"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"




 NEWSLETTER n°51 del 2013

Aggiornamento della settimana

- dal 14 al 20 dicembre 2013 -

 

                                    Prossima NEWSLETTER prevista per il 27 dicembre 2013          


 
 



IL VANGELO DELLA DOMENICA 


LECTIO DIVINA

 a cura di Fr. Egidio Palumbo




OMELIA 

    di P. Gregorio Battaglia
  di P. Aurelio Antista
  di P. Alberto Neglia

 
N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa



NOTA

Articoli, riflessioni e commenti proposti vogliono solo essere
un contributo alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.

Le posizioni espresse non sempre rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione. 








“Con il Natale è stata proclamata quella parola del Signore che ci comunica la cosa più semplice ma più essenziale, cioè che non siamo abbandonati e soli in un mondo venuto fuori per caso, non siamo sballottati in un vortice di eventi senza significato, ma siamo amati, siamo amati da Dio, siamo amati senza limiti, siamo amati senza essercelo meritato”.
CARLO MARIA MARTINI

BUON NATALE








I NOSTRI TEMPI

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Quattromila chilometri in cerca del papà, la piccola Jorr lo riabbraccia a Palermo


Una corsa a perdifiato verso le braccia del padre ha ripagato in un solo istante il viaggio di quattromila chilometri dal Gambia a Palermo per poterlo rivedere. Quel numero di telefono, scritto su un pezzetto di carta e conservato gelosamente in tasca durante i giorni di navigazione sul barcone, ha rappresentato l’unica speranza per incontrarlo di nuovo. 
Giovedì la speranza è diventata realtà: mentre era ancora a scuola con i suoi compagni, l’ha visto spuntare all’improvviso. Una sorpresa che le ha tolto il fiato e l’ha gettata al collo del papà, Abdoulie Gai, per tutta la mattina: "Sei qui — continuava a ripetere — papà sei qui. Guardami, guardami". 
...

Per saperne di più:

  Il viaggio di Jorr in cerca del papà 4 mila chilometri e un numero in tasca

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Agghiaccianti immagini dal centro di prima accoglienza di Lampedusa


Scandalo a Lampedusa: 
il centro accoglienza come un lager
di Mauro Seminara

Agghiaccianti le immagini diffuse dal Tg2 di ieri sera sul centro di prima accoglienza di Lampedusa. Nel servizio di Valerio Cataldi, girate con uno smartphone da uno degli immigrati, si vedono le persone “accolte” nella struttura nude e all’aperto durante un trattamento anti-scabbia.
Le sequenze suscitano subito estrema indignazione per un trattamento dal sapore amaro. 
Il Sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, al microfono dell’inviato del Tg2, parla di “lager”. Ascoltata nel tardo pomeriggio, poco prima che il servizio andasse in onda, aveva dichiarato tutta la volontà di ottenere immediate e ufficiali spiegazioni dalla Prefettura di Agrigento.
“Non posso credere che accada questo nel centro di accoglienza di Lampedusa – dice il Sindaco– e dopo appena due mesi da un lutto che ha commosso l’Italia intera, quello del naufragio del 3 ottobre.” Sgomento del sindaco e silenzio dell’ente gestore. La Lampedusa Accoglienza infatti non rilascia dichiarazioni in merito, si limita ad anticipare che un comunicato firmato Cono Galipò, ad della cooperativa, verrà diffuso nelle prossime 24 ore.
...

Pubblichiamo il video mandato in onda in esclusiva ieri sera dal TG2, ma teniamo a precisare che le immagini sono davvero molto crude e riportano una realtà a dir poco sconvolgente. 
Il giovane "ospite" del centro che ha effettuato la ripresa durante la breve intervista ad un certo punto dice: ... Le persone che arrivano non sanno niente, penseranno "questa è l'Italia"
Non ci sono parole per commentare!

  video


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SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"

  Migranti nudi "disinfettati" a Lampedusa, mons. Montengro: "Profonda indignazione"

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Le immagini parlano da sole. La dignità di quegli uomini nudi davanti ai getti di acqua gelata andrebbe sempre tutelata e protetta. Finchè esiste l’obbligo di tenere i migranti in centri che di accogliente hanno solo il nome, devono essere trattati con rispetto. Perché è giusto, punto.
Non è buonismo, è un dovere, Si chiama umanità, un prerequisito morale che non dovrebbe essere evocato solo dopo un video che farà il giro del mondo contribuendo al nostro buon nome. Le persone prese in custodia dallo Stato hanno diritto a un trattamento dignitoso. È un concetto semplice, sul quale a parole tutti sono d’accordo.

  Marco Imarioso:  L'umanità perduta dietro quelle immagini

... Le immagini del Cie di Lampedusa mandate in onda dal Tg2 hanno indignato l’opinione pubblica, richiamando alla memoria quanto accadeva all’interno dei campi di concentramento. Tanto che la stessa Commissione europea è pronta ad aprire una procedura di infrazione contro l’Italia se non saranno rispettati gli standard e gli obblighi europei nel trattamento degli immigrati, come ha annunciato il commissario Ue agli Affari interni, Cecilia Malmstrom. Eppure, non manca chi, nonostante le immagini vergognose, continua in rete a commentare l’episodio con epiteti ericostruzioni razziste...

  Alberto Sofia:  I commenti razzisti sulla «disinfestazione» di Lampedusa

... I migranti così come i profughi dividono l’Europa ancora più dell’eurocrisi, nella moralmente squallida difesa di interessi nazionali che troppe volte ha caratterizzato l’UE in questi anni di declino economico, sociale e morale. Le dichiarazioni odierne di chi non ha fatto nulla, neppure di fronte alle decine di corpi morti che il mare regolarmente restituisce, per modificare lo scempio delle politiche di gestione dell’immigrazione andrebbero respinte per eccesso di viltà ed ipocrisia. Chi ha fatto spogliare al gelo i profughi, disinfettandoli in pubblico, ha gravissime colpe, ma non merita davvero la reprimenda di leader politici che hanno responsabilità molto più pesanti di un singolo episodio, per quanto esecrabile e da condannare senza dubbio alcuno.

  Andrea Mollica:  I veri colpevoli della vergogna di Lampedusa

«È vero che la violenza è stata fatta, ma non è meno tragica la violenza di uno Stato che non sa attrezzarsi dignitosamente, questa è la vergogna». È il commento del presidente della Commissione Lavoro, Giustizia e Pace della Cei monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso, alle immagini shoc del centro di prima accoglienza di Lampedusa.Non vi è solo la responsabilità degli operatori e responsabili del Centro, vi anche quella dello Stato...

  Roberto Monteforte:  Bregantini: «Stato assente Vergogna» (pdf)

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A PROPOSITO DI INTOLLERANZA...


È bastata la protesta di un genitore – che avrebbe potuto semplicemente non autorizzare il proprio figlio a partecipare – per far saltare la tradizionale benedizione natalizia alla presenza del sacerdote e delle autorità cittadine organizzata come ogni anno all’Istituto comprensivo Galilei di Tradate, in provincia di Varese.
Qualche giorno fa la direzione scolastica aveva inviato alle famiglie un avviso in cui si chiedeva ai genitori di autorizzare i figli a partecipare alla benedizione prevista in palestra. Chi non avesse voluto che il proprio figlio fosse presente avrebbe potuto consentirgli di restare in classe a svolgere altre attività. 
Il genitore in questione, però, si è appellato ad una sentenza del Tar, che vieta di organizzare eventi religiosi in edifici pubblici, e la preside Paola Tadiello si è dovuta adeguare, annullando tutto: «A seguito delle richieste specifiche di "divieto di atto liturgico nelle scuole"», ha scritto nella circolare con cui ha fatto dietrofront, «viene sospesa la benedizione natalizia, che sarà sostituita da uno scambio di auguri con il parroco, le autorità della città e i genitori rappresentanti».

