"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°27 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 29 giugno al 5 luglio 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 12 luglio 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

  di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








I NOSTRI TEMPI



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Migranti: la mentalità degli italiani sta cambiando?



Il mare calmo e la stagione estiva segnano l’inizio di nuovi sbarchi di migranti sull’isola di Lampedusa e sulle coste di Sicilia e Calabria. Si rinnova così l’esodo di uomini, donne e bambini piccoli e addirittura di neonati che vengono al mondo come profughi. Giudicati dalle nostre leggi democratiche come clandestini. Si rinnovano le tragedie dell’immigrazione. Rimbalzano sui telegiornali – ma per poco, troppo poco tempo – immagini di disperati che attendono soccorsi stando aggrappati alle reti dei tonni. Si contano i morti. Queste vittime non avranno però funerali di Stato. Saranno pianti da qualcuno, attesi non si sa da chi. Tutto sembra sospeso in una perenne ripetizione. E assuefazione.
Qualcosa tuttavia si è modificato. Forse non l’approccio generale al fenomeno (giudicato come un’emergenza da fermare con le buone o con le cattive) ma la consapevolezza di non poter andare avanti così. Occorre una sterzata in nome certo della dignità umana e dei diritti inalienabili di ogni persona, ma pure in nome di una dignità civile, politica, istituzionale.
A Lampedusa non c’è più la vicesindaco Angela Maraventano (che si definiva come la leghista più a sud d’Italia, senatrice nella precedente legislatura) a gridare ai quattro venti la presunta invasione dell’isola, invocando soluzioni definitive e drastiche che si sono poi rivelate puri proclami, a volte a sfondo razzista. Oggi invece abbraccia le vittime la sindaco Giusi Nicolini, manifestando sommessamente la realtà di un flusso tragico e continuo che trova le sue radici negli squilibri internazionali, nelle dittature, nelle guerre, nella povertà di mezzi e di futuro. Quella di Nicolini non è la sterile denuncia di un’anima bella, perché invece in questi primi anni di mandato la sindaco ambientalista ha costruito una rete di contatti volta ad affrontare in modo nuovo la situazione: recupero turistico ed ecologico dell’isola; scommessa sull’associazionismo e sul volontariato a Lampedusa; solidarietà a livello nazionale; nuova relazione con chi sbarca. Ben sapendo che il problema è europeo e globale.
Il clima generale verso l’immigrazione sta cambiando...

  Migranti: la mentalità degli italiani sta cambiando?


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F35 - A decidere siamo noi. La coscienza dice NO


"Ma chi dovrà dire l'ultima parola sugli F35? Il parlamento? Il governo? Il consiglio superiore della difesa? I militari? Nessuno di costoro. A decidere sarà la coscienza del popolo italiano.

A scuola ci avevano insegnato che il popolo è sovrano, che la democrazia la si esercita eleggendo i rappresentanti del corpo elettorale nelle due Camere, che sono il luogo dove si esprime la volontà dei cittadini, mentre il governo è organo esecutivo della nostra Repubblica parlamentare.

Lo diceva la Costituzione.

Ma ora ci hanno spiegato che non è proprio così: il consiglio superiore della difesa, presieduto dal Capo dello Stato, dice che in materia di armamenti il parlamento è esautorato: decide il governo influenzato direttamente dai militari.

Funziona così la democrazia armata. L'aveva già capito bene Aldo Capitini, nell'immediato dopoguerra: “Si sa che cosa significa la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la strage di innocenti, l'involuzione dell'educazione democratica, la riduzione della libertà e il soffocamento di ogni proposta di miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell'efficienza distruttiva al controllo dal basso” (Aldo Capitini, “Il rifiuto della guerra” in Il potere di tutti).

Per questo il rifiuto della guerra, e di tutti gli strumenti che la preparano, è la condizione preliminare per parlare di un orientamento diverso, di una nuova società, di un futuro migliore. ..."

  il comunicato integrale del Movimento Nonviolento


  F35, adesso a volerli è Napolitano


Twitter
#F35. Ministro Mauro:
“Per amare la pace, armare la pace”. Una falsità storica, un’offesa all’intelligenza, dimenticate le radici cristiane.
 + Giovanni Giudici, presidente Pax Christi

  "Sia il Parlamento a controllare Difesa e spese militari" d. Renato Sacco, coordinatore nazionale Pax Christi 


Guarda anche alcuni dei nostri post precedenti:
  • IL DIO DELLA PACE O DELLA GUERRA?: "SI VIS PACEM... PARA PACEM" e "IL DIO IN CUI NON CREDO" di Santino Coppolino
  • F-35 - Il Parlamento rinvia la decisione - per saperne di più...
  • Lunedì 24 giugno: sit-in a Montecitorio per fermare gli F-35
  • Svuotare gli arsenali e votare per la pace - Comunicato del vescovo presidente di Pax Christi, mons. Giovanni Giudici


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«La situazione in Egitto e molto seria», perché si trova alla vigilia «di un’altra rivoluzione o guerra civile», ha avvertito il vescovo anglicano del paese, Mouneer Hanna Anis... «Dobbiamo fidarci di Dio; siamo nelle sue mani», ha detto il leader anglicano, concludendo la sua lettera, invitando gli amici di pregare «per l’Egitto e il suo popolo».

  "Egitto a rischio guerra civile", l'allarme del vescovo anglicano

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FEDE E
SPIRITUALITA'





DA UNA CHIESA TRIONFANTE

AD UNA CHIESA MENDICANTE

A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II

HOREB n. 64 - 1/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

"Sono passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo, perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel mondo.
Il Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici, dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona umana e della sua coscienza.
Gli orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale, purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante, accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa  popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13 novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato»...  (EDITORIALE)


   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO




FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO

INCONTRI PER L’ESTATE – 2013

  • LECTIO DIVINA 
17-22 LUGLIO

Lettere di Giacomo, Giuda e 1Pietro
con p. Pino Stancari sj


*****

  • SETTIMANA DI SPIRITUALITÀ
5-10 AGOSTO
"DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO"


  il programma degli INCONTRI PER L’ESTATE – 2013 della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO (pdf)



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  Non dobbiamo avere paura...
  Un solo giorno...
  Cari fratelli...
  Nella Chiesa...
  Essere liberi...
  La vita è cammino...
  Il punto di appoggio...
  Farsi discepolo...
  Noi siamo oggetto...
  Quando il Signore...
  Genti tutte...
  Tommaso vede...
  Papamobile
  La pace...
  Se vuoi vivere...
  Per capire Dio...
  Chi vuole veramente...
  Le persone ti pesano...
  A scuola di misericordia...


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  Santi Pietro e Paolo  (video)

  San Tommaso Apostolo  (video)


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Le pietre d'inciampo del Vangelo

"Ecco l'agnello di Dio,
colui che toglie
il peccato del mondo"
(Giovanni 1,29)



  Gianfranco Ravasi: Ecco l'agnello di Dio!



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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino

Vangelo: Lc 9,51-62

Dopo avere messo in guardia i suoi sulle esigenze della sequela (Lc 9,23-25) e su ciò che a Lui accadrà nella Città Santa, Gesù "prese la ferma decisione (lett. indurì il suo volto) di mettersi in cammino verso Gerusalemme".(Lc 9,51)
Gesù rende il suo volto, la sua volontà dura come la roccia perchè nulla la possa scalfire, nulla lo possa distogliere dalla piena realizzazione del progetto del Padre...


