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N. B. La Lectio, la Preghiera dei fedeli e l'Omelia vengono aggiornate appena disponibili
(di norma rispettivamente il sabato sera, la domenica e il lunedì)
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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Speciale
Pagina in continuo aggiornamento
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Fumata bianca: eletto il Papa!
Fumata bianca alle 19.06 dal comignolo della Cappella Sistina.
Il
nuovo Papa è stato eletto al quinto scrutinio: i cardinali hanno
raggiunto la maggioranza dei due terzi necessari per l'elezione. Le
campane di San Pietro suonano a festa. Fra poco il cardinale
protodiacono Jean-Louis Tauran si affaccerà dalla Loggia centrale della
Basilica di San Pietro per l'Habemus Papa: allora conosceremo il nome
del 266.mo Vicario di Cristo, che poco dopo si affaccerà a sua volta
per il saluto e la Benedizione Urbi et Orbi.
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13 marzo 2013
Annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam: Eminentissimum ac
Reverendissimum Dominum, Dominum Georgium Marium Sanctae Romanae
Ecclesiae Cardinalem Bergoglio qui sibi nomen imposuit Franciscum
video
Il 266.mo Vicario di Cristo è il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, finora arcivescovo di Buenos Aires, 76 anni.
Il
nuovo Pontefice ha scelto il nome di Francesco: è la prima volta nella
storia bimillenaria della Chiesa che un Papa assume questo nuovo. E' il
primo gesuita eletto Papa.
Alle 19.06 la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina dove più volte si era appollaiato un gabbiano.
Le campane di San Pietro hanno suonato a festa nel tripudio degli oltre 100mila fedeli radunati in piazza.
Queste le prime parole rivolte da Papa Francesco ai fedeli:
"Fratelli e sorelle, buonasera!
Voi
sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra
che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine
del mondo … ma siamo qui … Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità
diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei
fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI.
Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la
Madonna lo custodisca".
Il
Papa ha poi recitato il Padre Nostro, l'Ave Maria e
il Gloria al Padre con i fedeli presenti in Piazza San Pietro. Poi
ha proseguito:
"E
adesso, incominciamo questo cammino: vescovo e popolo. Questo cammino
della Chiesa di Roma che è quella che presiede nella carità tutte le
Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi.
Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il
mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo
cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio
cardinale vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione
di questa città tanto bella! E adesso vorrei dare la benedizione, ma
prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il
popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica: la
preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo vescovo.
Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me".
Papa Francesco ha quindi dato la sua benedizione Urbi et Orbi a tutti i fedeli presenti. poi ha concluso:
"Fratelli
e sorelle, vi lascio. Grazie tante dell’accoglienza. Pregate per me e a
presto! Ci vediamo presto: domani voglio andare a pregare la Madonna,
perché custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo!".
video
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Il nome, innanzitutto. E poi il
silenzio, il chinare il capo davanti al popolo, il pregare per e con il
predecessore. Tutte le novità di Francesco.
... Quel chiedere alla gente di pregare per lui. Ma in un clima di
raccoglimento. E' il rimando alla preghiera in un tempo storico che non
sa più rivolgersi a Dio, presumendo di poter fare a meno di lui. E
ancora: quell'abbassare il capo. Segno di umiltà. I cardinali si sono
chinati davanti a lui in segno di obbedienza. Lui si è chinato davanti
al popolo di Dio...
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Una testimonianza di Papa Wojtyla
Come
si sente un uomo sotto la volta della Cappella Sistina, quando le
schede dell’urna dicono il suo nome, e ancora, e di nuovo quel nome è
inesorabilmente ripetuto?
Sotto
al gran cielo del Giudizio, come si sente un uomo, quando d’improvviso
tutta la sua vita gli si svela come da sempre orientata a quell’ora, a
quell’istante?
Giovanni
Paolo II alla Sistina ha dedicato il suo Trittico romano, e più volte
ha ricordato quel giorno, in quell’aula – quando l’antico rettore del
suo Seminario Maximilien de Furstenberg gli annunciò, in latino:
«Magister adest, et vocat te».
Ma
c’è un passo di un discorso del dicembre 1999 in cui il Pontefice
polacco descrive il San Pietro del Perugino, nel ciclo parietale della
Sistina, e pare quasi un parlare autobiografico. L’apostolo riceve la
grande chiave da Cristo, ma, disse Papa Wojtyla, «è delineata sul volto
di Pietro la toccante espressione di umiltà con cui egli riceve
l’insegna del suo ministero, stando in ginocchio e quasi
indietreggiando davanti al Maestro. Si direbbe un Pietro rannicchiato
nella sua pochezza, trepidante, sorpreso da così immensa fiducia e
desideroso, per così dire, di scomparire, perché solo il Maestro resti
visibile nella sua persona». Stando in ginocchio e quasi
indietreggiando, «rannicchiato nella sua pochezza». Così si sente un
uomo ancora oggi, nella magnificenza della Sistina, quando è il suo
nome che viene pronunciato?...
Come si sente l’uomo chiamato? di Marina Corradi
Dal
momento della elezione fino ai tre gradini che scendono al balcone
sopra la Basilica. E non ci può essere cammino più lungo, più
vertiginoso né più solitario di quei pochi metri che il Papa dovrà
seguire per diventare il Papa della propria Chiesa e non soltanto dei
cardinali elettori.
È
una strada scavata nei secoli dai sublimi scenografi di una Chiesa
Cattolica che possiede, come nessun’altra confessione religiosa nel
mondo, la capacità di esaltare e di intimidire contemporaneamente
l’uomo che essa promette di venerare e di ubbidire. Nella
sedimentazione secolare di liturgie e di luoghi che si sovrappongono e
si intrecciano, si passa dalla umiltà monacale della celletta delle
lacrime dietro l’altare della Sistina fino alla magniloquenza della
piazza, perché l’uomo divenuto Pontefice e successore di Pietro deve
conoscere tutto l’arco della esaltazione e dell’umiliazione...
Dalla cappella alla loggia gli interminabili cento passi dell’uomo che diventa Papa di Vittorio Zucconi
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Che gioia!...
Papa Francesco è già fuori dal Vaticano!
Jorge
Mario Bergoglio è arrivato poco dopo le otto del mattino nella basilica
romana di Santa Maria Maggiore, in forma privata, per rivolgere una
preghiera speciale alla Madonna. Come lui stesso aveva preannunciato
ieri nel saluto alla folla dalla loggia di San Pietro, sottolineando la
sua missione soprattutto di "Vescovo di Roma".
