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N.
B. La Lectio viene sospesa nel periodo estivo
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
|
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Migranti: la mentalità degli italiani sta cambiando?
Il
mare calmo e la stagione estiva segnano l’inizio di nuovi sbarchi di
migranti sull’isola di Lampedusa e sulle coste di Sicilia e Calabria.
Si rinnova così l’esodo di uomini, donne e bambini piccoli e
addirittura di neonati che vengono al mondo come profughi. Giudicati
dalle nostre leggi democratiche come clandestini. Si rinnovano le
tragedie dell’immigrazione. Rimbalzano sui telegiornali – ma per poco,
troppo poco tempo – immagini di disperati che attendono soccorsi stando
aggrappati alle reti dei tonni. Si contano i morti. Queste vittime non
avranno però funerali di Stato. Saranno pianti da qualcuno, attesi non
si sa da chi. Tutto sembra sospeso in una perenne ripetizione. E assuefazione.
Qualcosa
tuttavia si è modificato. Forse non l’approccio generale al fenomeno
(giudicato come un’emergenza da fermare con le buone o con le cattive)
ma la consapevolezza di non poter andare avanti così. Occorre una
sterzata in nome certo della dignità umana e dei diritti inalienabili
di ogni persona, ma pure in nome di una dignità civile, politica,
istituzionale.
A
Lampedusa non c’è più la vicesindaco Angela Maraventano (che si
definiva come la leghista più a sud d’Italia, senatrice nella
precedente legislatura) a gridare ai quattro venti la presunta
invasione dell’isola, invocando soluzioni definitive e drastiche che si
sono poi rivelate puri proclami, a volte a sfondo razzista. Oggi invece
abbraccia le vittime la sindaco Giusi Nicolini, manifestando
sommessamente la realtà di un flusso tragico e continuo che trova le
sue radici negli squilibri internazionali, nelle dittature, nelle
guerre, nella povertà di mezzi e di futuro. Quella di Nicolini non è la
sterile denuncia di un’anima bella, perché invece in questi primi anni
di mandato la sindaco ambientalista ha costruito una rete di contatti
volta ad affrontare in modo nuovo la situazione: recupero turistico ed
ecologico dell’isola; scommessa sull’associazionismo e sul volontariato
a Lampedusa; solidarietà a livello nazionale; nuova relazione con chi
sbarca. Ben sapendo che il problema è europeo e globale.
Il clima generale verso l’immigrazione sta cambiando...
Migranti: la mentalità degli italiani sta cambiando?
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"Ma
chi dovrà dire l'ultima parola sugli F35? Il parlamento? Il governo? Il
consiglio superiore della difesa? I militari? Nessuno di costoro. A
decidere sarà la coscienza del popolo italiano.
A
scuola ci avevano insegnato che il popolo è sovrano, che la democrazia
la si esercita eleggendo i rappresentanti del corpo elettorale nelle
due Camere, che sono il luogo dove si esprime la volontà dei cittadini,
mentre il governo è organo esecutivo della nostra Repubblica
parlamentare.
Lo diceva la Costituzione.
Ma
ora ci hanno spiegato che non è proprio così: il consiglio superiore
della difesa, presieduto dal Capo dello Stato, dice che in materia di
armamenti il parlamento è esautorato: decide il governo influenzato
direttamente dai militari.
Funziona
così la democrazia armata. L'aveva già capito bene Aldo Capitini,
nell'immediato dopoguerra: “Si sa che cosa significa la guerra e la sua
preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la
strage di innocenti, l'involuzione dell'educazione democratica, la
riduzione della libertà e il soffocamento di ogni proposta di
miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione
totale dell'efficienza distruttiva al controllo dal basso” (Aldo
Capitini, “Il rifiuto della guerra” in Il potere di tutti).
Per
questo il rifiuto della guerra, e di tutti gli strumenti che la
preparano, è la condizione preliminare per parlare di un orientamento
diverso, di una nuova società, di un futuro migliore. ..."
il comunicato integrale del Movimento Nonviolento
F35, adesso a volerli è Napolitano
Twitter
#F35. Ministro Mauro:
“Per amare la pace, armare la pace”. Una falsità storica, un’offesa all’intelligenza, dimenticate le radici cristiane.
+ Giovanni Giudici, presidente Pax Christi
"Sia il Parlamento a controllare Difesa e spese militari" d. Renato Sacco, coordinatore nazionale Pax Christi
Guarda anche alcuni dei nostri post precedenti:
- IL DIO DELLA PACE O DELLA GUERRA?: "SI VIS PACEM... PARA PACEM" e "IL DIO IN CUI NON CREDO" di Santino Coppolino
- F-35 - Il Parlamento rinvia la decisione - per saperne di più...
- Lunedì 24 giugno: sit-in a Montecitorio per fermare gli F-35
- Svuotare gli arsenali e votare per la pace - Comunicato del vescovo presidente di Pax Christi, mons. Giovanni Giudici
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«La
situazione in Egitto e molto seria», perché si trova alla vigilia «di
un’altra rivoluzione o guerra civile», ha avvertito il vescovo
anglicano del paese, Mouneer Hanna Anis... «Dobbiamo fidarci di Dio;
siamo nelle sue mani», ha detto il leader anglicano, concludendo la sua
lettera, invitando gli amici di pregare «per l’Egitto e il suo popolo».
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DA UNA CHIESA TRIONFANTE
AD UNA CHIESA MENDICANTE
A 50 ANNI DAL CONCILIO VATICANO II
HOREB n. 64 - 1/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
"Sono
passati 50 anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II ed è
importante fare memoria, cioè far presente quell’evento per riviverlo,
perché può accadere che, passata la generazione di coloro che vi hanno
partecipato o che hanno vissuto da vicino la svolta epocale da esso
avviata per la vita della Chiesa, la sua memoria venga meno e si
dimentichino gli orientamenti e le prospettive da esso offerti.
Il
Vaticano II, infatti, pur essendo in piena continuità con la fede e la
vita della Chiesa è stato certamente un evento che ha risposto con le
sue scelte ad attese importanti presenti nella comunità cristiana e nel
mondo.
Il
Vaticano II, dopo duemila anni nel corso dei quali il cristianesimo si
era sostanzialmente identificato con la cultura europea, apriva la
Chiesa a una piena incarnazione nella vita e nella cultura di tutti i
popoli, restituendole un’autentica cattolicità e rendendola veramente
universale: piena continuità con il passato, con la fede apostolica
trasmessaci attraverso le diverse generazioni, e insieme nuovi decisivi
orientamenti nei confronti degli ebrei, dei cristiani non cattolici,
dei credenti delle altre religioni, ma anche all’interno della comunità
cristiana per quanto concerne la liturgia, la centralità della
Scrittura, la collegialità e la sinodalità come forma e stile di
governo, il riconoscimento del valore e della centralità della persona
umana e della sua coscienza.
Gli
orientamenti e le decisioni del Concilio Vaticano II, sebbene accolti
abbastanza pacificamente all’interno della comunità ecclesiale,
purtroppo non sono stati conosciuti e meditati a sufficienza, in questi
cinquant’anni nelle varie comunità cristiane.
La
riflessione che proponiamo a più voci, nel presente quaderno, vuole
essere l’occasione provvidenziale per riprendere in mano quei documenti
e cercare di recepire, nello “spirito del Concilio”, un’immagine di
Chiesa a noi frati carmelitani più consona: quella “mendicante”, dove è
fondamentale vivere uno stile di vita povero, fraterno, itinerante,
accogliente e di condivisione della vita del popolo. Si tratta di
riattualizzare il sogno di Papa Giovanni di una Chiesa “che si fa
popolo”: «La Chiesa Cattolica – affermava in una omelia del 13
novembre 1960 – non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana
del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a
quelle del passato»...
(EDITORIALE)
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E-mail: horeb.tracce@alice.it
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INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
della FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
FRATERNITÀ CARMELITANA DI POZZO DI GOTTO
INCONTRI PER L’ESTATE – 2013
17-22 LUGLIO
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Non dobbiamo avere paura...
Un solo giorno...
Cari fratelli...
Nella Chiesa...
Essere liberi...
La vita è cammino...
Il punto di appoggio...
Farsi discepolo...
Noi siamo oggetto...
Quando il Signore...
Genti tutte...
Tommaso vede...
Papamobile
La pace...
Se vuoi vivere...
Per capire Dio...
Chi vuole veramente...
Le persone ti pesano...
A scuola di misericordia...
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Le pietre d'inciampo del Vangelo
"Ecco l'agnello di Dio,
colui che toglie
il peccato del mondo"
(Giovanni 1,29)
Gianfranco Ravasi: Ecco l'agnello di Dio!
