"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
|
NEWSLETTER n°41 del 2013
Aggiornamento della settimana -
dal 5 all'11 ottobre 2013 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 18 ottobre 2013 |
|
||||||||||||
|
N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Nel mondo globalizzato
solo i poveri
non diventano di tutti
È
stanco e rattristato monsignor Francesco Montenegro al suo rientro da
Lampedusa. I ricordi e le domande si affollano dopo la visita
nell'hangar: "C'era una bambina che sembrava dormisse, il suo viso era
sereno come se non avesse vissuto la tragedia che l'ha portata alla
morte. Vedendo i volti di quei bimbetti, morti così atrocemente, mi son
chiesto 'io che cosa sto facendo?'. Credo che questo interrogativo
dobbiamo porcelo tutti"
Carmelo Petrone e Marilisa Della Monica
Colpisce
il volto dell’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro,
privo di quel sorriso che lo ha reso amato dai suoi fedeli e che riesce
a trasmettere speranza e gioia. Lo raggiungiamo appena ritornato da
Lampedusa dove si è recato per stare accanto alla popolazione
dell’isola, al parroco don Stefano Nastasi che a breve lascerà il suo
incarico, e per pregare e piangere i morti nel naufragio. È stanco e
molto rattristato, mentre ci racconta la sua visita all’hangar
dell’aeroporto trasformatosi in obitorio dove sono stati sistemati i
111 corpi recuperati. “Provo tanta indignazione - ci dice monsignor
Montenegro - che rischia di diventare rabbia, un sentimento non
cristiano, ma anche grande tristezza e un senso di colpa”.
Tra
i corpi schierati sul pavimento e sistemati all’interno di sacchi blu,
in attesa che giungano sull’isola le bare necessarie per dar loro degna
sepoltura, “alcuni - racconta l’arcivescovo - rimasti con le braccia
alzate come a voler chiedere ancora aiuto”, anche quelli di quattro
bambini, e a ricordare quel momento la voce di monsignor Montenegro
s’incrina un po’: “C’era una bambina che sembrava dormisse, il suo viso
era sereno come se non avesse vissuto la tragedia che l’ha portata alla
morte. Vedendo i volti di quei bimbetti, morti così atrocemente, mi son
chiesto ‘io che cosa sto facendo?’. Credo che questo interrogativo
dobbiamo porcelo tutti”...
video --------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"L'unica emergenza è l'euro?
Europa unita vignetta GIOBA Lasciamo piangere il nostro cuore... --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Non sei tu il mare? E allora rispondimi! Lampedusa, i suoi morti e le parole per dire la guerra in frontiera Le foto dei sacchi di morti in fila sul molo di Lampedusa, le ho già viste due volte. Ma non era l'Italia. Era la Libia, era la Siria... Ed
erano i morti dei bombardamenti abbandonati sui marciapiedi davanti
agli ospedali di campo. In fondo la guerra si assomiglia sempre,
ovunque si faccia. Anche quando è la guerra che l’Europa combatte ogni
giorno in frontiera, contro i poveri che rivendicano il diritto alla
mobilità disobbedendo alle nostre folli leggi sull’immigrazione. Quella
guerra però non la vogliamo vedere. Per noi è tutto normale. Un amaro
gioco delle parti, in cui le uniche colpe sono degli scafisti cattivi,
della burrasca o del fato. E nemmeno i 300 martiri di oggi ci apriranno
gli occhi. Perché sono soltanto numeri. Numeri come quelli che
incideranno con un chiodo sul cemento fresco gettato in fretta sulle
tombe dei corpi ripescati in tempo. Tutti gli altri, saranno mangiati
dai pesci sui fondali del mare, mentre qualcuno dall'altro lato del
mondo chiederà invano del proprio amore. Ecco forse sono queste le
parole giuste. Parole d'amore in questa palude di morte. Le parole di
Tesfay Mehari, un famoso cantante eritreo, che dedica questo pezzo alla
donna che ha perso nei mari d'Italia. Forse non c'è bisogno delle
grandi tragedie per aprire gli occhi. Basterebbe sentire proprio il
dolore di un amore spezzato per sempre, per vedere tutto ad un tratto
la guerra e distinguere le sue vittime dai suoi colpevoli. Mare, dentro di te sta il mio amore.
Hai preso la sua anima e il suo cuore.
Mare, riportala a riva, fammi parlare di nuovo con lei.
Cercala ovunque, trovala, fallo per me.
Mare riportami l'amore della mia anima
Insieme ai suoi compagni pellegrini di questo destino.
Creature del mare, siete voi gli unici testimoni di questa storia
E allora ditemi: quali sono state le sue ultime parole prima di partire
Mare!
Non sei tu il mare? E allora rispondimi!
video
--------------------------------------- Una lunga fila di sacchi verdi, allineati sulla banchina. È l’istantanea, tragica, dell’ultima strage del mare che il 3 ottobre si è consumata appena a largo di Lampedusa. I sopravvissuti sono 151, ma sul barcone erano in 500... Tristezza
ed indignazione sono state espresse al Sir da mons. Francesco
Montenegro, Arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione
episcopale per le Migrazioni (Cemi). “Una notizia che fa sorgere
sentimenti di tristezza e indignazione perché non possiamo continuare a
contare morti come se fossimo semplicemente testimoni”. “Le storie di
persone che si mettono in viaggio, come ha detto il Papa a Lampedusa -
ha aggiunto mons. Montenegro -, sono storie che si intrecciano con le
nostre e quindi ci interessano. Papa Francesco ci ha interrogato se
questi morti ci causano lacrime. Ecco perché non possiamo solo tenere
una contabilità o rassegnarci passivamente”.
L’Ue
deve intervenire. Lo chiede mons. Domenco Mogavero, Vescovo di Mazara
del Vallo, delegato per le Migrazioni della Conferenza Episcopale
Siciliana, che con un tweet ha espresso il proprio cordoglio per la
morte degli immigrati a Lampedusa. “L'UE e l'Italia si impegni per
seria politica d'accoglienza. Quest’ennesima tragedia addolora me e
tutta la mia Chiesa che è in Mazara del Vallo – prosegue mons. Mogavero
– ma, ritengo, riaccende i riflettori su una questione prioritaria:
l’Unione Europea deve intervenire, così come il governo italiano,
affinché i flussi migratori non siano affidati ai singoli territori,
come Lampedusa o la Sicilia stessa. Se qualcuno pensa di trovarsi di
fronte a emergenze limitate nel tempo che spera di scongiurare in
breve, si sbaglia. Ci troviamo di fronte a un fenomeno più complesso
che durerà negli anni, legato all’intrinseca condizione dell’uomo. È
normale che ciascuno voglia migliorare se stesso, occupando gli spazi
più liberi”.
“Una
mattanza che deve essere fermata, non so come, ma non è possibile che
questi fratelli e sorelle in umanità, muoiano in questo modo”. A
parlare è don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa, che commenta così
la tragedia di Lampedusa dove un barcone con a bordo almeno 500 persone
tra uomini, donne e bambini è naufragato. Appena appresa la notizia don
Stefano si è recato sulla panchina del molo Favarolo, lo stesso luogo
in cui lo scorso 8 luglio Papa Francesco sbarcò dopo avere deposto una
corona di fiori e pregato per le tante vittime del mare Mediterraneo
trasformatosi ormai da anni in un cimitero liquido. Tra i cadaveri
anche i corpi di bambini. “Non ho avuto il coraggio - prosegue don
Stefano - di accostarmi ad essi. È la più grande tragedia del mare che
i lampedusani ricordino a memoria d’uomo. Ma adesso è necessario che
questa mattanza venga fermata e subito!”. “È uno dei momenti più
tragici della storia delle migrazioni degli ultimi anni”, conferma il
direttore della Caritas della diocesi di Agrigento, Valerio Landri. “È
paradossale - afferma Landri - che ci siano voluti i morti per
ricominciare a parlare dell’argomento ed è triste che si sentano anche
delle considerazioni da parte di alcuni esponenti politici che indicano
nella presidente Boldrini e nel ministro Kyenge i responsabili morali
di questa tragedia. Si continua a fare politica sulla pelle della
gente. È un momento di grande sofferenza - prosegue Landri - in cui
ogni parola è superflua, questo è il momento di fermarsi e riflettere
su una legge che va rivista. Ci auguriamo che questo ulteriore
versamento di sangue possa essere l’occasione propizia per lanciare
diversamente un nuovo sistema di politiche dell’accoglienza”. Intanto
per volere dell’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco
Montenegro, che nella Conferenza Episcopale Siciliana è Vescovo
delegato per la Carità e la Salute, il 7 e l’8 ottobre avrà luogo
proprio a Lampedusa l’incontro della delegazione regionale delle
Caritas diocesane per una riflessione sui temi dell’immigrazione e per
“pensare a un sistema di accoglienza unitario integrato, capace di
intervenire nelle emergenze degli sbarchi come nella quotidianità dei
flussi migratori”...
OGGI E' UN GIORNO DI PIANTO Agli
incontri sono presenti, oltre a monsignor Francesco Montenegro,
l'arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, il direttore della
Fondazione Migrantes, don Giancarlo Perego, e il responsabile
dell'Ufficio immigrazione della Caritas Oliviero Forti. Sull'isola di
Lampedusa è presente anche monsignor Konrad Krajewski, elemosiniere
della Santa Sede, inviato da papa Francesco per portare la sua
vicinanza a seguito della tragedia e il sostegno ai soccorritori e
quanti sono impegnati quotidianamente nelle operazioni di accoglienza.