  NIENTE BENEDIZIONE, SIAMO ATEI

Disarmanti, ma non sorprendenti (purtroppo). Sono i risultati di un sondaggio che la Chiesa valdese ha commissionato a Gfk-Eurisko, resi noti qualche giorno fa e utili, mi pare, a contestualizzare meglio anche il caso recente dell’istituto comprensivo di Tradate. Qualche dato. Se neppure un italiano su tre è capace di citare correttamente i quattro evangelisti (Matteo, Marco, Luca, Giovanni), meno di uno su quattro sa indicare le virtù teologali (fede, speranza, carità). Quando ci si addentra nelle pagine bibliche, non va meglio: domandare chi abbia mai dettato i dieci comandamenti a Mosè comporta, in otto casi su dieci, sentirsi rispondere un nome del tutto improbabile. Mi fermo qui, per carità di patria. 
Un paese che non sa nulla della Bibbia, è improbabile – sosteneva il cardinale Carlo Maria Martini – che si apra all’altro, che faccia accoglienza. E’ proprio così. L’attuale analfabetismo religioso, che non ci permette neppure di cogliere appieno la funzione sociale del pluralismo religioso oggi in atto (anche) in Italia è figlio di una doppia chiusura: del risorgente anticlericalismo insofferente di ogni manifestazione pubblica delle comunità religiose e del neoclericalismo nostalgico di un regime ormai concluso, il regime di cristianità, e dimentico del messaggio conciliare più profondo. 
Non stupisce, pertanto, quanto è accaduto a Tradate, una delle tante occasioni di conflitto sociale verificatesi negli ultimi anni su questioni solo all’apparenza religiose ma in realtà legate al tema spinoso della mancata valorizzazione delle diversità culturali e religiose nei contesti locali: dalla presenza del crocifisso nelle scuole e tribunali fino all’ostilità nei confronti dell’edificazione di moschee o templi hindu (per fare solo un paio di esempi)...

  «NESSUNO ESCLUSO», IL TEOLOGO E LA GENUINA LAICITÀ



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18 dicembre Giornata internazionale del migrante 2013


Eventi in tutta Italia dedicati all’immigrazione. Anche per ricordare l’adozione di una Convenzione Internazionale che però l’Italia non ha ratificato

Si celebra oggi in tutto il mondo, come ogni anno, la Giornata Internazionale del Migrante. Anche in Italia sono previste molte iniziative: confronti, proposte, denunce e riflessioni sui cinque milioni di nuovi cittadini di questo Paese.
Perchè oggi? La data non è casuale. Il 18 dicembre del 1990, al termine di un percorso quasi ventennale, l’assemblea generazione delle Nazioni Unite adottò infattila “Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle loro Famiglie” ...
Quel testo ha ormai ventitre anni, ma finora l’hanno ratificato meno di cinquanta Stati . Si tratta per lo più di Paesi del cosiddetto “sud del mondo”, mentre mancano all’appello quelli dell’Europa e del Nord America che pure oggi sono la terra promessa per tanti lavoratori migranti.
Tra gli assenti, c’è anche l’Italia. La nostra legislazione, va sottolineato, è già ampiamente coerente con la Convenzione. Una situazione che rende ancora meno giustificabile il ritardo nel fare nostro il testo adottato dall’Onu, un passo per ribadire che l’immigrazione è un tema globale e globale deve essere la difesa dei diritti dei suoi protagonisti.

  18 dicembre. Oggi è la Giornata Internazionale del Migrante

In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti, che si celebra in tutto il mondo il 18 dicembre, la Campagna l’Italia sono anch’io ha promosso un’iniziativa pubblica a Roma a cui saranno presenti, in rappresentanza delle Istituzioni, la ministra all’IntegrazioneCecile Kyenge e il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Francesco Paolo Sisto.
Al centro del confronto la ratifica della Convenzione Onu per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, sulla quale si intende promuovere una campagna europea, la riforma della legislazione sulla cittadinanza e la necessità di un’inversione di rotta nelle politiche del governo rispetto alla gestione degli ingressi e all’accoglienza, con particolare riguardo ai minori, ai rifugiati e ai richiedenti asilo...

  L'ITALIA SONO ANCH'IO CELEBRA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI MIGRANTI

... Il 18 dicembre può e deve costituire dunque un momento di riflessione sul difficile, lungo e a volte tortuoso viaggio del migrante, alla ricerca di un luogo dove poter vivere in modo dignitoso. Un giorno in cui tanti paesi si fermino a riflettere sul tragico destino delle vittime dei viaggi della speranza, sulle tante persone che hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il mare, o un confine, che li separa dal tanto bramato ‘primo’ mondo, quello industrializzato… E invece nei paesi di “accoglienza” si continua a perpetuare una sistematica violazione dei diritti umani di migranti, rifugiati e sfollati: essi non vengono considerati come lavoratori e quindi soggetti di diritto, ma manodopera da sfruttare o da schiavizzare. In quasi tutti gli Stati si continua inoltre a criminalizzare la figura del migrante, etichettato come delinquente, come colui che “ruba il lavoro” e quindi responsabile della crisi e dell’insicurezza cittadina...

  Giornata internazionale del migrante 2013: per una più corretta disciplina dei flussi migratori

Per approfondire:

  18 dicembre 2013. Giornata internazionale del Migrante


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FEDE E
SPIRITUALITA'

 

LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO

HOREB n. 65 - 2/2013


TRACCE DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI

È sempre bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si sente libero di esplorare le cose che lo circondano. 

Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel. Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso, cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza. 

Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura umanamente e spiritualmente. 

Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi, evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino. 

Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8). 

Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e l’esperienza di Dio. 

E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere, ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo comincia veramente a vivere. ...


Questo l'incipit dell'Editoriale di Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.



   Editoriale (pdf)

   Sommario (pdf)


E' possibile richiedere copie-saggio gratuite:
CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it



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  Tacere di sé è umiltà...
  Alla fine della vita...
  La fede che non dubita...
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  Non abbiate paura...
  Dio ama chi...
  Gesù non s'impone...
  Ha un suo fascino...
  Maria ha puntato tutto...
  Il Natale di Gesù...
  Datemi tempi di silenzio...
  Il primo servizio...
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  SAN GIOVANNI DELLA CROCE (video)


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LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO

"Tu non avresti alcun potere 
su di me, se ciò non ti fosse
stato dato dall'alto".
(Giovanni 19,11)



  Gianfranco Ravasi:  Il potere che viene dall'alto




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RUBRICA 
Un cuore che ascolta - lev shomea' 
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male"  (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino


Vangelo:  Mt 11, 2-11

Giovanni Battista si trova in prigione dove è "evangelizzato", gli è annunciata la "Bella Notizia" che la salvezza è per tutti. Non se l'aspettava, lui che aveva proclamato: "La scure giace ai piedi della radice degli alberi; perciò ogni albero che non fa frutto buono viene reciso e gettato nel fuoco" .
Gesù opera al contrario di quello che Giovanni aveva annunciato, lui che aveva presentato il Messia come un nuovo Mosè, pronto a rovesciare sui nemici di Dio ancora una volta le 10 piaghe d'Egitto, e ottenere così il riscatto e la liberazione di quanti erano rimasti fedeli alla Legge del Signore. 
Ma le azioni del Messia non sono come quelle che lui annuncia, Gesù non opera secondo le attese dell'uomo ma secondo il cuore del Padre che è amore e misericordia per tutti, soprattutto per coloro che ne hanno più bisogno: Dio non guarda le virtù e i meriti ma si china sui bisogni di ogni suo figlio.