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RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 9,51-62
Dopo
avere messo in guardia i suoi sulle esigenze della sequela (Lc 9,23-25)
e su ciò che a Lui accadrà nella Città Santa, Gesù "prese la ferma
decisione (lett. indurì il suo volto) di mettersi in cammino verso
Gerusalemme".(Lc 9,51)
Gesù
rende il suo volto, la sua volontà dura come la roccia perchè nulla la
possa scalfire, nulla lo possa distogliere dalla piena
realizzazione del progetto del Padre...
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FEDE E ARTE
Pietro e Saulo secondo Michelangelo
Nella Cappella Paolina si trovano i dipinti di Michelangelo
Affascinante
introduzione alla comprensione dei capolavori di Michelangelo
del prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani. Estratto
relativo alla "Conversione di Saulo" e
alla "Crocifissione di san Pietro"
video
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13ª Domenica del Tempo Ordinario anno C
30 giugno 2013
omelia di don Angelo Casati
1 Re 19, 16.19-21
Sal 15
Gal 5, 1.13-18
Lc 9, 51-62
"Mentre stavano compiendosi i giorni in cui Gesù sarebbe stato strappato a questo mondo...".
Così
inizia oggi il brano del Vangelo di Luca. E per i commentatori questo
versetto fa da cerniera tra l'attività di Gesù in Galilea e il viaggio
verso Gerusalemme, viaggio verso la croce e la risurrezione.
Un viaggio in salita, in tutti i sensi!
Ora
Gesù lo sa: è come se in lui fosse maturata una consapevolezza più
lucida, un senso più chiaro: sa a che cosa va incontro. E il Vangelo
dice che Gesù indurì il volto, nel senso di "tenere duro", radunare
tutte le forze, in quella direzione.
E Gesù cammina. E i discepoli camminano: "Mentre andavano per la via" - è scritto -.
Questa
è la figura più appropriata della fede -ogni tanto ci si interroga su
che cosa sia la fede-: è un cammino, è stare sulla strada, dietro a
Gesù. Purtroppo è avvenuta una riduzione, un impoverimento della fede,
cioè una fede ridotta, impoverita a dottrina.
Lo
avverti anche leggendo il brano conclusivo del Vangelo di Matteo,
solitamente tradotto così: "Andate e ammaestrate tutte le genti". Dove
"ammaestrare" è un fatto di dottrina. Ma il testo greco non dice:
"ammaestrate", ma dice: "fate discepoli", che non è mettere in testa
qualcosa a qualcuno, ma fare in modo che un uomo, una donna si mettano
in cammino, dietro Gesù. Non per nulla i primi cristiani erano
chiamati quelli della via, quelli della strada, la strada di Gesù.
Ma perché si è passati da una strada a una dottrina, dalla cura di fare dei seguaci, gente che segue, alla cura di ammaestrare?
Forse perché è più comodo, è più rassicurante, "ho delle risposte sicure e definitive".
Più
scomodo, meno rassicurante è per un cristiano, per ciascuno di noi,
stare sempre in cammino: e il viaggio non è mai concluso, e cristiani
non si è mai finito di diventarlo. E Gesù è sempre davanti, non nelle
tue formule, non nei tuoi schemi mentali, è oltre. Sta sulla strada,
sta in cammino.
Questa è la fede...
omelia di don Angelo nella 13ª Domenica del Tempo Ordinario
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XIII Domenica T. O. (ANNO C) 30.06.2013
Omelia di P.Gregorio Battaglia
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Pozzo di Gotto
Nella
pagina del Vangelo di questa XIII domenica del T. O. c'era un termine
che torna con una certa insistenza... mettersi in cammino, si
incamminarono, in cammino... i
termini cammino o strada sono termini che ci
aiutano a dare una sintesi di cos'è la vita. La nostra vita
assomiglia ad un cammino, una strada da percorrere...
video
Da 40 anni il Ministero Sacerdotale di Padre Gregorio è uno strumento d’amore nelle mani del Signore.
Noi di "Quelli della Via" ci
uniamo a lui nella lode e nel ringraziamento al Signore per quanto gli
ha donato e per il bene che ha fatto tramite il suo ministero generoso,
illuminato e illuminante.
Preghiamo
il Signore perché continui la Sua opera di conformarlo al Suo Figlio,
eterno e unico Sacerdote e perché così il nostro carissimo padre
Gregorio possa proseguire con passione la sua testimonianza di fedeltà
con rinnovata energia, voglia e gioia per seguitare a donarsi ogni
giorno per la Verità.
video
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JESUS, luglio 2013 Caro Diogneto - 55
Rubrica di ENZO BIANCHI
Ritornano i poveri
Nell’ora
del concilio tra i cristiani erano vive un’attenzione e
un’esigenza:un’attenzione ai poveri e un’esigenza di povertà nella
chiesa.
Da sempre la chiesa ha sentito che nel messaggio del Vangelo i poveri
occupano un posto privilegiato, che sono i primi clienti di diritto
della buona notizia, che nell’atteggiamento verso di loro, bisognosi e
ultimi, si decide la partecipazione al regno di Dio o la via mortifera
che non conosce la vera vita. Ma in quell’ora si comprendeva in modo
più approfondito che la chiesa doveva essere povera. “Per una chiesa
serva e povera”, era il titolo di un libro di Yves Congar, uno dei
grandi ispiratori del concilio, e la ricezione di questo messaggio fu
tale che si costituì addirittura un gruppo di vescovi impegnato in una
povertà personale e in uno stile povero della pastorale loro affidata.
Era
l’ora dell’emergenza dei poveri nel sud del mondo, l’ora della scoperta
delle giovani chiese uscite dal colonialismo e alle quali andava
un’attenzione non solo missionaria, ma anche verso le loro condizioni
di vita e il loro possibile sviluppo. Una chiesa povera e composta di
cristiani poveri, a immagine di “Gesù” che “da ricco che era si è fatto
povero” (2Cor 8,9) per essere solidale in tutto con noi uomini
bisognosi di salvezza e di liberazione. Quante volte abbiamo allora
sentito risuonare il testo delle beatitudini nelle comunità cristiane,
quante volte erano citati i padri della chiesa – Basilio di Cesarea,
Giovanni Crisostomo, Ambrogio di Milano, Gregorio Magno – per le loro
parole sui poveri, sulla necessità di condividere i beni e le risorse!
Vi
era un acceso dibattito sul tema della povertà e dei poveri in
moltissime comunità. E non si può dimenticare che alcuni pastori
diedero alle loro comunità cristiane dei testi di alta qualità
teologica, testi profetici che ricevettero l’attenzione e
l’approvazione di Paolo VI, anch’egli molto sensibile al tema della
povertà nel mondo...
Lo
abbiamo scritto e riscritto più volte: la brace sotto la cenere è
fuoco, basta che qualcuno con un piccolo ramo muova la cenere, ed ecco
che il fuoco arde nuovamente. Il Vangelo è questo fuoco sovente coperto
dalla cenere della chiesa e dei cristiani, ma se qualcuno rimuove la
cenere, il Vangelo torna nuovamente a brillare. Noi ne siamo felici, e
per questo ringraziamo papa Francesco: una chiesa povera e per i poveri è la chiesa di Gesù,
è una chiesa sempre composta da peccatori, ma capace di portare la
buona notizia ai poveri come Gesù stesso ha fatto (cf. Lc 4,18).
Ritornano i poveri di Enzo Bianchi
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“Lumen fidei”, “La luce della fede”: si intitola così la prima
Enciclica di Papa Francesco, pubblicata oggi. Indirizzata a vescovi,
presbiteri, diaconi, consacrati e a tutti i fedeli laici, e suddivisa
in quattro capitoli, l’Enciclica – spiega Papa Francesco – era già
stata “quasi completata” da Benedetto XVI. A quella “prima stesura”
l’attuale Pontefice ha aggiunto “ulteriori contributi”. Obiettivo del
documento è recuperare il carattere di luce proprio della fede, capace
di illuminare tutta l’esistenza umana
"...
7. Queste considerazioni sulla fede — in continuità con tutto quello
che il Magistero della Chiesa ha pronunciato circa questa virtù
teologale[7] —, intendono aggiungersi a quanto Benedetto XVI ha scritto
nelle Lettere encicliche sulla carità e sulla speranza. Egli aveva già
quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede.
Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo
il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori
contributi. Il Successore di Pietro, ieri, oggi e domani, è infatti
sempre chiamato a "confermare i fratelli" in quell’incommensurabile
tesoro della fede che Dio dona come luce sulla strada di ogni uomo. ...
(Papa Francesco) Sfoglia l'Enciclica Lumen Fidei
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Non facciamoci rubare la speranza...
I giovani hanno...
La luce dell'amore...