Un programma intenso che prevede due giorni di visite, incontri,
riflessioni. (fonte: Avvenire)
video: Appello Vescovo di Noto: apriamo i conventi ai migranti
«È
di grande conforto per tutti sapere che Papa Francesco è così vicino a
noi in questo drammatico momento. È un incoraggiamento a raddoppiare
gli sforzi per soccorrere in ogni modo i superstiti e per pregare per
le vittime». Per questo, spiega padre Stefano Nastasi, parroco di
Lampedusa, i soccorritori hanno voluto che l’elemosiniere pontificio,
l’arcivescovo Konrad Krajewski — già da alcuni giorni a Lampedusa per
volere del Pontefice — questa mattina, lunedì 7 ottobre, fosse
imbarcato sulla motovedetta della Capitaneria di porto dalla quale si
calano i sommozzatori per recuperare le vittime, ancora imprigionate
nello scafo affondato.
La
presenza dell’elemosiniere sull’isola è stata colta come il segno della
volontà del Papa di dare seguito alle promesse fatte l’8 luglio scorso,
quando si recò personalmente nell’isola a pregare per le vittime dei
continui naufragi. Aveva assicurato la sua costante attenzione e
vicinanza. E così, a poche ore dall’ultima tragedia, ha inviato il suo
elemosiniere a rappresentarlo in quella che lo stesso monsignor
Krajewski ha definito una “celebrazione di misericordia”.
A
nome del vescovo di Roma il presule ha benedetto le salme recuperate
nei giorni precedenti e allineate nell’hangar dell’aeroporto locale.
Con l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, e don
Stefano, ha recitato il rosario. Poi è andato a visitare i superstiti,
alloggiati nel centro di accoglienza. Si è intrattenuto a lungo con
loro e li ha assicurati della vicinanza del Papa, il quale tra l’altro
ha inviato, suo tramite, a ciascuno un consistente aiuto affinché possa
provvedere alle esigenze più immediate.
In
questi giorni l’elemosiniere è rimasto sulla banchina del porto vecchio
per benedire le salme recuperate in mare. «È come se avessimo il Papa
in persona qui accanto a noi — dicono i soccorritori — e la cosa ci
conforta perché abbiamo la certezza di una vicinanza concreta e non di
facciata». Non a caso questa mattina hanno chiesto a monsignor
Krajewski di uscire in mare con loro: ci sono da recuperare le salme di
tanti bambini che con le loro mamme avevano cercato rifugio nella stiva
del barcone affondato. Ogni sommozzatore che scende porta con sè una
coroncina del rosario benedetta da Papa Francesco. (fonte. L'Osservatore Romano)
video L'intervista a don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana
--------------------------------------- Quarantasette. Tutti vivi, tutti soccorsi. Da tre persone con una barca, in quel mare di morte. Lei l'abbiamo vista, in una delle prime immagini trasmesse in tv. Piangeva. E' da quell'immagine che ho capito cos'era successo. Lei era in barca, racconta, per una notturna di pesca col mare bello. Una donna trapiantata a Lampedusa, catanese. Erano in mare in tre, per pescare. E invece sentono urla. E vedono: il mare era pieno, dice. Le teste uscivano come pesci nel mare. Loro ne hanno salvati 47: 46 uomini e una donna. In tutto, con un altro peschereccio, ne hanno salvati cento quella notte. Una strage immane. Erano 500. Quanti, quanti, bambini sono morti?... La soccorritrice. La sindaca. La presidente. E le sconosciute, morte o sopravvissute, di quel barcone.
Giusy
Nicolini, una donna da Nobel, lei sì. Come le tante donne comuni che si
meriterebbero il Nobel, e che ci danno orgoglio. Donne che fanno la
loro parte, che ci mettono dignità e coraggio, che non si tirano
indietro, che non smettono di impegnarsi, in condizioni estreme.
Laura
Boldrini, la sua faccia ce l'ha messa da sempre. Va a Lampedusa da
lampedusana, prima ancora che da presidente. E dice, come la
soccorritrice , e la sindaca, la sua rabbia e le cose che vanno fatte.
Ma subito. Parlano tutte alle istituzioni, prima ancora che alla
politica. E se le istituzioni esistono, è questo il momento per battere
un colpo. Definitivo. Cogli l'attimo, ha detto Letta. E allora fatelo.
Di
quelle altre donne, invece, non ho i visi, né le parole. Invisibili. Il
cuore piange. Vecchie? Giovani? Con i figli aggrappati? Incinte. Con in
grembo i figli dello stupro. Subito nel lungo cammino, ma più
facilmente, nei campi, nelle prigioni libiche. E' difficile fermarsi
sul baratro dell'orrore. Ma occorre farlo. Anche se non riusciamo a
pensare ai bambini, annegati per primi. Fa troppo male.
Donne
tutte legate allo stesso filo, nell'immane tragedia. Fatto di umanità,
di solidarietà. Non le conosciamo. Non le abbiamo salvate tutte. Ma le
sentiamo sorelle. E quando mi chiedo cosa posso fare, di più, da
giornalista, penso che ci si debba impegnare affinchè l'informazione,
non solo racconti le tragedie come ci dimostriamo capaci di fare, con
professionalità, ma che debba riuscire a parlare delle tragedie prima
che i morti urlino alle nostre coscienze...
Le belle donne di Lampedusa Una
lunga lettera, accorata, dolorosa. Gravida di passione civile.
L'avvocato Linda Barocci, di Pesaro, è stata tra le prime persone che
hanno soccorso gli immigrati naufragati a Lampedusa...
Tragedia di Lampedusa, avvocato racconta: "Soccorsi in ritardo, molte vittime potevano salvarsi"
Ascolta anche la sua testimonianza al telefono
Sulla solidarietà dei lampedusani e sulla situazione di emergenza ancora persistente la testimonianza del sindaco Giusi Nicolini
R.
– Vorremmo poter fare di più. Ci sono famiglie che vorrebbero ospitare
i bambini che, in questo momento, non hanno condizioni dignitose di
accoglienza nel Centro. Questo però ci viene impedito, perché le nostre
leggi in materia di accoglienza in realtà sono leggi che hanno
un’impronta securitaria. Si perde di vista l’uomo: questo è sbagliato,
questo va cambiato!...
Lampedusa, recuperati 288 corpi. Il sindaco Nicolini: a Barroso chiederò revisione diritto d'asilo
video
«Nulla
dovrà essere più come prima perché altrimenti tutta questa solidarietà
e attenzione» nei confronti dei migranti «non avrà senso». Si richiama
al senso di responsabilità del Parlamento la presidente della Camera,
Laura Boldrini arrivata in serata a Lampedusa. «Bisogna cambiare la
legge italiana sull’immigrazione, siamo di fronte a un fenomeno che
cambia continuamente», ha detto sottolineando la necessità «di
riconsiderare e superare» il reato di clandestinità . «Sono richiedenti
asilo e vanno protetti. Se vengono protetti i collaboratori di
giustizia, tanto più vanno protette le persone che sfuggono dalle
guerre». Parla di cambiare tutta la legislazione sull’immigrazione. «Ci
sono proposte di legge dei gruppi e spetta a loro avanzare proposte. Ma
la responsabilità deve essere di tutto il Parlamento». Non si
accontenta delle rabbie e dei buoni propositi del momento, la
presidente della Camera ed entra nel merito della questione: «È
necessario fare chiarezza sulla nostra legislazione perché se molti
pescatori preferiscono non vedere, è perché c’è confusione. Si può o
non si può soccorrere un clandestino? L’unico reato è l’omissione di
soccorso». L’approccio di Boldrini parte dal racconto della sindaca
dell’isola, Giusy Nicolini, che già da ieri denunciava che diversi
pescherecci hanno visto i naufraghi ma non hanno nemmeno lanciato
l’allarme. «Laddove la nostra legislazione non è adeguata bisogna
adeguarla», ha detto Laura Boldrini, «la migrazione è il frutto della
globalizzazione e anche le leggi devono adeguarsi».(fonte: Corriere della sera)
Laura Boldrini, Presidente della Camera: "Con la repressione non si spaventa chi vive in guerra e povertà".
video
"Su quella barca, al posto
di quei disperati, ci potevo essere io. È una tragedia immane, un
dolore terribile che mi paralizza". Cécile Kyenge perde il suo abituale
tono fermo.
Il ministro
dell'Integrazione parla con voce commossa, perché "quei morti ce li
abbiamo tutti sulla coscienza". Le cose ora devono cambiare: "Per un
ministro il dolore deve trasformarsi in azione. Basta vittime. Questa è
la goccia che fa traboccare il vaso: bisogna rivedere tutte le nostre
norme sull'immigrazione e serve una legge sui richiedenti asilo"...
Cécile Kyenge "Sul barcone affondato a Lampedusa avrei potuto esserci io: via la Bossi-Fini" Vedi anche i nostri post precedenti:
--------------------------------------- Bisognerebbe fare silenzio dopo simili tragedie. Bisognerebbe lasciare da parte polemiche e litigi che non sono di nessun aiuto ai superstiti di questa tragedia. Bisognerebbe tacere, anche se sappiamo che anche di fronte a questo dramma alcuni hanno violato quello che è sacro in ogni cultura: il rispetto dei morti. Ma questo è il segnale inquietante dell’imbarbarimento che avanza... Dobbiamo
riappropriarci della nostra capacità di agire insieme, solo così si
potrà incidere, solo così si avrà la forza di chiedere nuove leggi più
umane, più giuste… Se non faremo questo, in un futuro prossimo,
toccherà ai Paesi ricchi, sprofondare nel mare della solitudine, del
rimorso… Siamo ancora in tempo… Siamo ancora in tempo per ridare a noi,
a loro, all’umanità l’opportunità di vivere.