Papa Francesco a S. Maria Maggiore
Manda Signore, ancora profeti...
Papa da nemmeno 24 ore e già
emergono le prime indiscrezioni che la dicono lunga sul carattere di
Papa Francesco, il gesuita argentino eletto ieri sera al quinto
scrutinio successore di Benedetto XVI.
Due tratti, su tutti, emergono con forza fin dai primissimi atti
successivi all'accettazione e alla scelta del nome, la semplicità e la
decisione...
Il Papa rifiuta la mozzetta e i gioielli "Voglio soltanto la mia croce di ferro"
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Il vangelo radicale
I
cardinali hanno scelto il nuovo vescovo di Roma e come vescovo di Roma
Francesco si è affacciato al balcone, chiedendo che il popolo della
Chiesa «che presiede nella carità» invocasse su di lui, chinato in
silenzio orante, la benedizione del Signore.
Solo
dopo ha impartito lui stesso la benedizione di Dio sul popolo
cristiano, ad affermare simbolicamente che ogni benedizione viene
dall’alto, dal Signore della Chiesa che ascolta la preghiera dei
semplici. Accanto a lui il cardinale vicario per la diocesi di Roma, a
sottolineare ancor di più la sua missione prioritaria,
l’evangelizzazione della città, l’annuncio della buona notizia del
Signore risorto che si dilata ai confini del mondo da Roma, città del
martirio degli apostoli Pietro e Paolo. Anche nel ricordare il suo
predecessore, così come nel parlare di se stesso, è al suo ministero di
vescovo di Roma, successore di san Pietro, che ha fatto
riferimento.
Francesco
- nome scelto per la prima volta da un papa e per di più dal primo
gesuita della storia divenuto vescovo di Roma - è nome che da solo
evoca un ritorno al Vangelo sine glossa, alla radicalità di una
testimonianza di vita che diviene annuncio nel quotidiano, a uno stile
semplice e povero che confida solo nel Signore. Vedremo presto quali
strade nuove e antiche questo aprirà per la Chiesa di Roma e la Chiesa
universale: oggi, come ha detto papa Francesco, inizia un «cammino di
chiesa», «vescovo e popolo, vescovo e popolo», un cammino di
«fratellanza, amore e fiducia», un cammino intessuto di «preghiera per
tutto il mondo perché ci sia grande fratellanza». Questo giorno è
davvero il giorno della gioia e dell’azione di grazie al Signore per il
dono offertoci dallo Spirito che i cardinali hanno saputo discernere e
accogliere.
ENZO BIANCHI
«Voglio
dirle la mia gioia straordinaria quando si è affacciato al balcone.
Un’emozione fortissima, non le nascondo che mi sono messo a piangere».
Enzo Bianchi, priore di Bose, dopo tanti anni una commozione così forte?
«Jorge
Mario Bergoglio è l’uomo che sembra, umile, e come si è presentato al
mondo è stato bellissimo. Il nome che ha assunto dice che bisogna
tornare al Vangelo, come chiese Francesco. Sono felice della scelta dei
cardinali: hanno mostrato che la Chiesa tutta vuole un ritorno allo
spirito del Vangelo».
l'intervista a Enzo Bianchi: Ci farà riscoprire l'umiltà
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L’ultima omelia da cardinale di Jorge Mario Bergoglio, pronunciata un mese fa, nel mercoledì delle ceneri.
...
Oggi, ancora una volta, siamo invitati a intraprendere un cammino
pasquale verso la Vita, cammino che comprende la croce e la rinuncia,
che sarà scomodo ma non sterile. Siamo invitati a riconoscere che c’è
qualcosa che non va bene in noi stessi, nella società o nella Chiesa,
siamo invitati a cambiare, a dare una sterzata nelle nostre vite, a
convertirci. Oggi sono piene di sfida le parole del profeta Gioele:
strappate il vostro cuore, non le vostri vesti e convertitevi al
Signore vostro Dio. Queste parole sono un invito a tutti, nessuno
escluso. Strappate il cuore e non le vesti di una penitenza artificiale
senza garanzie di futuro. Strappate i cuori per dire con il salmo
«Abbiamo peccato». «La ferita dell’anima è il peccato. Oh, povero
ferito, riconosci il tuo dottore! Mostra le piaghe delle tue colpe. E
visto che a Lui non si possono nascondere i nostri pensieri più intimi,
fai sentire il gemito del tuo cuore. Cerca la Sua compassione con le
tue lacrime, con la tua insistenza, importunalo! Che ascolti i tuoi
sospiri, che il tuo dolore arrivi fino a Lui, in modo che, alla fine,
possa dirti: Il Signore ha perdonato il tuo peccato» (San Gregorio
Magno). Questa è la realtà della nostra condizione umana. Questa è la
verità che può avvicinarci alla nostra autentica riconciliazione con
Dio e con gli uomini. Non si tratta di screditare l’autostima ma di
penetrare nel più profondo dei nostri cuori e farci carico del mistero
della sofferenza e del dolore che ci lega da secoli, da migliaia di
anni, da sempre. Strappate i cuori affinché da quella fessura possiamo
guardarci veramente. Strappate i cuori, aprite i cuori, perché solo in
un cuore strappato e aperto può entrare l’amore del Padre. Strappate i
cuori, dice il profeta, e Paolo ci chiede «Lasciatevi riconciliare con
Dio». Cambiare il modo di vivere è segno e frutto del cuore strappato e
riconciliato da un amore che va oltre noi stessi. Questo è l’invito, di
fronte alle tante ferite che ci danneggiano e che ci possono portare
alla tentazione di indurirci. Strappate il cuore per sentire l’eco
delle tante vite lacerate e che l’indifferenza non ci renda
insensibili. Strappate il cuore per poter amare con l’amore con il
quale siamo amati, consolare con la consolazione con la quale siamo
consolati e condividere ciò che abbiamo ricevuto. Questo tempo
liturgico non è solo per noi, ma anche per la trasformazione della
nostra famiglia, della nostra comunità, della nostra Chiesa, della
nostra Patria, del mondo intero...