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La fede non ci separa dalla
realtà, anzi ci consente di coglierne il significato più profondo e di
scoprire l’intensità dell’amore di Dio per questo mondo, che orienta
incessantemente verso se stesso. È il messaggio centrale della
lettera enciclica Lumen fidei, la prima di Papa Francesco, resa
pubblica questa mattina, venerdì 5 luglio. Un messaggio che, come
scrive il Pontefice stesso nelle prime pagine, riassume
alcuni temi cari a Benedetto XVI. Si tratta infatti di argomenti che
Papa Ratzinger aveva già affrontato nelle encicliche
sulla carità e sulla speranza e che aveva approfondito
ulteriormente nella prima stesura di quella che avrebbe dovuto
essere la sua terza enciclica, quella sulla fede appunto...
L'OSSERVATORE ROMANO: Lumen Fidei
...
Un'enciclica «a quattro mani», l'ha definita Bergoglio, spazzando via -
come al solito - formalismi smentite di palazzo. Un'enciclica molto
ratzingeriana - per linguaggio, struttura, citazioni - che porta la
firma del primo Papa latinoamericano. Assumendo con umiltà tutto il
lavoro preparato dal predecessore e dai suoi collaboratori, il Papa non
rende solo evidente che il compito del successore di Pietro, «ieri,
oggi e domani», è di «“confermare i fratelli” in quell’incommensurabile
tesoro della fede che Dio dona come luce sulla strada di ogni uomo». Ma
dice anche la sua sintonia con lo sguardo profondo di Ratzinger sulla
fede e dunque sulla Chiesa...
Andrea Tornielli: L'umiltà di Francesco
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CHIESA E SOCIETA' /
interventi ed opinioni |
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Abbiamo
l’impressione che oggi i cambiamenti o gli aggiornamenti necessari
nella Chiesa stiano avvenendo più per necessità (in particolare per la
forte riduzione del numero di presbiteri) che per consapevolezza, con
il rischio concreto di soluzioni del tutto inadeguate, di un
coinvolgimento laicale solo come forza ausiliaria, al di là di
riconoscimenti formali.
E’
il modello tradizionale di parrocchia, tutto centrato sul ruolo del
presbitero, che deve essere rimesso in discussione. Occorre pensare
cioè ad altri modelli di comunità cristiane che prevedano vere
responsabilità laicali.
Il
punto di partenza non è il tempio, non è la chiesa, non è un luogo
religioso, sacro, separato. Il punto di partenza, l’ambito in cui
avviene l’annuncio e la testimonianza, come per Gesù, è la strada, è il
villaggio, è lì dove si svolge l’esistenza quotidiana delle persone. La
buona notizia è che la pienezza del vivere, a partire dai più poveri, è
possibile, che sono possibili relazioni autentiche e liberanti con gli
altri, con il mondo, con se stessi, con Dio. Il punto di partenza è
insieme la fedeltà alla parola di Dio contenuta nelle Scritture e la
fedeltà alle donne e agli uomini di oggi nella concretezza della loro
esistenza...
PER CAMMINARE INSIEME
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Spesso
in ambiti cristiani si sente citare la Bibbia come un riferimento
qualificante in relazione all’accoglienza dello straniero. I passi
biblici in cui si comanda di amare lo straniero come se stessi perché
anche gli ebrei sono stati stranieri in terra d’Egitto (cfr. Es 22,30;
23,89; Lev 19,34; Dt 10,19; 24,17), sono giustamente richiamati quando
gli italiani perdono memoria delle enormi ondate emigratorie di cui
sono stati protagonisti. Un recente esempio di questa espansione è un
vescovo di Roma che ha detto di provenire dalla fine del mondo e nello
stesso tempo porta un cognome piemontese.
È
un’ovvietà affermare che la Bibbia si sofferma a lungo sul forestiero,
perché si presenta innanzitutto come Scrittura d’Israele: si è sempre
stranieri rispetto a qualcuno. Occorre che ci sia un «noi» che si
colloca in una posizione diversa rispetto a un «voi» o a un «loro». Per
questo per la Bibbia è più facile parlare di ospitalità che di
uguaglianza di diritti.
Bisogna amare lo straniero come se stessi, ma quest’ultimo non ha i nostri stessi diritti...
Un conto è l'amore, un conto sono i diritti
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IOR E SCANDALI- "DIO E MAMMONA" di Santino Coppolino
IOR E SCANDALI
Scarano: case e conti all'estero "Possiede case, box per auto,
partecipazioni societarie. Ma monsignor Nunzio Scarano ha soprattutto
accesso a svariati conti correnti aperti presso lo Ior e altre banche.
Muove centinaia di migliaia di euro attraverso operazioni immobiliari e
finanziarie, gestisce i fondi provenienti dalla beneficenza facendoli
confluire nelle proprie disponibilità. ..."
«Così il prelato usava lo Ior» di Fiorenza Sarzanini
Paolo Cipriani e
il suo vice hanno rassegnato le dimissioni. Sono indagati per
violazione delle norme anti-riciclaggio dal 2010. Massimo Tulli
intercettato con il monsignor Nunzio Scarano, arrestato per corruzione
Ciclone Papa Francesco, via i vertici Ior
Cosa c'è dietro le dimissioni dei vertici dello Ior
DIO E MAMMONA
di Santino Coppolino
"Nessuno
può servire due padroni, perchè o odierà l'uno e amerà
l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non
potete servire. Dio e mammona...cercate invece,anzitutto, il Regno
di Dio e la sua giustizia". (Mt 6,24.33)
Mammona è
una parola di origine aramaica che designa la ricchezza, gli averi, ciò
che si possiede e, paradossalmente, ha la stessa radice del termine
AMEN ed EMUNA' che fanno riferimento alla FEDE e indicano ciò che è
stabile, solido, qualcosa su cui ci si può appoggiare, di cui ci si può
fidare.
Gesù ci
avverte che l'uso che noi facciamo dei beni della terra, di ciò che ci
serve per vivere, è profondamente diabolico; Egli ci grida con
tutte le sue forze e con tutta la sua vita che il danaro è uno
strumento per gli altri, per farsi degli amici. Ma invece di usarlo per
farci degli amici, l'egoismo ci porta a farci amici del denaro
divenendone così suoi servi, quindi anzichè servircene lo
serviamo. L'insegnamento di Gesù sulla necessità di fare della propria
vita un dono generoso d'amore, condividendo non solo quel che si
è, ma anche quel che si ha, è disatteso proprio da coloro che
diciamo di seguirlo e servirlo, come purtroppo stiamo constatando in
questi giorni a causa degli scandali che stanno scuotendo la
Chiesa, proprio a causa, principalmente, di tanti uomini di chiesa...
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"Tre
giorni fa papa Francesco ha sconvolto la Santa Sede nominando una
commissione d'inchiesta sullo Ior. Una decisione-choc che alla luce del
caso-Scarano sembra quasi il via libera al primo arresto di un
monsignore di Curia dopo decenni di chiusura totale alle iniziative
della magistratura italiana."(Giacomo Galeazzi)
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"Possiede case, box per auto, partecipazioni societarie. Ma monsignor
Nunzio Scarano ha soprattutto accesso a svariati conti correnti aperti
presso lo Ior e altre banche. Muove centinaia di migliaia di euro
attraverso operazioni immobiliari e finanziarie, gestisce i fondi
provenienti dalla beneficenza facendoli confluire nelle proprie
disponibilità. ..." (Fiorenza Sarzanini)
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 29 giugno 2013, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
Angelus/Regina Cæli - Angelus, 30 giugno 2013
Discorso - Parole
del Santo Padre in occasione dell'inaugurazione della nuova statua di
San Michele Arcangelo nei Giardini Vaticani (5 luglio 2013)
Omelia - 29 giugno 2013: Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - Santa Messa e imposizione del Pallio ai nuovi Metropoliti
Enciclica - Lumen Fidei (29 giugno 2013)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 1 luglio 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: "Preghiamo Dio con coraggio e insistenza"
Dobbiamo pregare con coraggio il Signore, anche con insistenza
come ha fatto Abramo. E’ quanto affermato stamani da Papa Francesco
nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che pregare è
anche “negoziare col Signore”, diventare perfino inopportuni come ci
insegna Gesù.
Abramo parla con coraggio e insistenza al Signore per difendere Sodoma
dalla distruzione. Papa Francesco svolge la sua omelia partendo dalla
Prima Lettura e subito osserva che “Abramo è un coraggioso e prega con
coraggio”. Abramo, ha detto ancora, “si sente la forza di parlare
faccia a faccia col Signore e cerca di difendere quella città”. E lo fa
con insistenza. Nella Bibbia, dunque constata il Papa, si vede che “la
preghiera deve essere coraggiosa”...
“Io – ha detto il Papa - vorrei che oggi, tutti noi, cinque minuti, non
di più, durante la giornata prendessimo la Bibbia e lentamente
dicessimo il Salmo 102”, recitato oggi fra le due Letture...
E con questo impareremo le cose che dobbiamo dire al Signore quando
chiediamo una grazia. ‘Tu che sei misericordioso, Tu che perdoni, fammi
questa grazia’: come aveva fatto Abramo e come aveva fatto Mosè.