...



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Omelia di don Angelo Casati nella 3ª Domenica di Avvento


Omelia di don Angelo Casati 

nella 3ª Domenica di Avvento
Anno A - 15 dicembre 2013

Is 35, 1-6.8-10
Sal 145
Gc 5, 7-10
Mt 11, 2-11

Ecco io vorrei dirvi, a commento di queste letture, della fatica e della gioia di credere.
Anche della fatica, della mia fatica a credere.
Per uno come me, uno che non ha la stoffa del Battista, a volte tentato di scandalizzarsi di Gesù - "Beato" diceva "chi non si scandalizza di me", per uno come me che fa fatica in certi giorni a credere, sono di consolazione queste parole del Battista: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?"
Dunque anche il Battista, anche la roccia che sfidava il vento del deserto, colui che, al dire di Gesù, è anche più di un profeta, anche lui non fu al riparo dal dubbio. Eppure, pensate, tempo prima, lo aveva con forza indicato come il Messia: "Ecco l'agnello di Dio". Il "veniente" era lui. Abbiamo giorni in cui proclamiamo, anche con fierezza, la fede. Ma non tutti i giorni sono uguali, ne abbiamo altri in cui siamo scossi, messi alla prova dal dubbio.
E come non poteva non esserlo Giovanni, lui che aveva annunciato il Messia con immagini prevalentemente minacciose? Voi ricordate il vangelo della scorsa domenica. Il Messia avrebbe finalmente separato il grano dalla paglia. Tentazione sempre risorgente nella chiesa. Tentazione che anche oggi, per falso zelo, attraversa gruppi di credenti. Ed ecco che cosa sente dire di Gesù, di suo cugino, ora che è in carcere. Colui che lui aveva indicato come Messia non separa i giusti dai peccatori, fedele al principio che le mele marce fanno marcire anche le buone, anzi!, anzi cerca i peccatori, mangia con loro, passa la voce che lui è amico di pubblicani e peccatori. Ecco lo sconcerto.
Aveva detto del Messia: "Brucerà la pula con fuoco inestinguibile" E lui, ai discepoli che invocano fuoco sulla città del rifiuto, muove rimprovero e dice: "Non sapete di che spirito siete" . Ma dove è mai questo Messia che brucia, che usa la scure e sega gli alberi? Dove è mai? E la domanda, perdonate, si ingigantiva nelle ombre del carcere. Dove è mai?
Vedete la fatica di credere. Un conto è la fede dei libri. Un conto è la fede nella vita, a confronto con le domande e gli interrogativi della vita. La fede che si confronta con la vita non può essere se non una fede interrogante, una fede in ricerca: "Sei tu, Signore, o dobbiamo attenderne un altro?"
Non vi sfiora mai questo interrogativo, quando vi soffermate a pensare che cosa è mai cambiato dopo duemila anni di cristianesimo sulla terra, se pensate alla lentezza e alle contraddizioni in mezzo a cui cresce il regno di Dio? Persistiamo a puntare gli occhi in questa direzione o dobbiamo rivolgerci ad altro, ad altri?
E Gesù come risponde? Non rimanda alle parole. Rimanda ai fatti, rimanda alle opere. Ciò che conta non sono le parole vuote. Ne facciamo ampio uso! Ciò che conta sono le opere. Ma quali? Perché a volte, lo diciamo anche noi: "che conta sono le opere". Ma non so se ci avete pensato: l'espressione è equivoca, perché ci sono opere ed opere. E Gesù, senza arretrare di un centimetro, persiste a dire al Battista che le opere del Messia, sono proprio quelle di cui lui sente parlare e per le quali si scandalizza. Ed ecco il punto, la divaricazione che fa scandalo: non sono opere minacciose, ma opere di consolazione, di guarigione. Ecco la gioia di credere.
Vi parlavo di una fatica, ma ora diciamo anche della gioia. È il Messia che si china sulla sofferenza degli umani e la solleva. È il Messia che ha occhi e cuore per la debolezza umana, per l'infinita debolezza che segna l'umanità, sull'infinita stanchezza, che veniva segnalata da Isaia in una delle messe feriali di questa settimana. Scriveva: "Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono". Ed ecco viene il Signore a irrobustire le mani fiacche - le nostre! - a rendere salde le ginocchia vacillanti - le nostre! -. È bellissimo, è questo che dà gioia al cuore.
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  omelia di don Angelo nella 3ª Domenica di Avvento


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Inferno, quel fuoco acceso dalla nostra libertà di Enzo Bianchi


Inferno, 

quel fuoco acceso 
dalla nostra libertà 
di Enzo Bianchi


Con questo articolo completiamo il nostro cammino di meditazione sui novissimi, le realtà ultime e definitive che ci stanno davanti mentre noi viviamo nelle realtà di questo mondo e della storia che sono penultime. 
Constatiamo tutti, ed è stato più volte denunciato, che sui novissimi regna negli ultimi decenni un certo silenzio anche nello spazio ecclesiale, ma dobbiamo riconoscere che soprattutto sull’inferno non solo c’è mutismo nella predicazione, ma c’è una reale difficoltà nel pensarlo come voluto da Dio e da Dio inflitto almeno a una parte dell’umanità, quella peccatrice e non convertita, non riconciliata con lui. Per molti cristiani l’inferno eterno plasma l’immagine di un Dio perverso, vendicatore, finanche sadico; e per i non cristiani l’inferno sembra un Auschwitz eterno, qualcosa che solo un potere malefico potrebbe inventare. Anche Teresa del Bambino Gesù sentiva una grande reticenza nei confronti dell’eternità della pena, e molti uomini e donne “spirituali” (pneumatikoi) hanno dichiarato la loro impossibilità a concepire la compatibilità di un luogo di tormenti eterni con la bontà di un “Dio che vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4).
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Ciascuno di noi deve dire umilmente: “Non so” e ricordarsi di Giovanna d’Arco. Le chiesero prima di bruciarla: “Sei tu in grazia di Dio?”. Ed essa rispose: “Se sono in grazia di Dio, Dio mi conservi in essa. Se non sono in grazia di Dio, Dio mi metta nella sua grazia”.