La ministra Cécile Kyenge domenica è andata a Lampedusa,
ricordando a se stessa e a tutti noi come ci si possa sentire, davanti
a tali tragedie, deboli e impotenti… come si possa avvertire sulle
proprie spalle, davanti a un numero sempre crescente di morti, un peso
troppo grande. Ha chiesto preghiere per riuscire a trovare soluzioni a
eventi che si superano ormai con il solo buonismo. Oggi dobbiamo
sentire sulle nostre spalle e sul nostro cuore il peso di questi morti.
L’immigrazione non è una sciagura, immigrare, cioè attraversare e
abitare il mondo, è un diritto fondamentale della persona umana, e non
ci sarà nessuna legge che potrà sopprimere questo diritto; immigrare è
l’ ultima l’alternativa che una persona ha per garantire a se stessa e
all’umanità di sopravvivere.
La
domanda è un’altra: per quale ragione un numero così grande di giovani
lascia il proprio Paese. Perché tante persone sfidano ogni sorta di
pericolo e abbandonano terra, affetti, legami? Perché? Perché intere
generazioni finiscono in fondo al mare? Perché? Dobbiamo risalire a
monte di questa tragedia. È il grido che si alza e che non può rimanere
inascoltato.
Cercando le parole dopo Lampedusa… Una
strage di donne. Dei 155 superstiti 145 sono uomini. E i quattro
bambini superstiti tutti sono maschi: sono solo sei le donne
sopravvissute alla strage di Lampedusa di giovedì notte. Una disparità
che sgomenta e che potrebbe divaricarsi ancora, dato che i sub scesi a
perlustrare il relitto e il fondo del mare dicono di aver visto i
cadaveri in faccia (senza poterli recuperare per le difficoltà create
dal mare) e per quanto intuito raccontano di aver visto soprattutto
donne e ragazzi...
Una
sorte di genere dunque. La morte sul barcone pendeva sulle donne e su
molti ragazzi. Ora molte di loro giacciono sul fondo del mare, o nei
sacchi neri di Lampedusa. A salvarsi sono state soltanto in sei di cui
due incinte. Ma potevano essere cinque. Una di loro infatti era stata
inserita in uno di quei sacchi in fila sul molo e catalogata come
cadavere...
La strage delle mamme: salve solo in sei Sapete
quanto ha fruttato agli armatori il viaggio “della speranza” del
barcone affondato ? Si parla di un milione di dollari e più, ed il
calcolo è presto fatto, se si pensa che ognuno dei 450 passeggeri abbia
dovuto pagare dai 2000 ai 2.500 dollari a testa. Duemila dollari: il
costo per morire.
Chi
è sopravvissuto si trova ora in condizioni disumane in un centro di
prima accoglienza a Lampedusa e , a nulla è valso il défilé di politici
nazionali ed internazionali per cambiare questo stato di cose, nemmeno
lo stanziamento di ulteriori fondi promessi ieri dal Presidente dell’UE
Barroso. Nessuno ha la bacchetta magica per sciogliere un problema
trascurato per anni. E’ stato chiesto un’infinità di volte di
risolverlo una volta per tutte, ma le suppliche dalle associazioni per
i diritti umani, sono rimaste inascoltate.
Ci
è voluta la tragedia di Lampedusa, i suoi morti, per svegliare le
coscienze, per ricordare ai potenti della terra che anche gli ultimi
esistono, che il loro diritto alla vita, una vita degna di essere
chiamata tale, non è diverso da quello degli altri...
Nell’“hangar
della morte”, come lo chiama la stampa, le trecentodue bare sono
diligentemente allineate, come se volessero quasi scusare lo scempio,
l’orrore. Spiccano le bare bianche, richiamano lo sguardo, accendono la
rabbia, il dolore anche in coloro che fino a ieri non hanno fatto nulla
per evitare una tragedia di tali dimensioni. Una cosa accomuna tutte le
bare, sia bianche che nere: un numero al posto del nome. Mi ricorda i
morti dei Lager: numeri, non persone e morire senza nome è come morire
due volte.
Un
sub racconta di aver trovato all’interno del relitto dei corpi
abbracciati. Sì, morire non è cosa facile. Affrontare questo ultimo
viaggio con l’amico e/o una persona cara accanto, che compie gli ultimi
respiri con te, da quel conforto che la vita non ha saputo darti.
Lampedusa, il freddo cinismo della politica che non ha mai ascoltato le invocazioni di chi chiedeva aiuto L'avevano
ripescata nelle acque blu dell'Isola dei Conigli e per loro era ormai
morta. Kebrat, invece, ha aperto gli occhi all'improvviso sulla
banchina del porto di Lampedusa, quando già l'ultimo soccorritore aveva
decretato che non c'era più nulla da fare per lei e aveva adagiato il
suo corpo accanto ai cadaveri dei suoi compagni di viaggio. E invece
lei ha vomitato acqua e nafta, ha annaspato col respiro, ha pianto e ha
gridato "help". Fino a quando l'hanno sentita e si sono accorti che era
ancora viva. A qualcuno
tra i soccorritori, questa ragazza eritrea di 24 anni, era apparsa
incinta: come se in quella vita improvvisamente ritrovata se ne celasse
un'altra. Solo quando in ospedale, a Palermo, dove è arrivata
trasportata dall'elisoccorso le è stata fatta una ecografia si è
scoperto che Kebrat non aspetta un bambino. Stesa
sulla barella che viene spinta di corsa verso la rianimazione Kebrat
ripete con le lacrime agli occhi: "Ok, ok" e mostra da sotto il
lenzuolo la mano sinistra con il pollice in su. Trema e i medici non la
lasciano un attimo da sola. La confortano. Non è per niente tutto a
posto. La prognosi è riservata per le gravi lesioni chimiche ai
polmoni. Prima di entrare nel reparto di rianimazione, Kebrat riesce a
rispondere ad alcune domande da dietro la mascherina dell'ossigeno con
il suo inglese stentato... Kebrat "Io data per morta e stesa tra le salme, così si sono accorti che respiravo ancora" Massimo Gramellini racconta la storia di Kebrat a "Che tempo che fa"... Kebrat, la ragazza dai ricci neri
video
Tra i corpi una puerpera con il figlio appena partorito
Cosa
si può dire per raccontare la storia di una madre e del figlio che ha
appena partorito, annegati quand'erano ancora uniti dal cordone
ombelicale?
Sembra
non aver fine il dolore, l'orrore, che emerge dalle acque di Lampedusa.
Pietro Bartolo, il medico che da una settimana segue infaticabilmente
le ispezioni dei cadaveri, ha reso nota una storia semplice. E
incredibile, sacra. Il mistero della vita donata e perduta, nello
stesso momento.
"Con
ogni probabilità - analizza il medico - è stato un parto prematuro
dovuto al terrore della donna durante l'incendio. Il bambino è nato ma
purtroppo è deceduto subito dopo annegando insieme alla povera madre".
I due corpi sono rimasti vicini, sistemati nella stessa bara. (fonte: Avvenire)
Vedi anche i nostri post precedenti:
--------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Papa Francesco ha acquistato
delle schede telefoniche internazionali da distribuire ai migranti
presenti nel Centro di accoglienza di Lampedusa per aiutarli a mettersi
in contatto con i propri familiari nei paesi di origine. Lo ha rivelato
l’Arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, di ritorno
dall’isola di Lampedusa...
“In questi giorni - ha detto mons. Montenegro - oltre ad avere pregato e fatto sentire alta la Sua voce sulla tragedia che ha visto il mar Mediterraneo trasformarsi in un cimitero per centinaia di innocenti, il Santo Padre ha voluto accompagnare la preghiera e le parole con gesti concreti di vicinanza rivolti, inviando, come è noto, il suo elemosiniere, mons. Konrad Krajewski, per manifestare visibilmente la sua prossimità e per portare a ciascun sopravvissuto un aiuto per le esigenze più immediate”. Papa Francesco compra le schede telefoniche per i migranti di Lampedusa E chiede aiuto a Caritas e Save the Children per i bambini naufraghi Ancora un naufragio al largo di Lampedusa... ma questa volta subito attivati i soccorsi
Ancora una tragedia del mare, ancora cadaveri. Dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre scorso, il cui bilancio è salito fino a 328 vittime, è ancora emergenza immigrati. Un barcone con circa 250 migranti si è rovesciato e in tanti sono finiti in acqua. A dare l’allarme è stato un mezzo maltese il cui equipaggio ha letteralmente visto affondare l’imbarcazione carica di migranti. Secondo quanto riferisce la Marina Militare ci sono già vittime: i soccorritori hanno avvistato in mare diversi corpi. Nuovo naufragio a sud di Lampedusa: “Cadaveri in mare”. Quaranta in salvo --------------------------------------------------------------- Testimonianze: Nelle parole di uno dei
soccorritori l'orrore della tragedia dell'immigrazione a Lampedusa.