Andiamo avanti nella preghiera, coraggiosi, e con questi argomenti che
vengono proprio dal cuore di Dio”.
Il Papa: pregare con coraggio e insistenza per toccare il cuore di Dio
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 2 luglio 2013
Papa Francesco:
"guardiamo a Gesù, non dobbiamo avere paura"
Il cristiano è chiamato ad essere coraggioso nella propria
debolezza. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di
stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che, a volte,
dobbiamo riconoscere che siamo deboli e dunque dobbiamo fuggire senza
nostalgia del peccato, senza guardare indietro.
Agire con lentezza, guardare indietro, avere paura e rivolgersi al
Signore, alla grazia dello Spirito Santo. Nella sua omelia, Papa
Francesco ha preso spunto dalle Letture di oggi per soffermarsi su
quattro “atteggiamenti possibili nelle situazioni conflittuali, nelle
situazioni difficili”.
“Guardare il Signore, contemplare il Signore. Questo ci dà questo
stupore, tanto bello, di un nuovo incontro con il Signore. ‘Signore, io
ho questa tentazione: voglio rimanere in questa situazione di peccato;
Signore, io ho la curiosità di conoscere come sono queste cose; Signore
io ho paura’. E loro hanno guardato il Signore: ‘Salvaci Signore, siamo
perduti!’ Ed è venuto lo stupore del nuovo incontro con Gesù. Non siamo
ingenui né cristiani tiepidi, siamo valorosi, coraggiosi. Siamo deboli
noi, ma dobbiamo essere coraggiosi nella nostra debolezza. E il nostro
coraggio tante volte deve esprimersi in una fuga e non guardare
indietro, per non cadere nella cattiva nostalgia. Non avere paura e
sempre guardare il Signore!”.
Il Papa: fuggiamo dal peccato senza averne nostalgia, dobbiamo essere forti nella debolezza
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 3 luglio 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: "come San Tommaso tocchiamo le piaghe di Gesù"
Per incontrare il Dio vivo è necessario baciare con tenerezza le
piaghe di Gesù nei nostri fratelli affamati, poveri, malati, carcerati:
è quanto ha detto stamani il Papa nella Messa a “Santa Marta”
commentando il Vangelo proposto dalla liturgia nella Festa di San
Tommaso Apostolo.
Gesù, dopo la Resurrezione, appare agli apostoli, ma Tommaso non c’è:
“Ha voluto che aspettasse una settimana – ha spiegato Papa Francesco -
Il Signore sa perché fa le cose. E a ciascuno di noi dà il tempo che
lui crede che sia meglio per noi. A Tommaso ha concesso una settimana”.Gesù si rivela con le sue piaghe:
“Tutto il suo corpo era pulito, bellissimo, pieno di luce – sottolinea
il Pontefice - ma le piaghe c’erano e ci sono ancora” e quando il
Signore verrà, alla fine del mondo, “ci farà vedere le sue piaghe”.
Tommaso per credere voleva mettere le sue dita in quelle piaghe:
“Era un testardo. Ma, il Signore ha voluto proprio un testardo per
farci capire una cosa più grande. Tommaso ha visto il Signore, è stato
invitato a mettere il suo dito nella piaga dei chiodi; mettere la mano
sul fianco e non ha detto: ‘E’ vero: il Signore è risorto!’. No! E’
andato più oltre. Ha detto: ‘Dio!’. Il primo dei discepoli che fa la
confessione della divinità di Cristo, dopo la Resurrezione. E ha
adorato”.
“E così – prosegue il Papa - si capisce qual era l’intenzione del
Signore nel farlo aspettare: prendere anche la sua incredulità per
portarla non all’affermazione della Resurrezione, ma all’affermazione
della sua divinità”. Il “cammino per l’incontro con Gesù-Dio – ha
sottolineato - sono le sue piaghe. Non ce n’è un altro”
“Nella storia della Chiesa ci sono stati alcuni sbagli nel cammino verso Dio...
Ma Gesù ci dice che il cammino per incontrarlo è quello di trovare le sue piaghe:
“E le piaghe di Gesù tu le trovi facendo le opere di misericordia,
dando al corpo - al corpo - e anche all’anima, ma al corpo – sottolineo
– del tuo fratello piagato, perché ha fame, perché ha sete, perché è
nudo, perché è umiliato, perché è schiavo, perché è in carcere, perché
è in ospedale. Quelle sono le piaghe di Gesù oggi. E Gesù ci chiede di
fare un atto di fede, a Lui, ma tramite queste piaghe...
“Dobbiamo toccare le piaghe di Gesù, dobbiamo carezzare le piaghe di
Gesù, dobbiamo curare le piaghe di Gesù con tenerezza, dobbiamo baciare
le piaghe di Gesù, e questo letteralmente. Pensiamo, cosa è successo a
San Francesco, quando ha abbracciato il lebbroso? Lo stesso che a
Tommaso: la sua vita è cambiata!”.
Per toccare il Dio vivo – ha affermato il Papa – non serve “fare un
corso di aggiornamento” ma entrare nelle piaghe di Gesù e per questo “è
sufficiente uscire per la strada”. Chiediamo a San Tommaso – ha
concluso - la grazia di avere il coraggio di entrare nelle piaghe di
Gesù con la nostra tenerezza e sicuramente avremo la grazia di adorare
il Dio vivo”.
Il Papa nella Festa di San Tommaso: Dio si incontra baciando le piaghe di Gesù nei fratelli più deboli
video
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"Non dobbiamo avere paura della libertà che ci dà lo Spirito Santo"
Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta (video e testo) - 4 luglio 2013
Papa Francesco: libertà segno distintivo dei cristiani
Noi siamo figli di Dio grazie a Gesù, nessuno ci può rubare
questa carta d’identità: è quanto ha affermato stamani Papa Francesco
durante la Messa a “Casa Santa Marta”.
Al centro dell’omelia del Papa il Vangelo della guarigione di un
paralitico. Gesù all’inizio gli dice: “Coraggio, figlio, ti sono
perdonati i peccati”. Forse – afferma Papa Francesco - questa persona è
rimasta un po’ “sconcertata“ perché desiderava guarire fisicamente.
Poi, dinanzi alle critiche degli scribi che fra sè lo accusavano di
bestemmiare - “perché soltanto Dio può perdonare i peccati“ - Gesù lo
guarisce anche nel corpo. In realtà – spiega il Pontefice – le
guarigioni, l’insegnamento, le parole forti contro l’ipocrisia, erano
“soltanto un segno, un segno di qualcosa di più che Gesù stava
facendo“, cioè il perdono dei peccati: in Gesù il mondo viene
riconciliato con Dio, questo è il “miracolo più profondo”...
Adesso – ha concluso il Papa - si capisce quando Gesù dice: “Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati!”.
“Quella è la radice del nostro coraggio. Sono libero, sono figlio… Mi
ama il Padre e io amo il Padre! Chiediamo al Signore la grazia di
capire bene questa opera sua, questo che Dio ha fatto in Lui: Dio ha
riconciliato con sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della
riconciliazione e la grazia di portare avanti con forza, con la libertà
dei figli, questa parola di riconciliazione. Noi siamo salvati in Gesù
Cristo! E nessuno ci può rubare questa carta di identità. Mi chiamo
così: figlio di Dio! Che bella carta di identità! Stato civile: libero!
Così sia“.
Papa Francesco: siamo figli di Dio, nessuno ci può rubare questa carta d'identità
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
5 luglio 2013 inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco: Gesù è misericordioso
Il cuore del messaggio di Dio è la misericordia: è quanto ha
affermato Papa Francesco nella Messa a Santa Marta commentando il
Vangelo della chiamata di Matteo.
“Misericordia io voglio e non sacrifici”: il Papa ripete le parole di
Gesù ai farisei che criticano il Signore che mangia con i peccatori...
Dopo questi due momenti, lo stupore dell’incontro e la festa, viene “il lavoro quotidiano”, annunciare il Vangelo:
“Questo lavoro si deve alimentare con la memoria di quel primo
incontro, di quella festa. E questo non è un momento, questo è un
tempo: fino alla fine della vita. La memoria. Memoria di che? Di quei
fatti! Di quell’incontro con Gesù che mi ha cambiato la vita! Che ha
avuto misericordia! Che è stato tanto buono con me e mi ha detto anche:
‘Invita i tuoi amici peccatori, perché facciamo festa!’. Quella memoria
dà forza a Matteo e a tutti questi per andare avanti. ‘Il Signore mi ha
cambiato la vita! Ho incontrato il Signore!’. Ricordare sempre. E’ come
soffiare sulle braci di quella memoria, no? Soffiare per mantenere il
fuoco, sempre”.
Nelle parabole evangeliche si parla del rifiuto di tanti invitati alla
festa del Signore. E Gesù è andato a “cercare i poveri, gli ammalati e
ha fatto festa con loro”:
“E Gesù, continuando con questa abitudine, fa festa con i peccatori e
offre ai peccatori la grazia. ‘Misericordia io voglio e non sacrifici.