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FEDE E ARTE 
Pietro e Saulo secondo Michelangelo
Nella Cappella Paolina si trovano i dipinti di Michelangelo

Affascinante introduzione alla comprensione dei capolavori di Michelangelo del prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani. Estratto relativo alla "Conversione di Saulo" e alla "Crocifissione di san Pietro"

  video


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Omelia di don Angelo Casati nella 13ª Domenica del Tempo Ordinario



13ª Domenica del Tempo Ordinario anno C
30 giugno 2013
omelia di don Angelo Casati

1 Re 19, 16.19-21 
Sal 15
Gal 5, 1.13-18 
Lc 9, 51-62

"Mentre stavano compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato strappato a questo mondo...".
Così inizia oggi il brano del Vangelo di Luca. E per i commentatori questo versetto fa da cerniera tra l'attività di Gesù in Galilea e il viaggio verso Gerusalemme, viaggio verso la croce e la risurrezione.
Un viaggio in salita, in tutti i sensi!
Ora Gesù lo sa: è come se in lui fosse maturata una consapevolezza più lucida, un senso più chiaro: sa a che cosa va incontro. E il Vangelo dice che Gesù indurì il volto, nel senso di "tenere duro", radunare tutte le forze, in quella direzione.
E Gesù cammina. E i discepoli camminano: "Mentre andavano per la via" - è scritto -.
Questa è la figura più appropriata della fede -ogni tanto ci si interroga su che cosa sia la fede-: è un cammino, è stare sulla strada, dietro a Gesù. Purtroppo è avvenuta una riduzione, un impoverimento della fede, cioè una fede ridotta, impoverita a dottrina.
Lo avverti anche leggendo il brano conclusivo del Vangelo di Matteo, solitamente tradotto così: "Andate e ammaestrate tutte le genti". Dove "ammaestrare" è un fatto di dottrina. Ma il testo greco non dice: "ammaestrate", ma dice: "fate discepoli", che non è mettere in testa qualcosa a qualcuno, ma fare in modo che un uomo, una donna si mettano in cammino, dietro Gesù. Non per nulla i primi cristiani erano chiamati quelli della via, quelli della strada, la strada di Gesù.
Ma perché si è passati da una strada a una dottrina, dalla cura di fare dei seguaci, gente che segue, alla cura di ammaestrare?
Forse perché è più comodo, è più rassicurante, "ho delle risposte sicure e definitive".
Più scomodo, meno rassicurante è per un cristiano, per ciascuno di noi, stare sempre in cammino: e il viaggio non è mai concluso, e cristiani non si è mai finito di diventarlo. E Gesù è sempre davanti, non nelle tue formule, non nei tuoi schemi mentali, è oltre. Sta sulla strada, sta in cammino.
Questa è la fede...

  omelia di don Angelo nella 13ª Domenica del Tempo Ordinario


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Omelia XIII Domenica T. O. (ANNO C) 30.06.2013 e 40° anniversario ordinazione presbiterale di P. Gregorio Battaglia



XIII Domenica T. O. (ANNO C) 30.06.2013
Omelia di P.Gregorio Battaglia
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Pozzo di Gotto

Nella pagina del Vangelo di questa XIII domenica del T. O. c'era un termine che torna con una certa insistenza... mettersi in cammino, si incamminarono, in cammino... i termini cammino o strada sono termini che ci aiutano a dare una sintesi di cos'è la vita. La nostra vita assomiglia ad un cammino, una strada da percorrere...

  video

Da 40 anni il Ministero Sacerdotale di Padre Gregorio è uno strumento d’amore nelle mani del Signore.
Noi di "Quelli della Via" ci uniamo a lui nella lode e nel ringraziamento al Signore per quanto gli ha donato e per il bene che ha fatto tramite il suo ministero generoso, illuminato e illuminante. 
Preghiamo il Signore perché continui la Sua opera di conformarlo al Suo Figlio, eterno e unico Sacerdote e perché così il nostro carissimo padre Gregorio possa proseguire con passione la sua testimonianza di fedeltà con rinnovata energia, voglia e gioia per seguitare a donarsi ogni giorno per la Verità.

  video


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JESUS, luglio 2013 - Caro Diogneto 55 di Enzo Bianchi - Ritornano i poveri


JESUS, luglio 2013 Caro Diogneto - 55
Rubrica di ENZO BIANCHI

Ritornano i poveri

Nell’ora del concilio tra i cristiani erano vive un’attenzione e un’esigenza:un’attenzione ai poveri e un’esigenza di povertà nella chiesa. Da sempre la chiesa ha sentito che nel messaggio del Vangelo i poveri occupano un posto privilegiato, che sono i primi clienti di diritto della buona notizia, che nell’atteggiamento verso di loro, bisognosi e ultimi, si decide la partecipazione al regno di Dio o la via mortifera che non conosce la vera vita. Ma in quell’ora si comprendeva in modo più approfondito che la chiesa doveva essere povera. “Per una chiesa serva e povera”, era il titolo di un libro di Yves Congar, uno dei grandi ispiratori del concilio, e la ricezione di questo messaggio fu tale che si costituì addirittura un gruppo di vescovi impegnato in una povertà personale e in uno stile povero della pastorale loro affidata.
Era l’ora dell’emergenza dei poveri nel sud del mondo, l’ora della scoperta delle giovani chiese uscite dal colonialismo e alle quali andava un’attenzione non solo missionaria, ma anche verso le loro condizioni di vita e il loro possibile sviluppo. Una chiesa povera e composta di cristiani poveri, a immagine di “Gesù” che “da ricco che era si è fatto povero” (2Cor 8,9) per essere solidale in tutto con noi uomini bisognosi di salvezza e di liberazione. Quante volte abbiamo allora sentito risuonare il testo delle beatitudini nelle comunità cristiane, quante volte erano citati i padri della chiesa – Basilio di Cesarea, Giovanni Crisostomo, Ambrogio di Milano, Gregorio Magno – per le loro parole sui poveri, sulla necessità di condividere i beni e le risorse!
Vi era un acceso dibattito sul tema della povertà e dei poveri in moltissime comunità. E non si può dimenticare che alcuni pastori diedero alle loro comunità cristiane dei testi di alta qualità teologica, testi profetici che ricevettero l’attenzione e l’approvazione di Paolo VI, anch’egli molto sensibile al tema della povertà nel mondo...
Lo abbiamo scritto e riscritto più volte: la brace sotto la cenere è fuoco, basta che qualcuno con un piccolo ramo muova la cenere, ed ecco che il fuoco arde nuovamente. Il Vangelo è questo fuoco sovente coperto dalla cenere della chiesa e dei cristiani, ma se qualcuno rimuove la cenere, il Vangelo torna nuovamente a brillare. Noi ne siamo felici, e per questo ringraziamo papa Francesco: una chiesa povera e per i poveri è la chiesa di Gesù, è una chiesa sempre composta da peccatori, ma capace di portare la buona notizia ai poveri come Gesù stesso ha fatto (cf. Lc 4,18).

  Ritornano i poveri di Enzo Bianchi


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Lettera enciclica "LUMEN FIDEI" di Papa Francesco


“Lumen fidei”, “La luce della fede”: si intitola così la prima Enciclica di Papa Francesco, pubblicata oggi. Indirizzata a vescovi, presbiteri, diaconi, consacrati e a tutti i fedeli laici, e suddivisa in quattro capitoli, l’Enciclica – spiega Papa Francesco – era già stata “quasi completata” da Benedetto XVI. A quella “prima stesura” l’attuale Pontefice ha aggiunto “ulteriori contributi”. Obiettivo del documento è recuperare il carattere di luce proprio della fede, capace di illuminare tutta l’esistenza umana

"... 7. Queste considerazioni sulla fede — in continuità con tutto quello che il Magistero della Chiesa ha pronunciato circa questa virtù teologale[7] —, intendono aggiungersi a quanto Benedetto XVI ha scritto nelle Lettere encicliche sulla carità e sulla speranza. Egli aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede. Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi. Il Successore di Pietro, ieri, oggi e domani, è infatti sempre chiamato a "confermare i fratelli" in quell’incommensurabile tesoro della fede che Dio dona come luce sulla strada di ogni uomo. ... (Papa Francesco)

  Sfoglia l'Enciclica Lumen Fidei

 
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  Non facciamoci rubare la speranza...
  I giovani hanno...
  La luce dell'amore...

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La fede non ci separa dalla realtà, anzi ci consente di coglierne il significato più profondo e di scoprire l’intensità dell’amore di Dio per questo mondo, che orienta incessantemente  verso se stesso. È il messaggio centrale della lettera enciclica Lumen fidei, la prima di Papa Francesco, resa pubblica questa mattina, venerdì 5 luglio. Un messaggio che, come scrive il Pontefice stesso  nelle  prime pagine, riassume alcuni temi cari a Benedetto XVI. Si tratta infatti di argomenti che Papa Ratzinger aveva  già  affrontato  nelle encicliche sulla carità e sulla speranza  e che aveva  approfondito ulteriormente  nella prima stesura di quella che avrebbe dovuto essere la sua terza enciclica, quella sulla fede appunto...

