vergogna per il cinismo che abbiamo lasciato crescere, anche quando si manifestava nella forma di un razzismo indegno di un paese che ha conosciuto l’emigrazione e il disprezzo verso i suoi emigranti. Papa Francesco era andato a Lampedusa e aveva innalzato il suo grido, ma sono passati ormai tre mesi e nulla è cambiato. E noi con un “rifugiato” ogni mille abitanti, mentre in Svezia sono 9, in Germania 7, nei Paesi Bassi 4,5 – come fa notare sempre con passione civile Gian Antonio Stella –, vorremmo praticare addirittura i respingimenti, in violazione della Convenzione di Ginevra del 1951 e della stessa nostra Costituzione. Passeranno pochi anni e, finita questa emergenza, si istituirà “una giornata della memoria” per queste vittime e ci si chiederà: dov’eravamo noi italiani e i nostri governanti?...
E a questa vergogna occorre aggiungere l’altra vergogna per la situazione che viviamo a livello politico nel nostro paese...
Sì, come uomo e come cittadino provo vergogna! 

  Vergogna! di Enzo Bianchi


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Maria, le donne, la Chiesa e Papa Francesco - seconda parte


Più volte negli ultimi tempi papa Francesco ha accennato al tema della donna e al suo ruolo nella società e nella Chiesa, e ci ha fatto venire una gran voglia di avere da lui una riflessione organica che approfondisca gli spunti di grande interesse di cui ci ha dato qualche assaggio, ancora ieri nell’udienza concessa ai partecipanti al seminario promosso dal Pontificio Consiglio per i laici in occasione del XXV anniversario della Mulieris dignitatem. 
Riprendendo l’espressione di Giovanni Paolo II, che nella sua lettera apostolica scrisse che Dio affida in modo speciale l’essere umano alla donna, papa Francesco ha toccato il tema della maternità, dono e responsabilità della donna in ordine a tutta l’umanità. Certamente la maternità è l’esperienza in cui quasi si raccoglie in sintesi il vissuto femminile: dono di sé e responsabilità, amore e dolore, affetto e distacco... Ed è talmente profonda l’esperienza della maternità, inscritta nel cuore, nella carne, nell’anima di una donna, che non può essere ridotta a fatto biologico.
Ma, come fa notare il Papa, è esperienza che pone il suo sigillo sull’identità tutta della donna, di ogni donna, che dalla maternità riceve e nella maternità impara quei tratti di tenerezza, di mitezza, di accoglienza, di misericordia che sono un tesoro prezioso per tutti coloro che le vivono accanto, per la società di cui è parte, per l’umanità che più che mai ha bisogno di tenerezza e di misericordia. 
È un dono di cui ha grande bisogno anche la Chiesa. Il Papa ha ricordato che la Chiesa è femminile: «A me piace anche pensare che la Chiesa non è "il" Chiesa, è "la" Chiesa. La Chiesa è donna, è madre». Sempre più ci rendiamo conto che portare il Vangelo nel mondo chiede alla Chiesa di vivere in pieno la sua maternità. 
Ma come potrà farlo senza la presenza delle donne? Donne che partecipino alla sua vita con la responsabilità, con la possibilità di assumere decisioni, con il compito di portare nella comunità cristiana uno stile di accoglienza, di calore, di attenzione alle persone e non solo ai programmi, alle iniziative, alle organizzazioni? Certo, qualcuno potrà obiettare che la presenza delle donne nella comunità cristiana è consistente, ma solo in compiti che non giungono a dare un’impronta materna allo stile di relazione della Chiesa...

  L’impronta materna

Guardando a Maria, vediamo che "Dio ci sorprende, ci chiede fedeltà ed è la nostra forza". Lo ha sottolineato Papa Francesco, nell'omelia della messa celebrata in Piazza San Pietro in occasione della Giornata Mariana inserita nell'Anno della Fede. Davanti a più di centomila fedeli venuti da tutto il mondo, il Papa ha ricordato la meraviglia di Maria, davanti all'annuncio dell'Angelo, e la sua fiducia in Dio.

  video

Guarda anche i nostri post precedenti:

  • 13 ottobre 2013 - Atto di Affidamento alla Beata Vergine Maria di Fatima - testo e video
  • 13 Ottobre Giornata Mariana - Le domande di Papa Francesco - testo integrale e video dell'Omelia