“Strappate cuori, guarite mondo”
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L'eterna giovinezza della Chiesa «poverella»
La
Chiesa non cessa di sorprendere: come diceva uno dei grandi Padri della
fede dei primi secoli, San Giovanni Crisostomo, «essa è più alta del
cielo e più grande della terra, e non invecchia mai: la sua giovinezza
è eterna». Così ha dimostrato di essere ancora una volta, in questo
sorprendente Conclave: la pluralità delle ipotesi fatte, i diversi
giochi mediatici del "toto-Papa", facevano pensare a un Collegio
cardinalizio piuttosto disorientato, perfino diviso. E invece, in
appena una giornata, ecco il nuovo Papa. Un segno forte di unità, un
messaggio lanciato al "villaggio globale" dall'unica realtà che lo
abita dappertutto, sapendo coniugare universalità e identità locali,
globalizzazione e presenza fedele fra la gente di tutte le latitudini e
di tutte le lingue e culture: la Chiesa cattolica. Peraltro, l'attesa
del mondo intero, rappresentato dalle migliaia di operatori dei "media"
accreditati in Vaticano, che hanno fatto partecipi in tempo reale donne
e uomini di ogni angolo della terra di ciò che accadeva nella Cappella
Sistina e sulla Loggia delle benedizioni, e le immagini eloquenti più
di ogni parola della folla in attesa in Piazza San Pietro e del nuovo
Papa affacciato con semplicità e stupore su Roma e sul mondo, fanno
comprendere come ciò che è avvenuto ha un significato che va al di là
della comunità cattolica e dello stesso popolo dei credenti. Proverò
allora a guardare al nuovo Successore di Pietro muovendo da diversi
angoli visuali, lasciando che la profondità del cuore di chi è stato
chiamato si riveli con i giorni che verranno...
L'eterna giovinezza della Chiesa «poverella»di Bruno Forte
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Per me, l’elezione di Papa Francesco è stato un momento di grande
commozione spirituale. E uso volutamente questo aggettivo perché, in
questo momento storico, voglio sottolineare il cammino profondo di una
Chiesa che deve annunciare il Vangelo delle Beatitudini nel quale ha le
sue radici. Jorge Mario Bergoglio ha sorpreso tanti, me compreso, ma è
un segno di speranza.
Con
la scelta di chiamarsi Francesco, il santo che da ricco si è fatto
povero, il nuovo Pontefice ha voluto indicare da subito un’attenzione
alta nei confronti della povertà. Non solo...
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Un Francesco sul seggio papale non si aspettava. L’abbiamo sempre
immaginato e visto negli affreschi ai piedi, in umile e rispettosa
reverenza, davanti a Papa Innocenzo o Onorio. Ora invece è nel trono
più alto. Tutto il mondo lo guarda ed è ai suoi piedi. Ma quale trono!?
Egli si china e chiede la benedizione del popolo, prima della sua
benedizione invocata sul popolo. “Nomen est omen”, il nome è un
presagio. Quando è scelto, se non è nome d’arte o di teatro, è
programma. Una scelta chiara di campo, di stile di vita e d’impegno.
Tutti sanno chi è Francesco nella e per la Chiesa. Diciamo di più,
Francesco nel e per il mondo: “Vir catholicus” e “vere apostolicus”, un
uomo universale, un universale concreto, personale. Nel suo nome si
ritrovano amanti della natura e dell’ambiente, operatori di pace e
tutto il mondo della povertà e dell’emarginazione...
Un nome, un programma di Elio Bromuri
Il medievista Franco Cardini non
rinuncia allo spiritaccio toscano neppure in momento come questo.
Prende qualche istante per raccogliere informazioni e idee, dopo di che
se ne esce con la sua personalissima valutazione: «Allora: Francesco,
della Compagnia di Gesù, da Buenos Aires. Sembra quasi che in Conclave
abbiano fatto di tutto per accontentare un tipo come me»...
... è una scelta coraggiosa, perché Francesco I è un nome molto pesante
da portare. Va nella direzione della povertà, innanzitutto. Ma è anche
un richiamo alla profezia operato nel momento in cui l’istituzione è
oggetto di critiche.
Povertà e profezia la rivoluzione del nome scelto
Quando nei giorni scorsi sentivo proporre per il
nuovo Papa il nome Francesco, dicevo subito a chi mi stava vicino:
questo è impossibile. Nessun Papa avrebbe la faccia tosta di attribuire
a sé un nome di questo stampo, per ragioni storiche e ideali. La figura
di Francesco resta nella storia della Chiesa una figura troppo distinta
e autorevole perché proprio un Papa possa con un gesto di annessione
farla tranquillamente sua. Esistono figure diverse nella storia e
quella di Francesco d’Assisi sta bene in quanto attesta una dimensione
sua propria. Proprio il cattolicesimo è fatto di queste tensioni. Le
dissonanze giovano alla dialettica storica e spirituale.
Sorpresa. Il primo papa gesuita si è imposto il nome Francesco,
smentendo in un colpo ogni remora. Il potere papale si estende anche ai
nomi e può far suo, senza alcun rispetto, tutto ciò che decide di fare
suo.
C’è stato un bell’episodio però alla presentazione del nuovo vescovo di
Roma, quando il neoeletto ha chiesto al popolo di Piazza san Pietro
prima di tutto un momento di preghiera per lui. Questo è serio e bello.
Francesco? di Sergio Rostagno
...
Per tutto il giorno mi ronzava in cuore il nome del mio romanzo Habemus
papam, «Francesco». Dicevo a me stesso: non è possibile! E’ un nome
«maledizione», troppo impegnativo. Se il papa sceglie questo nome si
condanna da sé a fare sul serio perché deve scegliere la povertà come
criterio e metodo di vita; deve essere coerente: come può Francesco
abitare in mezzo al lusso Vaticano? Può il papa essere «personalmente»
povero, ma apparire «istituzionalmente» potente e ricco? Non licet! Ora
non ci resta che aspettare. Intanto colpiscono alcune cose, che ai
profani non saltano agli occhi perché non addentro alla simbologia e al
rituale. Facciamo un po’ di esegesi di scavo...
HABEMUS PAPAM: FRANCISCUM! IL NOME È UN PROGRAMMA, ABOLIRÀ ANCHE IL VATICANO? di Paolo Farinella
Un
figlio di sant’Ignazio di nome Francesco. Anche questo singolare
accostamento fa parte della pacata sorpresa costituita dall’elezione
del cardinal Bergoglio a vescovo di Roma. Un gesuita – il primo della
storia – eletto successore di Pietro che sceglie come nome quello del
santo di Assisi, con un’audacia evangelica che nemmeno i quattro papi
francescani di un passato ormai ontano avevano osato intraprendere. Ma
cosa accomuna spiritualità ignaziana e carisma francescano? Una
risposta esauriente l’avremo certamente dal ministero petrino che si è
inaugurato la sera del 13 marzo, ma qualcosa può già essere detto...