L'uomo racconta lo strazio nel recuperare i corpi senza vita anche di
bambini. (Video Laura Bogliolo)
il soccorritore: "Io e quei corpi senza vita dei bimbi" (video) Mohammed, 16 anni, somalo, nel
centro di prima accoglienza da diversi giorni, racconta il suo viaggio
per arrivare a Lampedusa: sei mesi per raggiungere la Libia poi 4 mesi
sequestrato dagli scafisti in uno stanzino prima di poter partire. Per
il lungo viaggio ci vogliono 7000 dollari, mille per salire sul
barcone. Vuole studiare e poi andare a Londra.
Il viaggio di Mohammed prima del naufragio a Lampedusa: 10 mesi e 8mila dollari (video) Lampedusa, la testimonianza di un sub
GIORNALETTISMO: «Ho visto decine di corpi abbracciati e immobili in fondo al mare» ... "Quando abbiamo passato il
cadavere della donna ai colleghi che erano a bordo del gommone abbiamo
avuto un sussulto: dentro i fuseaux c'era il suo bambino appena nato.
Non ci potevamo credere. Ci siamo messi a piangere, la mia maschera era
allagata di lacrime". Il maresciallo e i suoi colleghi del gruppo
interforze in questi giorni hanno recuperato quasi trecento cadaveri.
"Ma di fronte a quella giovane donna e al suo piccolo bambino appena
nato ci ha fatto perdere la freddezza. In tanti anni che faccio questo
lavoro, non mi era mai accaduta una cosa del genere. È stato un lavoro
"sporco". Sarei stato felice - dice Sollustri, che ha un figlio di 14
anni, Tommaso - se avessi potuto riportarli a galla vivi. Ma erano
morti da cinque giorni e forse il piccolo non ha neanche visto la
luce. Solo il fondo nero del mare"...
Francesco Viviano: La ragazza annegata mentre partoriva: l'ultimo orrore del barcone affondato Puzzano di benzina. Sono in ospedale. Ma sono vivi. Lettera43.it ha incontrato quattro eritrei che si sono salvati.
Maurizio Zoppi: Strage di Lampedusa, il racconto dei superstiti del naufragio Cerimonia funebre nell'hangar di Lampedusa.
Profughi e lampedusani danno addio alle vittime (video) Non vedeva suo fratello dal
2005, lo ha riconosciuto attraverso la foto scattata dalla Scientifica
dopo il naufragio del 3 ottobre. Nell’hangar di Lampedusa Asku ha
pianto e pregato a lungo sulla bara di Bimnet, 36 anni, professore in
divisa nello stato-caserma eritreo, che a febbraio ha disertato ed è
scappato in Sudan con i suoi allievi-militari che sognavano l’Europa
per sfuggire alla coscrizione forzata a vita.
Paolo Lambruschi: «La mia fuga dall’inferno dell’Eritrea» --------------------------------------------------------------- Quel fuoco acceso su una barca
gremita a forse un miglio da terra, era uno struggente segnale nel
buio: siamo qui, siamo in tanti, aiutateci. Ma sul ponte bagnato di
benzina le fiamme hanno attecchito subito, voraci, incollandosi ai
vestiti, ai giubbotti dei naufraghi. E nella calca spaventevole – le
madri, ve le immaginate le madri che cercavano di tenersi stretti i
bambini? – fra le urla, nel riverbero infernale delle fiamme, il
barcone ha oscillato paurosamente e si è capovolto.
E di nuovo grida strazianti, e implorazioni in lingue diverse, e straniere; sempre più flebili, e poi più nulla. «Non sappiamo dove mettere i morti», piangevano ieri i soccorritori a Lampedusa. Marina Corradi: Lo sguardo ingiusto ... Mi auguro che il
pellegrinaggio delle autorità nel mezzo del dolore di Lampedusa sia
servito a convincerle della improrogabile necessità di adeguare al
tempo contemporaneo la nostra nozione di cittadinanza. Non si
tratta di negare la distinzione fra italiani e stranieri, sulla quale
pure le obiezioni minoritarie alla nomina della ministra Kyenge
evidenziano un grave ritardo culturale. Si tratta piuttosto di
riconoscere che nel mondo di domani sarà sempre più arduo distinguere
fra diritti umani, diritti sociali e diritti politici. A meno di
abiurare il principio fondamentale dell'accoglienza per chi fugge in
cerca di salvezza.
Gad Lerner: La vergogna e l'accoglienza Ci siamo anche noi su quei
barconi che puntuali scaricano migranti nel Mediterraneo. Rendersene
conto è un esercizio di dignità per noi. Di rispetto e di pietà per
loro.
Se noi siamo quelli che sbuffano ogni volta che un migrante ci chiede qualcosa per strada o che guardano i fatti di Lampedusa su l’iPhone pensando che certi particolari si vedrebbero meglio sull’ultimo modello o che non distinguono la Somalia dall’Eritrea ma sussultano ogni volta che lo spread s’impenna o che si stufano a cogliere la differenza tra il migrante per lavoro e il rifugiato o che non hanno mai trovato il tempo di capire come funziona la legge Bossi-Fini sull’immigrazione o che vanno alla messa domenicale ma il prossimo non lo incontrano mai… Ecco se noi siamo questo, di fronte ai barconi non dobbiamo far finta di indignarci, piangere, pregare. Dobbiamo ribadire, fieri, che i barconi sono il prezzo del nostro benessere e che il Mediterraneo è abbastanza grande da ingoiare milioni di migranti. In questo di modo gli interessi in ballo sono espliciti e non dobbiamo nemmeno mascherarci a lutto... NIGRIZIA: Il prezzo della disuguaglianza La visita del presidente della
Commissione europea, del presidente del Consiglio e del commissario
Cecilia Malmstrom. L’omaggio alle vittime, salite a 298. Annunciati i
funerali di Stato. Dalla Caritas di Agrigento l’auspicio: "Ci auguriamo
che Lampedusa possa tornare ad essere un centro di primo soccorso con
una permanenza di 48/72 ore. Strutturando poi un sistema di accoglienza
diffusa sul territorio". Intanto i cittadini dell’isola aprono le porte
di casa alle donne e ai bambini profughi
Patrizia Caiffa: Ora che l'Europa ha visto l'orrore non può tirarsi indietro ... È il momento, prima che sia
troppo tardi, di aprire tutti gli occhi su una cultura razzista sempre
meno sommersa, che emerge nei discorsi e commenti anche di tanti ben
pensanti, giovani e meno giovani.
Fino a quando si continuerà a sorridere e a minimizzare? Poi ti trovi una lunga fila di bare e qualcuno che ritiene esagerato il lutto nazionale, e si rifiuta di fare il minuto di silenzio dicendo che se stavano a casa loro non sarebbero morti in mare! Chissà che le parole di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia 20 anni fa, non valgano anche per noi oggi. Come dire… lui lo aveva detto: “Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”. Renato Sacco: Bossi-Fini? Le cose serie sono altre... ... Ecco, per dare davvero un
senso a questa giornata di lutto nazionale, mi piacerebbe che insieme
alle analisi, sui media, ci fossero anche degli elenchi:
elenchi di nomi, cognomi, date e luoghi di nascita. Perché quei morti
non rimangano ignoti, indistinti, anonimi: massa nella massa,
categoria, iperbole. Perché quegli elenchi ci facciano immaginare
volti, voci, vite. E vite ognuna diversa dall’altra: ognuna unica,
irripetibile (come pensiamo siano le nostre). Ognuna – oggi – col suo
funerale, coi suoi pianti, col suo vuoto. Ma – ieri – con i suoi
legami, con i suoi drammi, con le sue storie. Forse, chissà,
cominceremo così a interessarci a quei corpi anche da vivi, e non
soltanto da morti.
Federico Faloppa: Naufragio Lampedusa e i media, una tragedia 'senza nome' Il 2 luglio 2009, con
l’ennesimo voto di fiducia, il Parlamento Italiano introduceva il reato
di clandestinità. Qualche giorno immediatamente dopo (10 luglio) circa
100 tra sacerdoti religiosi e religiose firmavano una dichiarazione
pubblica di obiezione di coscienza. Andando incontro al rischio di
essere incriminati per favoreggiamento si dichiaravano disponibili ad
accogliere tutte le persone migranti in condizione di bisogno. In
questi giorni in cui la tragedia di Lampedusa impone all’agenda
politica di rivedere quelle norme, penso sia opportuno riproporre quel
testo dal titolo “Onoriamo i poveri”...
Tonio Dell'Olio: Onoriamo i poveri Un incontro ravvicinato per
sentire dalla voce dei sopravvissuti il racconto del tragico naufragio
di Lampedusa. I leader politici parlano con i migranti prima di
incontrare i giornalisti
QN: Lampedusa, Letta ai sopravvissuti: "Qui non solo per dire parole". L'incontro con i leader europei Barroso e Malmstrom (video) “Siamo vicini alle popolazioni
del Corno d’Africa che vedono inesorabilmente dissanguarsi le migliori
energie giovanili e con esse il proprio futuro”. Il cardinale
Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese orientali,
celebra all’alba la Messa per le vittime di Lampedusa, quasi tutte
eritree, nelle Grotte vaticane sulla tomba di Pietro, insieme ad alcuni
vescovi provenienti dall’Eritrea e dall’Etiopia. Alla
concelebrazione hanno preso parte anche i vescovi delle Marche.