  Inferno, quel fuoco acceso dalla nostra libertà di Enzo Bianchi


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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni

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OREUNDICI - IL QUADERNO DI NOVEMBRE 2013: IL PADRE - LA MIA GIOIA DI VIVERE papa Francesco ci porta l’amore del Padre di Arturo Paoli - L'EDITORIALE di Mario De Maio



OREUNDICI
IL QUADERNO DI DICEMBRE 2013

IL PADRE

L'EDITORIALE 
di Mario De Maio

C’è stato un tempo in cui pregare era come respirare, in cui pregare era un evento della natura. La preghiera aveva la stessa forza della neve, della pioggia, del sole, della nebbia. Era come il susseguirsi delle stagioni. Era un rito collettivo che scandiva la nostra vita quotidiana. […] Sono stato educato alla preghiera come sono stato educato ad avere rispetto per gli anziani e a comportarmi bene a tavola. Sono cresciuto in un tempo in cui pregare era come mangiare, dormire, correre. Questo tempo, il tempo in cui la preghiera si dava come un evento di natura, come respirare, si è definitivamente esaurito. Noi siamo ora in un altro tempo […] Cosa significa pregare? […] Significa, come pensa una certa cultura del disincanto, alimentare un rituale superstizioso? Oppure insegnare a pregare è un modo per custodire l’evocazione di un Altro che non si può ridurre alla supponenza del nostro sapere, è un modo per preservare il non tutto per educare all’insufficienza, all’apertura al mistero, all’incontro con l’impossibile da dire?»...

  L'EDITORIALE DI MARIO DE MAIO

LA MIA GIOIA DI VIVERE
papa Francesco ci porta l’amore del Padre
di Arturo Paoli

Niente e nessuno è più ingannevole del tempo. Mi è venuto incontro sorprendentemente. Attribuisco questa sorpresa al non essermi mai lasciato raggiungere dalla noia, una triste compagna della vecchiaia. Riconosco che sia un dono di Dio. Il poter salutare l’alba in piedi è forse il più prezioso: il merito di non essermi mai annoiato credo che venga in gran parte dall’avere accolto il tempo nel suo nascere. Il tempo invecchia, e credo di avere scoperto il suo segreto salutandolo al suo nascere ogni giorno. Così ogni mattina lo accolgo come un dono.
...
Mi sento felice che lo Spirito di Dio ci abbia donato il papa Francesco che sente di non essere solo un lontano garante della fede verità, ma un essere umano che porta ai cristiani l’implacabile amore del Padre. La fede senza amore è morta, ed egli non vuole essere un responsabile della fede come dottrina perché si sente spinto da questa forza implacabile. Finalmente questo pontefice si mescola con il popolo in un momento particolarmente arido e disorientato, per diffondere questo implacabile amore che gli impedisce di essere un padre lontano. Ripenso spesso alla parabola del figliol prodigo, nel 15° capitolo di Luca. Questo padre che freddamente consegna il suo patrimonio ai due figli resta ferito profondamente dalla lontananza del più giovane. Non può vivere se il figlio resta lontano: l’amore esige prossimità. E solo questa prossimità renderà la sua esistenza possibile e lieta. Questo ha capito papa Francesco e ha accettato il peso della sua carica.

  LA MIA GIOIA DI VIVERE papa Francesco ci porta l’amore del Padre di Arturo Paoli

Gesù
per coloro che hanno perso la mente
per coloro che sono oppressi
per coloro che non sanno gridare
per coloro che non trovano altra soluzione
per coloro che scongiurano il mondo
per coloro che attendono un cenno d’amore...

(da Alda Merini)


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Per mantenere vivo il ricordo di Chiara Corbella Petrillo


Si chiama Chiara Corbella Petrillo. Lo so, il nome è un po’ lunghetto, e se la telefonata è intercontinentale, l’interlocutrice una giornalista di Buenos Aires che parla spagnese (un misto tra spagnolo e inglese), con me che parlo inglano (un misto tra inglese e italiano), la tentazione di tagliarlo facendo lo spelling c’è. Ma è importante. Non si chiama Chiara Corbella. Si chiama Chiara Corbella Petrillo.
L’altro giorno alla giornalista argentina che mi chiedeva quale fosse il mio role model, la donna che mi è da esempio, alla quale vorrei assomigliare, ho risposto che oltre alla Madonna non potevo non citare Chiara. Ho raccontato brevemente la sua storia, e l’ho invitata ad andare sul sito, che appunto si chiama opportunamente chiaracorbellapetrillo.
Aggiungere Petrillo è fondamentale perché la storia di Chiara non sarebbe stata la stessa, senza Enrico. La loro, dicono tutti quelli che li hanno conosciuti davvero bene, è stata, è – perché la storia continua – un’avventura di santità di coppia. Ogni passo è stato condiviso, ogni peso è stato portato insieme, e non dico a metà, perché ognuno in una coppia mette tutto, ma in modo diversissimo, e non guarda il peso, la misura, l’equilibrio...

  Si chiama Chiara Corbella Petrillo di Costanza Miriano

Guarda anche il nostro precedente post:

  Siamo nati e non moriremo mai più! -Storia di Chiara Corbella Petrillo - (VIDEO)
(all'interno i link ai post precedenti)


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«Evangelii Gaudium»




Il destino di molti documenti ecclesiali è quello di restare chiusi nei cassetti, senza essere conosciuti e attuati. Non è detto che sia sempre un male: sono in numero eccessivo e spesso ridondanti. Non così per l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” (EG) di papa Francesco, in cui è disegnato un volto di chiesa che deve prendere corpo. Un gruppo di preti e laici con cu mi ritrovo da alcuni anni, in un’esperienza di amicizia e fraternità, mi ha chiesto di tenere una breve presentazione del testo per uno scambio tra di noi. Condivido questi miei appunti nella speranza di offrire un servizio per far conoscere questo importante  testo e farne cogliere la portata.

 
Christian Albini:   Evangelii Gaudium: guida alla lettura 5

  Christian Albini:   Evangelii Gaudium: guida alla lettura 6


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Fraternità, Fondamento  e Via per la Pace


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FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE - riflessioni e commenti / 1



MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA 
XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 
1° GENNAIO 2014

FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE

Pace e fraternità. È il primo messaggio che Papa Francesco invia per la Giornata mondiale della pace. Sul tema è stato detto molto, se non tutto, nel Concilio e nei messaggi inviati da Paolo VI che ha voluto questa Giornata e dagli altri Papi che si sono succeduti in questi 46 anni dall’inizio, senza contare la “Pacem in terris” (1963) di Giovanni XXIII. La curiosità di molti è sapere se e in che cosa si possa trovare un aspetto specifico della mentalità e dello stile del nuovo Pontefice. È risaputo che il nome di Francesco suona pace per vari motivi che è inutile ripetere, tanto sono noti, ed egli, fin dalle prime righe del testo annuncia, “a tutti, singoli e popoli”, che la fraternità universale è il nuovo nome della pace. Chi legge ha da subito l’impressione di trovarsi di fronte a un documento importante, solido, pensato e studiato, quasi un piccolo trattato della relazione tra la pace e la fraternità. Questa è prima di tutto considerata una dimensione fondamentale e radicale di ogni essere umano, un anelito, un’aspirazione. L’uomo cerca i suoi fratelli e le sue sorelle, non può vivere da solo, la sua famiglia è l’intera umanità dentro la quale dovrebbe e vorrebbe sentirsi a casa sua, sicuro di non aver motivo di temere alcun male. È anche una vocazione: “Tale vocazione è però ancor oggi contrastata e smentita nei fatti, in un mondo caratterizzato da quella ‘globalizzazione dell’indifferenza’ che ci fa lentamente ‘abituare’ alle sofferenze dell’altro, chiudendoci in noi stessi”.
Semplice e diretto, il discorso di Francesco coglie il centro del problema ed evoca l’antica storia primordiale del fratricidio e dei motivi che l’hanno causato. Chiamati dall’unico Padre di tutti a vivere in pace tra loro, gli uomini si sono macchiati del sangue dei fratelli, sparso lungo tutta la loro storia. Il progresso e le trasformazioni sociali non migliorano il cuore umano. Anche la globalizzazione, ad esempio, “ci rende vicini ma non fratelli”. In essa convivono ingiustizie, sperequazioni, sfruttamento, individualismo, egocentrismo e consumismo, conflittualità tanto da dover sentire ancor oggi attuale la domanda di Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?” (Gn 4,9). Tale domanda non trova risposta se non nel cuore di chi crede e, considerato Dio come Padre di tutti, si fa discepolo di Cristo che ha abbattuto ogni muro di separazione tra gli uomini attraverso la sua croce, definita “il luogo definitivo di fondazione della fraternità che gli uomini non sono in grado di generare da soli”...