  L'OSSERVATORE ROMANO:  Lumen Fidei

... Un'enciclica «a quattro mani», l'ha definita Bergoglio, spazzando via - come al solito - formalismi smentite di palazzo. Un'enciclica molto ratzingeriana - per linguaggio, struttura, citazioni - che porta la firma del primo Papa latinoamericano. Assumendo con umiltà tutto il lavoro preparato dal predecessore e dai suoi collaboratori, il Papa non rende solo evidente che il compito del successore di Pietro, «ieri, oggi e domani», è di «“confermare i fratelli” in quell’incommensurabile tesoro della fede che Dio dona come luce sulla strada di ogni uomo». Ma dice anche la sua sintonia con lo sguardo profondo di Ratzinger sulla fede e dunque sulla Chiesa...


  Andrea Tornielli:  L'umiltà di Francesco


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CHIESA E SOCIETA' /

 interventi ed opinioni


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PER CAMMINARE INSIEME...


Abbiamo l’impressione che oggi i cambiamenti o gli aggiornamenti necessari nella Chiesa stiano avvenendo più per necessità (in particolare per la forte riduzione del numero di presbiteri) che per consapevolezza, con il rischio concreto di soluzioni del tutto inadeguate, di un coinvolgimento laicale solo come forza ausiliaria, al di là di riconoscimenti formali.
E’ il modello tradizionale di parrocchia, tutto centrato sul ruolo del presbitero, che deve essere rimesso in discussione. Occorre pensare cioè ad altri modelli di comunità cristiane che prevedano vere responsabilità laicali.
Il punto di partenza non è il tempio, non è la chiesa, non è un luogo religioso, sacro, separato. Il punto di partenza, l’ambito in cui avviene l’annuncio e la testimonianza, come per Gesù, è la strada, è il villaggio, è lì dove si svolge l’esistenza quotidiana delle persone. La buona notizia è che la pienezza del vivere, a partire dai più poveri, è possibile, che sono possibili relazioni autentiche e liberanti con gli altri, con il mondo, con se stessi, con Dio. Il punto di partenza è insieme la fedeltà alla parola di Dio contenuta nelle Scritture e la fedeltà alle donne e agli uomini di oggi nella concretezza della loro esistenza...

  PER CAMMINARE INSIEME



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"Un conto è l'amore, un conto sono i diritti" di Piero Stefani


Spesso in ambiti cristiani si sente citare la Bibbia come un riferimento qualificante in relazione all’accoglienza dello straniero. I passi biblici in cui si comanda di amare lo straniero come se stessi perché anche gli ebrei sono stati stranieri in terra d’Egitto (cfr. Es 22,30; 23,89; Lev 19,34; Dt 10,19; 24,17), sono giustamente richiamati quando gli italiani perdono memoria delle enormi ondate emigratorie di cui sono stati protagonisti. Un recente esempio di questa espansione è un vescovo di Roma che ha detto di provenire dalla fine del mondo e nello stesso tempo porta un cognome piemontese.
È un’ovvietà affermare che la Bibbia si sofferma a lungo sul forestiero, perché si presenta innanzitutto come Scrittura d’Israele: si è sempre stranieri rispetto a qualcuno. Occorre che ci sia un «noi» che si colloca in una posizione diversa rispetto a un «voi» o a un «loro». Per questo per la Bibbia è più facile parlare di ospitalità che di uguaglianza di diritti.
Bisogna amare lo straniero come se stessi, ma quest’ultimo non ha i nostri stessi diritti...

  Un conto è l'amore, un conto sono i diritti



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IOR E SCANDALI- "DIO E MAMMONA" di Santino Coppolino



IOR E SCANDALI

Scarano: case e conti all'estero 
"Possiede case, box per auto, partecipazioni societarie. Ma monsignor Nunzio Scarano ha soprattutto accesso a svariati conti correnti aperti presso lo Ior e altre banche. Muove centinaia di migliaia di euro attraverso operazioni immobiliari e finanziarie, gestisce i fondi provenienti dalla beneficenza facendoli confluire nelle proprie disponibilità. ..."

  «Così il prelato usava lo Ior» di Fiorenza Sarzanini

Paolo Cipriani e il suo vice hanno rassegnato le dimissioni. Sono indagati per violazione delle norme anti-riciclaggio dal 2010. Massimo Tulli intercettato con il monsignor Nunzio Scarano, arrestato per corruzione

  Ciclone Papa Francesco, via i vertici Ior 

  Cosa c'è dietro le dimissioni dei vertici dello Ior


DIO E MAMMONA
di Santino Coppolino

"Nessuno può servire due padroni, perchè o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire. Dio e mammona...cercate invece,anzitutto, il Regno di Dio e la sua giustizia". (Mt 6,24.33)

Mammona è una parola di origine aramaica che designa la ricchezza, gli averi, ciò che si possiede e, paradossalmente, ha la stessa radice del termine AMEN ed EMUNA' che fanno riferimento alla FEDE e indicano ciò che è stabile, solido, qualcosa su cui ci si può appoggiare, di cui ci si può fidare.
Gesù ci avverte che l'uso che noi facciamo dei beni della terra, di ciò che ci serve per vivere, è profondamente diabolico; Egli ci grida con tutte le sue forze e con tutta la sua vita che il danaro è uno strumento per gli altri, per farsi degli amici. Ma invece di usarlo per farci degli amici, l'egoismo ci porta a farci amici del denaro divenendone così suoi servi, quindi anzichè servircene lo serviamo. L'insegnamento di Gesù sulla necessità di fare della propria vita  un dono generoso d'amore, condividendo non solo quel che si è, ma anche quel che si ha, è disatteso proprio da coloro che diciamo di seguirlo e servirlo, come purtroppo stiamo constatando in questi giorni a causa degli scandali che stanno scuotendo la Chiesa, proprio a causa, principalmente, di tanti uomini di chiesa...



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"Tre giorni fa papa Francesco ha sconvolto la Santa Sede nominando una commissione d'inchiesta sullo Ior. Una decisione-choc che alla luce del caso-Scarano sembra quasi il via libera al primo arresto di un monsignore di Curia dopo decenni di chiusura totale alle iniziative della magistratura italiana."(Giacomo Galeazzi)
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"Possiede case, box per auto, partecipazioni societarie. Ma monsignor Nunzio Scarano ha soprattutto accesso a svariati conti correnti aperti presso lo Ior e altre banche. Muove centinaia di migliaia di euro attraverso operazioni immobiliari e finanziarie, gestisce i fondi provenienti dalla beneficenza facendoli confluire nelle proprie disponibilità. ..." (Fiorenza Sarzanini)

  Scarano: case e conti all'estero «Così il prelato usava lo Ior»


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 FRANCESCO
 


     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 29 giugno 2013, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 30 giugno 2013

     Discorso - Parole del Santo Padre in occasione dell'inaugurazione della nuova statua di San Michele Arcangelo nei Giardini Vaticani (5 luglio 2013)

     Omelia - 29 giugno 2013: Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - Santa Messa e imposizione del Pallio ai nuovi Metropoliti

    Enciclica - Lumen Fidei (29 giugno 2013)


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - nella preghiera coraggiosi con argomenti che vengono dal cuore di Dio - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 1 luglio 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: "Preghiamo Dio con coraggio e insistenza"

Dobbiamo pregare con coraggio il Signore, anche con insistenza come ha fatto Abramo. E’ quanto affermato stamani da Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che pregare è anche “negoziare col Signore”, diventare perfino inopportuni come ci insegna Gesù.
Abramo parla con coraggio e insistenza al Signore per difendere Sodoma dalla distruzione. Papa Francesco svolge la sua omelia partendo dalla Prima Lettura e subito osserva che “Abramo è un coraggioso e prega con coraggio”. Abramo, ha detto ancora, “si sente la forza di parlare faccia a faccia col Signore e cerca di difendere quella città”. E lo fa con insistenza. Nella Bibbia, dunque constata il Papa, si vede che “la preghiera deve essere coraggiosa”...
“Io – ha detto il Papa - vorrei che oggi, tutti noi, cinque minuti, non di più, durante la giornata prendessimo la Bibbia e lentamente dicessimo il Salmo 102”, recitato oggi fra le due Letture... 
E con questo impareremo le cose che dobbiamo dire al Signore quando chiediamo una grazia. ‘Tu che sei misericordioso, Tu che perdoni, fammi questa grazia’: come aveva fatto Abramo e come aveva fatto Mosè. Andiamo avanti nella preghiera, coraggiosi, e con questi argomenti che vengono proprio dal cuore di Dio”.