Sandri nell’omelia ha spiegato che bisogna “vincere l’indifferenza” e “prevenire le tragedie per evitare che la notte scenda troppo spesso sugli innocenti e sugli indifesi”. Alberto Bobbio: Noi, vescovi dei profughi In Italia, ancora in primo
piano la situazione a Lampedusa, dopo il naufragio della scorsa
settimana, di cui sono ormai oltre 300 le vittime accertate. Martedì la
Commissione giustizia del Senato ha dato il via libera ad un
emendamento che, se approvato in via definitiva, cancellerebbe il reato
di immigrazione clandestina. Davide Maggiore ha
intervistato mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento,
appena rientrato da Lampedusa
RADIO VATICANA: Mons. Montenegro: la voglia di vivere dei migranti non sia considerata reato ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Terminata
la celebrazione eucaristica, Papa Francesco si è trasferito in auto al
centro di prima accoglienza della Caritas vicino la stazione
ferroviaria di Santa Maria degli Angeli per pranzare con una
cinquantina di ospiti in rappresentanza delle fasce più disagiate di
tutta la regione. Carcerati, disoccupati e senza tetto, assieme al
Papa, per un momento di “condivisione semplice”, come hanno spiegato
gli organizzatori.
******
Nel
pontificato della sobrietà la forma è sostanza, lo stile svela
contenuti. A pranzo con i poveri alla mensa della Caritas di Santa
Maria degli Angeli invece che con le autorità al Sacro Convento di
Assisi. Persino nella scelta della tavola alla quale sedersi, Bergoglio
mostra da che parte sta. Con i poveri, gli ultimi, chi non ha nulla.
Perché Cristo è lì e non altrove. "O si sta coi poveri o col denaro",
aveva detto poco prima durante la messa a piazza San Francesco...
E'
stato un incontro all'insegna della spontaneità, il pranzo odierno del
Papa nel centro Caritas di Santa Maria degli Angeli, a cominciare
dall'abbraccio, all'ingresso della struttura, fra il Pontefice e
Abdahlaha, un bambino marocchino di sette anni, figlio di una ospite
del centro di accoglienza. Il bambino poi ha preso per mano il Papa e
l'ha accompagnato fino alla mensa, presenti 55 ospiti dei vari centri
di accoglienza della diocesi, e gli si è messo a sedere vicino per il
pranzo, nell'angolo della grande tavola a forma di elle su cui lo
stesso Francesco aveva chiesto di poter sedere, allo scopo di vedere
tutti i commensali. Il papa ha mangiato poco, anche perché e' stato
circondato dall'affetto dei presenti...
A pranzo con i poveri invece che con le autorità
video
...
Il primo appuntamento del pomeriggio, una visita privata all’Eremo
delle carceri e l’incontro con il clero, le persone di Vita Consacrata
e i membri dei consigli pastorali della diocesi nella Cattedrale di San
Rufino, dove Francesco e Chiara furono battezzati...
Papa
Francesco arriva alla Cattedrale di San Rufino che una bellissima
infiorata rende ancor più preziosa: questo è il luogo in cui, col
Battesimo, Francesco è nato come figlio della Chiesa. Ed è
un’esplosione di gioia anche tra le centinaia di persone che lo
attendono all’esterno e con le quali il Pontefice si sofferma a lungo.
Poi, il canto e il lungo applauso: è la Chiesa che lo accoglie, sono i
diversi volti della diocesi. “Benvenuto, Santo Padre”, dice mons.
Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino,
presentando il percorso di tutta la comunità. “Benedici il nostro
cammino sinodale e insegnaci il tuo sorriso contagioso”...
Il Papa alla comunità diocesana di Assisi: portate il Vangelo ai lontani senza rigidità mentali o pastorali
video
le parole di mons. Sorrentino
testo
integrale DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO INCONTRO CON IL CLERO,
PERSONE DI VITA CONSACRATA E MEMBRI DI CONSIGLI PASTORALI
--------------------------------------- Secondo
incontro del pomeriggio del Papa ad Assisi, quello con le clarisse
nella Basilica di Santa Chiara. Il Pontefice ha venerato il corpo della
Santa nella Cripta della Basilica.
video
Poi la preghiera silenziosa davanti al Crocifisso di San Damiano nella Cappella del Coro e l'incontro con le clarisse.
testo integrale: Parole alle Monache di clausura
video
Ultima
tappa pubblica del viaggio del Papa ad Assisi - prima della visita
privata al Santuario di Rivotorto e al "Tugurio" di San Francesco - è
l’incontro con i giovani dell’Umbria nel Piazzale della Basilica di
Santa Maria degli Angeli. Papa Francesco si reca prima nella
Porziuncola per una preghiera silenziosa.
Circa 40mila i giovani che partecipano all’incontro col Papa e lo attendono fin dal mattino.
La testimonianza di alcuni giovani. video Grande l'entusiasmo dei ragazzi che hanno accolto Papa Francesco con applausi e canti. Il Papa ha risposto anche ad alcune domande che i giovani gli hanno posto. ***** Due
bambini con la sindrome di Down sono avvinghiati al suo collo, i loro
genitori gli baciano le mani; una bambina cieca che cerca di toccare il
suo volto; un papà che gli presenta il suo figlioletto distrofico e il
papa che lo abbraccia e lo tiene stretto, ricambiato dalle magre
braccine del piccolo. Non era in programma questo saluto ai malati
nell'incontro di Francesco coi giovani dell'Umbria davanti alla
basilica di santa Maria degli Angeli. Ma il pontefice ha voluto per
prima cosa avvicinarsi a questo settore degli ammalati, quasi a
significare con il suo gesto quanto poi ha detto nel suo discorso: "Non
ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa di molto più prezioso, il
Vangelo di Gesù". E
l'annuncio del Vangelo è il mandato che dà a i più di 40 mila giovani
presenti nella piazza, insieme alle altre migliaia lungo il percorso
seguito dalla papamobile. "Andate con coraggio!", ha detto. " Con il
Vangelo nel cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la
vostra vita".
video (Seconda parte)
Il
Pontefice ha terminato la sua visita ad Assisi, un evento che rimarrà
nella storia e nella memoria di tutti i fedeli che hanno passato una
giornata alla Città Serafica in compagnia di Papa Francesco che ha
avuto gesti d’amore ed estrema umanità per tutti, dai deboli, ai
sofferenti e dai bisognosi ai giovani e bambini. Una giornata che ha
fatto registrare numeri record, si parla di oltre 90mila pellegrini
nell’arco di tutta la giornata, mille e più giornalisti con tv da tutto
il mondo per raccontare un evento coinvolgente e indimenticabile carico
di significati. Il Pontefice ha lasciato la Città del Poverello poco
prima delle 20 per fare ritorno al Vaticano. (fonte: San Francesco patrono d'Italia) --------------------------------------- ...
E siamo così oggi arrivati a un Sistema economico - finanziario che
uccide milioni di uomini e donne sia per fame (abbiamo un miliardo di
esseri umani affamati!) che per guerre (6 milioni di morti per la
guerra in Rd Congo) ed uccide il Pianeta. È chiaro che il Pianeta andrà
avanti a vivere, ma non sopporterà più la presenza di Homo sapiens,
diventato ormai Homo demens. In questo contesto, come possiamo
dimenticare la relazione nuova con la Madre Terra che Francesco ci ha
insegnato con il Cantico delle creature!
E ora Papa Francesco, anche lui un “convertito” dagli impoveriti dei barrios di Buenos Aires, ritorna ad Assisi rilanciando la sfida di Francesco, che era quella di Gesù, al Sistema di oggi. E questo lo si può fare solo con una Chiesa povera che cammina con i poveri, un tema quasi dimenticato per lungo tempo... Alex Zanotelli: Francesco, il Santo e il Papa Le modalità del viaggio papale ad Assisi, le scelte compiute da Francesco, rappresentano una rivoluzione copernicana
Andrea Tornielli: La «conversione pastorale» di Francesco La
testimonianza del pastore di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino: "Un
episodio per me davvero impressionante è stato quando il Papa è stato
avvicinato da un uomo che, fendendo la folla per raggiungerlo, è corso
a dirgli: 'Mi sono convertito con la tua bontà', e si è gettato ai suoi
piedi. Una confessione pubblica di fede". E ancora: "Ho toccato con
mano il segreto di Papa Francesco: è un uomo che vive di Dio e sa
stabilire rapporti, sa rendere buono il contatto con le persone"
M. Michela Nicolais: "Una pagina del Vangelo riscritta oggi" ---------------------------------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)La
denuncia della campagna contro i cacciabombardieri. In arrivo i primi
sei esemplari. Quest'estate una mozione bipartisan aveva impegnato
l'esecutivo Letta a non andare avanti negli acquisti, fermandosi ai
primi propositi. Una spesa inutile e onerosa Dagli
Stati Uniti arriva la conferma che il Ministero della Difesa ha avviato
l’acquisto di ben sei cacciabombardieri F-35. Immediato il commento
della Campagna “Taglia le ali alle armi” promossa da Rete
Disarmo,Sbilanciamoci e Tavola della Pace: «Nel momento in cui tasse ed
imposte aumentano, si continua la scelta sconsiderata di buttare soldi
nelle spese militari».
La
fonte sono gli annunci ufficiali del Dipartimento della Difesa
statunitense diffusi in questi giorni: atti formali che dimostrano come
l'Italia si sia impegnata non solo a completare l'acquisto dei primi
tre caccia già pianificati nel 2012, ma abbia anche proceduto a
confermare definitivamente ulteriori tre velivoli appartenenti al Lotto
7 del programma la cui determinazione avviene nel 2013.