La nuda missione di Enzo Bianchi
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«Sono
felice, è la migliore scelta possibile, conosce e ama la vita semplice,
umile, reale, è esterno al sistema romano della Curia. Spero che vari
le riforme necessarie, e in un radicale rimpasto ai vertici come primo
segnale». Il professor Hans Küng, massimo teologo cattolico critico
oggi, esulta, sembra parlare di una possibile perestrojka vaticana.
Diciamolo
subito: la sorpresa è stata enorme e in piazza San Pietro all’annuncio
dato dal cardinale Jean Louis Tauran, il protodiacono incaricato dell’
“habemus Papam”, la folla è rimasta quasi interdetta; quello strano
nome non era conosciuto, i giornali non ne avevano neanche parlato. E
invece per la prima volta nella storia un latinoamericano è stato
eletto Papa, per di più un gesuita. E per di più, ancora, con un nome
che è già un programma. In poco più di un mese la chiesa universale ha
dato alcuni colpi notevoli alla storia, un Pontefice si è dimesso - e
questo piaccia o meno – è un atto di riforma che va oltre le
contingenze storiche, si è trattato di “un atto di governo” come lo ha
definito il portavoce vaticano Federico Lombardi. Un papato meno
monarchico e più aperto al mondo è uscito dalla rinuncia di Ratzinger.
Inoltre i 115 grandi elettori riuniti nella Sistina, non certo noti per
essere un cenacolo progressista, hanno scelto il primo papa del su del
mondo. Anzi il gesuita che fu antagonista di Ratzinger all’ultimo
conclave.
...
Ma il fatto è che questo argentino d'origini italiane, gesuita,
scompiglia le carte - anche quelle di molti suoi confratelli cardinali:
c'è da scommetterci - e va a scegliersi un nume come Francesco.
Incredibile. Inaudito, nel senso etimologico del termine. Dal VI
secolo, con pochissime eccezioni, i pontefici romani hanno scelto
regolarmente il nome di un loro predecessore. Bergoglio rompe la
tradizione e, nel momento nel quale l'istituzione ecclesiastica sembra
esitare, senza dubbio colpita dalla rinunzia di un papa
"istituzionalista" per eccellenza, rilancia nel nome del càrisma, della
profezia. Perché Francesco significa l'adesione intima al Cristo povero
e crocifisso; Francesco significa il rifiuto della potenza, della
ricchezza, perfino della scienza...
L'elezione
di Bergoglio è stata vista da molti osservatori come la continuazione
del pontificato di Benedetto XVI. C'è una parte di verità in questo
modo di giudicare l'esito del Conclave: senza l'abdicazione del suo
predecessore e la denuncia del malgoverno della Curia oggi non avremmo
papa Francesco; ma la sostanza dell'evento non è questa, anzi è il suo
contrario: papa Francesco è esattamente l'opposto di Benedetto per
almeno quattro ragioni.
Il Papa chiama i
frati della Verna: vuole siano loro a servire martedì prossimo la Messa
di inizio pontificato. La notizia clamorosa filtra tra le pieghe di una
giornata straordinaria e nella quale le Tv, Rai in testa, si sono
strette intorno al Santuario: la scelta del nome, Papa Francesco, ha
catalizzato l'attenzione sui grandi luoghi francescani, La Verna in
testa...
LA NAZIONE: Il Papa chiama i frati della Verna
Quel mezzo minuto di silenzio
in Piazza San Pietro, per padre Antonio Spadaro, dice già tutto su chi
sarà Papa Francesco: «Darà la priorità a Dio, non vuole l’attenzione su
di sé: noi gesuiti siamo così. E non siamo abituati ad avere per papa
uno di noi: i papi li abbiamo sempre serviti».
Marco Bardazzi: I gesuiti "Che sorpresa per noi abituati a servire i papi"
... In tutta
quella fretta di svelare misfatti, molti magari non si sono resi conto
che nei suoi primi dieci minuti da papa Bergoglio ha fatto tre
scelte simboliche di portata più che notevole.
Apparso al balcone senza mozzetta né stola, l'argentino non ha mai
pronunciato la parola "papa". Si è invece definito
ripetutamente vescovo di Roma e ha chiamato il suo
predecessore “vescovo emerito”,
non certo ignaro del fatto che Ratzinger ha invece indicato di voler
essere chiamato “papa emerito”. Le implicazioni ecclesiali ed
ecumeniche della parola “vescovo” detta ripetutamente da quel balcone
in quel momento sono enormi.
Ma Bergoglio ha fatto qualcosa di più forte ancora: prima di
benedire la folla ha chinato la testa e ha chiesto alle persone in
piazza di pregare per lui in un inatteso gesto di reciprocità,
rafforzato dall'annuncio di voler iniziare un “cammino nuovo, vescovo e
popolo”. Chi si aspettava dal successore di Ratzinger il prosieguo del
suo percorso di ridimensionamento del Concilio Vaticano II è servito:
questo è stato il saluto papale più sinodale mai visto da piazza San
Pietro.
La terza scelta forte è stata l'annuncio del nome di
Francesco: nessun omaggio a papi storici, nessun debito con papi
recenti, ma l'instaurazione di una parentela inedita con il cencioso
frate umbro, profeta di povertà e umiltà...
Michela Murgia: Sorprese dalla fine del mondo
Il suo programma è già fitto
di impegni. E mentre si delinea l’agenda a breve termine (a cominciare
dalla Messa di inizio Pontificato fissata per martedì 19 marzo, festa
di San Giuseppe, patrono della Chiesa), già si guarda ai riti della
Settimana Santa e della Pasqua, che il nuovo Papa presiederà a meno di
due settimane dalla sua elezione. A informare i giornalisti sull’agenda
di Papa Bergoglio è stato ieri, nel consueto briefing delle 13, il
direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
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Segnaliamo anche:
AGENZIA NEV: Numero speciale sull'elezione del nuovo Pontefice
FORUM KOINONIA 338: Numero speciale sull'elezione del nuovo Pontefice (pdf)
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“Ecco faccio una cosa nuova”
HOREB n. 63 - 3/2012
TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
"Il
termine conversione oggi sembra essere fuori dal lessico comune dei
cristiani. Eppure la conversione è esperienza che dovrebbe qualificare
l’intera esistenza cristiana. Essa è un riconoscersi peccatori, ma
accorgersi, nello stesso tempo, di essere avvolti e amati dallo sguardo
di Dio che in tutto il discorso biblico si manifesta come Padre-Madre
amante, e il suo amore si fa gesto che raccoglie, guarisce, nutre,
accarezza, accompagna.
«Bruna
sono, ma bella» (Cant 1,5), confida la creatura nel Cantico dei
Cantici. È la confessione di chi sta vivendo una situazione di
smarrimento e di avvilimento, di inaridimento interiore, di drammatico
oscuramento, provocato nella sua vita dal peccato.