Io non sono venuto, infatti, a chiamare i giusti, ma i peccatori’. Chi
si crede giusto, che si cucini nel suo brodo! Lui è venuto per noi
peccatori e questo è bello. Lasciamoci guardare dalla misericordia
di Gesù, facciamo festa e abbiamo memoria di questa salvezza!”.
La misericordia, il cuore del messaggio di Dio: così Papa Francesco a Santa Marta
video
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E' il tweet lanciato oggi (29 giugno) sull’account Twitter di Papa Francesco, in 9 lingue, @pontifex:
“Impariamo a perdere la vita per Cristo, secondo la logica del dono, del sacrificio. Con Cristo non perdiamo nulla!” Oggi (30 giugno) 2 nuovi tweet di Papa Francesco @Pontifex_it :
“Un cristiano non può mai essere annoiato o triste. Chi ama Cristo è una persona piena di gioia e che diffonde gioia.”
“Oggi è la Giornata per la carità del Papa. Grazie per le preghiere e la solidarietà.”
Gli ultimi due tweet di Papa Francesco:
04/07/2013:
“L’amore di Cristo e la sua amicizia non sono un’illusione. Gesù sulla Croce mostra quanto sono reali.”
05/07/2013:
“Gesù non è solo un amico. È un maestro di verità e di vita, che rivela la via per giungere alla felicità.”
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CAPPELLA PAPALE
NELLA SOLENNITÀ DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO
SANTA MESSA E IMPOSIZIONE DEL PALLIO
AI NUOVI METROPOLITI
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Sabato, 29 giugno 2013
Signori Cardinali,
Sua Eminenza Metropolita Ioannis,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!
Celebriamo
la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni principali
della Chiesa di Roma: una festa resa ancora più gioiosa per la presenza
di Vescovi da tutto mondo. Una grande ricchezza che ci fa rivivere, in
un certo modo, l’evento di Pentecoste: oggi, come allora, la fede della
Chiesa parla in tutte le lingue e vuole unire i popoli in un’unica
famiglia.
Saluto
di cuore e con gratitudine la Delegazione del Patriarcato di
Costantinopoli, guidata dal Metropolita Ioannis. Ringrazio il Patriarca
ecumenico Bartolomeo I per questo rinnovato gesto fraterno. Saluto i
Signori Ambasciatori e le Autorità civili. Un grazie speciale al
Thomanerchor, il Coro della Thomaskirche [Chiesa di San Tommaso] di
Lipsia - la chiesa di Bach - che anima la Liturgia e che costituisce
un’ulteriore presenza ecumenica.
Tre pensieri sul ministero petrino, guidati dal verbo “confermare”. In che cosa è chiamato a confermare il Vescovo di Roma?
1. Anzitutto, confermare nella fede.
Il Vangelo parla della confessione di Pietro: «Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16), una confessione che non nasce da
lui, ma dal Padre celeste. Ed è per questa confessione che Gesù dice:
«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (v. 18). Il
ruolo, il servizio ecclesiale di Pietro ha il suo fondamento nella
confessione di fede in Gesù, il Figlio del Dio vivente, resa possibile
da una grazia donata dall’alto. Nella seconda parte del Vangelo di oggi
vediamo il pericolo di pensare in modo mondano. Quando Gesù parla della
sua morte e risurrezione, della strada di Dio che non corrisponde alla
strada umana del potere, in Pietro riemergono la carne e il sangue: «si
mise a rimproverare il Signore: …questo non ti accadrà mai» (16,22). E
Gesù ha una parola dura: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di
scandalo» (v. 23). Quando lasciamo prevalere i nostri pensieri, i
nostri sentimenti, la logica del potere umano e non ci lasciamo
istruire e guidare dalla fede, da Dio, diventiamo pietra d’inciampo. La
fede in Cristo è la luce della nostra vita di cristiani e di ministri
nella Chiesa!
2. Confermare nell’amore.
Nella seconda Lettura abbiamo ascoltato le commoventi parole di san
Paolo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho
conservato la fede» (2 Tm 4,7). Di quale battaglia si tratta? Non
quella delle armi umane, che purtroppo insanguina ancora il mondo; ma è
la battaglia del martirio. San Paolo ha un’unica arma: il messaggio di
Cristo e il dono di tutta la sua vita per Cristo e per gli altri. Ed è
proprio l’esporsi in prima persona, il lasciarsi consumare per il
Vangelo, il farsi tutto a tutti, senza risparmiarsi, che lo ha reso
credibile e ha edificato la Chiesa. Il Vescovo di Roma è chiamato a
vivere e confermare in questo amore verso Cristo e verso tutti senza
distinzioni, limiti e barriere. E non solo il Vescovo di Roma: tutti
voi, nuovi arcivescovi e vescovi, avete lo stesso compito: lasciarsi
consumare per il Vangelo, farsi tutto a tutti. Il compito di non
risparmiare, uscire di sé al servizio del santo popolo fedele di Dio.
3. Confermare nell’unità.
Qui mi soffermo sul gesto che abbiamo compiuto. Il Pallio è simbolo di
comunione con il Successore di Pietro, «principio e fondamento perpetuo
e visibile dell’unità della fede e della comunione» (Conc. Ecum Vat.
II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 18). E la vostra presenza
oggi, cari Confratelli, è il segno che la comunione della Chiesa non
significa uniformità. Il Vaticano II, riferendosi alla struttura
gerarchica della Chiesa afferma che il Signore «costituì gli Apostoli a
modo di collegio o gruppo stabile, a capo del quale mise Pietro, scelto
di mezzo a loro» (ibid., 19). Confermare nell’unità: il Sinodo dei
Vescovi, in armonia con il primato. Dobbiamo andare per questa strada
della sinodalità, crescere in armonia con il servizio del primato. E
continua, il Concilio: «questo Collegio, in quanto composto da molti,
esprime la varietà e universalità del Popolo di Dio» (ibid., 22). Nella
Chiesa la varietà, che è una grande ricchezza, si fonde sempre
nell’armonia dell’unità, come un grande mosaico in cui tutte le tessere
concorrono a formare l’unico grande disegno di Dio. E questo deve
spingere a superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della
Chiesa. Uniti nelle differenze: non c’è un’altra strada cattolica per
unirci. Questo è lo spirito cattolico, lo spirito cristiano: unirsi
nelle differenze. Questa è la strada di Gesù! Il Pallio, se è segno
della comunione con il Vescovo di Roma, con la Chiesa universale, con
il Sinodo dei Vescovi, è anche un impegno per ciascuno di voi ad essere
strumenti di comunione.
Confessare
il Signore lasciandosi istruire da Dio; consumarsi per amore di Cristo
e del suo Vangelo; essere servitori dell’unità. Queste, cari
Confratelli nell’episcopato, le consegne che i Santi Apostoli Pietro e
Paolo affidano a ciascuno di noi, perché siano vissute da ogni
cristiano. Ci guidi e ci accompagni sempre con la sua intercessione la
santa Madre di Dio: Regina degli Apostoli, prega per noi! Amen.
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ANGELUS
Piazza San Pietro
Cari fratelli e sorelle!
Oggi,
29 giugno, è la festa solenne dei Santi Pietro e Paolo. E’ in modo
speciale la festa della Chiesa di Roma, fondata sul martirio di questi
due Apostoli. Ma è anche una grande festa per la Chiesa universale,
perché tutto il Popolo di Dio è debitore verso di loro per il dono
della fede. Pietro è stato il primo a confessare che Gesù è il Cristo,
il Figlio di Dio. Paolo ha diffuso questo annuncio nel mondo
greco-romano. E la Provvidenza ha voluto che tutti e due giungessero
qui a Roma e qui versassero il sangue per la fede. Per questo la Chiesa
di Roma è diventata, subito, spontaneamente, il punto di riferimento
per tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per il potere dell’Impero, ma
per la forza del martirio, della testimonianza resa a Cristo! In fondo,
è sempre e soltanto l’amore di Cristo che genera la fede e che manda
avanti la Chiesa.
Pensiamo
a Pietro. Quando confessò la sua fede in Gesù, non lo fece per le sue
capacità umane, ma perché era stato conquistato dalla grazia che Gesù
sprigionava, dall’amore che sentiva nelle sue parole e vedeva nei suoi
gesti: Gesù era l’amore di Dio in persona!
E
lo stesso accadde a Paolo, anche se in modo diverso. Paolo da giovane
era nemico dei cristiani, e quando Cristo Risorto lo chiamò sulla via
di Damasco la sua vita fu trasformata: capì che Gesù non era morto, ma
vivo, e amava anche lui, che era suo nemico! Ecco l’esperienza della
misericordia, del perdono di Dio in Gesù Cristo: questa è la Buona
Notizia, il Vangelo che Pietro e Paolo hanno sperimentato in se stessi
e per il quale hanno dato la vita. Misericordia, perdono! Il Signore
sempre ci perdona, il Signore ha misericordia, è misericordioso, ha un
cuore misericordioso e ci aspetta sempre.