  Scegliere la fraternità fonda e genera la pace

Farà sobbalzare più di un grande della Terra e gli ideologi del turbocapitalismo il primo messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace. E forse sarà altrettanto urticante come lo fu quarantasette anni fa la storica Populorum progressio di Paolo VI, che all’epoca alcuni commentatori etichettarono come «enciclica comunista» o irrisero come «Populorum progressio, Ecclesiae regressio».
Uno dei documenti manifestamente più “politici” della Chiesa, istituiti proprio da papa Montini nel 1967 per consegnare alle nazioni e ai popoli all’inizio di ogni nuovo anno una riflessione sui temi della pace, con papa Francesco rigenera un incredibile senso di continuità del magistero ma anche di come sono andate le cose nel mondo. Due papi, con storia, linguaggio e temperamento così diversi, a distanza di quasi cinquant’anni, ci richiamano sullo stesso tema: perché essere fratelli? Perché è necessario riscoprire la fraternità?...

  La fraternità di Francesco non è buonismo

È una sfida di sguardi, di pelle. Soprattutto, di cuore. È un cammino che inizia con l’alba dell’uomo e si inerpica sulle vette più alte, si immerge nelle oscurità più profonde di ciascuno di noi. La meta si chiama pace, il mezzo, lo stile per raggiungerla è sentirsi o, meglio, capire di essere figli dello stesso Padre. Nel Messaggio per la Giornata mondiale del 1° gennaio 2014, Papa Francesco lo scrive con chiarezza: senza fraternità diventa impossibile costruire una società giusta. E solo «quel farsi prossimo che si prende cura dell’altro» rende realizzabile una «pace solida e duratura».
Un impegno non da poco, anzi un vero e proprio invito rivoluzionario. Si tratta di imparare a ragionare al plurale, partendo dalle piccole cose, dai rapporti domestici, dai problemi di famiglia. Significa combattere la «globalizzazione dell’indifferenza» che ci fa tirare dritto di fronte alla sofferenza altrui, con l’apertura, con la vicinanza e con quella condivisione, che si radica nel riferimento a un Padre comune, trascendente. Perché ci sono ancora troppe realtà in cui i diritti umani, dalla difesa della vita alla libertà religiosa, vengono sistematicamente violati...

  Il bene indivisibile

Vedi anche il nostro post precedente: 

  MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2014 FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE


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 FRANCESCO
 



     Angelus/Regina Cæli - Angelus, 15 dicembre 2013

    Udienza - 18 dicembre 2013

   Discorso - Alla Comunità "Domenico Tardini" di Villa Nazareth (15 dicembre 2013)

   Discorso - Ai funzionari del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica Italiana e ai funzionari dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede (20 dicembre 2013)

    Discorso - Ai ragazzi dell'Azione Cattolica Italiana (20 dicembre 2013)



    Esortazione Apostolica - Evangelii Gaudium : Esortazione Apostolica sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013)


    Messaggio XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2014 - FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE


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14/12/2013:

  Ecco la speranza cristiana...


16/12/2013:

  Non ci rassegnamo...


17/12/2013:

  L'amore di Dio non è...


19/12/2013:

  Preghiamo che Dio ci conceda...


20/12/2013:

  Cerchiamo di vivere...


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L'abbraccio di Papa Francesco ai bambini del Dispensario S. Marta con festa di compleanno a sorpresa (in anticipo)


A pochi metri dal cuore di Papa Francesco. È lì che vive – con la discrezione di chi fa il bene con una mano senza che l’altra lo sappia – il Dispensario Santa Marta. A un respiro da Casa S. Marta, dozzine di volontari – dai medici alle persone di buona volontà – danno ogni giorno aiuto a dozzine di mamme e bambini. Da un check sanitario a un pacco di pannolini, dal sostegno psicologico a una carrozzina, un giocattolo, un pacco di pasta, da oltre 90 anni la solidarietà vive senza rumore e con le porte aperte tra le stanze che volle Pio XI nel 1922 e che Papa Francesco ha visitato prima di raggiungere l’Aula Paolo VI e ricevere dal “popolo” del Dispensario, circa 800 persone, una calorosissima accoglienza. Meglio ancora, una vera e propria festa a sorpresa, perché di questo si è trattato, a tre giorni dal 77.mo compleanno di Papa Francesco. Poco dopo il suo arrivo, un gruppo di 9 bambini armato di cubi recanti varie scritte li ha posizionati ad arte su un carrello che, voltato, ha mostrato un ritratto del Papa con sotto la scritta “Auguri”. Quindi, un altro gruppo di 19 bambini, ciascuno con una maglietta bianca e una grande lettera gialla stampata sopra, ha composto la scritta “Auguri Papa Francesco”, mentre la tradizionale canzoncina “Tanti auguri” in sottofondo accompagnava l’entrata in scena di una torta con le candeline, forse un assoluto inedito in un contesto simile. Molto divertito dal tutto, Papa Francesco si è alzato, ha spento le candeline, ha ricevuto il dono di un pullover e ha ringraziato con queste parole:
“Vi ringrazio per questa visita! Ringrazio per l’amore che voi avete, la gioia di questi bambini, i doni, la torta… Che era bellissima! Dopo vi dirò se è buona o no, eh! Grazie tante! Che il Signore vi benedica!”.
Un saluto breve perché molto più a lungo Papa Francesco ha preferito dare spazio a ciò che preferisce, il contatto diretto, affettuoso, con chi lo circonda. In questo caso, con chi – vivendo molto spesso in gravi difficoltà – ha voluto stringersi a lui per avere il conforto del suo calore paterno, come ha voluto sottolineare Elisabetta, una mamma peruviana che dal Dispensario ha ricevuto aiuto per il suo bambino:
“Che cosa dire del tuo sorriso? E’ così sorprendente che arriva al cuore di tutti, donandoci tantissima pace. Sappiamo quanto amore hai verso i bambini, specie verso quelli che hanno più bisogno. Al Dispensario ci sentiamo particolarmente privilegiati perché sappiamo di essere nel tuo cuore e nella tua mente. E siamo contenti perché, ogni giorno, ci aiuti ad incontrare Gesù. Caro Papa Francesco, questi nostri bambini ricevono oggi il più bel regalo di Natale che potessero immaginare: il tuo sorriso, una tua carezza, un tuo abbraccio”. ...