Eppure
confida che non c’è oscurità che le sottragga quella bellezza di cui in
un passato ancora più remoto, di quello che è stato segnato dal suo
fallimento, qualcuno l’ha guardata e l’ha amata.
Dall’oscurità
del suo peccato, intravede nella misericordia di Dio un raggio di luce
che la sta tirando fuori da una situazione di morte e la sta facendo
rinascere come persona nuova. Per questo si dichiara anche “bella”
perché coltiva una incrollabile fiducia che chi l’ha creata ancora la
guarda con straordinario affetto, l’abbraccia e la rende partecipe
della sua bellezza.
Convertirsi,
per chiunque, è accorgersi di questo sguardo di Dio che si manifesta in
Cristo Gesù, nel suo mistero di amore. Convertirsi è sentirsi amati e
tirati fuori da un io che si affaccia alla vita come rinchiuso entro
l’ambizione di possedere persone e cose a proprio vantaggio, è sentirsi
liberati dell’illusoria volontà di fondare il senso del proprio
esistere in se stessi. Nello stesso tempo, è accoglienza dello Spirito
del Signore Gesù che chiede alla creatura la libera decisione di
consegnarsi alla sua Parola fatta carne, e di consentire che essa si
incida nella sua esistenza e determini la sua storia.
Convertirsi
è partecipare al mistero pasquale, che introduce alla vita nuova dei
figli di Dio, apre a relazioni di gratuità nella chiesa e nella
società, e proietta verso un avvenire imprevedibile.
Da questo orizzonte muove l’articolarsi della monografia .... (EDITORIALE)
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere copie-saggio gratuite: CONVENTO DEL CARMINE 98051 BARCELLONA P.G. (ME) E-mail: horeb.tracce@alice.it
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Fraternità
Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2013 IL VANGELO NARRATO PER TEOFILO L'AMICO DI DIO
Lettura del Vangelo di Luca
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto
I MERCOLEDÌ DELLA SPIRITUALITÀ 2013
Dal 23 Gennaio al 13 Marzo presso la sala del convento dalle ore 20.00 alle ore 21.00
IL VANGELO NARRATO PER TEOFILO L'AMICO DI DIO
Lettura del Vangelo di Luca
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n.14 di Santino Coppolino
RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO C)
Vangelo: Lc 15, 1-3.11-32
Accogliere i peccatori e mangiare con loro.
Questa l'ennesima accusa mossa a Gesù da parte delle autorità religiose del suo tempo.
E'
lo scandalo di un rabbi che non si cura delle leggi sulla purità
rituale e si accompagna con i peccatori, divenendo egli stesso
impuro; è lo scandalo di un Dio che lascia "i Cieli dei Cieli" per
camminare sulle strade dell'uomo, per cercare gli ultimi fra gli
ultimi, gli emarginati dalla società religiosa e civile,
riscattandoli con il suo sangue e restituendo loro dignità e vita...
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OREUNDICI IL QUADERNO DI MARZO 2013
AMORE E CREATIVITA'
L'EDITORIALE DI MARIO DE MAIO
Cari amici,
Vorrei
avervi presenti per parlarvi, non solo con lo scritto, ma con tutto me
stesso. Vorrei comunicarvi la valanga di pensieri, riflessioni,
emozioni che questi due termini, amore e creatività messi insieme, mi
suscitano. La potenza delle emozioni cresce di fronte all’urgenza che
nasce dal panorama sociale in cui ogni giorno siamo immersi. Non sono
catastrofista, anzi sono strutturalmente ottimista. In questo momento
storico, così ricco di risorse, opportunità e nuovi orizzonti, come
permettere all’Amore di suscitare creativamente felicità, serenità,
giustizia, per ogni uomo? Nella nostra ricerca quali sono le ragioni
intime che possono animare percorsi di nuova umanità?
L'Editoriale di Mario De Maio
UNA VOCE CHE SPEZZA I CUORI Dio non tollera la falsità
di Arturo Paoli
Riprendiamo
la pubblicazione di alcune omelie domenicali di fratel Arturo, che
introducono al tempo della Quaresima che Arturo definisce un “tempo per
avvicinarci alla pace, alla cordialità, al non rassegnarci”.
Domenica 27 gennaio 2013 - Vangelo di Luca 1,1-4; 4,14-21
Questo
vangelo è particolarmente importante in questo anno in cui il Papa ha
indetto l’anno della fede perché ci aiuta a capire che cosa è la fede.
Questo Vangelo sembra smentire l’opinione di coloro che ritengono di
essere a p o s t o come cristiani perché conoscono le parole del Credo
e la dottrina proclamata dai teologi. Quest’anno si vedranno tante
forme di catechesi, ma Gesù pare essere di un’altra opinione... La
fede non è fatta di parole, le parole non servono a nulla, si possono
moltiplicare attraverso tutti gli strumenti della tecnica, ma non
servono a nulla se non sono accompagnate dalle opere. Sono più
importanti le opere che le parole, e sapete perché? Perché non possiamo
dimenticare che nel nostro mondo ricco ci sono dei poveri e che noi
siamo la causa della loro povertà. Che c’entro io? Si domandano
alcuni...
Domenica 3 febbraio 2013 - Vangelo di Luca 4,21-30
La
gente accorsa ad ascoltare le parole di Gesù ne è rimasta affascinata,
si è resa conto che sono parole nuove e piene di speranza. Ma poi, si è
resa conto che quelle parole venivano dalla bocca di una persona
conosciuta nel paese, e ha cominciato a diffidare: come può questo
giovane che non sembrava affatto un profeta, diventare improvvisamente
una persona che annunzia parole nuove? L’incontro finisce male, lo
hanno escluso, lo hanno mandato via perché non potevano credere in lui,
non poteva essere lui a dire parole così profonde e così piene di
responsabilità. Aspettavano dei miracoli, invece Gesù pronunziò delle
parole, parole con cui vuole introdurci alla vita, darci occasione di
riflettere su noi stessi. Se la parola di Dio non riesce a penetrare
dentro di noi, a scuoterci, a ispirarci che cosa dobbiamo fare, diventa
inutile anzi ragione di condanna. Che cosa possiamo fare per far sì che
queste parole siano feconde in noi?..
UNA VOCE CHE SPEZZA I CUORI Dio non tollera la falsità di Arturo Paoli
Ciascuno di noi
è una parola
pronunciata da Dio
una sola volta
nella storia.