Cari
fratelli, che gioia credere in un Dio che è tutto amore, tutto grazia!
Questa è la fede che Pietro e Paolo hanno ricevuto da Cristo e hanno
trasmesso alla Chiesa. Lodiamo il Signore per questi due gloriosi
testimoni, e come loro lasciamoci conquistare da Cristo, dalla
misericordia di Cristo.
Ricordiamo
anche che Simon Pietro aveva un fratello, Andrea, che ha condiviso con
lui l’esperienza della fede in Gesù. Anzi, Andrea incontrò Gesù prima
di Simone, e subito ne parlò al fratello e lo portò da Gesù. Mi piace
ricordarlo anche perché oggi, secondo la bella tradizione, è presente a
Roma la Delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che ha come
Patrono proprio l’Apostolo Andrea. Tutti insieme mandiamo il nostro
saluto cordiale al Patriarca Bartolomeo I e preghiamo per lui e per
quella Chiesa. Vi invito anche a pregare tutti insieme un’Ave Maria per
il patriarca Bartolomeo I; tutti insieme: Ave o Maria…
Preghiamo
anche per gli Arcivescovi Metropoliti di diverse Chiese del mondo ai
quali poco fa ho consegnato il Pallio, simbolo di comunione e di unità.
Ci accompagni e ci sostenga tutti la nostra Madre amata, Maria Santissima.
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"I primi 100 giorni di Papa Francesco”
Il
documentario “I primi 100 giorni di Papa Francesco”, prodotto per la
Rai dal Centro Televisivo Vaticano, in collaborazione con Officina
della comunicazione e trasmesso da Raiuno Domenica 23 Giugno 2013, alle
9.45. Il racconto dei primi passi di Papa Francesco, basato sulle
immagini esclusive del CTV, è narrato dalla splendida voce di Luca
Ward, già prestata a Russell Crowe ne “Il gladiatore”, Keanu Reeves in
“Matrix” e Pierce Brosnan in “James Bond”. Il testo è di Alessandro Di
Bussolo e la regia di Renzo Alocci, del CTV.
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Gesù ci vuole liberi! E la libertà si fa nel dialogo con Dio nella propria coscienza. Papa Francesco
Angelus del 30.06.2013
"... Gesù non impone mai, Gesù è umile, Gesù invita. Se tu vuoi, vieni. L’umiltà di Gesù è così: Lui invita sempre, non impone.
Tutto
questo ci fa pensare. Ci dice, ad esempio, l’importanza che, anche per
Gesù, ha avuto la coscienza: l’ascoltare nel suo cuore la voce del
Padre e seguirla. Gesù, nella sua esistenza terrena, non era, per così
dire, “telecomandato”: era il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto
uomo, e a un certo punto ha preso la ferma decisione di salire a
Gerusalemme per l’ultima volta; una decisione presa nella sua
coscienza, ma non da solo: insieme al Padre, in piena unione con Lui!
Ha deciso in obbedienza al Padre, in ascolto profondo, intimo della sua
volontà. E per questo la decisione era ferma, perché presa insieme con
il Padre. E nel Padre Gesù trovava la forza e la luce per il suo
cammino. E Gesù era libero, in quella decisione era libero. Gesù vuole
noi cristiani liberi come Lui, con quella libertà che viene da questo
dialogo con il Padre, da questo dialogo con Dio. Gesù non vuole né
cristiani egoisti, che seguono il proprio io, non parlano con Dio; né
cristiani deboli, cristiani, che non hanno volontà, cristiani
«telecomandati», incapaci di creatività, che cercano sempre di
collegarsi con la volontà di un altro e non sono liberi. Gesù ci
vuole liberi e questa libertà dove si fa? Si fa nel dialogo con Dio
nella propria coscienza. Se un cristiano non sa parlare con Dio, non sa
sentire Dio nella propria coscienza, non è libero, non è libero.
Per
questo dobbiamo imparare ad ascoltare di più la nostra coscienza. Ma
attenzione! Questo non significa seguire il proprio io, fare quello che
mi interessa, che mi conviene, che mi piace... Non è questo! La
coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene,
dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui,
che parla al mio cuore e mi aiuta a discernere, a comprendere la strada
che devo percorrere, e una volta presa la decisione, ad andare avanti,
a rimanere fedele.
Noi
abbiamo avuto un esempio meraviglioso di come è questo rapporto con Dio
nella propria coscienza, un recente esempio meraviglioso. Il Papa
Benedetto XVI ci ha dato questo grande esempio quando il Signore gli ha
fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere.
Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua
coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore. E questo
esempio del nostro Padre fa tanto bene a tutti noi, come un esempio da
seguire. ..."
il testo integrale: Angelus del 30.06.2013
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La vita di Jorge Mario Bergoglio, prima e dopo la sua elezione a Sommo
Pontefice, è sempre stata contraddistinta da una eclatante sobrietà,
che ha messo subito in luce i dettagli di un servizio episcopale volto
alla cura pastorale dei sacerdoti e dei fedeli a lui affidati. Se
entriamo per un istante nell’abitazione dove Jorge Bergoglio ha vissuto
prima di diventare Papa – così come raccontato nel libro “Papa
Francesco”,Conversazione con Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti –
possiamo rintracciare alcuni aspetti principali della sobrietà a cui
prima facevamo riferimento...
Ma
c’è ancora un importante memoria che Jorge Mario Bergoglio conserva con
particolare devozione e che rivela la sua grande spiritualità. Si
tratta di una personale confessione di fede, scritta nel 1969, prima di
essere ordinato sacerdote:
«Voglio
credere in Dio Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, il Signore,
che ha infuso il suo spirito nella mia vita per farmi sorridere e
portarmi così al regno di vita eterna. / Credo nella mia storia, che è
stata trapassata dallo sguardo di amore di Dio e, nel giorno di
primavera, 21 settembre, mi ha portato all’incontro per invitarmi a
seguirlo. / Credo nel mio dolore, infecondo per l’egoismo, nel quale mi
rifugio. / Credo nella meschinità della mia anima, che cerca di
inghiottire senza dare… senza dare. / Credo che gli altri siano buoni,
e che devo amarli senza timore, e senza tradirli mai per cercare una
sicurezza per me. / Credo nella vita religiosa. / Credo di voler amare
molto. / Credo nella morte quotidiana, bruciante, che fuggo, ma che mi
sorride invitandomi ad accettarla. / Credo nella pazienza di Dio,
accogliente, buona come una notte d’estate. / Credo che papà sia in
cielo insieme al Signore. / Credo che anche padre Duarte [il sacerdote
che lo confessò il 21 settembre, ndr] stia lì intercedendo per il
mio sacerdozio. / Credo in Maria, mia madre, che mi ama e mai mi
lascerà solo. E aspetto la sorpresa di ogni giorno nel quale si
manifesterà l’amore, la forza, il tradimento e il peccato, che mi
accompagneranno fino all’incontro definitivo con quel volto
meraviglioso che non so come sia, che fuggo continuamente, ma che
voglio conoscere e amare. Amen».
Il “Credo” di Jorge Mario Bergoglio
La vita, le passioni, la testimonianza, le opere del nuovo pontefice giunto a noi dalla fine del mondo
Luigi
Spagnol, Presidente di Adriano Salani Editore, presenta il libro che
raccoglie la testimonianza esclusiva, unica e personalissima, del nuovo
Pontefice giunto a noi dalla fine del mondo.
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In cento giorni papa Bergoglio ha messo in moto una rivoluzione, che rappresenta un enigma.
Ormai
ha chiarito che non andrà più nell’appartamento del palazzo apostolico.
Lo rifiuta apertamente. Così come rifiuta le pastoie di agende
prestabilite. La decisione è così inaudita e sconvolgente che la palude
conservatrice – annidata in Vaticano e nella Chiesa universale, seppure
provvisoriamente azzittita dal fallimento del pontificato ratzingeriano
– cerca di declassare il gesto a “stile personale”, a piccolo tic di
originalità. Ma è come se Obama lasciasse la Casa Bianca o la regina
d’Inghilterra disertasse Buckingham Palace, preferendo un alloggio
accanto alla Victoria Station. Bergoglio svaluta radicalmente il
Palazzo, esalta il vero capo della Chiesa – Cristo – e si colloca
apertamente tra i “peccatori” come sono i fedeli cui si rivolge.