Giovanni Paolo II, il Papa salvato da Maria. Benedetto XVI, il Papa che si è sempre affidato alla Madonna. Papa Francesco, il Papa che sin da subito ha pregato Maria. Gli ultimi tre pontificati sono stati caratterizzati da una forte impronta mariana.
Giovanni Paolo II volle che il suo atto di devozione a Maria fosse presente anche nel suo stemma papale e nel suo motto, Totus tuus, un atto di consacrazione alla Vergine. È un Papa salvato da Maria...
Si dice Fatima, e subito si pensa a Giovanni Paolo II, alla circostanza incredibile dell’attentato da lui subito, avvenuto nello stesso giorno e nella stessa ora in cui Maria apparve ai tre pastorelli in Portogallo. Eppure, l’immagine del pontificato diBenedetto XVI che lo riassume nella maniera più bella e profonda e proprio quella del Papa inginocchiato in preghiera a Fatima, recitare la preghiera composta per i sacerdoti. È il 2010, anno sacerdotale proclamato da Benedetto XVI. Ma soprattutto è l’annus horribilis della Chiesa...
Un Anno della Fede che Benedetto XVI ha iniziato, ma chePapa Francesco terminerà. Da cardinale, amava andare nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, a pregare la Madonna. Ci va nel suo primo giorno da Papa, ci torna appena tornato dalla Gmg di Rio de Janeiro. Ma c’è un’immagine della Madonna che è particolarmente cara a Papa Francesco: quella di Maria che scioglie i nodi...

  Gli ultimi tre grandi Papi in ginocchio per Maria

Profondo è, dunque, il rapporto di Papa Francesco con la Vergine Maria come testimoniano i tanti gesti compiuti fin dall’inizio del suo Pontificato. Inoltre ieri, 13 ottobre, è stato il settimo mese della sua elezione al Soglio di Pietro. A parlare del legame del Papa con la Madonna è il rettore della cattedrale di Buenos Aires, padre Alejandro Russo, che per anni è stato al fianco di Jorge Mario Bergoglio.

  Il Papa e Maria. Il rettore della Cattedrale di Buenos Aires: Pontificato ricco di gesti mariani

Guarda anche alcuni dei nostri precedenti post sulla tematica:

  • Donne e Chiesa - Quella “chiesa rosa” nel Concilio - Donne: figlie di un dio minore?
  • Papa Francesco, le donne e la Chiesa
  • "Donne innamorate di Dio" di Gianfranco Ravasi
  • DONNE CARDINALI? utopia o futuro possibile?


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La dimensione mariana del magistero e della vita di Bergoglio hanno fatto vibrare di una potente luce di grazia l'Affidamento di tutta lumanità al Cuore Immacolato di Maria, domenica 13 ottobre

  Giuseppe Buono: Francesco, un Papa tutto mariano

Vorrei esprimere il mio ringraziamento nei confronti dell’Associazione cattolica per il Diritto a decidere di El Salvador per avermi invitato a pronunciare questo intervento in occasione dell’inaugurazione della Scuola di Teologia femminista, il cui programma si svolgerà da luglio a dicembre del 2013 intorno a tre nuclei fondamentali: Storia della Teologia femminista; Diritti umani delle donne: un impegno etico e teologico; Sessualità e corporalità.

 
Juan Josè Tamayo: La ribellione delle eterne dimenticate

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IL PRIMATO DELLA COSCIENZA di Enzo Bianchi


JESUS, ottobre 2013
Caro Diogneto - 58
Rubrica di ENZO BIANCHI

IL PRIMATO DELLA COSCIENZA

Nella lettera aperta di risposta a Eugenio Scalfari, papa Francesco ha affermato:“La questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire a essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire”. Parole che hanno suscitato qua e là sorpresa, come fossero una novità nel pensiero cristiano. Invero, così il Vaticano II raccoglie esplicita la consapevolezza ecclesiale: “La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo” (GS 16). Affermazioni approfondite e ribadite da allora in diverse occasioni anche dal magistero papale.
La coscienza è la voce di Dio in ogni essere umano creato a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26-27),capax boni et capax mali. Sicché per ogni persona il criterio ultimo e definitivo del proprio pensare, parlare e agire scaturisce dalla coscienza. Ma se la coscienza fosse erronea? ...

  IL PRIMATO DELLA COSCIENZA



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Non è stato solo un grande discorso alla chiesa. Le parole pronunciate da Papa Francesco il 4 ottobre ad Assisi riguardano tutti, credenti o non credenti. E in particolare tutti coloro che cercano sinceramente la via di uscita dalla crisi che ci sta soffocando. Le indicazioni che emergono dall’incontro tra i due Francesco sono tanto concrete quanto impegnative. E per questo vale la pena di non sprecarle. Eccone alcune.

 
Flavio Lotti: Le ricette di Papa Francesco

Caro fratello vescovo mons. Marcianò,
è di oggi la notizia della sua nomina a nuovo Ordinario Militare. Non ce la faccio a congratularmi con lei, perché considero una sconfitta per un cristiano entrare nei ranghi delle forze armate e per di più entrarci attraverso la porta della Chiesa. Al suo predecessore, mons. Pelvi, avevo scritto alcune lettere per aprire un dialogo sul senso evangelico dei cappellani militari, ma è stato sempre un monologo: non ho mai ricevuto risposta. Mi auguro miglior fortuna con lei.