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JESUS - Marzo 2013
La sede di Pietro tra ieri e domani
Benedetto
XVI si è dimesso e il suo gesto fa ancora discutere. Il nuovo Papa non
è stato ancora eletto. È tempo, dunque, di bilanci e riflessioni. Qual
è l'idea di uomo che ha guidato il pontificato di Joseph Ratzinger?
Quale l'idea di Dio? Quale l'idea di Chiesa? E quali, infine, i nodi
irrisolti che costituiranno l'agenda con cui il nuovo Pontefice si
dovrà confrontare?
Lo
abbiamo chiesto a tre teologi – Antonio Autiero, Paolo
Gamberini, Laurent Villemin – e a una nota scrittrice,Maria
Pia Veladiano.
La sede di Pietro tra ieri e domani
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Ormai
la data del conclave è stata decisa dai cardinali: martedì 12 maggio
una celebrazione eucaristica radunerà tutti i cardinali per chiedere a
Dio ispirazione e discernimento nell'indicazione di colui che tra di
loro sarà il vescovo di Roma e, come tale, il papa che presiede la
chiesa cattolica con un servizio di comunione.
Ci
sono norme fissate e riedite nei secoli, rinnovate dagli ultimi papi,
ricche di sapienza, che dovrebbero aiutare i cardinali nella scelta da
operare: tra di esse appare decisiva la richiesta di un esame ampio,
approfondito e libero della vita della chiesa e delle sue prospettive
in quest’ora di grande mutamento culturale e antropologico in tutto il
mondo. Nella stessa messa «pro eligendo Pontefice» l’orazione fatta dal
cardinale decano è una traccia che potrebbe essere di aiuto ai
cardinali.
Sarebbe
importante però anche la consapevolezza nella chiesa che il conclave
non è un evento isolato, che riguarda solo il collegio degli elettori,
ma è un’azione di tutta la chiesa, la quale certamente prega, ma
dovrebbe assumere proprio in questa occasione una coscienza più
profonda del ministero di comunione del vescovo di Roma, della forma
del suo esempio, dei mutamenti che di fatto l’imprevista e inedita
rinuncia fatta da Benedetto XVI vi ha apportato. Per i cattolici il
ministero petrino è stato voluto da Gesù Cristo stesso che ha posto tra
i dodici discepoli Simone, il pescatore di Galilea, come roccia,
pietra, dandogli il nome di Pietro, appunto, perché la chiesa, che
resta chiesa di Cristo, avesse un riferimento visibile, un servo della
comunione...
Cercando un modo nuovo di vivere la chiesa di Enzo Bianchi
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"Se l'eredità di Benedetto diventa agenda" di Bruno Forte
Quale eredità Benedetto XVI lascia al suo Successore?
La
risposta a questa domanda passa attraverso l'intero pontificato del
Papa emerito, teologo profondo, credente innamorato, umile operaio
nella vigna del Signore e, soprattutto ora, pellegrino di Dio nel
silenzio dell'adorazione e nella preghiera di intercessione.
Quattro
compiti prioritari mi sembrano delinearsi per il prossimo Vescovo di
Roma, a partire dalle stesse parole con cui il Pontefice ha motivato la
sua rinuncia: «Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato
da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare
la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il
vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in
me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di
amministrare bene il ministero a me affidato».
La
prima delle urgenze che sta a cuore a Papa Benedetto è, dunque, la vita
di fede, rispetto alla quale il mondo attuale è agitato da questioni di
grande portata...
"Se l'eredità di Benedetto diventa agenda" di Bruno Forte
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L’idea di scrivere, a cinquant’anni dal Concilio (1963-65), una Lettera
aperta a tutta la Chiesa (laici, presbiteri, religiosi e vescovi) che è
in Italia, è nata all’interno dei Gruppi aderenti alla Rete dei
Viandanti [1] alla fine del 2011.
La
ricorrenza è parsa significativa per fare un bilancio dell’impegno dei
vari gruppi e per esprimersi sui problemi aperti; la formula della
lettera aperta è parsa un buon strumento di comunicazione per
rivolgersi a tutti e per aggiungere una voce all’esile opinione
pubblica ecclesiale italiana.
La
Lettera nasce da una stesura collettiva realizzata – con un lavoro di
alcuni mesi – attraverso discussioni, confronti, stesura dei
contributi, sintesi provvisorie, poi verificate, pazientemente emendate
e riformulate, fino a giungere – con un processo che ci piace definire
di tipo sinodale – ad un testo finale condiviso.
Lettera alla Chiesa che è in Italia
Questa
lettera si rivolge a tutto il Popolo di Dio che è in Italia, a
cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Essa nasce da una
stesura collettiva realizzata – con un lavoro di alcuni mesi – da una
rete di gruppi e realtà comunitarie (Rete dei Viandanti), attraverso un
processo di tipo sinodale, caratterizzato da discussione e confronto.
Con particolare preoccupazione si rivolge ai Vescovi, nostri Pastori
il testo integrale della Lettera alla Chiesa che è in Italia
La
Lettera sarà presentata il 16 marzo a Milano, presso il
Centro san Fedele (P.za san Fedele, 4), con un seminario pubblico
e sarà inviata a tutti i Vescovi.
L’incontro
fornirà l’occasione anche per discutere i contenuti della Lettera e i
problemi che essa intende porre con spirito costruttivo.
la locandina con il programma della giornata Una Lettera alla Chiesa italiana nella prospettiva del nuovo pontificato
Un’idea
che parte da lontano e che le dimissioni di Benedetto XVI e l’imminente
conclave rendono ancora più di attualità. Firmatari sono tutti gli
aderenti ai gruppi e alle comunità che fanno capo alla rete dei
Viandanti in Italia, gli stessi che avevano organizzato l’incontro del
15 settembre scorso a Roma “Chiesa di Dio, Chiesa dei poveri”. E tutto
questo per fedeltà in primo luogo al Vangelo, ma anche alla metodologia
conciliare del Vaticano II, in un mondo però radicalmente mutato.
Parlano
di scenari epocali e contesti ambivalenti nei quali la Gaudium et spes
ci chiama comunque a vivere come cattolici. E lo sguardo si apre ai
“segni di novità positiva” come la più diffusa sensibilità per la
libertà di coscienza e di espressione, la richiesta diffusa di equità
nella ripartizione delle risorse e forme di cooperazione per il
superamento del sottosviluppo, la difesa della dignità delle donne e
dei bambini, la presenza di movimenti per la pace e per i diritti
umani”.