I
simboli contano molto. Specie quando vengono archiviati. Giorno dopo
giorno il papa venuto dalla fine del mondo ha smontato la simbologia
imperiale e simildivina dei pontefici. Ha rigettato la mantella e le
scarpe purpuree degli imperatori romani, ha eliminato le mitrie
trionfalistiche, si è messo sotto la pioggia con i fedeli, ha spiegato
che vivere isolato da sovrano non gli è possibile per “motivi
psichiatrici”, come a dire che è da anormali rinchiudersi in una torre
d’avorio. La frase più tagliente – che molti in Vaticano e nelle sfere
cardinalizie cercano di dimenticare – l’ha detta ad una bimba. (Scelta
precisa di rivolgersi agli innocenti: Bergoglio come Giovanni XXIII non
parla mai a caso). Chi punta al papato, ha scandito, non è a posto.
“Una persona che vuole fare il papa non vuole bene a se stessa, e Dio
non la benedice”...
L’appartamento vuoto di papa Francesco spaventa il vaticano (pdf)
Basterebbe quella signora che si presenta con un'immagine di Francesco
vicino alla cappellina dove Bergoglio diceva messa ogni mattina, non la
cappella privata dell'arcivescovo ma lì, a pochi passi dalla fermata
del bus 126, «per stare in mezzo alla gente comune» che prima di salire
prega sotto la statuetta della Madonna di Luján fatta collocare dal
cardinale. La signora che racconta del giorno in cui passò una donna a
chiedere l'elemosina mentre arrivava Bergoglio: «Lui si fermò, le
domandò come stavano lei e la sua famiglia, poi le chiese se le
occorresse qualcosa. Quando se ne andò, la donna si avvicinò e mi
disse: "Questo è il padre che viene a Villa 21 a bere il mate con noi e
tutti i vicini!"».Villa 21 è la favela più grande di Buenos Aires, la
donna non aveva mai saputo che quel «padre» che la sera andava da solo
a trovare i più miserabili della città fosse il cardinale, «glielo
dissi io, e quasi non ci credeva», chissà se ora le hanno detto che è
diventato Papa.
«Ero Bergoglio, sono Francesco»(Marsilio), è una miniera di racconti
simili, «il primo reportage sul Papa dalla fine del mondo» che Cristian
Martini Grimaldi, 37 anni, ha scritto per l' Osservatore Romano e oggi
- quasi a celebrare i primi cento giorni di Pontificato - esce in
volume con la prefazione del direttore Giovanni Maria Vian, arricchito
nei testi e da foto inedite, come una Recherche della vita del
Pontefice...
Mate e metrò, vita in incognito del cardinal Bergoglio
Ero Bergoglio, sono Francesco
...
“Guarire dalla corruzione” e “Umiltà, la strada verso Dio” sono testi
che l’allora cardinale Bergoglio offrì nel 2005 alla riflessione della
sua diocesi riunita in assemblea. Entrambi i testi sono impregnati di
spiritualità ignaziana, così come essa si esprime negli Esercizi
spirituali di Sant’Ignazio, alla quale questi libri attingono per
descrivere i meccanismi profondi ed offrire vie di soluzione a fenomeni
di estrema attualità quali la corruzione e l’urgenza di una vita
ecclesiale improntata alla carità fraterna.
Se
il libro dedicato alla corruzione è un testo di carattere morale, in
quanto Bergoglio individua nel “cuore” la radice della corruzione,
distinguendo poi, con grande originalità, questo fenomeno dal peccato,
dall’altro lato il libro “Umiltà, la strada verso Dio” è un testo di
carattere spiccatamente spirituale, essendo una sorta di introduzione
ad un testo di Doroteo di Gaza sulla pratica dell’umiltà.
Ecco i primi due libri di Papa Francesco
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Dal caffè pomeridiano preso al
distributore automatico nel sottoscala di Casa Santa Marta alla scelta
di non vivere nell'appartamento pontificio: nel momento cruciale della
sua idea di rivoluzione curiale, Francesco evita il protocollo e affina
la strategia
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Lo
anticipa il vaticanista di Panorama Ignazio Ingrao sostenendo che
l'annuncio dovrebbe arrivare nelle prossime ore. Il tema della tratta
di esseri umani già citato molte volte da Bergoglio come la schiavitù
del mondo di oggi
La conferma ufficiale della sala stampa
L'arcivescovo di Agrigento, mons. Montenegro: il Papa a Lampedusa, segno di speranza per chi soffre
... se anche il Papa dovesse venire e non dire una parola, la stessa sua venuta è un messaggio in una realtà come questa...
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Papa Francesco a Lampedusa
Lunedì 8 luglio Papa Francesco a Lampedusa
E la rete impazzisce!
Appena la notizia è rimbalzata sui social network sulla rete commenti ed entusiasmo per la scelta del Papa. La
visita del Papa nell'isola della “speranza” è in continuità verso la la
difesa dei diritti fondamentali dell'uomo. Diritti per i quali il
pontefice ha dichiarato di volersi battere sin dal suo insediamento.
Nella
mattinata di lunedì 8 luglio il Santo Padre si recherà in visita
all’isola di Lampedusa. Papa Francesco, profondamente toccato dal
recente naufragio di un’imbarcazione che trasportava migranti
provenienti dall’Africa, ultimo di una serie di analoghe tragedie,
intende pregare per coloro che hanno perso la vita in mare, visitare i
superstiti e i profughi presenti, incoraggiare gli abitanti dell’isola
e fare appello alla responsabilità di tutti affinché ci si prenda cura
di questi fratelli e sorelle in estremo bisogno. A motivo delle
particolari circostanze, la visita si realizzerà nella forma più
discreta possibile, anche riguardo alla presenza dei Vescovi della
regione e delle autorità civili.(comunicato ufficiale della sala stampa del Vaticano)
«Lunedì
8 luglio il Papa andrà a Lampedusa e celebrerà una Messa nel campo
sportivo per gli immigrati e la popolazione locale». Lo scrive il
vaticanista del settimanale PanoramaIgnazio Ingrao, sostenendo che
l'annuncio della visita dovrebbe arrivare ad ore dal Vaticano. Se la
notizia dovesse essere confermata si tratterebbe di un nuovo gesto
forte di Papa Francesco, dopo la Messa del Giovedì Santo celebrata nel
carcere minorile di Casal del Marmo.
Già
nello scorso mese di maggio il Papa era stato invitato a Lampedusa
dall'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, che è anche
Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni. In
quell'occasione Montenegro aveva anche donato al Papa una croce
realizzata con il legno dei barconi dei migranti. Da parte sua
Bergoglio già molte volte in questo inizio di Pontificato aveva
denunciato il dramma della tratta di esseri umani come una moderna
forma di schiavitù.
«Papa Francesco lunedì 8 luglio a Lampedusa»
Messaggio dell'Arcivescovo alla Chiesa Agrigentina
La
Chiesa agrigentina accoglie con immensagioia la notizia della visita di
Papa Francesco alla comunità di Lampedusa e perciò alla nostra Diocesi:
è un dono di grazia straordinario del quale intendiamo, sin da adesso,
ringraziare la Divina Provvidenza e la premura apostolica del
successore di Pietro. La scelta dell'isola di Lampedusa, come primo
viaggio, da parte del Santo Padre, è essa stessa un messaggio forte che
ci aiuta a leggere la storia con gli occhi di Dio. Lampedusa, per la
sua strategica posizione, ormai da diversi anni, è la terra di approdo
di migliaia di profughi provenienti dal vicino continente africano e in
cerca di una vita dignitosa in Italia e nel resto dell'Europa. Tale
fenomeno immigratorio, nella sua complessità e con il carico di
sofferenza che manifesta, è l'espressione di un bisogno di giustizia
che riguarda milioni di figli di Dio che non può più essere taciuto. La
presenza del Vescovo di Roma a Lampedusa ci sosterrà nell'impegno
affinché il Vangelo doni a tutti forza di libertà, di giustizia e di
pace, mentre confermerà la comunità cristiana nell' esercizio della
carità e dell' accoglienza. I pochi giorni che ci separano dall' evento
storico, pertanto, siano valorizzati da tutte le comunità con
un'intensa preparazione spirituale e un forte coinvolgimento ecclesiale
per fare tesoro di questa inattesa e meravigliosa sorpresa. Alla
Vergine di Porto Salvo affidiamo il viaggio di Papa Francesco, le
comunità di Lampedusa e di Linosa e tutta la nostra Diocesi e, mentre
ci predisponiamo a cantare nella fede « Benedetto colui che viene nel
nome del Signore», apriamo il nostro cuore a ciò che Papa Francesco ci
consegnerà con le Sue parole e con la Sua presenza.