GUARDA IL SERVIZIO

  video



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Mancano ormai pochi minuti all’inizio della maratona eucaristica, una preghiera di fronte a Gesù, per dire al Signore: Grazie per Papa Francesco: custodiscilo, proteggilo e benedicilo! I giovani sono con il Papa. Quale miglior regalo di compleanno si può offrire a papa Francesco di 24 ore di adorazione davanti al Santissimo Sacramento? Per questo, dalle 23.59 di questa sera 16 dicembre fino alle 24.00 del 17, presso la chiesa di San Lorenzo in Piscibus del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo (Via Padre Pancrazio Pfeiffer, 24, Roma), i giovani si impegneranno in una 24 ore di adorazione, con due celebrazioni eucaristiche alle 6.00 di domani mattina e – sempre domani nel pomeriggio, alle 18.00.

  Compleanno di Papa Francesco. Fino a questa notte alle 24 la preghiera no stop al Centro San Lorenzo

  Buon compleanno...

  Grazie...

Il video realizzato ieri dal Centro Televisivo Vaticano per fare gli auguri a Papa Francesco

  Auguri Papa Francesco  (video)


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Angelus del 15 dicembre 2013 - Testi e video




Piazza San Pietro
15 dicembre 2013

Grazie!

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi è la terza domenica di Avvento, detta anche domenica Gaudete, cioè domenica della gioia. Nella liturgia risuona più volte l’invito a gioire, a rallegrarsi, perché? Perché il Signore è vicino. Il Natale è vicino. Il messaggio cristiano si chiama “evangelo”, cioè “buona notizia”, un annuncio di gioia per tutto il popolo; la Chiesa non è un rifugio per gente triste, la Chiesa è la casa della gioia! E coloro che sono tristi trovano in essa la gioia, trovano in essa la vera gioia!
Ma quella del Vangelo non è una gioia qualsiasi. Trova la sua ragione nel sapersi accolti e amati da Dio. Come ci ricorda oggi il profeta Isaia (cfr 35,1-6a.8a.10), Dio è colui che viene a salvarci, e presta soccorso specialmente agli smarriti di cuore. La sua venuta in mezzo a noi irrobustisce, rende saldi, dona coraggio, fa esultare e fiorire il deserto e la steppa, cioè la nostra vita quando diventa arida. E quando diventa arida la nostra vita? Quando è senza l’acqua della Parola di Dio e del suo Spirito d’amore. Per quanto siano grandi i nostri limiti e i nostri smarrimenti, non ci è consentito essere fiacchi e vacillanti di fronte alle difficoltà e alle nostre stesse debolezze. Al contrario, siamo invitati ad irrobustire le mani, a rendere salde le ginocchia, ad avere coraggio e non temere, perché il nostro Dio ci mostra sempre la grandezza della sua misericordia. Lui ci dà la forza per andare avanti. Lui è sempre con noi per aiutarci ad andare avanti. E’ un Dio che ci vuole tanto bene, ci ama e per questo è con noi, per aiutarci, per irrobustirci e andare avanti. Coraggio! Sempre avanti!...
...

  testo integrale dell'Angelus

  video


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Papa Francesco UDIENZA GENERALE 18 dicembre 2013 - testo e video


Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 dicembre 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno,

questo nostro incontro si svolge nel clima spirituale dell’Avvento, reso ancor più intenso dalla Novena del Santo Natale, che stiamo vivendo in questi giorni e che ci conduce alle feste natalizie. Perciò oggi vorrei riflettere con voi sul Natale di Gesù, festa della fiducia e della speranza, che supera l’incertezza e il pessimismo. E la ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi! Ma pensate bene a questo: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi. E' generoso questo Dio Padre! Egli viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia o nel dolore. Pertanto, la terra non è più soltanto una “valle di lacrime”, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda, è il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli uomini...

Affidiamoci alla materna intercessione di Maria, Madre di Gesù e nostra, perché ci aiuti in questo Santo Natale, ormai vicino, a riconoscere nel volto del nostro prossimo, specialmente delle persone più deboli ed emarginate, l’immagine del Figlio di Dio fatto uomo.

  il testo integrale dell'Udienza Generale

  video della catechesi

Ultima udienza generale in piazza San Pietro prima di Natale per Papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio ha iniziato il giro di saluti dei fedeli, a bordo della jeep coperta e con indosso una sciarpa bianca per il freddo. Diversi fedeli gli hanno urlato “tanti auguri” per il 77esimo compleanno che il Papa ha festeggiato ieri andando a colazione con quattro clochard.
Come ogni settimana, il Papa ha baciato molti bambini che i gendarmi e le guardie svizzere gli porgevano ed ha afferrato al volo sciarpe e lettere che i fedeli gli lanciavano. Per due volte, quando ha visto un gruppo di adolescenti che lo salutavano in modo particolarmente caloroso, però, il Papa ha fatto fermare la vettura ed è sceso per andare a salutarli. 
Bergoglio ha anche bevuto il mate che gli hanno offerto alcuni seminaristi sudamericani.
Durante il tragitto di Papa Francesco in piazza San Pietro, anche una colomba bianca ha “approfittato” del passaggio della jeep papale, posandosi sul tetto trasparente. Bergoglio l’ha osservata e ha sorriso. Bergoglio ha poi osservato un quadro raffigurante una Madonna, e ha salutato una mamma con un neonato infagottato di azzurro. 
La donna lo avrebbe indicato e ha stretto la mano al Pontefice, dicendo di aver messo il suo nome al figlio. Il Papa si è anche misurato un cappello, un basco, datogli da un altro fedele...

Alla fine dell’Udienza Papa Francesco ha rivolto anche un saluto ai calciatori del San Lorenzo Almagro (la sua squadra del cuore) che hanno vinto il torneo Inicial. Bergoglio li ha ringraziati per aver portato la Coppa a Roma per mostrargliela. (fonte: QN)

  video integrale


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - Il profeta è un uomo di tre tempi: promessa del passato; contemplazione del presente; coraggio per indicare il cammino verso il futuro - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
16 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
la profezia è vita nella Chiesa

Quando manca la profezia nella Chiesa, manca la vita stessa di Dio e ha il sopravvento il clericalismo: è quanto ha affermato Papa Francesco stamani nella Messa presieduta a Santa Marta nel terzo lunedì d’Avvento.

Il profeta – ha affermato il Papa commentando le letture del giorno – è colui che ascolta le parole di Dio, sa vedere il momento e proiettarsi sul futuro. “Ha dentro di sé questi tre momenti”: il passato, il presente e il futuro:

“Il passato: il profeta è cosciente della promessa e ha nel suo cuore la promessa di Dio, l’ha viva, la ricorda, la ripete. Poi guarda il presente, guarda il suo popolo e sente la forza dello Spirito per dirgli una parola che lo aiuti ad alzarsi, a continuare il cammino verso il futuro. Il profeta è un uomo di tre tempi: promessa del passato; contemplazione del presente; coraggio per indicare il cammino verso il futuro. E il Signore sempre ha custodito il suo popolo, con i profeti, nei momenti difficili, nei momenti nei quali il Popolo era scoraggiato o era distrutto, quando il Tempio non c’era, quando Gerusalemme era sotto il potere dei nemici, quando il popolo si domandava dentro di sé: ‘Ma Signore tu ci ha promesso questo! E adesso cosa succede?’”.
...
“La nostra preghiera in questi giorni, nei quali ci prepariamo al Natale del Signore, sia: ‘Signore, che non manchino i profeti nel tuo popolo!’. Tutti noi battezzati siamo profeti. ‘Signore, che non dimentichiamo la tua promessa! Che non ci stanchiamo di andare avanti! Che non ci chiudiamo nelle legalità che chiudono le porte! Signore, libera il tuo popolo dalla spirito del clericalismo e aiutalo con lo spirito di profezia’”.