 
Antonio Lombardi: Lettera aperta al nuovo Ordinario Militare

Il primato della testimonianza, l'urgenza dell'andare incontro, un progetto pastorale centrato sull'essenziale. Le parole del Papa ai partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione

 
Annachiara Valle: La Fede ha bisogno di testimonianza

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Monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, potrebbe succedere presto al cardinale Paolo Romeo alla guida dell'Arcidiocesi di Palermo. È quando emergerebbe da fonti vaticane...

  Montenegro potrebbe subentrare a Romeo

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 FRANCESCO
 


     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 13 ottobre 2013

    Omelia - 13 ottobre 2013: Santa Messa in occasione della Giornata Mariana

   Discorso - Ai partecipanti al Seminario promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici in occasione del XXV anniversario della Mulieris Dignitatem (12 ottobre 2013)

    Discorso - Preghiera Mariana in occasione dell'Anno della Fede (12 ottobre 2013)

   Discorso - Ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (14 ottobre 2013) 

    Discorso - Ai Superiori ed Officiali della Segreteria di Stato in occasione del saluto al Cardinale Tarcisio Bertone, e della presa di possesso del nuovo Segretario di Stato, S.E. Mons. Pietro Parolin (15 ottobre 2013)

    Discorso - Ai Membri della Commissione Internazionale per le traduzioni del Messale in lingua inglese (ICEL) in occasione del 50° anniversario della creazione della Commissione (18 ottobre 2013)

    Udienza - 16 ottobre 2013

    Messaggio per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2013 (16 ottobre 2013)



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12/10/2013:

  Abbi pietà Signore!...


14/10/2013:

  Cari giovani...


17/10/2013:

  La nostra preghiera...


18/10/2013:

  Non ci rassegnamo...



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13 Ottobre Giornata Mariana - Le domande di Papa Francesco - testo integrale e video dell'Omelia



SANTA MESSA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MARIANA NELL'ANNO DELLA FEDE

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San Pietro
Domenica, 13 ottobre 2013

Nel Salmo abbiamo recitato: “Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie” (Sal 97,1).
Oggi siamo di fronte ad una delle meraviglie del Signore: Maria! Una creatura umile e debole come noi, scelta per essere Madre di Dio, Madre del suo Creatore.
Proprio guardando a Maria, alla luce delle Letture che abbiamo ascoltato, vorrei riflettere con voi su tre realtà: prima, Dio ci sorprende; seconda, Dio ci chiede fedeltà; terza, Dio è la nostra forza.
1. La prima: Dio ci sorprende... 
Ecco, Dio ci sorprende; è proprio nella povertà, nella debolezza, nell’umiltà che si manifesta e ci dona il suo amore che ci salva, ci guarisce, ci dà forza. Chiede solo che seguiamo la sua parola e ci fidiamo di Lui.
Questa è l’esperienza della Vergine Maria: davanti all’annuncio dell’Angelo, non nasconde la sua meraviglia. ...
Oggi chiediamoci tutti se abbiamo paura di quello che Dio potrebbe chiederci o di quello che ci chiede. Mi lascio sorprendere da Dio, come ha fatto Maria, o mi chiudo nelle mie sicurezze, sicurezze materiali, sicurezze intellettuali, sicurezze ideologiche, sicurezze dei miei progetti? Lascio veramente entrare Dio nella mia vita? Come gli rispondo?
2. ... Ecco il secondo punto: ricordarsi sempre di Cristo, la memoria di Gesù Cristo, e questo è perseverare nella fede; Dio ci sorprende con il suo amore, ma chiede fedeltà nel seguirlo. Noi possiamo diventare “non fedeli”, ma Lui non può, Lui è “il fedele” e chiede da noi la stessa fedeltà. ...
Maria ha detto il suo “sì” a Dio, un “sì” che ha sconvolto la sua umile esistenza di Nazaret, ma non è stato l’unico, anzi è stato solo il primo di tanti “sì” pronunciati nel suo cuore nei suoi momenti gioiosi, come pure in quelli di dolore, tanti “sì” culminati in quello sotto la Croce. ...
E io mi domando: sono un cristiano “a singhiozzo”, o sono un cristiano sempre? ...
3. L’ultimo punto: Dio è la nostra forza...
Guardiamo Maria: dopo l’Annunciazione, il primo gesto che compie è di carità verso l’anziana parente Elisabetta; e le prime parole che pronuncia sono: “L’anima mia magnifica il Signore”, cioè un canto di lode e di ringraziamento a Dio non solo per quello che ha operato in lei, ma per la sua azione in tutta la storia della salvezza. Tutto è suo dono. Se noi possiamo capire che tutto è dono di Dio, quanta felicità nel nostro cuore! Tutto è suo dono. Lui è la nostra forza! Dire grazie è così facile, eppure così difficile!... 
Quante volte diciamo “grazie” in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio...