  Il Papa: pregare con coraggio e insistenza per toccare il cuore di Dio

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - coraggiosi nella debolezza - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 2 luglio 2013

Papa Francesco: 
"guardiamo a Gesù, non dobbiamo avere paura"

Il cristiano è chiamato ad essere coraggioso nella propria debolezza. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che, a volte, dobbiamo riconoscere che siamo deboli e dunque dobbiamo fuggire senza nostalgia del peccato, senza guardare indietro.
Agire con lentezza, guardare indietro, avere paura e rivolgersi al Signore, alla grazia dello Spirito Santo. Nella sua omelia, Papa Francesco ha preso spunto dalle Letture di oggi per soffermarsi su quattro “atteggiamenti possibili nelle situazioni conflittuali, nelle situazioni difficili”. 
“Guardare il Signore, contemplare il Signore. Questo ci dà questo stupore, tanto bello, di un nuovo incontro con il Signore. ‘Signore, io ho questa tentazione: voglio rimanere in questa situazione di peccato; Signore, io ho la curiosità di conoscere come sono queste cose; Signore io ho paura’. E loro hanno guardato il Signore: ‘Salvaci Signore, siamo perduti!’ Ed è venuto lo stupore del nuovo incontro con Gesù. Non siamo ingenui né cristiani tiepidi, siamo valorosi, coraggiosi. Siamo deboli noi, ma dobbiamo essere coraggiosi nella nostra debolezza. E il nostro coraggio tante volte deve esprimersi in una fuga e non guardare indietro, per non cadere nella cattiva nostalgia. Non avere paura e sempre guardare il Signore!”.

    Il Papa: fuggiamo dal peccato senza averne nostalgia, dobbiamo essere forti nella debolezza

  video
 

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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - curare con tenerezza le piaghe di Gesù oggi... - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 3 luglio 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: "come San Tommaso tocchiamo le piaghe di Gesù"

Per incontrare il Dio vivo è necessario baciare con tenerezza le piaghe di Gesù nei nostri fratelli affamati, poveri, malati, carcerati: è quanto ha detto stamani il Papa nella Messa a “Santa Marta” commentando il Vangelo proposto dalla liturgia nella Festa di San Tommaso Apostolo.
Gesù, dopo la Resurrezione, appare agli apostoli, ma Tommaso non c’è: “Ha voluto che aspettasse una settimana – ha spiegato Papa Francesco - Il Signore sa perché fa le cose. E a ciascuno di noi dà il tempo che lui crede che sia meglio per noi. A Tommaso ha concesso una settimana”.Gesù si rivela con le sue piaghe: “Tutto il suo corpo era pulito, bellissimo, pieno di luce – sottolinea il Pontefice - ma le piaghe c’erano e ci sono ancora” e quando il Signore verrà, alla fine del mondo, “ci farà vedere le sue piaghe”. Tommaso per credere voleva mettere le sue dita in quelle piaghe:
“Era un testardo. Ma, il Signore ha voluto proprio un testardo per farci capire una cosa più grande. Tommaso ha visto il Signore, è stato invitato a mettere il suo dito nella piaga dei chiodi; mettere la mano sul fianco e non ha detto: ‘E’ vero: il Signore è risorto!’. No! E’ andato più oltre. Ha detto: ‘Dio!’. Il primo dei discepoli che fa la confessione della divinità di Cristo, dopo la Resurrezione. E ha adorato”.
“E così – prosegue il Papa - si capisce qual era l’intenzione del Signore nel farlo aspettare: prendere anche la sua incredulità per portarla non all’affermazione della Resurrezione, ma all’affermazione della sua divinità”. Il “cammino per l’incontro con Gesù-Dio – ha sottolineato - sono le sue piaghe. Non ce n’è un altro”
“Nella storia della Chiesa ci sono stati alcuni sbagli nel cammino verso Dio...
Ma Gesù ci dice che il cammino per incontrarlo è quello di trovare le sue piaghe:
“E le piaghe di Gesù tu le trovi facendo le opere di misericordia, dando al corpo - al corpo - e anche all’anima, ma al corpo – sottolineo – del tuo fratello piagato, perché ha fame, perché ha sete, perché è nudo, perché è umiliato, perché è schiavo, perché è in carcere, perché è in ospedale. Quelle sono le piaghe di Gesù oggi. E Gesù ci chiede di fare un atto di fede, a Lui, ma tramite queste piaghe...
“Dobbiamo toccare le piaghe di Gesù, dobbiamo carezzare le piaghe di Gesù, dobbiamo curare le piaghe di Gesù con tenerezza, dobbiamo baciare le piaghe di Gesù, e questo letteralmente. Pensiamo, cosa è successo a San Francesco, quando ha abbracciato il lebbroso? Lo stesso che a Tommaso: la sua vita è cambiata!”.
Per toccare il Dio vivo – ha affermato il Papa – non serve “fare un corso di aggiornamento” ma entrare nelle piaghe di Gesù e per questo “è sufficiente uscire per la strada”. Chiediamo a San Tommaso – ha concluso - la grazia di avere il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù con la nostra tenerezza e sicuramente avremo la grazia di adorare il Dio vivo”.

  Il Papa nella Festa di San Tommaso: Dio si incontra baciando le piaghe di Gesù nei fratelli più deboli

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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - la radice del coraggio - (video e testo)



"Non dobbiamo avere paura della libertà che ci dà lo Spirito Santo"
Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta (video e testo) - 4 luglio 2013


Papa Francesco: libertà segno distintivo dei cristiani

Noi siamo figli di Dio grazie a Gesù, nessuno ci può rubare questa carta d’identità: è quanto ha affermato stamani Papa Francesco durante la Messa a “Casa Santa Marta”.
Al centro dell’omelia del Papa il Vangelo della guarigione di un paralitico. Gesù all’inizio gli dice: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati”. Forse – afferma Papa Francesco - questa persona è rimasta un po’ “sconcertata“ perché desiderava guarire fisicamente. Poi, dinanzi alle critiche degli scribi che fra sè lo accusavano di bestemmiare - “perché soltanto Dio può perdonare i peccati“ - Gesù lo guarisce anche nel corpo. In realtà – spiega il Pontefice – le guarigioni, l’insegnamento, le parole forti contro l’ipocrisia, erano “soltanto un segno, un segno di qualcosa di più che Gesù stava facendo“, cioè il perdono dei peccati: in Gesù il mondo viene riconciliato con Dio, questo è il “miracolo più profondo”...
Adesso – ha concluso il Papa - si capisce quando Gesù dice: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati!”.
“Quella è la radice del nostro coraggio. Sono libero, sono figlio… Mi ama il Padre e io amo il Padre! Chiediamo al Signore la grazia di capire bene questa opera sua, questo che Dio ha fatto in Lui: Dio ha riconciliato con sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione e la grazia di portare avanti con forza, con la libertà dei figli, questa parola di riconciliazione. Noi siamo salvati in Gesù Cristo! E nessuno ci può rubare questa carta di identità. Mi chiamo così: figlio di Dio! Che bella carta di identità! Stato civile: libero! Così sia“.

  Papa Francesco: siamo figli di Dio, nessuno ci può rubare questa carta d'identità

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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
5 luglio 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: Gesù è misericordioso

Il cuore del messaggio di Dio è la misericordia: è quanto ha affermato Papa Francesco nella Messa a Santa Marta commentando il Vangelo della chiamata di Matteo.
“Misericordia io voglio e non sacrifici”: il Papa ripete le parole di Gesù ai farisei che criticano il Signore che mangia con i peccatori... 
Dopo questi due momenti, lo stupore dell’incontro e la festa, viene “il lavoro quotidiano”, annunciare il Vangelo:
“Questo lavoro si deve alimentare con la memoria di quel primo incontro, di quella festa. E questo non è un momento, questo è un tempo: fino alla fine della vita. La memoria. Memoria di che? Di quei fatti! Di quell’incontro con Gesù che mi ha cambiato la vita! Che ha avuto misericordia! Che è stato tanto buono con me e mi ha detto anche: ‘Invita i tuoi amici peccatori, perché facciamo festa!’. Quella memoria dà forza a Matteo e a tutti questi per andare avanti. ‘Il Signore mi ha cambiato la vita! Ho incontrato il Signore!’. Ricordare sempre. E’ come soffiare sulle braci di quella memoria, no? Soffiare per mantenere il fuoco, sempre”.
Nelle parabole evangeliche si parla del rifiuto di tanti invitati alla festa del Signore. E Gesù è andato a “cercare i poveri, gli ammalati e ha fatto festa con loro”:
“E Gesù, continuando con questa abitudine, fa festa con i peccatori e offre ai peccatori la grazia. ‘Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto, infatti, a chiamare i giusti, ma i peccatori’. Chi si crede giusto, che si cucini nel suo brodo! Lui è venuto per noi peccatori e questo è bello. Lasciamoci guardare dalla misericordia di Gesù, facciamo festa e abbiamo memoria di questa salvezza!”.