  Papa Francesco: quando nella Chiesa manca la profezia, c'è il clericalismo

  video


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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
17 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
lasciamo al Signore di scrivere la storia

Questa mattina, nel giorno del suo compleanno, il Santo Padre ha voluto che alla Messa mattutina nella Casa Santa Marta fosse presente il personale della stessa Casa, in modo da vivere la celebrazione in un clima particolarmente familiare. 
Il Vangelo odierno della genealogia, ricco dei nomi degli antenati di Gesù, ha dato occasione al Papa per ricordare affettuosamente nel corso dell’omelia anche i nomi di alcuni dei dipendenti presenti. Ha concelebrato con il Papa il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Angelo Sodano, in rappresentanza del Collegio. Dopo la Messa, come di abitudine, il Papa ha salutato tutti personalmente. Il segretario di Stato, mons. Pietro Parolin ha fatto gli auguri al Papa anche a nome dei suoi collaboratori nella Segreteria di Stato. 
Agli auguri si è unito l’elemosiniere, mons. Konrad Krajewski, che ha presentato al Papa tre persone senza fissa dimora che soggiornano nel quartiere vicino al Vaticano. I presenti, con il direttore della Casa Santa Marta, hanno accompagnato gli auguri al Papa con un canto. Poi, tutti hanno partecipato alla colazione nel refettorio della Domus.

Dio mai ci lascia soli, ma sempre cammina con noi. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo odierno, incentrato sulla genealogia di Gesù, per soffermarsi sulla presenza del Signore nella nostra vita:
“Qualcuno una volta ho sentito che diceva: ‘Ma questo brano del Vangelo sembra l’elenco telefonico!’ E no, è tutt’altra cosa: questo brano del Vangelo è pura storia e ha un argomento importante. E’ pura storia, perché Dio, come diceva San Leone Papa, Dio ha inviato il suo Figlio. E Gesù è consustanziale al Padre, Dio, ma anche consustanziale alla Madre, una donna. E questa è quella consustanzialità della Madre. Dio si è fatto storia. Dio ha voluto farsi storia. E’ con noi. Ha fatto il cammino con noi”.
Dopo il primo peccato nel Paradiso, ha sottolineato il Papa, “Lui ha avuto questa idea: fare il cammino con noi”. Ha chiamato Abramo, “il primo nominato in questa lista” e “lo ha invitato a camminare”. E Abramo “ha incominciato quel cammino”. E poi Isacco, Giacobbe, Giuda. “E così va questo cammino nella storia”. Dio, ha affermato il Papa, “cammina con il suo popolo. Dio non ha voluto venire a salvarci senza storia. Lui ha voluto fare storia con noi”. Una storia, ha rilevato, “che va dalla santità al peccato. In questo elenco ci sono santi”, “ma in questo elenco ci sono anche i peccatori”.
“I peccatori di alto livello, che hanno fatto peccati grossi. E Dio ha fatto storia con loro. Peccatori, che non hanno risposto a tutto quello che Dio pensava per loro. Pensiamo a Salomone, tanto grande, tanto intelligente, e finì, poveraccio, lì, che non sapeva come si chiamava! Ma Dio era con lui. E questo è il bello, no? Dio è consustanziale a noi. Fa storia con noi. Di più: quando Dio vuol dire chi è, dice ‘Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e Giacobbe’. Ma qual è il cognome di Dio? Siamo noi, ognuno di noi. Lui prende da noi il nome per farlo il suo cognome. ‘Io sono il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Pedro, di Marietta, di Armony, di Marisa, di Simone, di tutti!’ Da noi prende il cognome. Il cognome di Dio è ognuno di noi”...

  La Messa mattutina con il personale di "Santa Marta", gli auguri al Papa di tre senza fissa dimora e dei suoi collaboratori

  video


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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano 
19 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
“L’umiltà è necessaria per la fecondità”

“L’umiltà è necessaria per la fecondità”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che l’intervento di Dio vince la sterilità della nostra vita e la rende feconda. Quindi, ha messo in guardia dall’atteggiamento di superbia che ci rende sterili.

“L’umiltà è necessaria per la fecondità”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che l’intervento di Dio vince la sterilità della nostra vita e la rende feconda. Quindi, ha messo in guardia dall’atteggiamento di superbia che ci rende sterili...
E questa, ha soggiunto, può essere proprio la preghiera di questi giorni, prima del Natale. “Pensiamo – ha poi osservato - a come i superbi, quelli che credono che possono fare tutto da sé, sono colpiti”. Il Papa ha rivolto il pensiero a Micol, figlia di Saul. Una donna, ha rammentato, “che non era sterile, ma era superba, e non capiva cosa fosse lodare Dio”, anzi “rideva della lode”. Ed “è stata punita con la sterilità”:
“L’umiltà è necessaria per la fecondità. Quante persone credono di essere giuste, come quella, e alla fine sono poveracce. L’umiltà di dire al Signore: ‘Signore, sono sterile, sono un deserto’ e ripetere in questi giorni quelle belle antifone che la Chiesa ci fa pregare: ‘O figlio di David, o Adonai, o Sapienza – oggi – o radice di Jesse, o Emmanuel, vieni a darci vita, vieni a salvarci, perché Tu solo puoi, io solo non posso!’ E con questa umiltà, l’umiltà del deserto, l’umiltà di anima sterile, ricevere la grazia, la grazia di fiorire, di dare frutto e di dare vita”.

  Papa Francesco: l'umiltà ci rende fecondi, la superbia sterili

  video


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Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - la grazia di amare il silenzio - (video e testo)


S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
20 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.

Papa Francesco: 
“il silenzio forza dello Spirito”

Solo il silenzio custodisce il mistero del cammino che l'uomo compie con Dio. Lo ha affermato Papa Francesco nell'omelia della Messa presieduta questa mattina in Casa Santa Marta. Il Signore, ha aggiunto il Papa, ci dia "la grazia di amare il silenzio", che ha bisogno di essere "custodito" lontano da ogni "pubblicità".