  il testo integrale dell'Omelia

  video


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 16 ottobre 2013 - testo e video 



Piazza San Pietro
Mercoledì, 16 ottobre 2013


Cari fratelli e sorelle, buongiorno! 
Quando recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.
Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uomini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Vangelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli Apostoli.
Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.
...
Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.

 
testo integrale della catechesi di Papa Francesco

  video della catechesi del Papa

Lungo e affettuoso, come sempre, il contatto cercato dal Papa con la gente, prima e dopo l'udienza.
Proponiamo anche il video completo dell'incontro odierno con l'abbraccio ai fedeli...

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Vogliamo seguire la sindrome di Giona o il segno di Giona? - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
14 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
chiamati alla misericordia

C'è una grave malattia che minaccia oggi i cristiani: la «sindrome di Giona», quella che fa sentire perfetti e puliti come appena usciti da una tintoria, al contrario di quelli che giudichiamo peccatori e dunque condannati ad arrangiarsi da soli, senza il nostro aiuto. Gesù invece ricorda che per salvarci è necessario seguire «il segno di Giona», cioè la misericordia del Signore. È questo in sostanza il senso della riflessione proposta da Papa Francesco durante la messa celebrata stamani, lunedì 14 ottobre, nella cappella di Santa Marta

Commentando le letture della liturgia, tratte dalla lettera di san Paolo ai Romani (1,1-7) e dal Vangelo di Luca (11. 29-32), il Pontefice ha iniziato proprio dal quella «parola forte» con la quale Gesù apostrofa un gruppo di persone chiamandole «generazione malvagia». È «una parola – ha notato – che quasi sembra un insulto: questa generazione è una generazione malvagia. È molto forte! Gesù tanto buono, tanto umile, tanto mite, ma dice questa parola». Tuttavia, ha spiegato il Pontefice, egli non si riferiva certo alla gente che lo seguiva; si riferiva piuttosto ai dottori della legge, a quelli che cercavano di metterlo alla prova, di farlo cadere in trappola. Era tutta gente che gli chiedeva dei segni, delle prove. E Gesù risponde che l'unico segno che sarà dato loro sarà «il segno di Giona».
Ma qual è il segno di Giona? «La settimana scorsa – ha ricordato il Papa – la liturgia ci ha fatto riflettere su Giona. E ora Gesù promette il segno di Giona». Prima di spiegare questo segno, Papa Francesco ha invitato a riflettere su un altro particolare che si evince dalla narrazione evangelica: la «sindrome di Giona», quella che il profeta aveva nel suo cuore.
...
Dunque «la sindrome di Giona colpisce quelli che hanno fiducia solo nella loro giustizia personale, nelle loro opere». E quando Gesù dice «questa generazione malvagia», si riferisce «a tutti quelli che hanno in sé la sindrome di Giona». Ma c'è di più: «La sindrome di Giona – ha affermato il Papa – ci porta all'ipocrisia, a quella sufficienza che crediamo di raggiungere perché siamo cristiani puliti, perfetti, perché compiamo queste opere osserviamo i comandamenti, tutto. Una grossa malattia, la sindrome di Giona!». Mentre «il segno di Giona» è «la misericordia di Dio in Gesù Cristo morto e risorto per noi, per la nostra salvezza».
«Ci sono due parole nella prima lettura – ha aggiunto – che si collegano con questo. Paolo dice di se stesso che è apostolo, non perché ha studiato, ma è apostolo per chiamata. E ai cristiani dice: siete voi chiamati da Gesù Cristo. Il segno di Giona ci chiama». La liturgia odierna, ha concluso il Pontefice, ci aiuti a capire e a fare una scelta: «Vogliamo seguire la sindrome di Giona o il segno di Giona?».

  La sindrome di Giona

  video


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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
15 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
“La strada del Signore è amare Dio e il prossimo”

Ipocrisia e idolatria «sono peccati grossi» che hanno origini storiche, ma che ancora oggi si ripetono con frequenza, anche fra i cristiani. Superarli «è tanto difficile»: per farlo «abbiamo bisogno della grazia di Dio». È la riflessione suggerita a Papa Francesco dalle letture della messa celebrata questa mattina, martedì 15 ottobre, nella cappella di Santa Marta.