  La misericordia, il cuore del messaggio di Dio: così Papa Francesco a Santa Marta

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E' il tweet lanciato oggi (29 giugno) sull’account Twitter di Papa Francesco, in 9 lingue, @pontifex:

  “Impariamo a perdere la vita per Cristo, secondo la logica del dono, del sacrificio. Con Cristo non perdiamo nulla!”

Oggi (30 giugno) 2 nuovi tweet di Papa Francesco @Pontifex_it :

  Un cristiano non può mai essere annoiato o triste. Chi ama Cristo è una persona piena di gioia e che diffonde gioia.

  Oggi è la Giornata per la carità del Papa. Grazie per le preghiere e la solidarietà.



Gli ultimi due tweet di Papa Francesco:
04/07/2013:

  L’amore di Cristo e la sua amicizia non sono un’illusione. Gesù sulla Croce mostra quanto sono reali.

05/07/2013:

  Gesù non è solo un amico. È un maestro di verità e di vita, che rivela la via per giungere alla felicità.

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SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO SANTA MESSA E IMPOSIZIONE DEL PALLIO AI NUOVI METROPOLITI: OMELIA E ANGELUS (testi e video)


CAPPELLA PAPALE
NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO
SANTA MESSA E IMPOSIZIONE DEL PALLIO
AI NUOVI METROPOLITI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Sabato, 29 giugno 2013

Signori Cardinali,
Sua Eminenza Metropolita Ioannis,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!
Celebriamo la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni principali della Chiesa di Roma: una festa resa ancora più gioiosa per la presenza di Vescovi da tutto mondo. Una grande ricchezza che ci fa rivivere, in un certo modo, l’evento di Pentecoste: oggi, come allora, la fede della Chiesa parla in tutte le lingue e vuole unire i popoli in un’unica famiglia.
Saluto di cuore e con gratitudine la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, guidata dal Metropolita Ioannis. Ringrazio il Patriarca ecumenico Bartolomeo I per questo rinnovato gesto fraterno. Saluto i Signori Ambasciatori e le Autorità civili. Un grazie speciale al Thomanerchor, il Coro della Thomaskirche [Chiesa di San Tommaso] di Lipsia - la chiesa di Bach - che anima la Liturgia e che costituisce un’ulteriore presenza ecumenica.
Tre pensieri sul ministero petrino, guidati dal verbo “confermare”. In che cosa è chiamato a confermare il Vescovo di Roma?
1. Anzitutto, confermare nella fede. Il Vangelo parla della confessione di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16), una confessione che non nasce da lui, ma dal Padre celeste. Ed è per questa confessione che Gesù dice: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (v. 18). Il ruolo, il servizio ecclesiale di Pietro ha il suo fondamento nella confessione di fede in Gesù, il Figlio del Dio vivente, resa possibile da una grazia donata dall’alto. Nella seconda parte del Vangelo di oggi vediamo il pericolo di pensare in modo mondano. Quando Gesù parla della sua morte e risurrezione, della strada di Dio che non corrisponde alla strada umana del potere, in Pietro riemergono la carne e il sangue: «si mise a rimproverare il Signore: …questo non ti accadrà mai» (16,22). E Gesù ha una parola dura: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo» (v. 23). Quando lasciamo prevalere i nostri pensieri, i nostri sentimenti, la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, diventiamo pietra d’inciampo. La fede in Cristo è la luce della nostra vita di cristiani e di ministri nella Chiesa!
2. Confermare nell’amore. Nella seconda Lettura abbiamo ascoltato le commoventi parole di san Paolo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede» (2 Tm 4,7). Di quale battaglia si tratta? Non quella delle armi umane, che purtroppo insanguina ancora il mondo; ma è la battaglia del martirio. San Paolo ha un’unica arma: il messaggio di Cristo e il dono di tutta la sua vita per Cristo e per gli altri. Ed è proprio l’esporsi in prima persona, il lasciarsi consumare per il Vangelo, il farsi tutto a tutti, senza risparmiarsi, che lo ha reso credibile e ha edificato la Chiesa. Il Vescovo di Roma è chiamato a vivere e confermare in questo amore verso Cristo e verso tutti senza distinzioni, limiti e barriere. E non solo il Vescovo di Roma: tutti voi, nuovi arcivescovi e vescovi, avete lo stesso compito: lasciarsi consumare per il Vangelo, farsi tutto a tutti. Il compito di non risparmiare, uscire di sé al servizio del santo popolo fedele di Dio.
3. Confermare nell’unità. Qui mi soffermo sul gesto che abbiamo compiuto. Il Pallio è simbolo di comunione con il Successore di Pietro, «principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione» (Conc. Ecum Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 18). E la vostra presenza oggi, cari Confratelli, è il segno che la comunione della Chiesa non significa uniformità. Il Vaticano II, riferendosi alla struttura gerarchica della Chiesa afferma che il Signore «costituì gli Apostoli a modo di collegio o gruppo stabile, a capo del quale mise Pietro, scelto di mezzo a loro» (ibid., 19). Confermare nell’unità: il Sinodo dei Vescovi, in armonia con il primato. Dobbiamo andare per questa strada della sinodalità, crescere in armonia con il servizio del primato. E continua, il Concilio: «questo Collegio, in quanto composto da molti, esprime la varietà e universalità del Popolo di Dio» (ibid., 22). Nella Chiesa la varietà, che è una grande ricchezza, si fonde sempre nell’armonia dell’unità, come un grande mosaico in cui tutte le tessere concorrono a formare l’unico grande disegno di Dio. E questo deve spingere a superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della Chiesa. Uniti nelle differenze: non c’è un’altra strada cattolica per unirci. Questo è lo spirito cattolico, lo spirito cristiano: unirsi nelle differenze. Questa è la strada di Gesù! Il Pallio, se è segno della comunione con il Vescovo di Roma, con la Chiesa universale, con il Sinodo dei Vescovi, è anche un impegno per ciascuno di voi ad essere strumenti di comunione.
Confessare il Signore lasciandosi istruire da Dio; consumarsi per amore di Cristo e del suo Vangelo; essere servitori dell’unità. Queste, cari Confratelli nell’episcopato, le consegne che i Santi Apostoli Pietro e Paolo affidano a ciascuno di noi, perché siano vissute da ogni cristiano. Ci guidi e ci accompagni sempre con la sua intercessione la santa Madre di Dio: Regina degli Apostoli, prega per noi! Amen.