Evidenziano
il diffondersi di situazioni di disagio di fronte alla manifesta
difficoltà della gerarchia di rispondere secondo lo spirito del Vangelo
ai “segni dei tempi” e di realizzare un positivo confronto fra pastori
e fedeli, proprio mentre si assiste a tutto un fiorire nel mondo di
esperienze vive di comunità, di gruppi, di laici, di preti, religiosi e
anche vescovi che cercano di testimoniare il Vangelo nell’oggi.
“L’immagine che prevale è quella di una Chiesa più in competizione che
in dialogo col mondo, chiusa più che aperta ai segni dei tempi” e col
pericolo neanche troppo velato di un neo-trionfalismo liturgico.
Sono essenzialmente 3 i segni radicali più evidenti...
La Rete dei Viandanti: “Serve una Chiesa più libera e comunionale”
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Uno degli esiti immediati ottenuti dal sorprendente gesto della
rinuncia “al ministero di Vescovo di Roma, Successore di san Pietro”
compiuto da Benedetto XVI l’11 febbraio scorso, si può ritenere sia
stato quello di ridare libertà di parola sulle gravi questioni che la
Chiesa si trova ad affrontare e che riguardano intimamente anche il suo
futuro.
L’opinione pubblica in libertà
Dalla
rinuncia ad oggi in diversi – teologi, laici e storici autorevoli,
vescovi e cardinali –, si sono espressi sulla situazione della Chiesa
e/o su quanto sarebbe auspicabile nel futuro pontificato. L’opinione
pubblica nella Chiesa si è materializzata a tal punto che la Segreteria
di Stato ha ritenuto di emettere un comunicato (23 febbraio) per
deplorare questo esercizio di libertà, nel quale si legge tra l’altro:
“Se in passato sono state le cosiddette potenze, cioè gli Stati, a
cercare di far valere il proprio condizionamento nell’elezione del
Papa, oggi si tenta di mettere in gioco il peso dell’opinione pubblica,
spesso sulla base di valutazioni che non colgono l’aspetto tipicamente
spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo”.
Ciò che accomuna molte di queste opinioni è la lista dei problemi che il nuovo Vescovo di Roma dovrebbe affrontare...
FOGLI SPARSI SULLA SCRIVANIA DEL FUTURO VESCOVO DI ROMA di Franco Ferrari
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Si apre
oggi il Conclave che eleggerà il successore di Benedetto XVI. Dopo
essersi trasferiti nella residenza Santa Marta, in Vaticano, i
cardinali parteciperanno alle ore 10.00 nella basilica di San
Pietro alla messa ''pro eligendo Pontifice'' celebrata dal decano
del Sacro Collegio, Angelo Sodano.
Alle ore
16.30 avranno luogo l'ingresso in Conclave e il giuramento
per l'elezione del Papa, cui potrà seguire la prima votazione e
conseguente 'fumata'.
Segnaliamo
i link per seguire le Dirette delle celebrazioni religiose di Martedì
12 Marzo e a seguire delle Fumate con gli orari:
H. 10.00 (AM) SANTA MESSA "PRO ELIGENDO ROMANO PONTIFICE"
H. 16.30 (04.30 PM) INGRESSO IN CONCLAVE
Orario Fumate in caso di non elezione: H. 12.00 - 19.00
Orario Fumate in caso di elezione: tra le 10.30/11.00 - 17.30/18.00
- Vatcan Player C.T.V.: http://www.vatican.va/video/index.html
- TV2000: http://www2.tv2000.it/home_page/mediacenter/00000014_Video.html
- Telepace: http://www.telepace.it/web-tv.php
L'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha
pubblicato i libretti per la celebrazione della S. Messa per l'elezione
del Romano Pontefice e dell'ingresso in Conclave:
- S. MESSA PER L'ELEZIONE DEL ROMANO PONTEFICE
- DE INGRESSU IN CONCLAVE ET DE IURE IURANDO
I testi in lingua italiana tratti dall'Ordo rituum Conclavis:
- Il testo dell'ingresso in Conclave...
- Il testo del giuramento...
Proponiamo
anche una guida utile alla comprensione di quanto sta accadendo in
queste ore e in questi giorni: dalla A di “anello del Pescatore” alla V
di “Vaticano”
Verso il Conclave. L'alfabeto per orientarsi
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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"
Ha
pregato per ore sotto la pioggia, inginocchiato in Piazza S.Pietro,
durante la messa officiata nella basilica dai 115 cardinali. Massimo,
un laico di 64 anni, è arrivato da Assisi, vestito come un sacco di
iuta, con un bastone e a piedi nudi. I fedeli, commossi dal suo gesto,
gli si sono avvicinati: una ragazza lo ha riparato dalla pioggia
battenti per diversi minuti con un ombrello; ma c’è stato anche chi si
è avvicinato in preghiera al suo fianco. “Spero che il prossimo papa
sia un uomo vicino ai poveri – ha detto – Dio resiste ai superbi ma fa
grazia agli umili. E’ per questo che prego proprio davanti ad una
fogna, qui a Piazza S.Pietro. Auspico che il prossimo pontefice possa
essere un francescano”.
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Il conclave si avvicina e i cardinali da più giorni stanno riflettendo
su chi tra loro dovrà farsi carico dell’ardua responsabilità di reggere
la Chiesa. Scelta non facile, al di là della drammatica e torbida
vicenda Vatileaks che sta condizionando non poco la discussione,
soprattutto perché il rischio di ritrovarsi un Papa implicato in
squallide faccende nessuno se lo può permettere, proprio adesso che
l’immagine della Chiesa è ai minimi storici nell’opinione della gente.
Tutti chiedono un Papa forte per superare la tempesta, che abbia più
vigore, ma sarebbe un’illusione pensare che la sola elezione del papa,
la scelta di un solo uomo, basti a fronteggiare un atteggiamento
strutturato, un modo sbagliato di essere Chiesa che ancora non ha
digerito la perdita del potere temporale e lo riorganizza negli spazi
che le sono concessi. La coraggiosa scelta del Concilio Vaticano II,
che intendeva ripensare la Chiesa e rinnovarla in ragione della sua
missione, figlia del Vangelo, è stata tradita. In questo consiste la
vera corruzione, e se oggi una spaccatura si evidenzia anche tra i
cardinali, essa riflette la differenza tra una Chiesa che vive il
territorio e cammina tra la gente, e l’altra, quella malata, che resta
nei palazzi con la sua antiquata e degenerata passione di voler
occupare spazi e condizionare la libertà dei popoli...