«Il Signore – ha esordito – ci ha detto che il primo comandamento è adorare Dio, amare Dio. Il secondo è amare il prossimo come se stesso. La liturgia oggi ci parla di due vizi contro questi comandamenti», che in realtà, ha notato, è uno solo: amare Dio e il prossimo. E i vizi di cui si parla effettivamente «sono peccati grossi: l'idolatria e l'ipocrisia». L'apostolo Paolo, ha notato il Pontefice, non risparmia parole per descrivere l'idolatria. È «focoso», «forte» e dice: «l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà, perché l'idolatria è un'empietà, è una mancanza di pietas. È una mancanza di quel senso di adorare Dio che tutti noi abbiamo dentro. E l'ira di Dio si rivela contro ogni empietà, contro gli uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia». Essi soffocano la verità della fede, di quella fede «che ci è data in Gesù Cristo, nella quale si rivela la giustizia di Dio». È, ha proseguito il Papa, come un cammino da fede in fede «come diceva spesso Giovanni: grazia su grazia, di fede in fede. Il cammino della fede». Ma tutti noi «abbiamo bisogno di adorare, perché abbiamo l'impronta di Dio dentro di noi» e «quando non adoriamo Dio adoriamo le creature» e questo è «il passaggio dalla fede all'idolatria». ...

Si potrebbe essere portati a pensare, ha avvertito il Papa, che si tratti di atteggiamenti del passato: «oggi nessuno di noi va per le strade ad adorare statue». Ma non è così perché «anche oggi – ha detto il Pontefice – ci sono tanti idoli e anche oggi ci sono tanti idolatri. Tanti che si credono sapienti, anche fra noi, fra i cristiani». E ha subito aggiunto: «Io non parlo di quelli che non sono cristiani; li rispetto. Ma fra noi parliamo in famiglia». Molti cristiani infatti «si credono sapienti, sanno tutto», ma alla fine «diventano stolti e cambiano la gloria di Dio, incorruttibile, con un'immagine: il proprio io», con le proprie idee, con la propria comodità. E non è una cosa d'altri tempi perché «anche oggi – ha evidenziato il Pontefice – per le strade ci sono gli idoli». ...

Gesù consiglia dunque di «non guardare le apparenze» ma di andare al cuore della verità: «il piatto è il piatto, ma è più importante quello che è dentro il piatto: il pasto. Ma se tu sei un vanitoso, se tu sei un un carrierista, se tu sei un un ambizioso, se tu sei una persona che sempre si vanta di se stesso o al quale piace vantarsi, perché ti credi perfetto, fa un po' d'elemosina e quella guarirà la tua ipocrisia».
«Ecco – ha concluso il Papa – la strada del Signore: adorare Dio, amare Dio sopra di tutto, e amare il prossimo. È tanto semplice, ma tanto difficile. Si può fare soltanto con la grazia. Chiediamo la grazia».

  Amore a Dio e al prossimo contro idolatria e ipocrisia

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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - La chiave che apre la porta alla fede è la preghiera - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
17 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
la Fede non è ideologia. Apriamoci agli altri.

Se un cristiano “diventa discepolo dell’ideologia, ha perso la fede”. E’ quanto sottolineato, stamani, da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Pontefice ha messo in guardia i cristiani da un atteggiamento da “chiave in tasca e porta chiusa” ed ha ribadito che quando non si prega si abbandona la fede e si cade nell’ideologia e nel moralismo.