  video

ANGELUS
Piazza San Pietro
Cari fratelli e sorelle!
Oggi, 29 giugno, è la festa solenne dei Santi Pietro e Paolo. E’ in modo speciale la festa della Chiesa di Roma, fondata sul martirio di questi due Apostoli. Ma è anche una grande festa per la Chiesa universale, perché tutto il Popolo di Dio è debitore verso di loro per il dono della fede. Pietro è stato il primo a confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Paolo ha diffuso questo annuncio nel mondo greco-romano. E la Provvidenza ha voluto che tutti e due giungessero qui a Roma e qui versassero il sangue per la fede. Per questo la Chiesa di Roma è diventata, subito, spontaneamente, il punto di riferimento per tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per il potere dell’Impero, ma per la forza del martirio, della testimonianza resa a Cristo! In fondo, è sempre e soltanto l’amore di Cristo che genera la fede e che manda avanti la Chiesa.
Pensiamo a Pietro. Quando confessò la sua fede in Gesù, non lo fece per le sue capacità umane, ma perché era stato conquistato dalla grazia che Gesù sprigionava, dall’amore che sentiva nelle sue parole e vedeva nei suoi gesti: Gesù era l’amore di Dio in persona!
E lo stesso accadde a Paolo, anche se in modo diverso. Paolo da giovane era nemico dei cristiani, e quando Cristo Risorto lo chiamò sulla via di Damasco la sua vita fu trasformata: capì che Gesù non era morto, ma vivo, e amava anche lui, che era suo nemico! Ecco l’esperienza della misericordia, del perdono di Dio in Gesù Cristo: questa è la Buona Notizia, il Vangelo che Pietro e Paolo hanno sperimentato in se stessi e per il quale hanno dato la vita. Misericordia, perdono! Il Signore sempre ci perdona, il Signore ha misericordia, è misericordioso, ha un cuore misericordioso e ci aspetta sempre.
Cari fratelli, che gioia credere in un Dio che è tutto amore, tutto grazia! Questa è la fede che Pietro e Paolo hanno ricevuto da Cristo e hanno trasmesso alla Chiesa. Lodiamo il Signore per questi due gloriosi testimoni, e come loro lasciamoci conquistare da Cristo, dalla misericordia di Cristo.
Ricordiamo anche che Simon Pietro aveva un fratello, Andrea, che ha condiviso con lui l’esperienza della fede in Gesù. Anzi, Andrea incontrò Gesù prima di Simone, e subito ne parlò al fratello e lo portò da Gesù. Mi piace ricordarlo anche perché oggi, secondo la bella tradizione, è presente a Roma la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che ha come Patrono proprio l’Apostolo Andrea. Tutti insieme mandiamo il nostro saluto cordiale al Patriarca Bartolomeo I e preghiamo per lui e per quella Chiesa. Vi invito anche a pregare tutti insieme un’Ave Maria per il patriarca Bartolomeo I; tutti insieme: Ave o Maria…
Preghiamo anche per gli Arcivescovi Metropoliti di diverse Chiese del mondo ai quali poco fa ho consegnato il Pallio, simbolo di comunione e di unità.
Ci accompagni e ci sostenga tutti la nostra Madre amata, Maria Santissima.

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"I primi 100 giorni di Papa Francesco”


"I primi 100 giorni di Papa Francesco”

Il documentario “I primi 100 giorni di Papa Francesco”, prodotto per la Rai dal Centro Televisivo Vaticano, in collaborazione con Officina della comunicazione e trasmesso da Raiuno Domenica 23 Giugno 2013, alle 9.45. Il racconto dei primi passi di Papa Francesco, basato sulle immagini esclusive del CTV, è narrato dalla splendida voce di Luca Ward, già prestata a Russell Crowe ne “Il gladiatore”, Keanu Reeves in “Matrix” e Pierce Brosnan in “James Bond”. Il testo è di Alessandro Di Bussolo e la regia di Renzo Alocci, del CTV.

  video


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Gesù ci vuole liberi! E la libertà si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza. - Papa Francesco - Angelus del 30.06.2013


Gesù ci vuole liberi! E la libertà si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza. Papa Francesco 

Angelus del 30.06.2013

"... Gesù non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così: Lui invita sempre, non impone.
Tutto questo ci fa pensare. Ci dice, ad esempio, l’importanza che, anche per Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del Padre e seguirla. Gesù, nella sua esistenza terrena, non era, per così dire, “telecomandato”: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a Gerusalemme per l’ultima volta; una decisione presa nella sua coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con Lui! Ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua volontà. E per questo la decisione era ferma, perché presa insieme con il Padre. E nel Padre Gesù trovava la forza e la luce per il suo cammino. E Gesù era libero, in quella decisione era libero. Gesù vuole noi cristiani liberi come Lui, con quella libertà che viene da questo dialogo con il Padre, da questo dialogo con Dio. Gesù non vuole né cristiani egoisti, che seguono il proprio io, non parlano con Dio; né cristiani deboli, cristiani, che non hanno volontà, cristiani «telecomandati», incapaci di creatività, che cercano sempre di collegarsi con la volontà di un altro e non sono liberi. Gesù ci vuole liberi e questa libertà dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza. Se un cristiano non sa parlare con Dio, non sa sentire Dio nella propria coscienza, non è libero, non è libero.
Per questo dobbiamo imparare ad ascoltare di più la nostra coscienza. Ma attenzione! Questo non significa seguire il proprio io, fare quello che mi interessa, che mi conviene, che mi piace... Non è questo! La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui, che parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti, a rimanere fedele.
Noi abbiamo avuto un esempio meraviglioso di come è questo rapporto con Dio nella propria coscienza, un recente esempio meraviglioso. Il Papa Benedetto XVI ci ha dato questo grande esempio quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore. E questo esempio del nostro Padre fa tanto bene a tutti noi, come un esempio da seguire. ..."

  il testo integrale: Angelus del 30.06.2013

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Dopo 100 giorni amiamo già Papa Francesco, ma per conoscere di più Jorge Mario Bergoglio...


La vita di Jorge Mario Bergoglio, prima e dopo la sua elezione a Sommo Pontefice, è sempre stata contraddistinta da una eclatante sobrietà, che ha messo subito in luce i dettagli di un servizio episcopale volto alla cura pastorale dei sacerdoti e dei fedeli a lui affidati. Se entriamo per un istante nell’abitazione dove Jorge Bergoglio ha vissuto prima di diventare Papa – così come raccontato nel libro “Papa Francesco”,Conversazione con Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti – possiamo rintracciare alcuni aspetti principali della sobrietà a cui prima facevamo riferimento...
Ma c’è ancora un importante memoria che Jorge Mario Bergoglio conserva con particolare devozione e che rivela la sua grande spiritualità. Si tratta di una personale confessione di fede, scritta nel 1969, prima di essere ordinato sacerdote:
«Voglio credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore, che ha infuso il suo spirito nella mia vita per farmi sorridere e portarmi così al regno di vita eterna. / Credo nella mia storia, che è stata trapassata dallo sguardo di amore di Dio e, nel giorno di primavera, 21 settembre, mi ha portato all’incontro per invitarmi a seguirlo. / Credo nel mio dolore, infecondo per l’egoismo, nel quale mi rifugio. / Credo nella meschinità della mia anima, che cerca di inghiottire senza dare… senza dare. / Credo che gli altri siano buoni, e che devo amarli senza timore, e senza tradirli mai per cercare una sicurezza per me. / Credo nella vita religiosa. / Credo di voler amare molto. / Credo nella morte quotidiana, bruciante, che fuggo, ma che mi sorride invitandomi ad accettarla. / Credo nella pazienza di Dio, accogliente, buona come una notte d’estate. / Credo che papà sia in cielo insieme al Signore. / Credo che anche padre Duarte [il sacerdote che lo confessò il 21 settembre, ndr]​​​​ stia lì intercedendo per il mio sacerdozio. / Credo in Maria, mia madre, che mi ama e mai mi lascerà solo. E aspetto la sorpresa di ogni giorno nel quale si manifesterà l’amore, la forza, il tradimento e il peccato, che mi accompagneranno fino all’incontro definitivo con quel volto meraviglioso che non so come sia, che fuggo continuamente, ma che voglio conoscere e amare. Amen».

  Il “Credo” di Jorge Mario Bergoglio

  La vita, le passioni, la testimonianza, le opere del nuovo pontefice giunto a noi dalla fine del mondo

Luigi Spagnol, Presidente di Adriano Salani Editore, presenta il libro che raccoglie la testimonianza esclusiva, unica e personalissima, del nuovo Pontefice giunto a noi dalla fine del mondo.

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In cento giorni papa Bergoglio ha messo in moto una rivoluzione, che rappresenta un enigma. 
Ormai ha chiarito che non andrà più nell’appartamento del palazzo apostolico. Lo rifiuta apertamente. Così come rifiuta le pastoie di agende prestabilite. La decisione è così inaudita e sconvolgente che la palude conservatrice – annidata in Vaticano e nella Chiesa universale, seppure provvisoriamente azzittita dal fallimento del pontificato ratzingeriano – cerca di declassare il gesto a “stile personale”, a piccolo tic di originalità. Ma è come se Obama lasciasse la Casa Bianca o la regina d’Inghilterra disertasse Buckingham Palace, preferendo un alloggio accanto alla Victoria Station. Bergoglio svaluta radicalmente il Palazzo, esalta il vero capo della Chiesa – Cristo – e si colloca apertamente tra i “peccatori” come sono i fedeli cui si rivolge. 
I simboli contano molto. Specie quando vengono archiviati. Giorno dopo giorno il papa venuto dalla fine del mondo ha smontato la simbologia imperiale e simildivina dei pontefici. Ha rigettato la mantella e le scarpe purpuree degli imperatori romani, ha eliminato le mitrie trionfalistiche, si è messo sotto la pioggia con i fedeli, ha spiegato che vivere isolato da sovrano non gli è possibile per “motivi psichiatrici”, come a dire che è da anormali rinchiudersi in una torre d’avorio. La frase più tagliente – che molti in Vaticano e nelle sfere cardinalizie cercano di dimenticare – l’ha detta ad una bimba. (Scelta precisa di rivolgersi agli innocenti: Bergoglio come Giovanni XXIII non parla mai a caso). Chi punta al papato, ha scandito, non è a posto. “Una persona che vuole fare il papa non vuole bene a se stessa, e Dio non la benedice”...