S.E. Mons. Francesco Montenegro
Messaggio dell'Arcivescovo alla Chiesa Agrigentina (pdf)
Programma della giornata del Santo Padre (pdf)
Per saperne di più:
Pubblichiamo
il testo integrale della lettera inviata dal parroco di Lampedusa, don
Stefano Nastasi, al sommo pontefice. "La nostra comunità La invita a
farsi pellegrino in questo santuario del creato"
Il parroco di Lampedusa scrive a Papa Francesco: "Il cuore del Mediterraneo la attende"
A
guardarla è un po’ bruttina quella scatola azzurra che, don Giuseppe
Calandra, segretario dell'arcivescovo di Agrigento, custodisce
gelosamente. Non se ne stacca un momento neanche nell’attimo in cui i
fotografi ufficiali dell’incontro scattano la fotografia che per sempre
ricorderà, a chi vi è ritratto, questo momento della loro vita.
Prima
che si sieda a discutere con gli altri vescovi il Santo Padre riceve
dalle mani dell'arcivescovo quella scatola di legno, squadrata e
semplice, che al suo interno accoglie una croce e la scritta “fede,
speranza e carità per ricominciare dalle macerie di cui questa croce è
simbolo e segno. A Papa Francesco dal cuore del Mediterraneo con
affetto”. È il dono che la comunità ecclesiale di Lampedusa insieme a
tutta la chiesa agrigentina ha voluto che, il nostro arcivescovo,
portasse al santo Padre.
Una
croce realizzata con il legno dei barconi dei migranti che giungono
sulle nostre coste nella speranza di un futuro migliore dopo avere
attraversato quel mare Mediterraneo che per alcuni è diventato la loro
tomba...
Francesco incontra Francesco. una chiacchierata tra vecchi amici!
video
Guarda anche alcuni dei nostri precedenti post:
- Mons. Francesco Montenegro, eletto Presidente della "Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI"
- Migranti: la mentalità degli italiani sta cambiando?
- Dal fondo del mare, arrivano centinaia di voci...
- Un cimitero chiamato Mediterraneo
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LA VISITA DI PAPA FRANCESCO A LAMPEDUSA
Uomini e mattoni di Tonio Dell'Olio
La
visita annunciata del Papa a Lampedusa non può e non deve essere
considerata una delle consuete visite pastorali che il Vescovo di Roma
riserva a una chiesa locale. Tutt'altro che una solenne cerimonia
paludata. Questa volta non ci sono nuovi beati da annunciare o eventi
storici da ricordare. C'è carne e sangue, volti e storie. Un dramma che
altri tentano di rimuovere e che Francesco vuole mettere al centro di
tutti, credenti e laici, soprattutto della politica. Un
Papa
come Francesco che rifugge i formalismi e intende piuttosto porre dei
segnali forti, ci indica una direzione, un valore, un
impegno: accogliere. Chiede alla comunità cristiana di
coltivare la pedagogia dei fatti e di seminare segni.
Ad altri di costruire politiche che invertano il crinale su cui siamo
scivolati inesorabilmente e che prevede centri di detenzione
finalizzati all'espulsione e un codice penale che trasforma le vittime
in criminali. La miseria è criminalizzata e le mafie ringraziano perché
proprio quelle leggi permettono loro di realizzare maggiori profitti.
Un mondo in cui tutto favorisce la libera circolazione delle merci e
ostacola il cammino delle persone, somiglia tanto a quell'antico
commento ebraico (midrash) al racconto della Torre di Babele che lo
stesso Papa Francesco ha ricordato recentemente. Si dice che la torre
era ormai diventata così alta che per raggiungere la sommità si
impiegava un anno. Avveniva così che se un operaio che trasportava un
mattone verso la cima, per la stanchezza o lo sfinimento, cadesse,
tutti piangevano perché... si perdeva un mattone. Grazie a Francesco
che ci ricorda quanto le persone valgano incommensurabilmente di più
dei mattoni. (Tonio Dell'Olio)
Intervista al Vescovo di Agrigento mons. Franco Montenegro
video
Intervista al parroco di Lampedusa don Stefano Nastasi
video
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Lunedì prossimo papa Francesco
compirà il suo primo viaggio da quando è pontefice. Papa Bergoglio
andrà a Lampedusa. Dire che la notizia è importante è banale: da
sempre, o almeno da quando i papi hanno cominciato a muoversi nel
mondo, il viaggio papale è un evento significativo.
Adriano Prosperi: Lampedusa e i “prossimi” del Vangelo
La visita del Santo Padre a Lampedusa segno forte per la comunità internazionale
Antonio Maria Vegliò: Per una solidarietà senza confini
Il primo viaggio di Papa Francesco
sarà a Lampedusa, l’estrema frontiera delle migrazioni, la Porta
d’Europa, luogo simbolico di speranza o, al contrario, di morte e
disperazione.
Patrizia Caiffa: La scelta di Francesco: partire da una periferia
... vuole «incoraggiare gli
abitanti dell'isola e fare appello alla responsabilità di tutti
affinché ci si prenda cura di questi fratelli e sorelle in estremo
bisogno» ed è con loro, abitanti e naufraghi, che vuole parlare. Così
la Santa Sede ha fatto sapere da subito che Francesco non desiderava ci
fossero autorità, politici o istituzioni varie, se non quelle locali...
Gian Guido Vecchi: Papa Francesco a Lampedusa non vuole nessun politico
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CONSACRAZIONE DELLO STATO CITTA' DEL VATICANO
A SAN GIUSEPPE E A SAN MICHELE ARCANGELO
" Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano a San Michele Arcangelo,
gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che lo getti fuori”. (Papa
Francesco)
05.07.2013 - Questa mattina, nei Giardini Vaticani, Papa Francesco ha
consacrato lo Stato della Città del Vaticano a San Giuseppe e a San
Michele Arcangelo ed ha benedetto una statua dedicata a quest’ultimo
che è stata posta nei pressi del Palazzo del Governatorato. Era
presente Benedetto XVI, che aveva approvato il progetto tempo fa. Papa
Francesco e il Papa emerito si sono abbracciati con affetto e sono
rimasti vicini per tutta la cerimonia.
“San Giuseppe … custodisci e dona pace a questa terra, irrorata dal
sangue di san Pietro e dei primi martiri romani; custodisci e ravviva
la grazia del Battesimo in quanti qui vivono e operano; custodisci e
aumenta la fede dei pellegrini che qui giungono da ogni parte del
mondo. A te consacriamo le fatiche e le gioie di ogni giorno; a te
consacriamo le attese e le speranze della Chiesa; a te consacriamo i
pensieri, i desideri e le opere: tutto si compia nel Nome del Signore
Gesù… O glorioso Arcangelo San Michele … veglia su questa Città e sulla
Sede Apostolica, cuore e centro della cattolicità, perché viva nella
fedeltà al Vangelo e nell’esercizio della carità eroica. Rendici
vittoriosi contro le tentazioni del potere, della ricchezza e della
sensualità. Sii tu il baluardo contro ogni macchinazione, che minaccia
la serenità della Chiesa; sii tu la sentinella dei nostri pensieri, che
libera dall’assedio della mentalità mondana; sii tu il condottiero
spirituale, che ci sostiene nel buon combattimento della fede”.
Sono state queste parole di Papa Francesco il cuore della cerimonia di
consacrazione dello Stato Città del Vaticano a San Giuseppe e a San
Michele Arcangelo. Al fianco del Pontefice sedeva Benedetto XVI, da lui
invitato e accolto calorosamente e al quale si è così rivolto prima di
spiegare il significato della posa della statua dell’Arcangelo:
“Si tratta di un’iniziativa già progettata da tempo, con l’approvazione
del Papa Benedetto XVI, al quale va sempre il nostro affetto e la
nostra riconoscenza e al quale vogliamo esprimere la nostra grande
gioia per averLo qui presente in mezzo a noi. Grazie di vero cuore!”.
Ricordando che San Michele è “colui che lotta per ristabilire la
giustizia divina”, il Santo Padre ha poi sottolineato che la sua figura
richiama alla vittoria del bene sul male e all’aiuto che ogni uomo
riceve dagli Angeli di Dio:
“Nel cammino e nelle prove della vita non siamo soli, siamo
accompagnati e sostenuti dagli Angeli di Dio, che offrono, per così
dire, le loro ali per aiutarci a superare tanti pericoli, per poter
volare alto rispetto a quelle realtà che possono appesantire la nostra
vita o trascinarci in basso. Nel consacrare lo Stato Città del Vaticano
a San Michele Arcangelo, gli chiediamo che ci difenda dal Maligno e che
lo getti fuori”.
Infine, Papa Francesco ha esortato a pregare San Giuseppe perché “ci
renda ancora più forti e coraggiosi nel fare spazio a Dio nella nostra
vita per vincere sempre il male con il bene”. Ai piedi della statua
dell’Arcangelo Michele - realizzata da Giuseppe Antonio Lomuscio,
vincitore del Concorso Internazionale appositamente indetto dal
Governatorato dello Stato Vaticano – una targa ricorderà che a volerla
sono stati Benedetto XVI e Francesco.
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Ascoltiamo le parole di consacrazione di Papa Francesco
RADIO VATICANA: Il nuovo abbraccio tra Papa Francesco e Benedetto XVI
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