“Guai a voi, dottori della legge, che avete portato via la chiave della conoscenza!”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia, muovendo dall’avvertimento di Gesù, di cui parla il Vangelo odierno. Il Papa ha attualizzato questo monito. “Quando andiamo per strada e ci troviamo davanti una chiesa chiusa – ha affermato – sentiamo qualcosa di strano”, perché “una chiesa chiusa non si capisce”. A volte, ha sottolineato, “ci dicono spiegazioni” che non sono tali: “sono pretesti, sono giustificazioni, ma la realtà è che la chiesa è chiusa e la gente che passa davanti non può entrare”. E, ancora peggio, “il Signore che è dentro non può uscire”. Oggi, ha detto il Papa, Gesù ci parla di questa “immagine della chiusura”, è “l’immagine di quei cristiani che hanno in mano la chiave, ma la portano via, non aprono la porta”. Anzi peggio, “si fermano sulla porta” e “non lasciano entrare”, e così facendo “neppure loro entrano”. La “mancanza di testimonianza cristiana – ha osservato – fa questo” e “quando quel cristiano è un prete, un vescovo o un Papa è peggio”. Ma, si chiede Papa Francesco, come succede che un “cristiano cade in questo atteggiamento di chiave in tasca e porta chiusa?”:
“La fede passa, per così dire, per un alambicco e diventa ideologia. E l’ideologia non convoca. Nelle ideologie non c’è Gesù: la sua tenerezza, amore, mitezza. E le ideologie sono rigide, sempre. Di ogni segno: rigide. E quando un cristiano diventa discepolo dell’ideologia, ha perso la fede: non è più discepolo di Gesù, è discepolo di questo atteggiamento di pensiero, di questo... E per questo Gesù dice loro: ‘Voi avete portato via la chiave della conoscenza’. La conoscenza di Gesù è trasformata in una conoscenza ideologica e anche moralistica, perché questi chiudevano la porta con tante prescrizioni”.
Gesù, ha proseguito il Papa, ce l’ha detto: “Voi caricate sulle spalle della gente tante cose; solo una è necessaria”. Questo è, dunque, il processo “spirituale, mentale” di chi vuole la chiave in tasca e la porta chiusa...
La chiave che apre la porta alla fede – ha aggiunto il Papa – è la preghiera”. E ha avvertito: “Quando un cristiano non prega, succede questo. E la sua testimonianza è una testimonianza superba”. Chi non prega è “un superbo, è un orgoglioso, è un sicuro di se stesso. Non è umile. Cerca la propria promozione”. Invece, ha affermato, “quando un cristiano prega, non si allontana dalla fede, parla con Gesù”. E, ha precisato, “dico pregare, non dico dire preghiere, perché questi dottori della legge dicevano tante preghiere” per farsi vedere. Gesù, invece, dice: “Quando tu preghi, va nella tua stanza e prega il Padre di nascosto, da cuore a cuore”. “Una cosa – ha detto ancora il Papa – è pregare e un’altra cosa è dire preghiere”... 

  Il Papa: “cristiani ideologici” sono malattia grave, chiudono la porta che conduce a Gesù

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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - fa bene pensare al tramonto - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
18 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
case di riposo per preti e suore, santuari di santità

Mosé, Giovanni Battista, San Paolo. Papa Francesco ha incentrato l’omelia di stamani nella Messa alla Casa Santa Marta su queste tre figure, sottolineando che a ognuno di loro non sono state risparmiate le angosce, ma il Signore mai li ha abbandonati. Pensando poi ai tanti preti e suore che vivono nelle case di riposo, hai invitato i fedeli a visitarli perché questi, ha detto, sono veri “santuari di santità e apostolicità”.

L’inizio della vita apostolica e il tramonto dell’Apostolo Paolo. Papa Francesco ha preso spunto dalle letture del giorno per soffermarsi su questi due estremi dell’esistenza del cristiano. All’inizio della vita apostolica, ha osservato commentando il Vangelo odierno, i discepoli erano “giovani” e “forti” e anche i “demoni se ne andavano davanti” alla “loro predicazione”. La Prima Lettura, ha proseguito, ci mostra invece San Paolo alla fine della sua vita. “E’ il tramonto dell’Apostolo”:
“L’Apostolo ha un inizio gioioso, entusiasta, entusiasta con Dio dentro, no? Ma anche non gli è risparmiato il tramonto. E a me fa bene pensare al tramontodell’Apostolo… Mi vengono in mente tre icone: Mosé, Giovanni Battista e Paolo. Mosé è quello che è capo del Popolo di Dio, coraggioso, lottava contro i nemici e anche lottava con Dio per salvare il popolo: forte! E alla fine è solo, sul Monte Nebo, guardando la terra promessa, ma spogliato dall'entrare lì. Non poteva entrare nella promessa. Giovanni Battista: negli ultimi tempi, non gli sono risparmiate le angosce”.
Giovanni Battista, ha proseguito il Papa, deve anche affrontare un’“angoscia dubbiosa che lo tormentava” e “finisce sotto il potere di un governante debole, ubriaco e corrotto, sotto il potere dell’invidia di un’adultera e del capriccio di una ballerina”. E anche l’Apostolo Paolo, nella Prima lettura, ci parla di quelli che lo hanno abbandonato, di chi gli ha procurato danni accanendosi contro la sua predicazione. Racconta che in tribunale nessuno lo ha assistito. Tutti lo hanno abbandonato. Però, dice San Paolo, “il Signore mi è stato vicino. Mi ha dato forza perché io potessi portare a compimento l’annunzio del Vangelo”...
Sento spesso, ha affermato, che “si fa un pellegrinaggio al Santuario della Madonna”, “di San Francesco, di San Benedetto”, “tanti pellegrinaggi”:
“Ma mi chiedo se noi cristiani abbiamo la voglia di fare una visita - che sarà un vero pellegrinaggio! - a questi santuari di santità e di apostolicità, che sono le case di riposo dei preti e delle suore? Uno di voi mi diceva, giorni fa, che quando andava in un Paese di missione, andava al cimitero e vedeva tutte le tombe dei vecchi missionari, preti e suore, lì da 50, 100, 200 anni, sconosciuti. E mi diceva: ‘Ma, tutti questi possono essere canonizzati, perché alla fine conta soltanto questa santità quotidiana, questa sanità di tutti i giorni'. Nelle case di riposo, queste suore e questi preti aspettano il Signore un po’ come Paolo: un po’ tristi, davvero, ma anche con una certa pace, col volto allegro”...