  L’appartamento vuoto di papa Francesco spaventa il vaticano (pdf)

Basterebbe quella signora che si presenta con un'immagine di Francesco vicino alla cappellina dove Bergoglio diceva messa ogni mattina, non la cappella privata dell'arcivescovo ma lì, a pochi passi dalla fermata del bus 126, «per stare in mezzo alla gente comune» che prima di salire prega sotto la statuetta della Madonna di Luján fatta collocare dal cardinale. La signora che racconta del giorno in cui passò una donna a chiedere l'elemosina mentre arrivava Bergoglio: «Lui si fermò, le domandò come stavano lei e la sua famiglia, poi le chiese se le occorresse qualcosa. Quando se ne andò, la donna si avvicinò e mi disse: "Questo è il padre che viene a Villa 21 a bere il mate con noi e tutti i vicini!"».Villa 21 è la favela più grande di Buenos Aires, la donna non aveva mai saputo che quel «padre» che la sera andava da solo a trovare i più miserabili della città fosse il cardinale, «glielo dissi io, e quasi non ci credeva», chissà se ora le hanno detto che è diventato Papa. 
«Ero Bergoglio, sono Francesco»(Marsilio), è una miniera di racconti simili, «il primo reportage sul Papa dalla fine del mondo» che Cristian Martini Grimaldi, 37 anni, ha scritto per l' Osservatore Romano e oggi - quasi a celebrare i primi cento giorni di Pontificato - esce in volume con la prefazione del direttore Giovanni Maria Vian, arricchito nei testi e da foto inedite, come una Recherche della vita del Pontefice...

  Mate e metrò, vita in incognito del cardinal Bergoglio

  Ero Bergoglio, sono Francesco

... “Guarire dalla corruzione” e “Umiltà, la strada verso Dio” sono testi che l’allora cardinale Bergoglio offrì nel 2005 alla riflessione della sua diocesi riunita in assemblea. Entrambi i testi sono impregnati di spiritualità ignaziana, così come essa si esprime negli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio, alla quale questi libri attingono per descrivere i meccanismi profondi ed offrire vie di soluzione a fenomeni di estrema attualità quali la corruzione e l’urgenza di una vita ecclesiale improntata alla carità fraterna.

Se il libro dedicato alla corruzione è un testo di carattere morale, in quanto Bergoglio individua nel “cuore” la radice della corruzione, distinguendo poi, con grande originalità, questo fenomeno dal peccato, dall’altro lato il libro “Umiltà, la strada verso Dio” è un testo di carattere spiccatamente spirituale, essendo una sorta di introduzione ad un testo di Doroteo di Gaza sulla pratica dell’umiltà.

  Ecco i primi due libri di Papa Francesco


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Dal caffè pomeridiano preso al distributore automatico nel sottoscala di Casa Santa Marta alla scelta di non vivere nell'appartamento pontificio: nel momento cruciale della sua idea di rivoluzione curiale, Francesco evita il protocollo e affina la strategia

  Francesco Antonio Grana:    Jorge Mario Bergoglio, il Papa che ha scelto la solitudine per cambiare la Chiesa


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Lo anticipa il vaticanista di Panorama Ignazio Ingrao sostenendo che l'annuncio dovrebbe arrivare nelle prossime ore. Il tema della tratta di esseri umani già citato molte volte da Bergoglio come la schiavitù del mondo di oggi

  «Papa Francesco lunedì 8 luglio a Lampedusa»

 La conferma ufficiale della sala stampa

  comunicato della sala stampa

L'arcivescovo di Agrigento, mons. Montenegro: il Papa a Lampedusa, segno di speranza per chi soffre
... se anche il Papa dovesse venire e non dire una parola, la stessa sua venuta è un messaggio in una realtà come questa...

  L'arcivescovo di Agrigento, mons. Montenegro: il Papa a Lampedusa, segno di speranza per chi soffre


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Papa Francesco a Lampedusa


Lunedì 8 luglio Papa Francesco a Lampedusa

E la rete impazzisce!
Appena la notizia è rimbalzata sui social network sulla rete commenti ed entusiasmo per la scelta del Papa. 
La visita del Papa nell'isola della “speranza” è in continuità verso la la difesa dei diritti fondamentali dell'uomo. Diritti per i quali il pontefice ha dichiarato di volersi battere sin dal suo insediamento.

Nella mattinata di lunedì 8 luglio il Santo Padre si recherà in visita all’isola di Lampedusa. Papa Francesco, profondamente toccato dal recente naufragio di un’imbarcazione che trasportava migranti provenienti dall’Africa, ultimo di una serie di analoghe tragedie, intende pregare per coloro che hanno perso la vita in mare, visitare i superstiti e i profughi presenti, incoraggiare gli abitanti dell’isola e fare appello alla responsabilità di tutti affinché ci si prenda cura di questi fratelli e sorelle in estremo bisogno. A motivo delle particolari circostanze, la visita si realizzerà nella forma più discreta possibile, anche riguardo alla presenza dei Vescovi della regione e delle autorità civili.(comunicato ufficiale della sala stampa del Vaticano)

«Lunedì 8 luglio il Papa andrà a Lampedusa e celebrerà una Messa nel campo sportivo per gli immigrati e la popolazione locale». Lo scrive il vaticanista del settimanale PanoramaIgnazio Ingrao, sostenendo che l'annuncio della visita dovrebbe arrivare ad ore dal Vaticano. Se la notizia dovesse essere confermata si tratterebbe di un nuovo gesto forte di Papa Francesco, dopo la Messa del Giovedì Santo celebrata nel carcere minorile di Casal del Marmo.
Già nello scorso mese di maggio il Papa era stato invitato a Lampedusa dall'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, che è anche Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni. In quell'occasione Montenegro aveva anche donato al Papa una croce realizzata con il legno dei barconi dei migranti. Da parte sua Bergoglio già molte volte in questo inizio di Pontificato aveva denunciato il dramma della tratta di esseri umani come una moderna forma di schiavitù.

  «Papa Francesco lunedì 8 luglio a Lampedusa»

Messaggio dell'Arcivescovo alla Chiesa Agrigentina
La Chiesa agrigentina accoglie con immensagioia la notizia della visita di Papa Francesco alla comunità di Lampedusa e perciò alla nostra Diocesi: è un dono di grazia straordinario del quale intendiamo, sin da adesso, ringraziare la Divina Provvidenza e la premura apostolica del successore di Pietro. La scelta dell'isola di Lampedusa, come primo viaggio, da parte del Santo Padre, è essa stessa un messaggio forte che ci aiuta a leggere la storia con gli occhi di Dio. Lampedusa, per la sua strategica posizione, ormai da diversi anni, è la terra di approdo di migliaia di profughi provenienti dal vicino continente africano e in cerca di una vita dignitosa in Italia e nel resto dell'Europa. Tale fenomeno immigratorio, nella sua complessità e con il carico di sofferenza che manifesta, è l'espressione di un bisogno di giustizia che riguarda milioni di figli di Dio che non può più essere taciuto. La presenza del Vescovo di Roma a Lampedusa ci sosterrà nell'impegno affinché il Vangelo doni a tutti forza di libertà, di giustizia e di pace, mentre confermerà la comunità cristiana nell' esercizio della carità e dell' accoglienza. I pochi giorni che ci separano dall' evento storico, pertanto, siano valorizzati da tutte le comunità con un'intensa preparazione spirituale e un forte coinvolgimento ecclesiale per fare tesoro di questa inattesa e meravigliosa sorpresa. Alla Vergine di Porto Salvo affidiamo il viaggio di Papa Francesco, le comunità di Lampedusa e di Linosa e tutta la nostra Diocesi e, mentre ci predisponiamo a cantare nella fede « Benedetto colui che viene nel nome del Signore», apriamo il nostro cuore a ciò che Papa Francesco ci consegnerà con le Sue parole e con la Sua presenza.
S.E. Mons. Francesco Montenegro