Il
coordinamento di “Taglia le ali alle armi” sottolinea come il Governo
stia proseguendo senza battere ciglio: «Dal 27 settembre 2013 abbiamo
una certezza in più: né la maggioranza dell’opinione pubblica italiana,
né la maggioranza del Parlamento sono in grado di far recedere i
“fondamentalisti” dell’F-35». Infatti, la decisione ignora, di fatto,
il voto di Camera e Senato che tra fine giugno ed inizio luglio del
2013 hanno approvato a maggioranza mozioni bipartisan che impegnavano
il Governo a non proseguire con alcun acquisto ulteriore di F-35 senza
un preventivo parere parlamentare. Ma gli ultimi acquisti rivelati dal
Pentagono non sono stati in alcun modo segnalati al Parlamento
italiano. E neanche all’opinione pubblica…
Commentano
da “Taglia le ali alle armi”: «Riteniamo inaccettabile il comportamento
della Difesa non solo perché viola le prerogative parlamentari
stabilite da atti specifici approvati dai due rami del Parlamento, ma
perché nella sostanza non rispetta assolutamente la volontà della
maggioranza degli italiani, ormai stanchi di vedere utilizzati soldi
pubblici per l'acquisto di armi e non per la risoluzione dei problemi
quotidiani del nostro Paese»...
F35, IL GOVERNO SCONFESSA IL PARLAMENTO
Guarda i nostri post precedenti:
--------------------------------------- Catena umana di musulmani protegge i cristiani a Messa
di Gabriella Meroni
Nel
paese dilaniato dagli attacchi contro le minoranze religiose,
un'associazione musulmana ha "protetto" una chiesa di Lahore contro
possibili attacchi terroristici. "Siamo pakistani, abbiamo lo stesso sangue", dicono i promotori, che hanno già organizzato un'altra catena umana per il 13 ottobre. E il sacerdote si unisce al corteo
L'immagine
è di quelle che potrebbero fare epoca, e in Pakistan hanno segnato
davvero una svolta: domenica 6 ottobre a Lahore una catena di "scudi
umani " formata da circa 300 musulmani ha protetto una chiesa cristiana
in cui era in corso la Messa per evitare possibili attacchi
terroristici. L'iniziativa, portata avanti dal gruppo Pakistan For All,
favorevole al dialogo interreligioso, ha visto la paetecipazione di un
Mufti che ha letto alcuni brani del Corano sulla tolleranza e la pace,
ed è stata applaudita dal sacerdote che stava celebrando la funzione,
padre Nasir Gulfam. I due religiosi si sono stretti la mano mentre i
partecipanti al raduno innalzavano cartelli con scritto "One Nation,
One Blood" (una sola nazione, un solo sangue).
La manifestazione è avvenuta, spiega il quotidiano pakistano The Express Tribune, in seguito all'ennesima strage di cristiani compiuta da terroristi islamisti a Peshawar lo scorso 22 settembre, che ha provocato oltre 100 vittime.
La
catena umana di Lahore ha voluto inviare un segnale forte contro questi
attacchi, ed è la seconda organizzata da Pakistan for All: una simile
iniziativa si era svolta infatti anche la settimana precedente a
Karachi, all'esterno della chiesa di S. Patrick, e un'altra è già stata
convocata attraverso facebook e twitter (hashtag #OneNationOneBlood) per domenica 13 ottobre a Islamabad, davanti alla chiesa Our Lady Fatima.
"I
terroristi ci hanno fatto vedere cosa fanno la domenica", ha detto in
piazza il coordinatore dell'associazione, il musulmano Mohammad Jibran
Nasir, "e noi gli abbiamo mostrato cos'è per noi la domenica. Un giorno
di unità". Nasir, che ha lanciato il suo appello alla mobilitazione di
Lahore attraverso i social media, ha poi guidato il corteo per le vie
della città tra canti e danze, mentre la polizia chiudeva le strade
attorno alla chiesa. (fonte: Vita)
video
--------------------------------------- «La peggiore discriminazione è
non essere considerati al pari degli altri cittadini». Ecco la
quotidianità dei cristiani pachistani raccontata da monsignor Joseph
Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale
del Pakistan. Invitato in Italia dalla Fondazione pontificia Aiuto alla
Chiesa che Soffre,
Mauro Pianta Marta Petrosillo: «Noi, cristiani del Pakistan vittime del terrore» --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Iraq:
non accettiamo il silenzio.
Sono
più di 4.000 i morti dallo scorso mese di aprile in Iraq. Numerosi sono
gli attentati e i morti anche in questi giorni. Siamo di fronte al
rischio reale del silenzio e dell’oblio su questa tragedia. Pax Christi
Italia vuole rompere questo silenzio che sembra avvolgere la situazione
in Iraq.
Il
forte legame che da anni Pax Christi Italia ha con molte persone e
comunità in Iraq, in particolare con il Patriarca caldeo Louis Sako, ci
chiede di non tacere.
Innanzitutto
esprimiamo umana pietà e solidarietà per le vittime anche di questi
giorni. Rinnoviamo poi l’impegno costante per la pace e contro la guerra
Il
dramma della vicina Siria non può che ricadere anche sulla gente
dell’Iraq, aumentando paura e insicurezza. Occorre prendere coscienza
che “Ci sono molti interessi – dice il Patriarka Sako – nel mantenere una situazione di conflitto. Temo ci sia una strategia per dividere il Medio Oriente in paesi ‘confessionali’”.
Sostenuti
dal forte richiamo di papa Francesco, continuiamo a pregare per la
pace, ricordando che la guerra sempre è portatrice di violenza, morte e
distruzione. In particolare chiediamo che si attui un severo ed
efficace controllo al mercato delle armi.
... --------------------------------------- Quattro milioni di persone si
confrontano ogni giorno, nel nostro Paese, con i problemi della
disabilità e della non autosufficienza.
FAMIGLIA CRISTIANA: CATEGORIE PROTETTE: IL MIRAGGIO DEL LAVORO ---------------------------------------------------------------
LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO
HOREB n. 65 - 2/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI È sempre
bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato
per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare
in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di
gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si
sente libero di esplorare le cose che lo circondano. Questo l'incipit dell'Editoriale di Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf) E' possibile richiedere
copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ - 2013 Dal 16 Ottobre al 4 Dicembre Sala del Convento dalle h. 20.00 alle h. 21.00 IL SANGUE DEI MARTIRI SEME DI NUOVI CRISTIANI --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Affidiamo le cose impossibili... La preghiera è il respiro della fede... E' cosa buona attendere ai poveri... Il Padre nostro non è... La Chiesa è cattolica... I doni di Dio... Cristo è il ponte... --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Annalena Tonelli “martire della carità cristiana” Innamorata
dei poveri, curava gli ammalati e cucinava nei bidoni di benzina. Nella
sua vita di missionaria laica sfuggiva comodità e riconoscimenti. Unica
concessione: un caffè Annalena Tonelli Annalena Tonelli non ha mai amato parlare di sé.ha vissuto in silenzio la radicalità evangelica per 35 anni in terra mussulmana. Al
pressante invito del Vaticano in occasione di un convegno sul
volontariato -30 Novembre 2001- ha risposto con la testimonianza che
segue. Annalena si racconta Proponiamo di seguito la recensione di Gerolamo Fazzini alla sua biografia «Io sono nessuno» ...
Di Annalena, del suo oscuro ma fecondo magistero, della sua
testimonianza silenziosa ed eloquente, tanti hanno saputo solo in
occasione della morte, quando persino su giornali laici vennero
pubblicati brani del suo testamento spirituale. Ora, grazie al lavoro
di due giornalisti, Miela Fagiolo D'Attilia e Roberto Zanini, la
statura spirituale di questa donna si può misurare più compiutamente,
grazie a un libro che porta come titolo proprio quell'emblematica carta
d'identità: Io sono nessuno (San Paolo, pagine 222, euro 14). Un libro
che, oltre a ripercorrere l'intensa esistenza della Tonelli, ne propone
una raccolta ragionata di scritti. Pagine
dalle quali emerge in tutta la sua freschezza la scelta di Annalena di
«gridare il Vangelo con la vita», sulla scia di De Foucauld. Una scelta
che ha portato Annalena a "sposare" i suoi somali, facendosi carico
anche delle diffidenze e dei pericoli... Il
paradosso è che a capire in profondità il segreto di quella donna umile
è stato proprio un vecchio capo musulmano. «Noi musulmani abbiamo la
fede - confidò una volta alla missionaria italiana - voi l'amore». Biografia della Tonelli, vittima dell'estremismo musulmano Sempre di Gerolamo Fazzini la recensione alla recente pubblicazione "Lettere dal Kenya 1969-1985" «Volevo seguire solo
Gesù Cristo. Null’altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri
in Lui. Per Lui feci una scelta di povertà radicale». Credo di non
esagerare nel definire una delle più alte pagine spirituali del nostro
tempo il "testamento" di Annalena Tonelli, volontaria laica di Forlì
uccisa in Somalia all’età di 60 anni, il 5 ottobre 2003. Ora,
a dieci esatti anni dalla morte, le Edizioni Dehoniane di Bologna ci
mettono in mano un’altra preziosa raccolta di scritti di questo
straordinario personaggio, un’autentica «santa anonima» di oggi. Si
tratta di Lettere dal Kenya 1969-1985 (pp. 368, euro 15), relative,
dunque, alla lunga stagione missionaria di questa donna che diceva di
sé: «Vivo a servizio senza un nome, senza la sicurezza di un ordine
religioso, senza appartenere a nessuna organizzazione, senza uno
stipendio». Leggendole
è possibile ricostruire, passo dopo passo, l’immersione di Annalena
Tonelli nella realtà africana, affascinante e contraddittoria... «Annalena di Dio» E dei poveri Vedi anche il nostro precedente post:
--------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Per non dimenticare Annalena Tonelli, martire della carità cristiana, uccisa il 5 ottobre 2003
Gesù Cristo non ha mai parlato... --------------------------------------------------------------- Il
vescovo emerito di Ivrea, Luigi Bettazzi, celebra oggi, domenica 6 nel
duomo di Ivrea, i suoi 50 anni di ordinazione episcopale.