Nella storia della salvezza, non il clamore né la platealità, ma l’ombra e il silenzio sono i “luoghi” in cui Dio ha scelto di manifestarsi all’uomo. Confini evanescenti da cui il suo mistero ha preso di volta in volta una forma visibile, ha preso carne. A suggerire la riflessione di Papa Francesco sono gli istanti dell’Annunciazione, proposta dal Vangelo di oggi, in particolare il passo in cui l’Angelo dice a Maria che la potenza dell’Altissimo la “coprirà con la sua ombra”. Come, in fondo, quasi della stessa sostanza dell’ombra era fatta anche la nube con la quale, ricorda il Papa, Dio aveva protetto gli ebrei nel deserto:
“Il Signore sempre ha avuto cura del mistero e ha coperto il mistero. Non ha fatto pubblicità del mistero. Un mistero che fa pubblicità di sé non è cristiano, non è il mistero di Dio: è una finta di mistero! E questo è quello che è accaduto alla Madonna qui, quando riceve suo Figlio: il mistero della sua maternità verginale è coperto. E’ coperto tutta la vita! E Lei lo sapeva. Quest’ombra di Dio, nella nostra vita, ci aiuta a scoprire il nostro mistero: il nostro mistero dell’incontro col Signore, il nostro mistero del cammino della vita col Signore”. ...
La Madre di Gesù è stata la perfetta icona del silenzio. Dall’annuncio della sua eccezionale maternità al Calvario. Penso, osserva Papa Francesco, a “quante volte ha taciuto e quante volte non ha detto quello che sentiva per custodire il mistero del rapporto con suo Figlio”, fino al silenzio più crudo, “ai piedi della Croce”:
“Il Vangelo non ci dice nulla: se ha detto una parola o no… Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! ‘Tu, quel giorno - questo è quello che abbiamo letto - mi hai detto che sarà grande; tu mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!’. La Madonna era umana! E forse aveva la voglia di dire: ‘Bugie! Sono stata ingannata!’: Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel momento. Ma Lei, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e fiorire nella speranza”.
“Il silenzio è quello che custodisce il mistero”, per cui il mistero “del nostro rapporto con Dio, del nostro cammino, della nostra salvezza – ripete Papa Francesco – non può essere messo all’aria, pubblicizzato". Che il Signore "ci dia a tutti la grazia di amare il silenzio, di cercarlo e avere un cuore custodito dalla nube del silenzio”.

  Il Papa: il mistero del nostro incontro con Dio si comprende in un silenzio che non cerca pubblicità

  video



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"Mai avere paura della tenerezza" - Intervista di Andrea Tornielli con papa Francesco  


Intervista di Andrea Tornielli con papa Francesco su Natale, fame nel mondo, sofferenza dei bambini, riforma della Curia, donne cardinale, Ior e prossimo viaggio in Terra Santa

Il Natale per me è speranza e tenerezza...». Francesco racconta a «La Stampa» il suo primo Natale da vescovo di Roma. Casa Santa Marta, martedì 10 dicembre, ore 12.50. Il Papa ci accoglie in una sala accanto al refettorio. 
L'incontro durerà un'ora e mezza. Per due volte, durante il colloquio, dal volto di Francesco sparisce la serenità che tutto il mondo ha imparato a conoscere, quando accenna alla sofferenza innocente dei bambini e parla della tragedia della fame nel mondo. Nell'intervista il Papa parla anche dei rapporti con le altre confessioni cristiane e dell'«ecumenismo del sangue» che le unisce nella persecuzione, accenna alle questioni del matrimonio e della famiglia che saranno trattate dal prossimo Sinodo, risponde a chi lo ha criticato dagli Usa definendolo «un marxista» e parla del rapporto tra Chiesa e politica. 

Che cosa significa per lei il Natale?
«È l'incontro con Gesù. Dio ha sempre cercato il suo popolo, lo ha condotto, lo ha custodito, ha promesso di essergli sempre vicino. Nel Libro del Deuteronomio leggiamo che Dio cammina con noi, ci conduce per mano come un papà fa con il figlio. Questo è bello. Il Natale è l'incontro di Dio con il suo popolo. Ed è anche una consolazione, un mistero di consolazione. Tante volte, dopo la messa di mezzanotte, ho passato qualche ora solo, in cappella, prima di celebrare la messa dell'aurora. Con questo sentimento di profonda consolazione e pace. Ricordo una volta qui a Roma, credo fosse il Natale del 1974, una notte di preghiera dopo la messa nella residenza del Centro Astalli. Per me il Natale è sempre stato questo: contemplare la visita di Dio al suo popolo». 

Che cosa dice il Natale all'uomo di oggi?
«Ci parla della tenerezza e della speranza. Dio incontrandoci ci dice due cose. La prima è: abbiate speranza. Dio apre sempre le porte, mai le chiude. È il papà che ci apre le porte. Secondo: non abbiate paura della tenerezza. Quando i cristiani si dimenticano della speranza e della tenerezza, diventano una Chiesa fredda, che non sa dove andare e si imbriglia nelle ideologie, negli atteggiamenti mondani. Mentre la semplicità di Dio ti dice: vai avanti, io sono un Padre che ti accarezza. Ho paura quando i cristiani perdono la speranza e la capacità di abbracciare e accarezzare. Forse per questo, guardando al futuro, parlo spesso dei bambini e degli anziani, cioè dei più indifesi. Nella mia vita di prete, andando in parrocchia, ho sempre cercato di trasmettere questa tenerezza soprattutto ai bambini e agli anziani. Mi fa bene, e mi fa pensare alla tenerezza che Dio ha per noi». 
...

  "Mai avere paura della tenerezza"

Andrea Tornielli e Mario Calabresi raccontano la nascita dell’intervista a Papa Francesco.

  video


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LA RETE ITALIANA CONSEGNA A PAPA FRANCESCO IL PREMIO COME “PERSONAGGIO DELL’ANNO”
Papa Francesco ha ritirato il premio come “Personaggio dell’anno” che gli è stato assegnato dai frequentatori della rete italiana.

  Papa Francesco ritira il premio MIA 2013 come Personaggio dell'Anno


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Papa Francesco continua a lanciare messaggi inequivocabili sulla Chiesa che immagina intorno a sé. Il 17 dicembre, giorno del suo compleanno, ha invitato alla messa mattutina a Santa Marta e poi alla colazione che ne è seguita, tre clochard, uno dei quali accompagnato dal cane che condivide la sua esistenza randagia nel quartiere vicino a piazza San Pietro. Alla celebrazione della messa il Papa ha voluto partecipasse anche il personale della Domus Santa Marta per ricreare un clima quanto più possibile familiare. Bergoglio continua a vivere nella Domus mentre l’enorme appartamento papale nel Palazzo Apostolico rimane vuoto, a parte i fugaci passaggi dell’Angelus domenicale . A poca distanza dalla sua dimora, dentro le Mura Leonine, alti prelati e potenti laici della gerarchia vaticana, invece di seguire il suo buon esempio continuano però a comportarsi come prima, peggio di prima...

  Marco Lillo:  Bertone, Giani e la casta del superlusso in Vaticano (pdf)

C’è una «casta del superlusso» tra le Mura leonine. Prelati e gerarchie del Vaticano, anche laiche, ai quali gli appelli di Papa Francesco ad abbandonare la ricchezza sembrano importare poco. 
  Alberto Sofia:  La «Casta vaticana» che resiste a Papa Francesco





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n.37 del 13 settembre 2013

n.40 del 4 ottobre 2013

n.43 del 25 ottobre 2013

n.46 del 15 novembre 2013


n.49 del 6 dicembre 2013




n. 2 dell'11 gennaio 2013

n. 5 del 1° febbraio 2013

n. 8 del 22 febbraio 2013

n.11 del 15 marzo 2013

n.14 del 5 aprile 2013

n.17 del 26 aprile 2013

n.20 del 17 maggio 2013

n.23 del 7 giugno 2013

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n.38 del 20 settembre 2013

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    Cardinale Carlo Maria Martini
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  1) La newsletter è settimanale;

 

  2) Il servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:

      http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm

 

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