DAL CONCLAVE UNA CHIESA NUOVA di Gennaro Matino
AI SIGG. CARDINALI, NELL’IMMINENZA DEL CONCLAVE
In quanto Comunità cristiana di base di san Paolo in Roma che ben
conosce le severe esigenze e la fatica del discepolato di Gesù, in
questo momento così singolare della storia della Chiesa di Roma,
rimasta senza vescovo perché egli, a causa della sua debilità ma forse
anche angosciato dai mille problemi che la sovrastano, ha rinunciato al
suo ministero,
rivolgiamo un appello
ai cardinali elettori perché, nella loro scelta, si orientino su un
candidato che, ascoltando le molte voci che salgono da larga parte
delle Chiese locali che insieme compongono la Chiesa cattolica romana...
il testo integrale dell'Appello della Comunità cristiana di base di san Paolo (pdf)
Leggi anche i nostri precedenti post:
- Verso il conclave / 5
- Dio può dare le dimissioni? di Carlo Molari
- La sede di Pietro tra ieri e domani
- "Cercando un modo nuovo di vivere la chiesa" di Enzo Bianchi
- "Se l'eredità di Benedetto diventa agenda" di Bruno Forte
- "Una Lettera alla Chiesa italiana nella prospettiva del nuovo pontificato" della «Rete dei Viandanti»
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Abbiamo bisogno di una Chiesa più libera e credibile don Luigi Ciotti (VIDEO)
"Non
dobbiamo dimenticarci che la forza della Chiesa sta nella Parola di DIO
e nella fedeltà, quindi, al Vangelo. Una Chiesa che deve essere capace
di ascoltare di più i problemi della gente, i problemi del popolo di
Dio. Una Chiesa che deve essere più attenta e più credibile e
soprattutto la sua credibilità è sempre a partire da chi fa più fatica,
dagli esclusi, dagli ultimi e in questo senso mi sembra che sia
necessario una Chiesa più libera e quindi ancora un processo di
purificazione da portare avanti da forme di potere economico, da
rapporti politici, una Chiesa meno burocratica, una Chiesa capace di
essere profetica perché una Chiesa o è profetica o non è Chiesa, una
Chiesa anche povera..."
"C'è
solo bisogno di tanta aria fresca, c'è bisogno che si facciano delle
scelte, che si ascolti di più, che si affrontino i problemi concreti
della vita, che si dia più spazio ai laici, alla figura della donna...
di stare dalla parte di chi arranca e fa più fatica, in fondo il
Vangelo raccomanda la parresia che vuol dire parlare chiaro... (don Luigi Ciotti)
VIDEO
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Con la messa Pro eligendo Pontifice è iniziato il processo di
discernimento e di elezione del nuovo vescovo di Roma. Il cardinale
decano Sodano ha donato ai cardinali e alla chiesa tutta un’omelia che
ha voluto essere un commento alle letture bibliche previste e non ha
tenuto una “orazione” che delineasse, magari in modo velato, il profilo
di un candidato. Nessuna indicazione, se non quelle che scaturiscono
dal vangelo che addita al povero pescatore di Galilea una sola
condizione per essere pastore della chiesa: amare Cristo al di sopra di
tutte le altre cose e, di conseguenza, amare la chiesa che gli è
affidata con saldezza e misericordia. Questo è ciò che ogni autentico
cattolico può chiedere al Signore, insieme all’invocazione allo Spirito
perché renda docili le menti dei cardinali.
Non
si dica che il nuovo papa sarà automaticamente colui che lo Spirito
santo vuole: sarà chi i cardinali hanno voluto che fosse e, quindi,
sarà secondo la volontà dello Spirito santo se questi vi avranno
obbedito. Lo Spirito santo – se viene ascoltato – può agire solo
attraverso gli elettori, ma questi restano liberi di fargli obbedienza
o di resistergli. La storia del papato e di tutte le autorità della
chiesa dovrebbe ricordarcelo e ci dovrebbe trattenere dallo stabilire
un nesso incondizionato tra il nuovo papa designato e la volontà dello
Spirito santo. Se questa è la lettura che un cattolico fa del processo
di elezione papale, una volta che il papa è eletto legittimamente, il
cattolico farà obbedienza, accogliendolo come vescovo di Roma e quindi
come successore di Pietro: nella chiesa l’appartenenza è ordinata e
dev’essere leale, sincera, pronta...
E se fosse eletto il papa sbagliato? di Enzo Bianchi
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In attesa del nuovo Pontefice / 1
Dunque, si comincia. Un mese e un giorno dopo la rinuncia di Benedetto
XVI, il momento tanto atteso è giunto. E porta con sé il consueto
apparato di domande. Che conclave sarà? Breve o lungo? Dall’esito
prevedibile o sorprendente? E alla fine chi sarà il prescelto? Come
sempre, però, quando si guarda all’elezione di un nuovo Papa, la
tentazione di inforcare gli occhiali che di solito servono a leggere
altri tipi di consultazioni elettorali (quelle politiche in primis) è
tanto forte quanto fuorviante.
Il
Conclave, invece, è ben più che un computo di voti e completamente
differenti devono essere le sue categorie interpretative...
Nel
’68 andava di moda uno slogan: «la fantasia al potere». In un certo
senso è ciò che avviene dentro la Sistina. Ma lì il potere è solo
quello di Dio. E la fantasia, anzi la creatività, consiste nel sapergli
fare spazio. Avverrà anche in questa occasione.
All’opera nella Sistina la creatività dello Spirito di Mimmo Muolo
Testimoni
di un Conclave «più» storico che mai, se così si può dire, dopo
l’eccezionale rinuncia di Benedetto XVI. Sarà soltanto lo Spirito Santo
a guidare la mano dei cardinali elettori mentre scriveranno il nome su
quel foglietto che sarà poi bruciato per provocare l’attesa fumata?
Rispetto al 2005, quando fu eletto il Papa tedesco, il Conclave che si
apre oggi è molto più incerto...
Che cosa si aspettano i fedeli...?
Il Conclave che ha già fatto Storia di Sarina Biraghi
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Un mio
modesto parere sul perché un papa italiano potrebbe essere dannoso per
la nostra chiesa, ma anche per quella universale. La Chiesa cattolica
italiana è profondamente divisa, per tutta una serie di questioni che
si sono sedimentate negli ultimi cinquanta anni.
Queste divisioni finiscono per entrare in Vaticano e proiettasi anche
sulla persona del papa: troppi cardinali italiani, un numero
spropositato per quella che è la realtà del cattolicesimo oggi. Anche
leggendo certe analisi di questi giorni sul conclave, sembra che tutto
ruoti attorno alle nostre diocesi, i nostri movimenti, le nostre
fazioni, le nostre polemiche...
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1)
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newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
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3) Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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