  Il Papa: non dimentichiamoci dei preti e suore nelle case di riposo, veri santuari di santità

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La "rivoluzione" di Papa Francesco



Papa Francesco parla, twitta, telefona. Buona parte del suo successo dipende da questa relazione speciale con la gente. Ormai i suoi gesti e le sue parole sono diventate scelte di fondo e aspetto centrale del Pontificato. Bergoglio ha trasformato il modo di esercizio del ministero di vescovo di Roma, cioè del Papa. In questo mesi ha ridato credibilità ad una istituzione, la Chiesa, che rischiava di essere sbriciolata dopo gli scandali. 
Parla e dappertutto mette al centro il Vangelo. Non è un ingenuo. Ormai abbiamo capito che ha un suo ritmo nel dire e nel tacere, quando dire e quando tacere. Nell’intervista alle riviste dei Gesuiti dice tutto quello che ha in mente a pochi giorni dalla riunione degli otto cardinali incaricati di riformare la Curia. Premette l’interpretazione autentica, in quale modo detta la linea. Questo suo modo di operare rende tutti inquieti. Si sente dire in giro che questo Francesco è capace di tutto... 

 
PAROLA E PAROLE, COSÌ CAMBIA IL MODO DI FARE IL PAPA

Sì, è il senso di una rivoluzione quello che stiamo vivendo con Papa Francesco. Come un fiume in piena, incontenibile, travolge schemi e modi di pensare, irrompe in terre aride, ridisegna paesaggi e orizzonti mai esplorati. Ma è una forza placida che lo muove. Un’energia calma.
In che mare andrà a sfociare? E da quale sorgente deriva il suo impeto? L’intervista a Civiltà Cattolica rende esplicito quel che era implicito in questi primi sei mesi. Già così densi, peraltro, di gesti eloquenti e di parole che hanno riscaldato i cuori.
E’ un testo, 29 pagine, da leggere e godere per intero. Senza accontentarsi dei titoli e delle sintesi dei giornali...
Nel mondo degli intellettuali cattolici e nell’establishment ecclesiastico molti non solo parevano non soffrire questo palpabile crescente distacco fra la Chiesa e la gente, ma quasi teorizzavano che proprio in quest’essere minoranza arroccata e agguerrita stesse il puro ideale di una presenza cristiana nel mondo d’oggi.
Francesco ragiona e sente diversamente. Ragiona e sente da missionario.
Da uomo, da prete, che ha sperimentato su di se la bellezza commovente dell’ “essere guardato” dalla tenerezza di Cristo. Come il pubblicano Matteo, nel suo quadro preferito, del Caravaggio. E allora ha il grande desiderio di comunicare questa esperienza a tutti, anche e soprattutto a quelli che sono lontani e spesso hanno abbandonato una Chiesa mai conosciuta nel suo volto più vero...

  LA RIVOLUZIONE PLACIDA DI FRANCESCO. Una novità di sguardo, innanzitutto

Caro direttore, scrivendo una lettera a un giornale e rispondendo alle domande poste attraverso un giornale da Eugenio Scalfari, Papa Francesco ha compiuto un atto di straordinaria importanza. Non solo perché lo ha fatto in una forma senza precedenti ma perché lo ha fatto come un uomo che parla a un altro uomo, nel contesto di un dialogo aperto a tutti che ci porta a metterci allo stesso livello degli altri. E di fatti Francesco, che come sappiamo preferisce la definizione di vescovo di Roma a quella di Papa, ha risposto a Eugenio Scalfari in modo cordiale, con l'intelligenza calorosa del cuore piuttosto che con quella intellettuale fredda. La sua si può definire una "ragione sensibile", come si dice oggi nella discussione filosofica in Europa, negli Stati Uniti e anche fra noi, quella che parla direttamente all'altro, al suo profondo, e non si nasconde dietro dottrine, dogmi, istituzioni. In questo senso, per Francesco non è rilevante se Scalfari sia o meno un credente, poiché ognuno ha la sua storia e il suo percorso, ma è importante la capacità di essere aperti all'ascolto. Per dirla con le parole del grande poeta spagnolo Antonio Machado, "la tua verità? No, la Verità e vieni con me a cercarla. La tua, tienitela". Più importante che sapere è non perdere mai la capacità di imparare. Questo è il senso del dialogo.
Con la sua lettera, Francesco ha mostrato che tutti cerchiamo una verità più piena e più ampia, una verità che ancora non possediamo...