     Messaggio dell'Arcivescovo alla Chiesa Agrigentina (pdf)

     Programma della giornata del Santo Padre (pdf)

Per saperne di più:

Pubblichiamo il testo integrale della lettera inviata dal parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi, al sommo pontefice. "La nostra comunità La invita a farsi pellegrino in questo santuario del creato"

  Il parroco di Lampedusa scrive a Papa Francesco: "Il cuore del Mediterraneo la attende"

A guardarla è un po’ bruttina quella scatola azzurra che, don Giuseppe Calandra, segretario dell'arcivescovo di Agrigento, custodisce gelosamente. Non se ne stacca un momento neanche nell’attimo in cui i fotografi ufficiali dell’incontro scattano la fotografia che per sempre ricorderà, a chi vi è ritratto, questo momento della loro vita. 
Prima che si sieda a discutere con gli altri vescovi il Santo Padre riceve dalle mani dell'arcivescovo quella scatola di legno, squadrata e semplice, che al suo interno accoglie una croce e la scritta “fede, speranza e carità per ricominciare dalle macerie di cui questa croce è simbolo e segno. A Papa Francesco dal cuore del Mediterraneo con affetto”. È il dono che la comunità ecclesiale di Lampedusa insieme a tutta la chiesa agrigentina ha voluto che, il nostro arcivescovo, portasse al santo Padre. 
Una croce realizzata con il legno dei barconi dei migranti che giungono sulle nostre coste nella speranza di un futuro migliore dopo avere attraversato quel mare Mediterraneo che per alcuni è diventato la loro tomba...

  Francesco incontra Francesco. una chiacchierata tra vecchi amici!

  video

Guarda anche alcuni dei nostri precedenti post:
  • Mons. Francesco Montenegro, eletto Presidente della "Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI"
  • Migranti: la mentalità degli italiani sta cambiando?
  • Dal fondo del mare, arrivano centinaia di voci...
  • Un cimitero chiamato Mediterraneo


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La visita a Lampedusa di Papa Francesco - Questa volta non ci sono nuovi beati da annunciare o eventi storici da ricordare. C'è carne e sangue, volti e storie. Un dramma che altri tentano di rimuovere e che Francesco vuole mettere al centro di tutti ...


LA VISITA DI PAPA FRANCESCO A LAMPEDUSA

Uomini e mattoni di Tonio Dell'Olio

La visita annunciata del Papa a Lampedusa non può e non deve essere considerata una delle consuete visite pastorali che il Vescovo di Roma riserva a una chiesa locale. Tutt'altro che una solenne cerimonia paludata. Questa volta non ci sono nuovi beati da annunciare o eventi storici da ricordare. C'è carne e sangue, volti e storie. Un dramma che altri tentano di rimuovere e che Francesco vuole mettere al centro di tutti, credenti e laici, soprattutto della politica. 
Un Papa come Francesco che rifugge i formalismi e intende piuttosto porre dei segnali forti, ci indica una direzione, un valore, un impegno: accogliere. Chiede alla comunità cristiana di coltivare la pedagogia dei fatti e di seminare segni. Ad altri di costruire politiche che invertano il crinale su cui siamo scivolati inesorabilmente e che prevede centri di detenzione finalizzati all'espulsione e un codice penale che trasforma le vittime in criminali. La miseria è criminalizzata e le mafie ringraziano perché proprio quelle leggi permettono loro di realizzare maggiori profitti. Un mondo in cui tutto favorisce la libera circolazione delle merci e ostacola il cammino delle persone, somiglia tanto a quell'antico commento ebraico (midrash) al racconto della Torre di Babele che lo stesso Papa Francesco ha ricordato recentemente. Si dice che la torre era ormai diventata così alta che per raggiungere la sommità si impiegava un anno. Avveniva così che se un operaio che trasportava un mattone verso la cima, per la stanchezza o lo sfinimento, cadesse, tutti piangevano perché... si perdeva un mattone. Grazie a Francesco che ci ricorda quanto le persone valgano incommensurabilmente di più dei mattoni. (Tonio Dell'Olio)

Intervista al Vescovo di Agrigento
mons. Franco Montenegro

  video

Intervista al parroco di Lampedusa don Stefano Nastasi

  video


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Lunedì prossimo papa Francesco compirà il suo primo viaggio da quando è pontefice. Papa Bergoglio andrà a Lampedusa. Dire che la notizia è importante è banale: da sempre, o almeno da quando i papi hanno cominciato a muoversi nel mondo, il viaggio papale è un evento significativo.

  Adriano Prosperi:  Lampedusa e i “prossimi” del Vangelo

La visita del Santo Padre a Lampedusa segno forte per la comunità internazionale

  Antonio Maria Vegliò:  Per una solidarietà senza confini

Il primo viaggio di Papa Francesco sarà a Lampedusa, l’estrema frontiera delle migrazioni, la Porta d’Europa, luogo simbolico di speranza o, al contrario, di morte e disperazione.

  Patrizia Caiffa:  La scelta di Francesco: partire da una periferia

... vuole «incoraggiare gli abitanti dell'isola e fare appello alla responsabilità di tutti affinché ci si prenda cura di questi fratelli e sorelle in estremo bisogno» ed è con loro, abitanti e naufraghi, che vuole parlare. Così la Santa Sede ha fatto sapere da subito che Francesco non desiderava ci fossero autorità, politici o istituzioni varie, se non quelle locali...

  Gian Guido Vecchi:  Papa Francesco a Lampedusa non vuole nessun politico

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CONSACRAZIONE DELLO STATO CITTA' DEL VATICANO
A SAN GIUSEPPE E A SAN MICHELE ARCANGELO
" Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori”. (Papa Francesco)
05.07.2013 - Questa mattina, nei Giardini Vaticani, Papa Francesco ha consacrato lo Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo ed ha benedetto una statua dedicata a quest’ultimo che è stata posta nei pressi del Palazzo del Governatorato. Era presente Benedetto XVI, che aveva approvato il progetto tempo fa. Papa Francesco e il Papa emerito si sono abbracciati con affetto e sono rimasti vicini per tutta la cerimonia.
“San Giuseppe … custodisci e dona pace a questa terra, irrorata dal sangue di san Pietro e dei primi martiri romani; custodisci e ravviva la grazia del Battesimo in quanti qui vivono e operano; custodisci e aumenta la fede dei pellegrini che qui giungono da ogni parte del mondo. A te consacriamo le fatiche e le gioie di ogni giorno; a te consacriamo le attese e le speranze della Chiesa; a te consacriamo i pensieri, i desideri e le opere: tutto si compia nel Nome del Signore Gesù… O glorioso Arcangelo San Michele … veglia su questa Città e sulla Sede Apostolica, cuore e centro della cattolicità, perché viva nella fedeltà al Vangelo e nell’esercizio della carità eroica. Rendici vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della sensualità. Sii tu il baluardo contro ogni macchinazione, che minaccia la serenità della Chiesa; sii tu la sentinella dei nostri pensieri, che libera dall’assedio della mentalità mondana; sii tu il condottiero spirituale, che ci sostiene nel buon combattimento della fede”.
Sono state queste parole di Papa Francesco il cuore della cerimonia di consacrazione dello Stato Città del Vaticano a San Giuseppe e a San Michele Arcangelo. Al fianco del Pontefice sedeva Benedetto XVI, da lui invitato e accolto calorosamente e al quale si è così rivolto prima di spiegare il significato della posa della statua dell’Arcangelo:
“Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande gioia per averLo qui presente in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!”.
Ricordando che San Michele è “colui che lotta per ristabilire la giustizia divina”, il Santo Padre ha poi sottolineato che la sua figura richiama alla vittoria del bene sul male e all’aiuto che ogni uomo riceve dagli Angeli di Dio:
“Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori”.
Infine, Papa Francesco ha esortato a pregare San Giuseppe perché “ci renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra vita per vincere sempre il male con il bene”. Ai piedi della statua dell’Arcangelo Michele - realizzata da Giuseppe Antonio Lomuscio, vincitore del Concorso Internazionale appositamente indetto dal Governatorato dello Stato Vaticano – una targa ricorderà che a volerla sono stati Benedetto XVI e Francesco.

  Papa Francesco consacra Vaticano a San Michele e San Giuseppe

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Ascoltiamo le parole di consacrazione di Papa Francesco

  RADIO VATICANA:  Il nuovo abbraccio tra Papa Francesco e Benedetto XVI


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