AUGURI !!! AUGURI --------------------------------------------------------------- Ivrea, monsignor Bettazzi e la
sua attività in Canavese raccontato attraverso una galleria di immagini
dell'archivio della Sentinella del Canavese
Mons. Bettazzi raccontato per immagini La testimonianza di mons. Luigi
Bettazzi. Cinquant’anni di episcopato: il suo sguardo sulla Chiesa di
oggi, sui giovani e sulla guerra, sulla società e sulla politica.
Rosa Siciliano: Vivere la pace --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"7 ottobre - Beata Maria Vergine del Rosario
Il Rosario è... BEATA VERGINE DEL ROSARIO (video)---------------------------------------------------------------BEATO GIOVANNI XXIII (video)11 ottobre
memoria liturgica del Beato Giovanni XXIII A tutti gli uomini di buona volontà... Il cristiano vive rapporti interpersonali... Il perdono sia sulle labbra e nel cuore... --------------------------------------------------------------- ...
Pregare non è mai “perdere tempo”: vita e preghiera si illuminano
vicendevolmente, suggerendo scelte mature, avviando nuove esperienze di
Bene, tonificando l’animo con la forza di una celeste rugiada che ci
rende ancor più responsabili del nostro destino e di quello del nostro
prossimo. La “gloria” della Vergine non è una disincarnata beatitudine,
ma il frutto santo di una esistenza tutta spesa per amore di Dio e a
servizio dei propri figli.
Il richiamo alla pratica -fedele, attenta, quotidiana- del Rosario sia, per tutti, la lieta riscoperta delle vie feconde di una Fede genuina, che sappia interrogarsi, che sappia suscitare ancora domande nel cuore, che sappia mettere in crisi le coscienze e le avvii alle “periferie” della Storia, dove tanti cuori attendono -ancora oggi- l’annuncio credibile e gioioso del Vangelo... Mario Piatti: La Madonna del Rosario -Pregare, vivere, condividere --------------------------------------------------------------- LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO "Non è forse scritto nella vostra Legge: «Io ho detto voi siete dèi»? Se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio, a colui che il Padre ha consacrato e mandato voi dite: Tu bestemmi?" (Giovanni 10, 34-36) Gianfranco Ravasi: Voi siete dèi --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Il
capitolo 17 del Vangelo di Luca si apre con Gesù che parla ai discepoli
degli scandali, che inevitabilmente accadono, e di quanto ciò nuoccia
alla vita della comunità perché danneggiano "i piccoli", (in greco "microi"), che non sono i bambini (in greco "nepioi") bensì gli ultimi, coloro che non contano nulla, gli invisibili agli occhi della società.
Scandalo è un termine che la lingua italiana ha mutuato direttamente da quella greca e che significa "inciampo, qualcosa che fa inciampare", ed è riferito in questo caso all'ambito della fede.
...E qual è il motivo dello scandalo per cui Gesù ha parole molto dure nei confronti dei discepoli? Ciò che scandalizza "i piccoli" che hanno trovato accoglienza in seno alla comunità di Gesù, e che li fa inciampare nel loro cammino di fede è la durezza del giudizio, la mancanza del perdono, l'assenza di quella misericordia che Egli è venuto a portare e che i discepoli fanno fatica ad accogliere. Gesù sta invitando i suoi a fare quel salto di qualità che li condurrà ad assumere la stessa logica del Padre, ad avere lo stesso suo cuore misericordioso, cuore che ama e perdona tutti, cattivi e buoni. --------------------------------------- 27ª Domenica del Tempo Ordinario anno C
6 ottobre 2013
Riflessioni sul Vangelo
Lc 17,5-10
di
don Giovanni Berti
Questa
mattina, mentre io e gli altri due preti della parrocchia eravamo
insieme a meditare e a confrontarci sul Vangelo di questa domenica, si
è affacciato in sagrestia dove ci trovavamo don Cesare Bissoli, famoso
biblista originario del nostro paese che ricopre da anni incarichi
importanti nella Chiesa Italiana proprio per la sua profonda competenza
biblica.
E’
stata davvero una sorpresa, quasi provvidenziale, perché eravamo
davanti ad un passo del Vangelo di Luca davvero difficile e dalle
parole non facili da comprendere.
Il passaggio che soprattutto a me dava molto “fastidio” è quando Gesù dice:“quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Servi inutili… Una parola, “inutile”,
che davvero non può non creare fastidio all’orecchio e al cuore.
Significa che siamo persone inutili? Gesù vuole dirci che non valiamo
nulla?
In
casi come questo, è davvero necessario andare in cerca di quale
strumento che aiuti a capire dove voleva parare Gesù. Il Vangelo è
stato scritto in greco, e allora è dalla corretta traduzione che posso
cogliere il significato.
“Inutile”
in questo passo sembra avere più il significato di “povero”, “privo di
valore”, “nient’altro che…”. E’ un richiamo alla povertà radicale che
rende davvero tutti gli uomini uguali, nonostante i soldi, titoli e
poteri che possono avere tra le mani. Siamo tutti “inutili” allo stesso
modo, siamo tutti radicalmente poveri, e nessuno vale più di qualcun
altro. Forse la traduzione più corretta è questa: siamo nient’altro che
servi, siamo poveri servi…
Don
Cesare, subito coinvolto nella nostra discussione, ci ha richiamato ad
un metodo che aiuta molto a capire passi difficili come questo. Gesù
sta parlando prima di tutto di se stesso. Ogni passo del Vangelo ha
come chiave interpretativa l’identità di Gesù e successivamente quella
dei suoi discepoli, cioè noi...
Per fortuna siamo servi --------------------------------------- La statua originale della Vergine di Fatima sarà eccezionalmente a Roma domani e dopodomani per la “Giornata Mariana” e tornerà in Portogallo domenica sera. L’evento rientra negli appuntamenti per l’Anno della Fede e si svolge in Vaticano alla presenza di Papa Francesco. A presentarlo stamani, in Sala Stampa vaticana, sono stati mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e mons. José Octavio Ruiz Arenas, segretario dello stesso dicastero. Attesi per domenica oltre 150mila pellegrini... L’evento
si articola in due giornate. Domani, vi sarà il tradizionale
pellegrinaggio alla tomba di Pietro, nel pomeriggio l’incontro in
Piazza San Pietro con la catechesi del Papa. All’arrivo in Vaticano da
Fiumicino, la statua della Madonna di Fatima farà una sosta presso la
cappella dell’abitazione di Benedetto XVI per consentirgli un breve
momento di preghiera personale, ha detto mons. Fisichella, poi si
dirigerà verso Casa Santa Marta, dove verrà accolta da Papa Francesco.
Quindi, la Statua passerà in processione attraverso piazza San Pietro,
verso le 16, trasportata da alcuni volontari di associazioni mariane e,
per indicare la solennità dell’evento, sarà scortata dalla Guardia
svizzera e dai Gendarmi del Vaticano. Quando alle 17 il Papa accoglierà
l’effige sul Sagrato, saranno gli stessi Sediari a trasportarla. Vi
sarà dunque un momento di preghiera e poi l’immagine andrà al Santuario
del Divino Amore, dove verrà recitato il Rosario in collegamento con
alcuni Santuari del mondo e vi sarà una Veglia di preghiera. Il giorno
successivo, la Statua tornerà a piazza San Pietro per la Messa
presieduta dal Papa che, al termine della Celebrazione eucaristica,
compirà l’Atto di affidamento alla Madonna di Fatima...
Per la "Giornata Mariana" a Roma la Statua originale della Madonna di Fatima Per saperne di più:
---------------------------------------
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)VERGOGNA!
di Enzo Bianchi
Ogni
giorno incontrando uomini e donne, cittadini del nostro paese, subito
dopo il saluto accolgo da loro le manifestazioni di sofferenza e di
fatica nel loro mestiere di vivere quotidiano. Questo malessere e
questa sofferenza si sono accentuati vertiginosamente negli ultimi
anni, e di volta in volta emergono quale indignazione, protesta,
rabbia, domanda su come e dove siamo finiti.
Raramente
si manifesta un sentimento che invece in me sovrasta tutte le altre
reazioni: la vergogna. Sì, io provo vergogna, la provo come uomo, e può
darsi che la mia fede cristiana accentui questo sentimento, ma io la
vivo semplicemente in quanto uomo. E così “vergogna!” è quasi una
litania che spontaneamente nasce dal mio cuore e a volte diventa anche
esclamazione verbale in mezzo agli altri...
Ma oggi questo sentimento presenta molti segni di scomparsa: ci si vergogna di vergognarsi,
e quindi si enfatizza proprio l’apparire, l’esibirsi, l’essere più
presenti e l’accrescere la notorietà. Sicché anche il pudore, che
coinvolge la responsabilità personale e agisce come segnale e freno
onde evitare la vergogna, sembra venire a mancare.