  Davvero non esistono le verità assolute

Il Pontefice rivoluziona la comunicazione della fede e per arrivare alle famose pecorelle scappate dall’ovile usa parole semplici termini nuovi, idiomi stranieri e persino colorite frasi del lunfardo, dialetto ispanico del porto di Buenos Aires. Con ironia e fantasia Lo slang di Papa Francesco
L’effetto del Bergoglio style si moltiplica: la riluttanza del Papa argentino a servirsi di auto di lusso, croci d’oro e altri simboli del potere, sta contagiando anche il linguaggio. Piano piano nella Chiesa si sta facendo strada il Bergoglio slang, un nuovo modo di comunicare la fede, per raggiungere il target numero uno, le famose pecore scappate dall’ovile, attraverso frasi ad effetto, slogan, parole ispaniche tradotte liberamente.
Non che il Papa si sia messo a parlare come uno scaricatore di porto, ma alcuni termini che ha usato recentemente li ha attinti proprio da questo colorito dialetto. Più comunicativi, più efficaci, più diretti. Come il verbo «balconear» che in “lunfo” significa non stare alla finestra a guardare, tipico di colui che nutre curiosità ma senza volersi immischiare troppo, come uno spettatore che sosta al balcone. Papa Francesco si è rivolto così ai giovani chiedendo loro di «non balconear», ma al contrario di tuffarsi negli eventi, come ha fatto Gesù. Il messaggio pensato per i ragazzi ha spopolato sul web, creando interesse attorno ad un tema spirituale molto sentito, la partecipazione alla vita cristiana, cosa non del tutto scontata di questi tempi segnati dalla secolarizzazione e dall’indifferenza. Si è poi raccomandato di «fare ruido», «fare casino»...

  Lo slang di Papa Francesco: una rivoluzione in Vaticano



C’è senz’altro una gran dose di novità nel papato di José Mario Bergoglio. Ma chi vede solo quell’aspetto fa torto a lui e alla Chiesa. E applica solo categorie di tipo politico o comunque di comodo, figlie d’una cultura usa a distinguere tra cattolici «buoni», aperti alla modernità, e cattolici attaccati a tradizione, riti, potere. Le dichiarazioni di Francesco riportate da Scalfari vanno lette nella chiave di un uomo di Dio che s’è posto un compito di cui sa l’arditezza: trasformare in fuoco scoppiettante le braci che covavano sotto una pesante coltre di cenere, la quale ha rischiato, anche in tempi recenti, di soffocare ogni afflato vitale, prima che spinte riformatrici. Braci vive, però. 
Alcuni esempi li ha offerti lo stesso Papa. Ha citato due volte Carlo Maria Martini. Ed già è un bell’attestato per il cardinale scomparso poco più d’un anno fa trovarsi in una galleria che va da Francesco d’Assisi a Sant’Agostino, da San Paolo a Sant’Ignazio. A quegli che fu Arcivescovo di Milano in oltre un ventennio difficilissimo Francesco esprime pubblicamente un debito di riconoscenza straordinario: l’aver per anni indicato ai pontefici allora regnanti, Wojtyla e Ratzinger, il modello di una Chiesa «sinodale», cioè un’istituzione in cui il Papa governa non da monarca assoluto, ma per «servizio», aiutato da vescovi e cardinali. Ascoltando questi e potendo contare sul loro apporto egli diviene effettivamente capo di tutta la Chiesa, perché tiene conto delle voci di altri continenti, di altri bisogni, di altre sollecitazioni, rispetto a quel Vaticano ripiegato su se stesso e sulla gestione. E, come vescovo di Roma, senza cioè pretese egemoniche e di proselitismo («una solenne sciocchezza», dice Bergoglio) spiana la via a ecumenismo e dialogo interreligioso su cui Martini incentrò il suo episcopato, prendendosi più di un rimbrotto ufficiale in quanto poco attento, 
appunto, al proselitismo...

  Quel debito del Papa a Martini, il «sogno» della Chiesa dei poveri



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Gesuita, arcivescovo di Milano e cardinale, fu il più autorevole e osannato antagonista dei pontificati di Wojtyla e Ratzinger. I suoi seguaci vedono oggi in Francesco colui che ne raccoglie l'eredità. E la mette in pratica 

  Sandro Magister:   Martini papa. Il sogno divenuto realtà

Martini e Bergoglio. Ecco dove non concordano
Il servizio di www.chiesa “Martini papa. Il sogno divenuto realtà” ha suscitato reazioni di vario segno. Il professor Alessandro Martinetti, discepolo del filosofo Gustavo Bontadini e specialista in metafisica, ci ha inviato la seguente nota.

  Alessandro Martinetti:   Così vicini così lontani


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