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N.
B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Due
piccoli villaggi, due piccole comunità di palestinesi. Due piccole
storie di lotta non violenta per non farsi cacciare dalla propria
terra. Nonostante i bambini bersagliati dai sassi dei coloni e i
catepillar che distruggono. I volontari di Operazione Colomba
assistono, aiutano.
At
Tuwani è un villaggio palestinese situato sulle colline a sud di
Hebron. Pochi chilometri verso Sud la linea verde che determina il
confine segnato nel 1967 della fine della West Bank e l'inizio
d'Israele. Ma su queste colline la vita dei palestinesi dipende dai
soldati israeliani. Siamo
in area “C”, quella parte di territorio palestinese sotto il totale
controllo amministrativo e militare israeliano. Anche l'amministrazione
della DCO, Dicstrit Coordination Office, è gestita dall'esercito così
gli abitanti di At Tuwani e degli altri villaggi palestinesi di queste
colline per qualunque autorizzazione devono chiedere alla DCO. Ad
esempio, per poter costruire una piccola cisterna per la raccolta
dell'acqua piovana – l'approvvigionamento idrico è uno dei problemi
principali – devono chiedere l'autorizzazione che viene
sistematicamente negata. E se qualcuno la costruisce senza il permesso,
gli viene fisicamente impedito, viene arrestato e viene distrutto ciò
che ha fatto. Questa è la legge dell'occupazione. Sicuramente è una
violazione dei diritti umani fondamentali, ma qui siamo nei Territori
Occupati e queste sono le regole d'Israele, l'occupante.
AI COLONI ISRAELIANI LE AUTORIZZAZIONI VENGONO CONCESSE CONTINUAMENTE Secondo
il diritto internazionale anche l'insediamento di Ma'on, costruito
proprio difronte ad At Tuwani a poche centinaia di metri, sarebbe
illegale, invece è riconosciuto legittimo dalla legge israeliana. Qui,
ai coloni, non solo viene consentito di abitare ma le autorizzazioni a
costruire nuove abitazioni sono continue e quando arrivo ad At Tuwani,
i caterpillar sono all'opera per i lavori di ampliamento di Ma'on. Ne è
previsto il raddoppio secondo un recente progetto approvato...
LE PIETRE E LE RUSPE D’ISRAELE
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16 ottobre Giornata Mondiale dell'Alimentazione La
Giornata Mondiale dell'Alimentazione ci pone davanti ad una delle sfide
più serie per l’umanità: quella della tragica condizione nella quale
vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi
bambini. Essa assume ancor maggiore gravità in un tempo come il nostro,
caratterizzato da un progresso senza precedenti nei vari campi della
scienza e da una crescente possibilità di comunicazione.E’
uno scandalo che ci sia ancora fame e malnutrizione nel mondo! Non si
tratta solo di rispondere ad emergenze immediate, ma di affrontare
insieme, a tutti i livelli, un problema che interpella la nostra
coscienza personale e sociale, per giungere ad una soluzione giusta e
duratura. Nessuno sia costretto a lasciare la propria terra e il
proprio ambiente culturale per la mancanza dei mezzi essenziali di
sussistenza! Paradossalmente, in un’epoca in cui la globalizzazione
permette di conoscere le situazioni di bisogno nel mondo e di
moltiplicare gli scambi e i rapporti umani, sembra crescere la tendenza
all’individualismo e alla chiusura in se stessi, che porta ad un certo
atteggiamento di indifferenza - a livello personale, di Istituzioni e
di Stati - verso chi muore per fame o soffre per denutrizione, quasi
fosse un fatto ineluttabile. Ma fame e denutrizione non possono mai
essere considerati un fatto normale al quale abituarsi, quasi si
trattasse di parte del sistema. Qualcosa deve cambiare in noi stessi,
nella nostra mentalità, nelle nostre società. Che cosa possiamo fare?...
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DELL'ALIMENTAZIONE 2013
Il
tema i “Sistemi alimentari sostenibili per la sicurezza alimentare e la
nutrizione” è al centro della Giornata Mondiale dell’Alimentazione del
2013.
Il
tema prescelto, annunciato all’inizio di ogni anno dall’Organizzazione
delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), mette in
rilievo le celebrazioni della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e
crea consapevolezza e conoscenza riguardo alle misure necessarie per
porre fine alla fame nel mondo.
Un
sistema alimentare è costituito dall’ambiente, le persone, le
istituzioni ed i processi con cui le derrate agricole vengono prodotte,
trasformate e portate ai consumatori. Con milioni di persone che ancora
soffrono di fame e malnutrizione in tutto il mondo, sarà giunta l’ora
di rivedere i nostri sistemi alimentari?
video
Oggi
la malnutrizione esiste in diverse forme: 842 milioni di persone nel
mondo soffrono la fame ogni giorno, mentre un bambino su quattro al di
sotto dei cinque anni soffre di disturbi della crescita e non
raggiungerà mai il suo pieno potenziale fisico e cognitivo. Circa 2
miliardi di persone non ricevono le vitamine e i minerali necessari per
essere in buona salute. Quest’anno, per la Giornata Mondiale
dell’Alimentazione, la FAO sta promuovendo il concetto dei sistemi
alimentari e chiede a tutti, dai consumatori ai politici, di
contribuire a rendere questi sistemi più sani – sia per le persone che
per tutto il mondo. Allo
stesso tempo, circa 1,4 miliardi di persone sono in sovrappeso. Tra
questi, circa un terzo soffre di obesità ed è a rischio di malattie
coronariche, diabete ed altri problemi di salute...
La salute dell’uomo dipende da sistemi alimentari sani
Video per la Giornata mondiale dell’alimentazione 2013: Sistemi alimentari...
Per appofondire:
- Ora e sempre resilienza
- Cibo e sovranità alimentare, a Milano il Food People Festival
- Il bio che vien per nuocere
- Più cibo sano, meno malattie per tutti
- Un cucchiaio bucato
- “Uno spreco al giorno…
- DALL'ACQUA AL CO2, SPRECARE CIBO INQUINA
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Sviluppare la resilienza della
comunità per la sicurezza alimentare e nutrizionale. I livelli di fame
sono in calo, ma ancora 842 milioni di persone nel mondo ne soffrono.
CESVI: Indice globale della fame 2013
Rapporto 2013 (5MB)
Sintesi del rapporto 2013
Mappa
Comunicato Stampa
Video Indice Globale della Fame 2013
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
17 ottobre
Giornata mondiale della lotta contro la povertà.
Cade
nel silenzio, in Italia, la Giornata internazionale. Mentre i poveri
aumentano a dismisura. I dieci punti di Libera per rendere illegale la
miseria, dal reddito minimo alla sospensione degli sfratti.
«Laddove
gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’uomo
sono violati. Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro».Era il 17
ottobre del 1987 quando a Parigi 100 mila persone, rispondendo alle
parole di padre Joseph Wresinski, si diedero appuntamento al Sagrato
del Trocadero nel luogo dove venne firmata la Dichiarazione Universale
dei Diritti dell’Uomo e incisa una lapide che afferma come i più poveri
siano le creature di un’umanità fraterna. Grazie all’impegno del prete
che scelse di vivere al fianco dei poveri e della sua associazione Atd
Quarto Mondo, le Nazioni Unite il 22 dicembre del 1992 istituirono il
17 ottobre come Giornata internazionale per l’eradicazione della
povertà. Dopo venti anni la situazione è più grave di prima, tanto nel
sud quanto nel nord del mondo.
La
Croce Rossa Italiana denuncia come siano oltre 43 milioni le persone
che soffrono la fame nel vecchio continente. L’Italia soffre come e più
degli altri paesi europei, sebbene ci si ostini a nasconderlo o si
voglia parlare d’altro. Nel nostro paese la povertà è la più grave
delle malattie. Ciononostante, la Giornata mondiale per l’eradicazione
della povertà cade nel massimo del disinteresse possibile da parte
delle istituzioni.
Un programma contro la povertà
''La
lotta alla povertà parte dalla giustizia sociale, da politiche che
favoriscono la dignità delle persone, senza eccezioni ne'
discriminazioni. Parte dai diritti che stanno a fondamento di ogni
società che voglia dirsi civile: il lavoro, la casa, l'istruzione,
l'assistenza sanitaria. Ma non bisogna dimenticare accanto alla povertà
materiale, quelle immateriali: la povertà di senso, la povertà
culturale, la povertà politica. Il risanamento economico non può
prescindere da un profondo rinnovamento etico, da un superamento degli
egoismi, dal riconoscimento dei legami sociali. Avremo vinto la povertà
non solo quando saremo liberi dal bisogno, ma quando avremo scoperto
che la libertà, come la speranza, sono beni collettivi, che tocca a
ciascuno di noi promuovere e diffondere''. Questo il pensiero di don
Luigi Ciotti, presidente nazionale Gruppo Abele e Libera espresso alla
vigilia della 17esima giornata mondiale della lotta contro la povertà.
In
occasione della Giornata Mondiale della lotta contro la Povertà che si
celebra giovedì 17 ottobre il Gruppo Abele promuove 'Miseria Ladra' la
campagna nazionale contro tutte le forme di povertà sostenuta da Libera. (fonte: Asca)
10 proposte concrete per dichiarare illegale la povertà! Il
nostro paese vive una condizione di impoverimento materiale e culturale
insostenibile ed inaccettabile. I numeri più asettici dell'ISTAT ci
informano che, nel 2012, 9 milioni e 563mila persone pari al 15,8%
della popolazione sono in condizione di povertà relativa, con una
disponibilità di 506 euro mensili (erano 8,173 milioni nel 2011 pari al
13,8% della popolazione). In condizione di povertà assoluta si trovano
invece 4 milioni 814mila persone, pari al 7,9% della popolazione
italiana (nel 2011 erano 3,415 milioni pari al 5,2% della popolazione).
Parliamo di quasi un italiano su quattro costretto a vivere in una
condizione in cui la dignità umana viene calpestata. Il 32,3% di chi ha
meno di 18 anni è a rischio povertà. 723 mila minorenni italiani vivono
già in condizione di povertà assoluta. È questo un dato intollerabile
che dovrebbe farci indignare tutti e tutte...
LA POVERTÀ È LA PEGGIORE DELLE MALATTIE
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Caritas Italiana
Povertà in Italia: dati e politiche In occasione della Giornata Internazionale Onu per lo sradicamento della Povertà, Caritas Italiana diffonde, come negli anni precedenti,
un documento di analisi del fenomeno della povertà economica e di
valutazione delle politiche nazionali di contrasto. È la prima di una
serie di pubblicazioni che, nel corso del 2014, approfondiranno il tema
della povertà economica nel nostro paese, da diversi punti di vista.
All’interno del documento vengono presentati dati aggiornati al primo
semestre 2013 sulle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto della
Caritas.
Leggi il comunicato stampa (pdf)
Leggi il Documento in versione integrale (pdf)
Manifesto Caritas della Giornata (pdf)
Guarda le slides di presentazione dei dati di sintesi del Documento
Da un monitoraggio sul 24%
dei Centri d’Ascolto (369 in 53 diocesi), emerge che delle 41.529
persone che si sono rivolte ai Centri Caritas, il 31% sono italiane, il
53,6% sono donne, il 62,4% è disoccupato e il 74,7% ha figli. Solo
negli ultimi due anni le richieste di beni e servizi materiali (abiti,
cibo, igiene personale, ecc.) sono passate dal 67,1% al 75,6% delle
richieste totali con un incremento dell’8,5%.
Viene inoltre offerta una prima valutazione della legge di stabilità 2014, appena presentata nella sua bozza del 15 ottobre 2013 e
vengono illustrate in modo sintetico leprincipali linee di attività
della Caritas e delle Chiese locali, in tempo di crisi, a favore delle
persone e delle famiglie in difficoltà. In particolare si evidenziano
le risorse aggiuntive messe a disposizione nel 2013 per sostenere gli
interventi delle Caritas diocesane per acquisto di beni di prima
necessità, contributi al reddito, microcredito, voucher lavoro e
sostegno alle esigenze abitative. Solo da giugno a settembre 2013 sono
pervenute a Caritas Italiana 22 richieste, finanziate con un importo
totale di 600.000 euro.
Per meglio contestualizzare
la situazione italiana, il documento considera anche ladimensione
europea, con dati sulla diffusione della povertà e valutazioni sulle
politiche europee. (fonte. Caritas Italiana)
Vedi anche il nostro post precedente:
- 17 ottobre Giornata mondiale della lotta contro la povertà.
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Stefano Rodotà , Gad Lerner,
Guido Viale, Gianni Mina', Cecilia Strada, Luisa
Morgantini sono i primi testimonial che hanno aderito
a Miseria Ladra, la campagna contro la povertà che ruba speranza,
dignità e diritti promossa dal Gruppo Abele e sostenuta
da Libera. Attraverso una videointervista ( versione
integrale su www.miserialadra.it) fotografano la crisi che colpisce il paese e spiegano le motivazione della loro adesione.
LIBERA: Sei testimonial per la campagna MISERIA LADRA
Sono per un terzo italiani
(31,1%), in larga parte donne (53,6%), in maggioranza disoccupati
(62,4%) e per tre quarti con figli (74,7%) i poveri che si
rivolgono ai Centri di Ascolto della Caritas. Quello che chiedono, in
tre casi su quattro, sono beni materiali (75,6%), molto più
dell'ascolto (7,6%), di un alloggio (5%) o di un sussidio
economico (4,8%). Sono i dati relativi al primo semestre del 2013
e pubblicati nel rapporto "Dati e politiche sulla povertà in
Italia" diffuso oggi dalla Caritas. Si riferiscono a un campione
di 336 Centri d'Ascolto in 45 diocesi su un totale di 2.832
centri in 220 diocesi.
Anna Maria Brogi: Sempre più famiglie in fila per chiedere cibo
La giornata mondiale, pungolo per tutte le coscienze
Claudio Calvaruso: No alla miseria, un dovere
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
12 Ottobre 2013 Roma - piazza del Popolo Don Luigi Ciotti Nella Costituzione ci sono parole di libertà, diuguaglianza e di pace, ma anche di responsabilità! Perché la responsabilità è la spina dorsale della Costituzione e della democrazia. La nostra Costituzione è un grimaldello delle coscienze!
Difendo la Costituzione come persona, come cittadino, ma anche come sacerdote, perché il Vangelo sta dalla parte degli umiliati, dei poveri, degli esclusi, di quelli che fanno più fatica;
il Vangelo parla di fame e sete di giustizia … ma la Costituzione è
scritta per dire mai più povertà, mai più esclusione, mai più
diseguaglianza … non si può non amarla la Costituzione... Lasciatemi citare un grande vescovo... don Tonino Bello: "i poveri meritano più e altra considerazione, delle
parole dette mi chiederà conto la storia, ma del silenzio col quale ho
mancato di difendere i deboli dovrò rendere conto a Dio!" ... La speranza ha il volto degli esclusi!... Si parte dagli ultimi! La Costituzione chiede impegno e coerenza… deve diventare carne, deve diventare vita... La Costituzione è stata tradita! Anche per le nostre omissioni … La politica deve servire per il bene comune se no, non è politica. Quando
gli interessi pubblici vengono mangiati dagli interessi privati è
inevitabile che un Paese si impoverisca... oltre 60 miliardi della
corruzione pubblica... che cosa ce ne facciamo di quegli F35 quando non
ci sono i soldi per le persone, per i servizi?!!! ... La vergogna dei
CIE... L'economia ha certamente le sue leggi e i suoi
saperi, ma se non servono a migliorare le condizioni di vita delle
persone sono leggi e saperi inutili... Il bene si costruisce con l'inclusione, non con l'esclusione... L’inclusione sociale sta alla base di ogni democrazia... La Costituzione è il primo testo antimafia del nostro Paese... Basta con la Bossi-Fini! Basta con la Fini-Giovanardi! vogliamo i diritti civili per tutti!!! ... Si
deve riaffermare il principio dell’eguaglianza e della giustizia
sociale, al di là delle fedi e delle appartenenze, siamo chiamati a
collaborare, non a contrapporci... La Costituzione è stata
tradita, vi prego non tradiamo i poveri, gli ultimi, quelli che fanno
fatica e infine dobbiamo rendere illegale la povertà... L’augurio che faccio a me e a tutti voi è: siate eretici! (perché eresia deriva dal greco e significa scelta) ... eretico è ... infine chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza che sono le malattie spirituali della nostra epoca!
video
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18 ottobre
Giornata europea
contro la tratta di esseri umani
In
occasione della Giornata europea contro la tratta di persone, è stato
presentato a Roma il “Primo Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave
sfruttamento”, realizzato insieme da Caritas Italiana e dal
Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), in
collaborazione con il Gruppo Abele e l’Associazione On the Road.
Leggi le anticipazioni del Rapporto (pdf)
Leggi il Comunicato stampa (pdf)
Leggi il Programma della presentazione (pdf)
Leggi la scheda di Sintesi per la stampa (pdf)
Dall'indagine
viene fuori un’immagine inedita: un fenomeno che da “eccezionale” è
diventato “normale”, sia per quanto riguarda la compenetrazione dello
sfruttamento nella vita quotidiana (mentre si fa la spesa, si va al
lavoro, si naviga in rete) che per la tipologia di sfruttamento che si
incontra e non si riconosce come tale (operai edili nei cantieri,
badanti in case private, ambulanti per strada).
La
ricerca ricostruisce l’evoluzione del fenomeno della tratta di persone
così come si è sviluppato in Italia dalla fine degli anni ‘90 a oggi e
analizza il funzionamento del sistema di protezione sociale rivolto
alle vittime. Sono stati coinvolti nell’indagine 156 enti, di cui 148
privati e 8 pubblici, per la ricerca quantitativa e 133 per i dati
qualitativi, tra cui molti enti pubblici. inoltre, sono stati sentiti
199 operatori a vario titolo impegnati nel settore anti-tratta. Nel
complesso, quindi, un campione rappresentativo degli enti attualmente
attivi sul territorio nazionale...
Primo Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento
Si
celebra oggi l’ottava Giornata europea contro la Tratta di esseri
umani. In questa occasione, "Soleterre onlus" pubblica un Rapporto
sulla tratta dei migranti in Messico, per sensibilizzare l’Italia sulle
continue violazioni dei loro diritti umani. Soleterre denuncia
soprattutto la grave situazione dei minori: si parla di 20 mila bambini
vittime di tratta ogni anno. In Messico, è la denuncia, i piccoli
migranti sono ad alto rischio. Francesca Sabatinelli ha intervistato
Valentina Valfrè, coordinatrice del Rapporto
l'intervista da Radio Vaticana: Giornata europea contro la tratta di esseri umani. La drammatica realtà del Messico (mp3)
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Un fenomeno sempre più
complesso dal punto di vista delle tipologie di persone e di target,
delle etnie, delle età e delle provenienze geografiche. Ma anche in
riferimento alle organizzazioni criminali, ai settori produttivi e
sociali coinvolti, ai luoghi dello sfruttamento. È così che si
presentano la tratta e il grave sfruttamento in “Punto e a capo
sulla tratta. 1° Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave
sfruttamento”
CNCA: La tratta e il grave sfruttamento si "normalizzano"
«La tratta degli esseri umani è
come il narcotraffico, gli uomini sono trattati come la cocaina. Ma le
norme internazionali non ci consentono di colpire nello stesso modo i
criminali che si arricchiscono su questi traffici, che sono di una
gravità inaudita. Bambini che rischiano la vita per trovare una terra
di speranza e criminali che mettono a rischio la loro vita». Le
denuncia è del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de
Raho: tre giorni fa ha condotto l’operazione "Never more" permettendo
nello stesso tempo di salvare 226 migranti su un barcone che stava
affondando e di bloccare in acque internazionali la "nave madre" con 17
trafficanti. «Per intervenire – spiega – abbiamo dovuto interpretare la
Convenzione Onu di Palermo. Ma ci vuole certezza. Dopo la nostra
operazione, infatti, molti mi domandano: fino a dove si può
intervenire?».
Antonio Maria Mira: «La tratta di uomini va combattuta come il narcotraffico»
L'indagine è stata presentata
oggi a Roma, in occasione della Giornata europea contro la tratta di
persone. Secondo i dati ufficiali disponibili, dal 2000 al 2012, oltre
65.000 persone hanno ricevuto informazioni, consulenze, accompagnamenti
socio-sanitari, 21.378 hanno deciso di partecipare a un programma di
protezione. L'appello di don Francesco Soddu (direttore Caritas
Italiana): il Governo s'impegni "in maniera diretta, efficace, coerente
e continuativa"
Daniele Rocchi - Michela Mosconi: Tratta e sfruttamento: in Italia manca una strategia di contrasto
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LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO
HOREB n. 65 - 2/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
È sempre
bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato
per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare
in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di
gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si
sente libero di esplorare le cose che lo circondano.
Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un
essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel.
Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso,
cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere
nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza.
Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli
e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a
diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande
avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di
perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio
attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura
umanamente e spiritualmente.
Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla
Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi,
evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino.
Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio
è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana
e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e
ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la
pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8).
Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana
sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e
l’esperienza di Dio.
E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che
lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che
rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere,
ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita
non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono
nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo
comincia veramente a vivere. ...
Questo l'incipit dell'Editoriale di
Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano
coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013
Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre
Sala del Convento
dalle h. 20.00 alle h. 21.00
IL SANGUE DEI MARTIRI
SEME DI NUOVI CRISTIANI
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Beati coloro che...
La vera gioia...
"Permesso" "scusa" "grazie"...
Uno sguardo di contemplazione...
Guai a voi...
Una Chiesa che si chiude...
Si educa molto...
Partono i discepoli...
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15 ottobre - memoria liturgica di Santa Teresa d'Avila
La cosa più importante è...
Certo bisogna imparare a pregare...
La preghiera non è...
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17 ottobre
memoria liturgica di Sant'Ignazio di Antiochia
Dovete formare un solo coro...
Non si tratta solo...
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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO
"Non vi rendete conto che
è conveniente per voi
che un solo uomo muoia
per il popolo e non vada
in rovina l’intera nazione?"
(Giovanni 11,50)
Gianfranco Ravasi: Il “caso Gesù” e la sua condanna
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RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 17,11-19
Gesù
attraversa in mezzo la Samaria e la Galilea, regioni disprezzate dai
"puri" abitanti della Giudea, (ritenute immondi covi di eretici,
lontani dalla purezza dell'ortodossia religiosa) perché non c'è nessun
fratello -peccatore o eretico- che Egli non voglia abbracciare e
condurre con lui nel suo viaggio verso Gerusalemme dove, dall'alto
della croce, mostrerà al mondo intero fino a che punto il Padre ama i
suoi figli.
Amore
che avvolge e "purifica" tutti, nessuno escluso, perché nessuno può
ritenersi puro e tutti siamo bisognosi della misericordia del
Signore. Di questo sono figura i 10 lebbrosi (10 è il numero che
simboleggia la totalità, la compiutezza), l'umanità intera che, "immersa nell'ombra della morte" (Lc
1,79), grida al Signore della vita la sua indegnità, il suo peccato, il
bisogno di essere purificata per tornare a vivere, poter stare davanti
a Lui e"servirlo senza timore in santità e giustizia per tutti i giorni" (Lc 1,74-75).
...
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Omelia di don Angelo Casati
nella 28ª Domenica del Tempo Ordinario Anno C - 13 ottobre 2013
2 Re 5,14-17 2 Sal 97,1- Tm 2,8-13 Lc 17,11-19
"C'è la fede dei nove, una fede che guarisce sì dalla lebbra, ma non salva.
E
c'è la fede di questo samaritano, di questo straniero, l'unico che
ritorna -sembra di vederlo- "lodando Dio a gran voce", fede che
guarisce sì dalla lebbra, ma soprattutto salva: a lui, a lui solo è
detto: "la tua fede ti ha salvato".
E
il discorso, voi lo capite, viene subito a me: la mia è una fede che
salva, oppure è una fede che modifica qualcosa fuori, ma in profondità
non salva?
Potrebbe anche la mia essere la fede di quei nove?
Come era la fede dei "nove che non ritornarono"?
Una fede dominata dalla legge; si muove entro l'arco, piuttosto rigido, delle cose prescritte.
Era prescritto presentarsi ai sacerdoti. Ci vanno.
E' la religione del "io ti do, tu mi dai".
Tu mi dai la guarigione, io ti do un'offerta, quella prescritta. E così siamo a posto.
Una norma fredda che spegne il cuore.
Guardate
invece il samaritano, l'uomo straniero, straniero ai calcoli. Lo
conduce il cuore, fa le cose che non sono scritte, parla ad alta voce
per strada.
Capisce che il problema non è dare qualcosa, ma dare se stesso.
E' l'uomo che esplode con la sua spontaneità, con la sua dolcezza, con la sua passione. E' l'uomo "salvo dentro".
....
omelia di don Angelo nella 28ª Domenica del Tempo Ordinario
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Vangelo di Luca 17,11-19
Riflessione del Card. Gianfranco Ravasi
13 ottobre 2013
Il
Card. Ravasi inizia la sua riflessione presentando la figura di Cristo
con le parole di uno scrittore ateo, ma particolarmente tormentato
dalle grandi domande, uno scrittore francese di cui celebriamo
quest'anno il centenario della nascita, Albert Camus, che definiscono
la figura di Cristo come egli la intuiva: "Cristo è venuto a
risolvere due problemi principali, il male e la morte, che sono appunto
i problemi degli uomini in rivolta. La sua soluzione è consistita
innanzi tutto nell'assumerli in sé. Anche il dio uomo soffre, con
pazienza. Né male né morte gli sono più assolutamente imputabili,
poiché è straziato e muore. La notte del Golgotha ha tanta importanza
nella storia degli uomini soltanto perché in quelle tenebre la
divinità, abbandonando ostensibilmente i suoi privilegi tradizionali,
ha vissuto fino in fondo, disperazione compresa, l'angoscia della
morte. Si spiega così il e il dubbio tremendo di Cristo in agonia.
L'agonia sarebbe lieve se fosse sostenuta dall'eterna speranza. Per
essere uomo, il dio deve disperare."
Queste parole, abbastanze dure, rappresentano con intensità il Dio veramente uomo.
E questo Dio-uomo noi lo vediamo ....
LA RIFLESSIONE INTEGRALE (video)
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Arriverà
oggi pomeriggio, alle 14, e già domani sera farà ritorno "a casa". Il
primo a renderle omaggio, lungo il percorso dall’eliporto vaticano a
Santa Marta, dove sarà accolta da Francesco, sarà il papa emerito
Benedetto XVI. Quindi, alle 16, giungerà in processione in piazza San
Pietro, a caratterizzare «in modo del tutto particolare» le giornate
mariane che, oggi e domani, arrivano quasi a chiusura dell’Anno della
fede.
Parliamo
della statua originale della Madonna di Fatima, che «solo per eventi
del tutto eccezionali e straordinari – ha spiegato ieri l’arcivescovo
Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione
della nuova evangelizzazione, presentando alla stampa la "Giornata
mariana" – lascia il Santuario» portoghese, meta ogni anno di milioni
di pellegrini (l’ultima volta era accaduto nel Grande Giubileo
dell’Anno 2000, quando Giovanni Paolo II il 13 maggio compì l’Atto di
affidamento). «Nella Lettera apostolica Porta fidei – ha ricordato il
presule citando il documento d’indizione dell’Anno della fede, con la
quale si indiceva l’Anno della fede – Benedetto XVI poneva in primo
luogo la figura di Maria come icona insuperabile della fede in Gesù».
In forza di questo, dunque, «non poteva mancare durante l’Anno della
fede, un evento da dedicare alla pietà mariana».
La
scelta della Giornata mariana, ha poi spiegato Fisichella, «è stata
intenzionalmente voluta il 13 ottobre», data in cui avvenne «l’ultima
apparizione della Vergine ai pastorelli Giacinta, Francesco e Lucia nel
1917». ...
In preghiera uniti a Maria
In
preghiera di fronte alla Madonna di Fatima. È ciò che faranno Papa
Francesco e la folla attesa oggi pomeriggio in Piazza S. Pietro, quando
la “Giornata mariana” – organizzata per l’Anno della Fede – vivrà dalle
17 uno dei momenti spiritualmente più intensi, con la catechesi del
Papa. Al termine, la statua della Vergine verrà portata al Santuario
romano del Divino Amore per la recita del Rosario, in collegamento con
i Santuari mariani nel mondo, quindi tornerà domattina in Piazza S.
Pietro per la Messa presieduta dal Pontefice alle 10.30. In questi
sette mesi, Papa Francesco ha mostrato in molte occasioni le sua
profonda devozione a Maria. Lo conferma l’arcivescovo José Rodriguez
Carballo, segretario del dicastero della Vita Consacrata...
il cuore di Papa Francesco è di Maria
il libretto per la celebrazione PREGHIERA MARIANA CON IL SANTO PADRE FRANCESCO PIAZZA SAN PIETRO, 12 OTTOBRE 2013
Dalle
ore 16.45 sarà accolta la statua della Madonna di Fatima in piazza s.
Pietro, seguirà recita della ”Via Matris” e la catechesi del papa. A
questo link sarà possibile seguire l’evento in diretta
Vedi anche il nostro precedente post:
- La statua originale della Vergine di Fatima a Roma il 12 e 13 ottobre per la “Giornata Mariana”
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Al
termine della Santa Messa celebrata sul sagrato della Basilica
Vaticana, per la “Giornata Mariana” in occasione dell’Anno della fede,
Papa Francesco ha compiuto l’Atto di Affidamento alla Beata Vergine
Maria di Fatima, recitando la preghiera che riportiamo di seguito:
Beata Maria Vergine di Fatima, con rinnovata gratitudine per la tua presenza materna uniamo la nostra voce a quella di tutte le generazioni che ti dicono beata. Celebriamo
in te le grandi opere di Dio, che mai si stanca di chinarsi con
misericordia sull’umanità, afflitta dal male e ferita dal peccato, per
guarirla e per salvarla. Accogli
con benevolenza di Madre l’atto di affidamento che oggi facciamo con
fiducia, dinanzi a questa tua immagine a noi tanto cara. Siamo certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi e che nulla ti è estraneo di tutto ciò che abita nei nostri cuori. Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso. Custodisci
la nostra vita fra le tue braccia: benedici e rafforza ogni desiderio
di bene; ravviva e alimenta la fede; sostieni e illumina la speranza;
suscita e anima la carità; guida tutti noi nel cammino della
santità. Insegnaci
il tuo stesso amore di predilezione per i piccoli e i poveri, per gli
esclusi e i sofferenti, per i peccatori e gli smarriti di cuore: raduna
tutti sotto la tua protezione e tutti consegna al tuo diletto Figlio,
il Signore nostro Gesù. Amen.
video
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Pregare per lasciarci illuminare da Dio,
l’amante, l’amato! L’esperienza dell’ascolto di Dio, per lasciarci visitare e toccare da Dio. Evento creativo ...
di Alberto Neglia, ocarm
Estratto dell'incontro del 16 ottobre 2013 - I Mercoledì della Spiritualità 2013 - "La spiritualità cristiana: la preghiera"
«Dobbiamo
restare nella preghiera, il più a lungo possibile, affinché la sua
forza invincibile penetri in noi e ci renda capaci di resistere a ogni
influenza distruttiva. Quando dentro di noi sorgerà questa forza,
rifulgerà in noi la gioia della speranza nella vittoria
definitiva.
La
preghiera ridesterà in noi quell’alito divino che “Dio ha soffiato in
Adamo” e grazie a cui “Adamo è divenuto un essere vivente” (Gen 2,7).
Il nostro spirito, da essa rigenerato, inizia a meravigliarsi del
grande mistero dell’Essere. E un entusiasmo particolare per questo
potente flusso ci pervade la mente: “L’Essere! Che mistero stupendo…
Come è possibile?... Dio è meraviglioso, e meravigliosa è la sua
creazione”. Sperimentiamo il senso delle parole di Cristo: “Io sono
venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).
Abbondanza! Ed è così in verità».(ARCHIMANDRITA SOFRONIO, La preghiera un’opera infinita).
video
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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Messaggio dei Vescovi di Sicilia
ai fedeli e agli uomini di buona volontà
all’indomani della tragedia di Lampedusa
Riuniti
per la consueta sessione autunnale a Siracusa nel 60° anniversario
della lacrimazione della Beata Vergine Maria, noi, Vescovi di Sicilia,
abbiamo trattato i temi concernenti la vita delle nostre Chiese. Da un
lato, abbiamo avuto presente la catastrofe sconvolgente dei naufraghi
nelle acque di Lampedusa e, dall’altro, i giovani che abbiamo
incontrato in un’esperienza di fraternità e di comunione. In questa
città è stato immediato riandare con la memoria all’apostolo Paolo, qui
approdato da Malta e rimasto per tre giorni (cfr At 28,11-12), e
rivivere con lui, attraverso il racconto del libro degli Atti degli
Apostoli, la forte tensione drammatica delle sciagure in mare con
gravissimi e ripetuti rischi per la vita. Ci siamo lasciati interrogare
dalle migliaia di persone morte nel nostro mare Mediterraneo, provocati
dai gesti e dalle parole di Papa Francesco nel corso della sua visita a
Lampedusa dell'8 luglio scorso. Il Papa continua a riproporci
l’interrogativo: “Dov’è tuo fratello?” e torna a metterci in guardia
dalla “globalizzazione dell’indifferenza che ci rende tutti
«innominati», responsabili senza nome e senza volto”. E di fronte a
tanti morti non ci siamo sottratti alla nostra responsabilità pastorale
per rivolgere una parola accorata ai fedeli e alle persone di buona
volontà.
Questi
morti, e le migliaia che negli anni sono stati travolti in queste
acque, chiedono verità, giustizia e solidarietà. È ora di abbandonare
l’ipocrisia di chi continua a pensare che il fenomeno migratorio sia
un’emergenza che si auspica ancora di breve durata. La consapevolezza
che spregiudicati criminali speculano sul dolore di persone in fuga
dalle persecuzioni e dalle guerre non può far pagare a questi ultimi la
malvagità dei mercanti di morte. Il grido di aiuto e la domanda di
soccorso non possono lasciare freddi o indifferenti noi e quanti, per
cultura e per sensibilità, sentiamo forte a partire dal Vangelo il
senso dell’accoglienza e del dialogo...
Messaggio dei Vescovi di Sicilia ai fedeli e agli uomini di buona volontà all'indomani della tragedia di Lampedusa
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VERGOGNA!
di Enzo Bianchi
Ogni
giorno incontrando uomini e donne, cittadini del nostro paese, subito
dopo il saluto accolgo da loro le manifestazioni di sofferenza e di
fatica nel loro mestiere di vivere quotidiano. Questo malessere e
questa sofferenza si sono accentuati vertiginosamente negli ultimi
anni, e di volta in volta emergono quale indignazione, protesta,
rabbia, domanda su come e dove siamo finiti.
Raramente
si manifesta un sentimento che invece in me sovrasta tutte le altre
reazioni: la vergogna. Sì, io provo vergogna, la provo come uomo, e può
darsi che la mia fede cristiana accentui questo sentimento, ma io la
vivo semplicemente in quanto uomo. E così “vergogna!” è quasi una
litania che spontaneamente nasce dal mio cuore e a volte diventa anche
esclamazione verbale in mezzo agli altri...
Ma oggi questo sentimento presenta molti segni di scomparsa: ci si vergogna di vergognarsi,
e quindi si enfatizza proprio l’apparire, l’esibirsi, l’essere più
presenti e l’accrescere la notorietà. Sicché anche il pudore, che
coinvolge la responsabilità personale e agisce come segnale e freno
onde evitare la vergogna, sembra venire a mancare.
Ultimamente
più volte in interventi pubblici, orali o scritti, ho gridato
semplicemente: “Vergogna! Vergogna!”, e confesso che ho trasalito
quando ho sentito questo grido sulla bocca di papa Francesco, raggiunto
dalla notizia della nuova strage nel nostro Mediterraneo: centinaia di
stranieri bruciati e affogati prima di raggiungere le nostre spiagge di
Lampedusa. Vergogna! Come cittadino italiano, come appartenente
all’Europa, mi vergogno, perché io sono responsabile della loro morte;
perché ormai i morti nel Mediterraneo, ai quali ho dedicato già sette
anni fa un libro sull’accoglienza degli stranieri, sono più di 20.000,
e questa ecatombe continua… Vergogna perché continua a essere in vigore
una legge che dichiara reato la clandestinità anche nel caso non sia
stato commesso nessun crimine, e che addirittura ostacola i soccorsi
dichiarandoli favoreggiamento: così gli immigrati vengono trattati come
spazzatura e scarto da respingere e buttare a mare. Vergogna per
l’ipocrisia dei nostri governanti che, invece di assumersi le dovute
responsabilità, conferite loro da noi cittadini che li abbiamo eletti
perché governino con discernimento e giustizia, celebrano solo con
retorica la loro omertà e la loro incapacità. Vergogna per il cinismo
che abbiamo lasciato crescere, anche quando si manifestava nella forma
di un razzismo indegno di un paese che ha conosciuto l’emigrazione e il
disprezzo verso i suoi emigranti. Papa Francesco era andato a Lampedusa
e aveva innalzato il suo grido, ma sono passati ormai tre mesi e nulla
è cambiato. E noi con un “rifugiato” ogni mille abitanti, mentre in
Svezia sono 9, in Germania 7, nei Paesi Bassi 4,5 – come fa notare
sempre con passione civile Gian Antonio Stella –, vorremmo praticare
addirittura i respingimenti, in violazione della Convenzione di Ginevra
del 1951 e della stessa nostra Costituzione. Passeranno pochi anni e,
finita questa emergenza, si istituirà “una giornata della memoria” per
queste vittime e ci si chiederà: dov’eravamo noi italiani e i nostri
governanti?...
E a questa vergogna occorre aggiungere l’altra vergogna per la situazione che viviamo a livello politico nel nostro paese...
Sì, come uomo e come cittadino provo vergogna!
Vergogna! di Enzo Bianchi
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Più
volte negli ultimi tempi papa Francesco ha accennato al tema della
donna e al suo ruolo nella società e nella Chiesa, e ci ha fatto venire
una gran voglia di avere da lui una riflessione organica che
approfondisca gli spunti di grande interesse di cui ci ha dato qualche
assaggio, ancora ieri nell’udienza concessa ai partecipanti al
seminario promosso dal Pontificio Consiglio per i laici in occasione
del XXV anniversario della Mulieris dignitatem.
Riprendendo
l’espressione di Giovanni Paolo II, che nella sua lettera apostolica
scrisse che Dio affida in modo speciale l’essere umano alla donna, papa
Francesco ha toccato il tema della maternità, dono e responsabilità
della donna in ordine a tutta l’umanità. Certamente la maternità è
l’esperienza in cui quasi si raccoglie in sintesi il vissuto femminile:
dono di sé e responsabilità, amore e dolore, affetto e distacco... Ed è
talmente profonda l’esperienza della maternità, inscritta nel cuore,
nella carne, nell’anima di una donna, che non può essere ridotta a
fatto biologico.
Ma,
come fa notare il Papa, è esperienza che pone il suo sigillo
sull’identità tutta della donna, di ogni donna, che dalla maternità
riceve e nella maternità impara quei tratti di tenerezza, di mitezza,
di accoglienza, di misericordia che sono un tesoro prezioso per tutti
coloro che le vivono accanto, per la società di cui è parte, per
l’umanità che più che mai ha bisogno di tenerezza e di
misericordia.
È
un dono di cui ha grande bisogno anche la Chiesa. Il Papa ha ricordato
che la Chiesa è femminile: «A me piace anche pensare che la Chiesa non
è "il" Chiesa, è "la" Chiesa. La Chiesa è donna, è madre». Sempre più
ci rendiamo conto che portare il Vangelo nel mondo chiede alla Chiesa
di vivere in pieno la sua maternità.
Ma
come potrà farlo senza la presenza delle donne? Donne che partecipino
alla sua vita con la responsabilità, con la possibilità di assumere
decisioni, con il compito di portare nella comunità cristiana uno stile
di accoglienza, di calore, di attenzione alle persone e non solo ai
programmi, alle iniziative, alle organizzazioni? Certo, qualcuno potrà
obiettare che la presenza delle donne nella comunità cristiana è
consistente, ma solo in compiti che non giungono a dare un’impronta
materna allo stile di relazione della Chiesa...
L’impronta materna
Guardando
a Maria, vediamo che "Dio ci sorprende, ci chiede fedeltà ed è la
nostra forza". Lo ha sottolineato Papa Francesco, nell'omelia della
messa celebrata in Piazza San Pietro in occasione della Giornata
Mariana inserita nell'Anno della Fede. Davanti a più di centomila
fedeli venuti da tutto il mondo, il Papa ha ricordato la meraviglia di
Maria, davanti all'annuncio dell'Angelo, e la sua fiducia in Dio.
video
Guarda anche i nostri post precedenti:
- 13 ottobre 2013 - Atto di Affidamento alla Beata Vergine Maria di Fatima - testo e video
- 13 Ottobre Giornata Mariana - Le domande di Papa Francesco - testo integrale e video dell'Omelia
Giovanni Paolo II, il Papa salvato da Maria. Benedetto XVI, il Papa che
si è sempre affidato alla Madonna. Papa Francesco, il Papa che sin da
subito ha pregato Maria. Gli ultimi tre pontificati sono stati
caratterizzati da una forte impronta mariana.
Giovanni Paolo II volle
che il suo atto di devozione a Maria fosse presente anche nel suo
stemma papale e nel suo motto, Totus tuus, un atto di consacrazione
alla Vergine. È un Papa salvato da Maria... Si
dice Fatima, e subito si pensa a Giovanni Paolo II, alla circostanza
incredibile dell’attentato da lui subito, avvenuto nello stesso giorno
e nella stessa ora in cui Maria apparve ai tre pastorelli in
Portogallo. Eppure, l’immagine del pontificato diBenedetto XVI che
lo riassume nella maniera più bella e profonda e proprio quella del
Papa inginocchiato in preghiera a Fatima, recitare la preghiera
composta per i sacerdoti. È il 2010, anno sacerdotale proclamato da
Benedetto XVI. Ma soprattutto è l’annus horribilis della Chiesa... Un Anno della Fede che Benedetto XVI ha iniziato, ma chePapa Francesco terminerà.
Da cardinale, amava andare nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, a
pregare la Madonna. Ci va nel suo primo giorno da Papa, ci torna appena
tornato dalla Gmg di Rio de Janeiro. Ma c’è un’immagine della Madonna
che è particolarmente cara a Papa Francesco: quella di Maria che
scioglie i nodi...
Gli ultimi tre grandi Papi in ginocchio per Maria Profondo
è, dunque, il rapporto di Papa Francesco con la Vergine Maria come
testimoniano i tanti gesti compiuti fin dall’inizio del suo
Pontificato. Inoltre ieri, 13 ottobre, è stato il settimo mese della
sua elezione al Soglio di Pietro. A parlare del legame del Papa con la
Madonna è il rettore della cattedrale di Buenos Aires, padre Alejandro
Russo, che per anni è stato al fianco di Jorge Mario Bergoglio.
Il Papa e Maria. Il rettore della Cattedrale di Buenos Aires: Pontificato ricco di gesti mariani
Guarda anche alcuni dei nostri precedenti post sulla tematica:
- Donne e Chiesa - Quella “chiesa rosa” nel Concilio - Donne: figlie di un dio minore?
- Papa Francesco, le donne e la Chiesa
- "Donne innamorate di Dio" di Gianfranco Ravasi
- DONNE CARDINALI? utopia o futuro possibile?
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La dimensione mariana del
magistero e della vita di Bergoglio hanno fatto vibrare di una potente
luce di grazia l'Affidamento di tutta lumanità al Cuore Immacolato di
Maria, domenica 13 ottobre
Giuseppe Buono: Francesco, un Papa tutto mariano
Vorrei esprimere il mio
ringraziamento nei confronti dell’Associazione cattolica per il Diritto
a decidere di El Salvador per avermi invitato a pronunciare questo
intervento in occasione dell’inaugurazione della Scuola di Teologia
femminista, il cui programma si svolgerà da luglio a dicembre del 2013
intorno a tre nuclei fondamentali: Storia della Teologia femminista;
Diritti umani delle donne: un impegno etico e teologico; Sessualità e
corporalità.
Juan Josè Tamayo: La ribellione delle eterne dimenticate
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JESUS, ottobre 2013
Caro Diogneto - 58
Rubrica di ENZO BIANCHI
IL PRIMATO DELLA COSCIENZA
Nella lettera aperta di risposta a Eugenio Scalfari, papa Francesco ha affermato:“La
questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria
coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va
contro la coscienza. Ascoltare e obbedire a essa significa, infatti,
decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E
su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire”.
Parole che hanno suscitato qua e là sorpresa, come fossero una novità
nel pensiero cristiano. Invero, così il Vaticano II raccoglie esplicita
la consapevolezza ecclesiale: “La
coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è
solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità. Tramite la coscienza
si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo
compimento nell’amore di Dio e del prossimo” (GS 16). Affermazioni approfondite e ribadite da allora in diverse occasioni anche dal magistero papale.
La
coscienza è la voce di Dio in ogni essere umano creato a sua immagine e
somiglianza (cf. Gen 1,26-27),capax boni et capax mali. Sicché per ogni
persona il criterio ultimo e definitivo del proprio pensare, parlare e
agire scaturisce dalla coscienza. Ma se la coscienza fosse erronea? ...
IL PRIMATO DELLA COSCIENZA
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Non è stato solo un grande
discorso alla chiesa. Le parole pronunciate da Papa Francesco il 4
ottobre ad Assisi riguardano tutti, credenti o non credenti. E in
particolare tutti coloro che cercano sinceramente la via di uscita
dalla crisi che ci sta soffocando. Le indicazioni che emergono
dall’incontro tra i due Francesco sono tanto concrete quanto
impegnative. E per questo vale la pena di non sprecarle. Eccone alcune.
Flavio Lotti: Le ricette di Papa Francesco
Caro fratello vescovo mons. Marcianò,
è di oggi la notizia della sua nomina a nuovo Ordinario Militare. Non
ce la faccio a congratularmi con lei, perché considero una sconfitta
per un cristiano entrare nei ranghi delle forze armate e per di più
entrarci attraverso la porta della Chiesa. Al suo predecessore, mons.
Pelvi, avevo scritto alcune lettere per aprire un dialogo sul senso
evangelico dei cappellani militari, ma è stato sempre un monologo: non
ho mai ricevuto risposta. Mi auguro miglior fortuna con lei.
Antonio Lombardi: Lettera aperta al nuovo Ordinario Militare
Il
primato della testimonianza, l'urgenza dell'andare incontro, un
progetto pastorale centrato sull'essenziale. Le parole del Papa ai
partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio per la nuova
evangelizzazione
Annachiara Valle: La Fede ha bisogno di testimonianza
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Monsignor
Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, potrebbe succedere
presto al cardinale Paolo Romeo alla guida dell'Arcidiocesi di Palermo.
È quando emergerebbe da fonti vaticane...
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 13 ottobre 2013
Omelia - 13 ottobre 2013: Santa Messa in occasione della Giornata Mariana
Discorso - Preghiera Mariana in occasione dell'Anno della Fede (12 ottobre 2013)
Discorso - Ai
Superiori ed Officiali della Segreteria di Stato in occasione del
saluto al Cardinale Tarcisio Bertone, e della presa di possesso del
nuovo Segretario di Stato, S.E. Mons. Pietro Parolin (15 ottobre 2013)
Discorso - Ai
Membri della Commissione Internazionale per le traduzioni del Messale
in lingua inglese (ICEL) in occasione del 50° anniversario della
creazione della Commissione (18 ottobre 2013)
Udienza - 16 ottobre 2013
Messaggio - per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2013 (16 ottobre 2013)
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12/10/2013:
14/10/2013:
17/10/2013:
18/10/2013:
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SANTA MESSA IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MARIANA NELL'ANNO DELLA FEDE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San Pietro
Domenica, 13 ottobre 2013
Nel Salmo abbiamo recitato: “Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie” (Sal 97,1).
Oggi
siamo di fronte ad una delle meraviglie del Signore: Maria! Una
creatura umile e debole come noi, scelta per essere Madre di Dio, Madre
del suo Creatore.
Proprio guardando a Maria, alla luce delle Letture che abbiamo ascoltato, vorrei riflettere con voi su tre realtà: prima, Dio ci sorprende; seconda, Dio ci chiede fedeltà; terza, Dio è la nostra forza.
1. La prima: Dio ci sorprende...
Ecco,
Dio ci sorprende; è proprio nella povertà, nella debolezza, nell’umiltà
che si manifesta e ci dona il suo amore che ci salva, ci guarisce, ci
dà forza. Chiede solo che seguiamo la sua parola e ci fidiamo di Lui.
Questa è l’esperienza della Vergine Maria: davanti all’annuncio dell’Angelo, non nasconde la sua meraviglia. ...
Oggi
chiediamoci tutti se abbiamo paura di quello che Dio potrebbe chiederci
o di quello che ci chiede. Mi lascio sorprendere da Dio, come ha fatto
Maria, o mi chiudo nelle mie sicurezze, sicurezze materiali, sicurezze
intellettuali, sicurezze ideologiche, sicurezze dei miei progetti?
Lascio veramente entrare Dio nella mia vita? Come gli rispondo?
2. ... Ecco il secondo punto: ricordarsi sempre di Cristo, la memoria di Gesù Cristo, e questo è perseverare nella fede; Dio ci sorprende con il suo amore, ma chiede fedeltà nel seguirlo. Noi possiamo diventare “non fedeli”, ma Lui non può, Lui è “il fedele” e chiede da noi la stessa fedeltà. ...
Maria
ha detto il suo “sì” a Dio, un “sì” che ha sconvolto la sua umile
esistenza di Nazaret, ma non è stato l’unico, anzi è stato solo il
primo di tanti “sì” pronunciati nel suo cuore nei suoi momenti gioiosi,
come pure in quelli di dolore, tanti “sì” culminati in quello sotto la
Croce. ...
E io mi domando: sono un cristiano “a singhiozzo”, o sono un cristiano sempre? ...
3. L’ultimo punto: Dio è la nostra forza...
Guardiamo
Maria: dopo l’Annunciazione, il primo gesto che compie è di carità
verso l’anziana parente Elisabetta; e le prime parole che pronuncia
sono: “L’anima mia magnifica il Signore”, cioè un canto di lode e di
ringraziamento a Dio non solo per quello che ha operato in lei, ma per
la sua azione in tutta la storia della salvezza. Tutto è suo dono. Se
noi possiamo capire che tutto è dono di Dio, quanta felicità nel nostro
cuore! Tutto è suo dono. Lui è la nostra forza! Dire grazie è così
facile, eppure così difficile!...
Quante
volte diciamo “grazie” in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi
ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per
scontato! E questo avviene anche con Dio...
il testo integrale dell'Omelia
video
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 16 ottobre 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Quando
recitiamo il Credo diciamo «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e
apostolica». Non so se avete mai riflettuto sul significato che ha
l’espressione «la Chiesa è apostolica». Forse qualche volta, venendo a
Roma, avete pensato all’importanza degli Apostoli Pietro e Paolo che
qui hanno donato la loro vita per portare e testimoniare il Vangelo.
Ma
è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare
il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli, con quel piccolo
gruppo di dodici uomini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per
nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare (cfr Mc
3,13-19). “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire
“mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è
inviata a fare qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e
inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo
lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è
importante, perché quando pensiamo agli Apostoli potremmo pensare che
sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante opere. Ma
nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché gli Apostoli
dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi
fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di
Dio. Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso
il Papa poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo
successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il
Vangelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica.
Tutti noi, se vogliamo essere apostoli come spiegherò adesso, dobbiamo
chiederci: io prego per la salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo?
Questa è la Chiesa apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con
gli Apostoli.
Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla Chiesa.
...
Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.
testo integrale della catechesi di Papa Francesco
video della catechesi del Papa
Lungo e affettuoso, come sempre, il contatto cercato dal Papa con la gente, prima e dopo l'udienza.
Proponiamo anche il video completo dell'incontro odierno con l'abbraccio ai fedeli...
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
14 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
chiamati alla misericordia
C'è
una grave malattia che minaccia oggi i cristiani: la «sindrome di
Giona», quella che fa sentire perfetti e puliti come appena usciti da
una tintoria, al contrario di quelli che giudichiamo peccatori e dunque
condannati ad arrangiarsi da soli, senza il nostro aiuto. Gesù invece
ricorda che per salvarci è necessario seguire «il segno di Giona», cioè
la misericordia del Signore. È questo in sostanza il senso della
riflessione proposta da Papa Francesco durante la messa celebrata
stamani, lunedì 14 ottobre, nella cappella di Santa Marta
Commentando
le letture della liturgia, tratte dalla lettera di san Paolo ai Romani
(1,1-7) e dal Vangelo di Luca (11. 29-32), il Pontefice ha iniziato
proprio dal quella «parola forte» con la quale Gesù apostrofa un gruppo
di persone chiamandole «generazione malvagia». È «una parola – ha
notato – che quasi sembra un insulto: questa generazione è una
generazione malvagia. È molto forte! Gesù tanto buono, tanto umile,
tanto mite, ma dice questa parola». Tuttavia, ha spiegato il Pontefice,
egli non si riferiva certo alla gente che lo seguiva; si riferiva
piuttosto ai dottori della legge, a quelli che cercavano di metterlo
alla prova, di farlo cadere in trappola. Era tutta gente che gli
chiedeva dei segni, delle prove. E Gesù risponde che l'unico segno che
sarà dato loro sarà «il segno di Giona».
Ma
qual è il segno di Giona? «La settimana scorsa – ha ricordato il Papa –
la liturgia ci ha fatto riflettere su Giona. E ora Gesù promette il
segno di Giona». Prima di spiegare questo segno, Papa Francesco ha
invitato a riflettere su un altro particolare che si evince dalla
narrazione evangelica: la «sindrome di Giona», quella che il profeta
aveva nel suo cuore.
...
Dunque
«la sindrome di Giona colpisce quelli che hanno fiducia solo nella loro
giustizia personale, nelle loro opere». E quando Gesù dice «questa
generazione malvagia», si riferisce «a tutti quelli che hanno in sé la
sindrome di Giona». Ma c'è di più: «La sindrome di Giona – ha affermato
il Papa – ci porta all'ipocrisia, a quella sufficienza che crediamo di
raggiungere perché siamo cristiani puliti, perfetti, perché compiamo
queste opere osserviamo i comandamenti, tutto. Una grossa malattia, la
sindrome di Giona!». Mentre «il segno di Giona» è «la misericordia di
Dio in Gesù Cristo morto e risorto per noi, per la nostra salvezza».
«Ci
sono due parole nella prima lettura – ha aggiunto – che si collegano
con questo. Paolo dice di se stesso che è apostolo, non perché ha
studiato, ma è apostolo per chiamata. E ai cristiani dice: siete voi
chiamati da Gesù Cristo. Il segno di Giona ci chiama». La liturgia
odierna, ha concluso il Pontefice, ci aiuti a capire e a fare una
scelta: «Vogliamo seguire la sindrome di Giona o il segno di Giona?».
La sindrome di Giona
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
15 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“La strada del Signore è amare Dio e il prossimo”
Ipocrisia
e idolatria «sono peccati grossi» che hanno origini storiche, ma che
ancora oggi si ripetono con frequenza, anche fra i cristiani. Superarli
«è tanto difficile»: per farlo «abbiamo bisogno della grazia di Dio». È
la riflessione suggerita a Papa Francesco dalle letture della messa
celebrata questa mattina, martedì 15 ottobre, nella cappella di Santa
Marta.
«Il
Signore – ha esordito – ci ha detto che il primo comandamento è adorare
Dio, amare Dio. Il secondo è amare il prossimo come se stesso. La
liturgia oggi ci parla di due vizi contro questi comandamenti», che in
realtà, ha notato, è uno solo: amare Dio e il prossimo. E i vizi di cui
si parla effettivamente «sono peccati grossi: l'idolatria e
l'ipocrisia». L'apostolo Paolo, ha notato il Pontefice, non risparmia
parole per descrivere l'idolatria. È «focoso», «forte» e dice: «l'ira
di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà, perché l'idolatria è
un'empietà, è una mancanza di pietas. È una mancanza di quel senso di
adorare Dio che tutti noi abbiamo dentro. E l'ira di Dio si rivela
contro ogni empietà, contro gli uomini che soffocano la verità
nell'ingiustizia». Essi soffocano la verità della fede, di quella fede
«che ci è data in Gesù Cristo, nella quale si rivela la giustizia di
Dio». È, ha proseguito il Papa, come un cammino da fede in fede «come
diceva spesso Giovanni: grazia su grazia, di fede in fede. Il cammino
della fede». Ma tutti noi «abbiamo bisogno di adorare, perché abbiamo
l'impronta di Dio dentro di noi» e «quando non adoriamo Dio adoriamo le
creature» e questo è «il passaggio dalla fede all'idolatria». ...
Si
potrebbe essere portati a pensare, ha avvertito il Papa, che si tratti
di atteggiamenti del passato: «oggi nessuno di noi va per le strade ad
adorare statue». Ma non è così perché «anche oggi – ha detto il
Pontefice – ci sono tanti idoli e anche oggi ci sono tanti idolatri.
Tanti che si credono sapienti, anche fra noi, fra i cristiani». E ha
subito aggiunto: «Io non parlo di quelli che non sono cristiani; li
rispetto. Ma fra noi parliamo in famiglia». Molti cristiani infatti «si
credono sapienti, sanno tutto», ma alla fine «diventano stolti e
cambiano la gloria di Dio, incorruttibile, con un'immagine: il proprio
io», con le proprie idee, con la propria comodità. E non è una cosa
d'altri tempi perché «anche oggi – ha evidenziato il Pontefice – per le
strade ci sono gli idoli». ...
Gesù
consiglia dunque di «non guardare le apparenze» ma di andare al cuore
della verità: «il piatto è il piatto, ma è più importante quello che è
dentro il piatto: il pasto. Ma se tu sei un vanitoso, se tu sei un un
carrierista, se tu sei un un ambizioso, se tu sei una persona che
sempre si vanta di se stesso o al quale piace vantarsi, perché ti credi
perfetto, fa un po' d'elemosina e quella guarirà la tua ipocrisia».
«Ecco – ha concluso il Papa – la strada del Signore: adorare Dio, amare Dio sopra di tutto, e amare il prossimo. È tanto semplice, ma tanto difficile. Si può fare soltanto con la grazia. Chiediamo la grazia».
Amore a Dio e al prossimo contro idolatria e ipocrisia
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
17 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
la Fede non è ideologia. Apriamoci agli altri.
Se
un cristiano “diventa discepolo dell’ideologia, ha perso la fede”. E’
quanto sottolineato, stamani, da Papa Francesco nella Messa alla Casa
Santa Marta. Il Pontefice ha messo in guardia i cristiani da un
atteggiamento da “chiave in tasca e porta chiusa” ed ha ribadito che
quando non si prega si abbandona la fede e si cade nell’ideologia e nel
moralismo.
“Guai
a voi, dottori della legge, che avete portato via la chiave della
conoscenza!”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia, muovendo
dall’avvertimento di Gesù, di cui parla il Vangelo odierno. Il Papa ha
attualizzato questo monito. “Quando andiamo per strada e ci troviamo
davanti una chiesa chiusa – ha affermato – sentiamo qualcosa di
strano”, perché “una chiesa chiusa non si capisce”. A volte, ha
sottolineato, “ci dicono spiegazioni” che non sono tali: “sono
pretesti, sono giustificazioni, ma la realtà è che la chiesa è chiusa e
la gente che passa davanti non può entrare”. E, ancora peggio, “il
Signore che è dentro non può uscire”. Oggi, ha detto il Papa, Gesù ci
parla di questa “immagine della chiusura”, è “l’immagine di quei
cristiani che hanno in mano la chiave, ma la portano via, non aprono la
porta”. Anzi peggio, “si fermano sulla porta” e “non lasciano entrare”,
e così facendo “neppure loro entrano”. La “mancanza di testimonianza
cristiana – ha osservato – fa questo” e “quando quel cristiano è un
prete, un vescovo o un Papa è peggio”. Ma, si chiede Papa Francesco,
come succede che un “cristiano cade in questo atteggiamento di chiave
in tasca e porta chiusa?”:
“La
fede passa, per così dire, per un alambicco e diventa ideologia. E
l’ideologia non convoca. Nelle ideologie non c’è Gesù: la sua
tenerezza, amore, mitezza. E le ideologie sono rigide, sempre. Di ogni
segno: rigide. E quando un cristiano diventa discepolo dell’ideologia,
ha perso la fede: non è più discepolo di Gesù, è discepolo di questo
atteggiamento di pensiero, di questo... E per questo Gesù dice loro:
‘Voi avete portato via la chiave della conoscenza’. La conoscenza di
Gesù è trasformata in una conoscenza ideologica e anche moralistica,
perché questi chiudevano la porta con tante prescrizioni”.
Gesù,
ha proseguito il Papa, ce l’ha detto: “Voi caricate sulle spalle della
gente tante cose; solo una è necessaria”. Questo è, dunque, il processo
“spirituale, mentale” di chi vuole la chiave in tasca e la porta
chiusa...
“La chiave che apre la porta alla fede – ha aggiunto il Papa – è la preghiera”.
E ha avvertito: “Quando un cristiano non prega, succede questo. E la
sua testimonianza è una testimonianza superba”. Chi non prega è “un
superbo, è un orgoglioso, è un sicuro di se stesso. Non è umile. Cerca
la propria promozione”. Invece, ha affermato, “quando un cristiano
prega, non si allontana dalla fede, parla con Gesù”. E, ha precisato,
“dico pregare, non dico dire preghiere, perché questi dottori della
legge dicevano tante preghiere” per farsi vedere. Gesù, invece, dice:
“Quando tu preghi, va nella tua stanza e prega il Padre di nascosto, da
cuore a cuore”. “Una cosa – ha detto ancora il Papa – è pregare e
un’altra cosa è dire preghiere”...
Il Papa: “cristiani ideologici” sono malattia grave, chiudono la porta che conduce a Gesù
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
18 ottobre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
case di riposo per preti e suore, santuari di santità
Mosé,
Giovanni Battista, San Paolo. Papa Francesco ha incentrato l’omelia di
stamani nella Messa alla Casa Santa Marta su queste tre figure,
sottolineando che a ognuno di loro non sono state risparmiate le
angosce, ma il Signore mai li ha abbandonati. Pensando poi ai tanti
preti e suore che vivono nelle case di riposo, hai invitato i fedeli a
visitarli perché questi, ha detto, sono veri “santuari di santità e
apostolicità”.
L’inizio
della vita apostolica e il tramonto dell’Apostolo Paolo. Papa Francesco
ha preso spunto dalle letture del giorno per soffermarsi su questi due
estremi dell’esistenza del cristiano. All’inizio della vita apostolica,
ha osservato commentando il Vangelo odierno, i discepoli erano
“giovani” e “forti” e anche i “demoni se ne andavano davanti” alla
“loro predicazione”. La Prima Lettura, ha proseguito, ci mostra invece
San Paolo alla fine della sua vita. “E’ il tramonto dell’Apostolo”:
“L’Apostolo ha un inizio gioioso, entusiasta, entusiasta con Dio dentro, no? Ma anche non gli è risparmiato il tramonto. E a me fa bene pensare al tramontodell’Apostolo…
Mi vengono in mente tre icone: Mosé, Giovanni Battista e Paolo. Mosé è
quello che è capo del Popolo di Dio, coraggioso, lottava contro i
nemici e anche lottava con Dio per salvare il popolo: forte! E alla
fine è solo, sul Monte Nebo, guardando la terra promessa, ma spogliato
dall'entrare lì. Non poteva entrare nella promessa. Giovanni Battista:
negli ultimi tempi, non gli sono risparmiate le angosce”.
Giovanni
Battista, ha proseguito il Papa, deve anche affrontare un’“angoscia
dubbiosa che lo tormentava” e “finisce sotto il potere di un governante
debole, ubriaco e corrotto, sotto il potere dell’invidia di un’adultera
e del capriccio di una ballerina”. E anche l’Apostolo Paolo, nella
Prima lettura, ci parla di quelli che lo hanno abbandonato, di chi gli
ha procurato danni accanendosi contro la sua predicazione. Racconta che
in tribunale nessuno lo ha assistito. Tutti lo hanno abbandonato. Però,
dice San Paolo, “il Signore mi è stato vicino. Mi ha dato forza perché
io potessi portare a compimento l’annunzio del Vangelo”...
Sento
spesso, ha affermato, che “si fa un pellegrinaggio al Santuario della
Madonna”, “di San Francesco, di San Benedetto”, “tanti pellegrinaggi”:
“Ma
mi chiedo se noi cristiani abbiamo la voglia di fare una visita - che
sarà un vero pellegrinaggio! - a questi santuari di santità e di
apostolicità, che sono le case di riposo dei preti e delle suore? Uno
di voi mi diceva, giorni fa, che quando andava in un Paese di missione,
andava al cimitero e vedeva tutte le tombe dei vecchi missionari, preti
e suore, lì da 50, 100, 200 anni, sconosciuti. E mi diceva: ‘Ma, tutti
questi possono essere canonizzati, perché alla fine conta soltanto
questa santità quotidiana, questa sanità di tutti i giorni'. Nelle case
di riposo, queste suore e questi preti aspettano il Signore un po’ come
Paolo: un po’ tristi, davvero, ma anche con una certa pace, col volto
allegro”...
Il Papa: non dimentichiamoci dei preti e suore nelle case di riposo, veri santuari di santità
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Papa
Francesco parla, twitta, telefona. Buona parte del suo successo dipende
da questa relazione speciale con la gente. Ormai i suoi gesti e le sue
parole sono diventate scelte di fondo e aspetto centrale del
Pontificato. Bergoglio ha trasformato il modo di esercizio del
ministero di vescovo di Roma, cioè del Papa. In questo mesi ha ridato
credibilità ad una istituzione, la Chiesa, che rischiava di essere
sbriciolata dopo gli scandali.
Parla
e dappertutto mette al centro il Vangelo. Non è un ingenuo. Ormai
abbiamo capito che ha un suo ritmo nel dire e nel tacere, quando dire e
quando tacere. Nell’intervista alle riviste dei Gesuiti dice tutto
quello che ha in mente a pochi giorni dalla riunione degli otto
cardinali incaricati di riformare la Curia. Premette l’interpretazione
autentica, in quale modo detta la linea. Questo suo modo di operare
rende tutti inquieti. Si sente dire in giro che questo Francesco è
capace di tutto...
PAROLA E PAROLE, COSÌ CAMBIA IL MODO DI FARE IL PAPA
Sì,
è il senso di una rivoluzione quello che stiamo vivendo con Papa
Francesco. Come un fiume in piena, incontenibile, travolge schemi e
modi di pensare, irrompe in terre aride, ridisegna paesaggi e orizzonti
mai esplorati. Ma è una forza placida che lo muove. Un’energia calma.
In
che mare andrà a sfociare? E da quale sorgente deriva il suo impeto?
L’intervista a Civiltà Cattolica rende esplicito quel che era implicito
in questi primi sei mesi. Già così densi, peraltro, di gesti eloquenti
e di parole che hanno riscaldato i cuori.
E’ un testo, 29 pagine, da leggere e godere per intero. Senza accontentarsi dei titoli e delle sintesi dei giornali...
Nel
mondo degli intellettuali cattolici e nell’establishment ecclesiastico
molti non solo parevano non soffrire questo palpabile crescente
distacco fra la Chiesa e la gente, ma quasi teorizzavano che proprio in
quest’essere minoranza arroccata e agguerrita stesse il puro ideale di
una presenza cristiana nel mondo d’oggi.
Francesco ragiona e sente diversamente. Ragiona e sente da missionario.
Da
uomo, da prete, che ha sperimentato su di se la bellezza commovente
dell’ “essere guardato” dalla tenerezza di Cristo. Come il pubblicano
Matteo, nel suo quadro preferito, del Caravaggio. E allora ha il grande
desiderio di comunicare questa esperienza a tutti, anche e soprattutto
a quelli che sono lontani e spesso hanno abbandonato una Chiesa mai
conosciuta nel suo volto più vero...
LA RIVOLUZIONE PLACIDA DI FRANCESCO. Una novità di sguardo, innanzitutto
Caro
direttore, scrivendo una lettera a un giornale e rispondendo alle
domande poste attraverso un giornale da Eugenio Scalfari, Papa
Francesco ha compiuto un atto di straordinaria importanza. Non solo
perché lo ha fatto in una forma senza precedenti ma perché lo ha fatto
come un uomo che parla a un altro uomo, nel contesto di un dialogo
aperto a tutti che ci porta a metterci allo stesso livello degli altri.
E di fatti Francesco, che come sappiamo preferisce la definizione di
vescovo di Roma a quella di Papa, ha risposto a Eugenio Scalfari in
modo cordiale, con l'intelligenza calorosa del cuore piuttosto che con
quella intellettuale fredda. La sua si può definire una "ragione
sensibile", come si dice oggi nella discussione filosofica in Europa,
negli Stati Uniti e anche fra noi, quella che parla direttamente
all'altro, al suo profondo, e non si nasconde dietro dottrine, dogmi,
istituzioni. In questo senso, per Francesco non è rilevante se Scalfari
sia o meno un credente, poiché ognuno ha la sua storia e il suo
percorso, ma è importante la capacità di essere aperti all'ascolto. Per
dirla con le parole del grande poeta spagnolo Antonio Machado, "la tua
verità? No, la Verità e vieni con me a cercarla. La tua, tienitela".
Più importante che sapere è non perdere mai la capacità di imparare.
Questo è il senso del dialogo.
Con
la sua lettera, Francesco ha mostrato che tutti cerchiamo una verità
più piena e più ampia, una verità che ancora non possediamo...
Davvero non esistono le verità assolute
Il
Pontefice rivoluziona la comunicazione della fede e per arrivare alle
famose pecorelle scappate dall’ovile usa parole semplici termini nuovi,
idiomi stranieri e persino colorite frasi del lunfardo, dialetto
ispanico del porto di Buenos Aires. Con ironia e fantasia Lo slang di
Papa Francesco
L’effetto
del Bergoglio style si moltiplica: la riluttanza del Papa argentino a
servirsi di auto di lusso, croci d’oro e altri simboli del potere, sta
contagiando anche il linguaggio. Piano piano nella Chiesa si sta
facendo strada il Bergoglio slang, un nuovo modo di comunicare la fede,
per raggiungere il target numero uno, le famose pecore scappate
dall’ovile, attraverso frasi ad effetto, slogan, parole ispaniche
tradotte liberamente.
Non
che il Papa si sia messo a parlare come uno scaricatore di porto, ma
alcuni termini che ha usato recentemente li ha attinti proprio da
questo colorito dialetto. Più comunicativi, più efficaci, più diretti.
Come il verbo «balconear» che in “lunfo” significa non stare alla
finestra a guardare, tipico di colui che nutre curiosità ma senza
volersi immischiare troppo, come uno spettatore che sosta al balcone.
Papa Francesco si è rivolto così ai giovani chiedendo loro di «non
balconear», ma al contrario di tuffarsi negli eventi, come ha fatto
Gesù. Il messaggio pensato per i ragazzi ha spopolato sul web, creando
interesse attorno ad un tema spirituale molto sentito, la
partecipazione alla vita cristiana, cosa non del tutto scontata di
questi tempi segnati dalla secolarizzazione e dall’indifferenza. Si è
poi raccomandato di «fare ruido», «fare casino»...
Lo slang di Papa Francesco: una rivoluzione in Vaticano
C’è senz’altro
una gran dose di novità nel papato di José Mario Bergoglio. Ma chi vede
solo quell’aspetto fa torto a lui e alla Chiesa. E applica solo
categorie di tipo politico o comunque di comodo, figlie d’una cultura
usa a distinguere tra cattolici «buoni», aperti alla modernità, e
cattolici attaccati a tradizione, riti, potere. Le dichiarazioni di
Francesco riportate da Scalfari vanno lette nella chiave di un uomo di
Dio che s’è posto un compito di cui sa l’arditezza: trasformare in
fuoco scoppiettante le braci che covavano sotto una pesante coltre di
cenere, la quale ha rischiato, anche in tempi recenti, di soffocare
ogni afflato vitale, prima che spinte riformatrici. Braci vive,
però. Alcuni esempi
li ha offerti lo stesso Papa. Ha citato due volte Carlo Maria Martini.
Ed già è un bell’attestato per il cardinale scomparso poco più d’un
anno fa trovarsi in una galleria che va da Francesco d’Assisi a
Sant’Agostino, da San Paolo a Sant’Ignazio. A quegli che fu Arcivescovo
di Milano in oltre un ventennio difficilissimo Francesco esprime
pubblicamente un debito di riconoscenza straordinario: l’aver per anni
indicato ai pontefici allora regnanti, Wojtyla e Ratzinger, il modello
di una Chiesa «sinodale», cioè un’istituzione in cui il Papa governa
non da monarca assoluto, ma per «servizio», aiutato da vescovi e
cardinali. Ascoltando questi e potendo contare sul loro apporto egli
diviene effettivamente capo di tutta la Chiesa, perché tiene conto
delle voci di altri continenti, di altri bisogni, di altre
sollecitazioni, rispetto a quel Vaticano ripiegato su se stesso e sulla
gestione. E, come vescovo di Roma, senza cioè pretese egemoniche e di
proselitismo («una solenne sciocchezza», dice Bergoglio) spiana la via
a ecumenismo e dialogo interreligioso su cui Martini incentrò il suo
episcopato, prendendosi più di un rimbrotto ufficiale in quanto poco
attento, appunto, al proselitismo...
Quel debito del Papa a Martini, il «sogno» della Chiesa dei poveri
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Gesuita, arcivescovo di Milano e
cardinale, fu il più autorevole e osannato antagonista dei pontificati
di Wojtyla e Ratzinger. I suoi seguaci vedono oggi in Francesco colui
che ne raccoglie l'eredità. E la mette in pratica
Sandro Magister: Martini papa. Il sogno divenuto realtà
Martini e Bergoglio. Ecco dove non concordano
Il servizio di www.chiesa “Martini papa. Il sogno divenuto realtà” ha
suscitato reazioni di vario segno. Il professor Alessandro Martinetti,
discepolo del filosofo Gustavo Bontadini e specialista in metafisica,
ci ha inviato la seguente nota.
Alessandro Martinetti: Così vicini così lontani
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2) Il
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3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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