Ultimamente
più volte in interventi pubblici, orali o scritti, ho gridato
semplicemente: “Vergogna! Vergogna!”, e confesso che ho trasalito
quando ho sentito questo grido sulla bocca di papa Francesco, raggiunto
dalla notizia della nuova strage nel nostro Mediterraneo: centinaia di
stranieri bruciati e affogati prima di raggiungere le nostre spiagge di
Lampedusa. Vergogna! Come cittadino italiano, come appartenente
all’Europa, mi vergogno, perché io sono responsabile della loro morte;
perché ormai i morti nel Mediterraneo, ai quali ho dedicato già sette
anni fa un libro sull’accoglienza degli stranieri, sono più di 20.000,
e questa ecatombe continua… Vergogna perché continua a essere in vigore
una legge che dichiara reato la clandestinità anche nel caso non sia
stato commesso nessun crimine, e che addirittura ostacola i soccorsi
dichiarandoli favoreggiamento: così gli immigrati vengono trattati come
spazzatura e scarto da respingere e buttare a mare. Vergogna per
l’ipocrisia dei nostri governanti che, invece di assumersi le dovute
responsabilità, conferite loro da noi cittadini che li abbiamo eletti
perché governino con discernimento e giustizia, celebrano solo con
retorica la loro omertà e la loro incapacità. Vergogna per il cinismo
che abbiamo lasciato crescere, anche quando si manifestava nella forma
di un razzismo indegno di un paese che ha conosciuto l’emigrazione e il
disprezzo verso i suoi emigranti. Papa Francesco era andato a Lampedusa
e aveva innalzato il suo grido, ma sono passati ormai tre mesi e nulla
è cambiato. E noi con un “rifugiato” ogni mille abitanti, mentre in
Svezia sono 9, in Germania 7, nei Paesi Bassi 4,5 – come fa notare
sempre con passione civile Gian Antonio Stella –, vorremmo praticare
addirittura i respingimenti, in violazione della Convenzione di Ginevra
del 1951 e della stessa nostra Costituzione. Passeranno pochi anni e,
finita questa emergenza, si istituirà “una giornata della memoria” per
queste vittime e ci si chiederà: dov’eravamo noi italiani e i nostri
governanti?...
E a questa vergogna occorre aggiungere l’altra vergogna per la situazione che viviamo a livello politico nel nostro paese...
Sì, come uomo e come cittadino provo vergogna!
Vergogna! di Enzo Bianchi
-------------------------------------------- OREUNDICI IL QUADERNO DI OTTOBRE 2013
IL 25° CONVEGNO DI TREVI
L'EDITORIALE
di MARIO DE MAIO
Cari amici, La verità è l’amore di Dio per noi… la verità è una relazione: queste parole di papa Francesco, scritte nella lettera a Eugenio Scalfari, si intrecciano con le altre sue parole: abbandonatevi alla tenerezza, non abbiate paura dell’amore che
ci hanno accompagnato nel nostro 25° convegno estivo di trevi. Temevamo
che la crisi economica potesse ostacolare la partecipazione a questo
appuntamento annuale degli amici di Ore Undici e invece, con nostra
piacevole sorpresa, anche quest’anno abbiamo superato le 250 presenze.
Le numerose persone nuove, gli adolescenti, i ragazzi e i bambini,
hanno creato un’atmosfera di festa e di vitalità. Il clima che si
respirava era del tutto speciale, fatto di entusiasmo e di gioia,
insieme a un diffuso desiderio di cambiamento. Papa Francesco con la
sua vita e le sue parole quotidianamente ci invita ad approfondire il
difficile, anche se vitale, tema dell’amore. L’amore non può essere
solo un precetto morale ma, oltre ogni idealizzazione, è
fondamentalmente vita vissuta, relazione. tutti noi abbiamo
l’esperienza quotidiana delle mille difficoltà che attraversano i
nostri rapporti. In certi momenti ci sentiamo soccombere di fronte alle
negatività, alle incomprensioni, ai malintesi, che rendono impossibile
una serena continuità nell’impegno di amare. Nello stesso tempo siamo
profondamente convinti che l’amore sia indispensabile come il respirare
e il mangiare. Come uscire da questa difficoltà?...
L'EDITORIALE DI MARIO DE MAIO RELIGIONE È GIUSTIZIA
difendere l’umanità dagli attacchi egoistici
di ARTURO PAOLI
Un
messaggio di papa Francesco, diventato ormai un personaggio storico del
nostro tempo, suona così: non abbiate paura di andare contro corrente.
Voltandomi indietro sono convinto di non essere entrato nelle strutture
ecclesiastiche pur avendo ricevuto l’unzione (così si dice)
sacerdotale. A cominciare di lì mi accorgo di essere andato contro
corrente...
Lo
Spirito Santo ci ha mandato il papa dei poveri. Non può entrare
direttamente in politica – e io ammiro la sua prudenza politica – però
con la sua esistenza manifesta una protesta a questa cinica
indifferenza verso i poveri e gli sprovveduti. Uno dei primi atti che
non possiamo non ammirare è stato la cancellazione di ogni sospetto
verso la teologia della liberazione. Che cosa resta del cristianesimo
se si cancella la fraternità e si creano degli squilibri sempre più
paurosi fra chi ha le tasche piene e chi sta vicino alla fame? Per
molti anni la teologia della liberazione è stata guardata con sospetto
e condannata, come se la giustizia di una equa retribuzione di beni non
abbia niente a che fare con il problema della religione. La religione è
preghiera, è relazione con dio, se volete è umiltà in relazione con
dio. Forse certe religiosità saranno così, ma Gesù si è tenacemente
unito ai fratelli per condividere le loro sofferenze. Se accettiamo
passivamente la politica attuale, che è tutt’altro che ricerca di pace
e di giustizia, che cosa resta della frase di Gesù io sono la vite, voi
i tralci? Alla generazione miscredente, la classe religiosa non dà
certo una lezione di amore e di giustizia senza le quali la fede resta
un fatto staccato dalla vita. Per il cristianesimo l’amore e la
giustizia tra fratelli ha lo stesso peso che il culto e la venerazione
dell’essere divino. Il papa Francesco inaugura una generazione nuova
con questa scelta di una povertà personale e di una scelta evidente
delle vittime dell’ingiustizia. È stupendo assistere a questa scelta di
tenersi lontano dalla politica, ma presentarla con la vita. Credo sia
venuto il tempo di assumere la fede nel suo senso fondamentale, prima
di quello dottrinario, dogmatico, ma nella sua densità umana cioè il
senso della fraternità che ha come primo quello dell’unione con Gesù:
io sono la vite, voi i tralci (Gv 15). La frase che ricorre negli
appelli del papa Francesco: non abbiate paura è necessario ripeterla al
plurale perché la paura si vince col sentire di essere insieme. di qui
la nostra costante opposizione alla forza che ispira l’indirizzo
fondamentale del fai da te della tecnica. Il grido fai da te può
suonare anticristiano, il grido cristiano èvieni fratello, camminiamo
insieme...
"RELIGIONE È GIUSTIZIA difendere l’umanità dagli attacchi egoistici" di Arturo Paoli Ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende più inospitale. Etty Hillesum -------------------------------------------- "L'antisemitismo
sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna!". Sono
parole che non lasciano spazio a equivoci quelle pronunciate da papa
Francesco incontrando oggi una delegazione della Comunità ebraica di
Roma, a 70 anni dal rastrellamento del Ghetto e dalla deportazione
degli ebrei romani (16 ottobre 1943). "L'ho detto altre volte e mi
piace ripeterlo adesso: è una contraddizione che un cristiano sia
antisemita. Un po' le sue radici sono ebree - ha sottolineato il Papa
-. Un cristiano non può essere antisemita!".
AVVENIRE: «L'antisemitismo sia bandito dal cuore di ogni uomo»Parlando alla delegazione composta, tra gli altri, dal rabbino capo Riccardo Di Segni, dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, e dal presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna - tra l'altro proprio nel giorno in cui è morto a Roma Erich Priebke -, il Pontefice ha espresso sentimenti di forte vicinanza e amicizia, che vogliono segnare un nuovo clima di rapporti "fraterni" con l'ebraismo. --------------------------------------------------------------- SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA""Padre
Paolo Dall'Oglio è vivo e viene trattato bene dai suoi sequestratori,
appartenenti all'organizzazione estremista Stato Islamico dell'Iraq e
del Levante". Lo ha detto l'attivista antiregime Khalaf Ali Khalaf, che
ha citato fonti vicine al gruppo estremista legate ad al-Qaeda ...
«Padre Dall'Oglio è vivo e trattato bene dai rapitori»---------------------------------------------------------------
Angelus/Regina Cæli - Angelus, 6 ottobre 2013 Discorso - Alla Delegazione della Comunità Ebraica di Roma (11 ottobre 2013) Udienza - 9 ottobre 2013 --------------------------------------------------------------- SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"Ognuno di noi, nella propria vita di ogni giorno...---------------------------------------------------------------
|
Sei
interessato a
ricevere la nostra newsletter
ma non sei iscritto ? Iscriversi è facile e gratuito. ISCRIZIONE ALLA NEWSLETTER riceverai la newsletter di
"TEMPO PERSO", ogni settimana, direttamente nella
casella di posta elettronica.
|
AVVISI:
1) La newsletter è settimanale;
2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3) Il servizio omelia di P. Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm