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N.
B. La Lectio è temporaneamente sospesa
NOTA
Articoli,
riflessioni e commenti proposti vogliono
solo essere
un contributo
alla riflessione e al dialogo su temi di attualità.
Le posizioni espresse non sempre
rappresentano l’opinione di "TEMPO PERSO" sul tema in questione.
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“Con il Natale è stata proclamata quella parola del Signore che ci
comunica la cosa più semplice ma più essenziale, cioè che non siamo
abbandonati e soli in un mondo venuto fuori per caso, non siamo
sballottati in un vortice di eventi senza significato, ma siamo amati,
siamo amati da Dio, siamo amati senza limiti, siamo amati senza
essercelo meritato”.
CARLO MARIA MARTINI
BUON NATALE
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
Una
corsa a perdifiato verso le braccia del padre ha ripagato in un solo
istante il viaggio di quattromila chilometri dal Gambia a Palermo per
poterlo rivedere. Quel numero di telefono, scritto su un pezzetto di
carta e conservato gelosamente in tasca durante i giorni di navigazione
sul barcone, ha rappresentato l’unica speranza per incontrarlo di nuovo.
Giovedì
la speranza è diventata realtà: mentre era ancora a scuola con i suoi
compagni, l’ha visto spuntare all’improvviso. Una sorpresa che le ha
tolto il fiato e l’ha gettata al collo del papà, Abdoulie Gai, per
tutta la mattina: "Sei qui — continuava a ripetere — papà sei qui.
Guardami, guardami".
...
Per saperne di più:
Il viaggio di Jorr in cerca del papà 4 mila chilometri e un numero in tasca
.
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Scandalo a Lampedusa:
il centro accoglienza come un lager
di Mauro Seminara
Agghiaccianti
le immagini diffuse dal Tg2 di ieri sera sul centro di prima
accoglienza di Lampedusa. Nel servizio di Valerio Cataldi, girate con
uno smartphone da uno degli immigrati, si vedono le persone “accolte”
nella struttura nude e all’aperto durante un trattamento anti-scabbia.
Le sequenze suscitano subito estrema indignazione per un trattamento dal sapore amaro.
Il
Sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, al microfono dell’inviato del
Tg2, parla di “lager”. Ascoltata nel tardo pomeriggio, poco prima che
il servizio andasse in onda, aveva dichiarato tutta la volontà di
ottenere immediate e ufficiali spiegazioni dalla Prefettura di
Agrigento.
“Non
posso credere che accada questo nel centro di accoglienza di Lampedusa
– dice il Sindaco– e dopo appena due mesi da un lutto che ha commosso
l’Italia intera, quello del naufragio del 3 ottobre.” Sgomento del
sindaco e silenzio dell’ente gestore. La Lampedusa Accoglienza infatti
non rilascia dichiarazioni in merito, si limita ad anticipare che un
comunicato firmato Cono Galipò, ad della cooperativa, verrà diffuso
nelle prossime 24 ore.
...
Pubblichiamo
il video mandato in onda in esclusiva ieri sera dal TG2, ma teniamo a
precisare che le immagini sono davvero molto crude e riportano una
realtà a dir poco sconvolgente. Il
giovane "ospite" del centro che ha effettuato la ripresa durante la
breve intervista ad un certo punto dice: ... Le persone che arrivano
non sanno niente, penseranno "questa è l'Italia" Non ci sono parole per commentare!
video
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Migranti nudi "disinfettati" a Lampedusa, mons. Montengro: "Profonda indignazione"
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Le immagini parlano da sole. La
dignità di quegli uomini nudi davanti ai getti di acqua gelata andrebbe
sempre tutelata e protetta. Finchè esiste l’obbligo di tenere i
migranti in centri che di accogliente hanno solo il nome, devono essere
trattati con rispetto. Perché è giusto, punto.
Non è buonismo, è un dovere, Si chiama umanità, un prerequisito morale
che non dovrebbe essere evocato solo dopo un video che farà il giro del
mondo contribuendo al nostro buon nome. Le persone prese in custodia
dallo Stato hanno diritto a un trattamento dignitoso. È un concetto
semplice, sul quale a parole tutti sono d’accordo.
Marco Imarioso: L'umanità perduta dietro quelle immagini
... Le immagini del Cie di
Lampedusa mandate in onda dal Tg2 hanno indignato l’opinione pubblica,
richiamando alla memoria quanto accadeva all’interno dei campi di
concentramento. Tanto che la stessa Commissione europea è pronta
ad aprire una procedura di infrazione contro l’Italia se non
saranno rispettati gli standard e gli obblighi europei nel trattamento
degli immigrati, come ha annunciato il commissario Ue agli Affari
interni, Cecilia Malmstrom. Eppure, non manca chi, nonostante le
immagini vergognose, continua in rete a commentare l’episodio con
epiteti ericostruzioni razziste...
Alberto Sofia: I commenti razzisti sulla «disinfestazione» di Lampedusa
... I migranti così come i
profughi dividono l’Europa ancora più dell’eurocrisi, nella moralmente
squallida difesa di interessi nazionali che troppe volte ha
caratterizzato l’UE in questi anni di declino economico, sociale e
morale. Le dichiarazioni odierne di chi non ha fatto nulla, neppure di
fronte alle decine di corpi morti che il mare regolarmente restituisce,
per modificare lo scempio delle politiche di gestione dell’immigrazione
andrebbero respinte per eccesso di viltà ed ipocrisia. Chi ha fatto
spogliare al gelo i profughi, disinfettandoli in pubblico, ha
gravissime colpe, ma non merita davvero la reprimenda di leader
politici che hanno responsabilità molto più pesanti di un singolo
episodio, per quanto esecrabile e da condannare senza dubbio alcuno.
Andrea Mollica: I veri colpevoli della vergogna di Lampedusa
«È vero che la
violenza è stata
fatta, ma non è meno tragica la violenza di uno Stato che non sa
attrezzarsi dignitosamente, questa è la vergogna». È il commento del
presidente della Commissione Lavoro, Giustizia e Pace della Cei
monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso, alle immagini
shoc del centro di prima accoglienza di Lampedusa.Non vi è solo la
responsabilità degli operatori e responsabili del Centro, vi anche
quella dello Stato...
Roberto Monteforte: Bregantini: «Stato assente Vergogna» (pdf)
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(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
È bastata la protesta di un genitore – che avrebbe potuto semplicemente
non autorizzare il proprio figlio a partecipare – per far saltare la
tradizionale benedizione natalizia alla presenza del sacerdote e delle
autorità cittadine organizzata come ogni anno all’Istituto comprensivo
Galilei di Tradate, in provincia di Varese.
Qualche
giorno fa la direzione scolastica aveva inviato alle famiglie un avviso
in cui si chiedeva ai genitori di autorizzare i figli a partecipare
alla benedizione prevista in palestra. Chi non avesse voluto che il
proprio figlio fosse presente avrebbe potuto consentirgli di restare in
classe a svolgere altre attività.
Il
genitore in questione, però, si è appellato ad una sentenza del Tar,
che vieta di organizzare eventi religiosi in edifici pubblici, e la
preside Paola Tadiello si è dovuta adeguare, annullando tutto: «A
seguito delle richieste specifiche di "divieto di atto liturgico nelle
scuole"», ha scritto nella circolare con cui ha fatto dietrofront,
«viene sospesa la benedizione natalizia, che sarà sostituita da uno
scambio di auguri con il parroco, le autorità della città e i genitori
rappresentanti».
NIENTE BENEDIZIONE, SIAMO ATEIDisarmanti,
ma non sorprendenti (purtroppo). Sono i risultati di un sondaggio che
la Chiesa valdese ha commissionato a Gfk-Eurisko, resi noti qualche
giorno fa e utili, mi pare, a contestualizzare meglio anche il caso
recente dell’istituto comprensivo di Tradate. Qualche dato. Se neppure
un italiano su tre è capace di citare correttamente i quattro
evangelisti (Matteo, Marco, Luca, Giovanni), meno di uno su quattro sa
indicare le virtù teologali (fede, speranza, carità). Quando ci si
addentra nelle pagine bibliche, non va meglio: domandare chi abbia mai
dettato i dieci comandamenti a Mosè comporta, in otto casi su dieci,
sentirsi rispondere un nome del tutto improbabile. Mi fermo qui, per
carità di patria. Un
paese che non sa nulla della Bibbia, è improbabile – sosteneva il
cardinale Carlo Maria Martini – che si apra all’altro, che faccia
accoglienza. E’ proprio così. L’attuale analfabetismo religioso, che
non ci permette neppure di cogliere appieno la funzione sociale del
pluralismo religioso oggi in atto (anche) in Italia è figlio di una
doppia chiusura: del risorgente anticlericalismo insofferente di ogni
manifestazione pubblica delle comunità religiose e del neoclericalismo
nostalgico di un regime ormai concluso, il regime di cristianità, e
dimentico del messaggio conciliare più profondo. Non
stupisce, pertanto, quanto è accaduto a Tradate, una delle tante
occasioni di conflitto sociale verificatesi negli ultimi anni su
questioni solo all’apparenza religiose ma in realtà legate al tema
spinoso della mancata valorizzazione delle diversità culturali e
religiose nei contesti locali: dalla presenza del crocifisso nelle
scuole e tribunali fino all’ostilità nei confronti dell’edificazione di
moschee o templi hindu (per fare solo un paio di esempi)...
«NESSUNO ESCLUSO», IL TEOLOGO E LA GENUINA LAICITÀ
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Eventi in tutta Italia dedicati all’immigrazione. Anche per ricordare
l’adozione di una Convenzione Internazionale che però l’Italia non ha
ratificato
Si celebra oggi in tutto il mondo, come ogni anno, la Giornata Internazionale del Migrante. Anche in Italia sono previste molte iniziative: confronti, proposte, denunce e riflessioni sui cinque milioni di nuovi cittadini di questo Paese.
Quel testo ha ormai ventitre anni, ma finora l’hanno ratificato meno di cinquanta Stati . Si
tratta per lo più di Paesi del cosiddetto “sud del mondo”, mentre
mancano all’appello quelli dell’Europa e del Nord America che pure oggi
sono la terra promessa per tanti lavoratori migranti.
Tra
gli assenti, c’è anche l’Italia. La nostra legislazione, va
sottolineato, è già ampiamente coerente con la Convenzione. Una
situazione che rende ancora meno giustificabile il ritardo nel fare
nostro il testo adottato dall’Onu, un passo per ribadire che
l’immigrazione è un tema globale e globale deve essere la difesa dei
diritti dei suoi protagonisti.
18 dicembre. Oggi è la Giornata Internazionale del Migrante
In
occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti, che
si celebra in tutto il mondo il 18 dicembre, la Campagna l’Italia sono
anch’io ha promosso un’iniziativa pubblica a Roma a cui saranno
presenti, in rappresentanza delle Istituzioni, la ministra
all’IntegrazioneCecile Kyenge e il presidente della Commissione Affari
Costituzionali della Camera Francesco Paolo Sisto.
Al
centro del confronto la ratifica della Convenzione Onu per i diritti
dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, sulla quale si intende
promuovere una campagna europea, la riforma della legislazione sulla
cittadinanza e la necessità di un’inversione di rotta nelle politiche
del governo rispetto alla gestione degli ingressi e all’accoglienza,
con particolare riguardo ai minori, ai rifugiati e ai richiedenti
asilo...
L'ITALIA SONO ANCH'IO CELEBRA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI MIGRANTI
...
Il 18 dicembre può e deve costituire dunque un momento di riflessione
sul difficile, lungo e a volte tortuoso viaggio del migrante, alla
ricerca di un luogo dove poter vivere in modo dignitoso. Un giorno in
cui tanti paesi si fermino a riflettere sul tragico destino delle vittime dei viaggi della speranza,
sulle tante persone che hanno perso la vita nel tentativo di
attraversare il mare, o un confine, che li separa dal tanto bramato
‘primo’ mondo, quello industrializzato… E invece nei paesi di
“accoglienza” si continua a perpetuare una sistematica violazione dei
diritti umani di migranti, rifugiati e sfollati: essi non vengono
considerati come lavoratori e quindi soggetti di diritto, ma manodopera
da sfruttare o da schiavizzare. In quasi tutti gli Stati si continua
inoltre a criminalizzare la figura del migrante, etichettato come
delinquente, come colui che “ruba il lavoro” e quindi responsabile
della crisi e dell’insicurezza cittadina...
Giornata internazionale del migrante 2013: per una più corretta disciplina dei flussi migratori
Per approfondire:
18 dicembre 2013. Giornata internazionale del Migrante
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LA VITA CRISTIANA COME CAMMINO
HOREB n. 65 - 2/2013
TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
È sempre
bello partecipare della gioia di un bambino che, dopo aver gattonato
per settimane, finalmente, tenuto per mano dai genitori, riesce a stare
in piedi e a muovere i primi passi. Gli brillano gli occhi e grida di
gioia, poi, quando scopre che può camminare da solo, da quel momento si
sente libero di esplorare le cose che lo circondano.
Il camminare è davvero un’esperienza connaturale all’uomo, egli è un
essere itinerante, “homo viator”, secondo l'espressione di G. Marcel.
Sempre in cammino non solo in senso geografico spaziale, desideroso,
cioè, di lasciare un determinato luogo per raggiungere e conoscere
nuove realtà, ma in cammino verso il raggiungimento della sua pienezza.
Il bambino è chiamato gradualmente a crescere a misurarsi con i piccoli
e grandi eventi, a prendere decisioni a confrontarsi con gli altri, a
diventare adulto. Nel tessuto del mondo, la vita dell'uomo è una grande
avventura, che conosce percorsi agevoli, lieti ma anche momenti di
perplessità, arresti, crisi, desiderio di tornare indietro, ma proprio
attraverso queste fasi egli cresce negli anni, e anche matura
umanamente e spiritualmente.
Il camminare, esigenza fondamentale dell’uomo, è già evidenziata dalla
Bibbia che, prima di tutto, ci mostra lo stesso Dio in cammino e, poi,
evidenzia che il Vivente coinvolge l’uomo nel suo cammino.
Il profeta Michea, per esempio, annota che camminare umilmente con Dio
è una delle dimensioni inseparabili che configurano l’esperienza umana
e spirituale dell’uomo: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e
ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la
pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mi 6,8).
Il “camminare con Dio” esprime sia il dinamismo dell’esistenza umana
sia il fondamento dell’esperienza di fede, cioè la conoscenza e
l’esperienza di Dio.
E Dio, in Gesù, si è fatto umano, compagno di viaggio di ogni uomo che
lo accoglie. Lui, la “Via”, ci educa ad uscire dalla caverna egoica che
rende ciechi e immobili, ci strappa da una logica mondana e di potere,
ci apre orizzonti sempre nuovi e scopriamo che il viaggio della vita
non lo facciamo da soli, ma assieme a tante altre persone che non sono
nemici o estranei, ma fratelli. Essi sono la soglia dove ogni uomo
comincia veramente a vivere. ...
Questo l'incipit dell'Editoriale di
Horeb, Quaderni di riflessione e formazione per quanti desiderano
coltivare una spiritualità che assuma e valorizzi il quotidiano.
Editoriale (pdf)
Sommario (pdf)
E' possibile richiedere
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RUBRICA Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi
al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo
popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino
Giovanni Battista si trova in prigione dove è "evangelizzato", gli è annunciata la "Bella Notizia" che la salvezza è per tutti. Non se l'aspettava, lui che aveva proclamato: "La scure giace ai piedi della radice degli alberi; perciò ogni albero che non fa frutto buono viene reciso e gettato nel fuoco" .
Gesù
opera al contrario di quello che Giovanni aveva annunciato, lui che
aveva presentato il Messia come un nuovo Mosè, pronto a rovesciare sui
nemici di Dio ancora una volta le 10 piaghe d'Egitto, e ottenere così
il riscatto e la liberazione di quanti erano rimasti fedeli alla Legge
del Signore.
Ma
le azioni del Messia non sono come quelle che lui annuncia, Gesù non
opera secondo le attese dell'uomo ma secondo il cuore del Padre che è
amore e misericordia per tutti, soprattutto per coloro che ne hanno più
bisogno: Dio non guarda le virtù e i meriti ma si china sui bisogni di
ogni suo figlio.
...
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Omelia di don Angelo Casati
nella 3ª Domenica di Avvento Anno A - 15 dicembre 2013
Is 35, 1-6.8-10 Sal 145 Gc 5, 7-10 Mt 11, 2-11
Ecco io vorrei dirvi, a commento di queste letture, della fatica e della gioia di credere.
Anche della fatica, della mia fatica a credere.
Per uno come me,
uno che non ha la stoffa del Battista, a volte tentato di
scandalizzarsi di Gesù - "Beato" diceva "chi non si scandalizza di me",
per uno come me che fa fatica in certi giorni a credere, sono di
consolazione queste parole del Battista: "Sei tu colui che deve venire
o dobbiamo attenderne un altro?"
Dunque anche il Battista, anche la
roccia che sfidava il vento del deserto, colui che, al dire di Gesù, è
anche più di un profeta, anche lui non fu al riparo dal dubbio. Eppure,
pensate, tempo prima, lo aveva con forza indicato come il Messia: "Ecco
l'agnello di Dio". Il "veniente" era lui. Abbiamo giorni in cui
proclamiamo, anche con fierezza, la fede. Ma non tutti i giorni sono
uguali, ne abbiamo altri in cui siamo scossi, messi alla prova dal
dubbio.
E come non poteva non esserlo
Giovanni, lui che aveva annunciato il Messia con immagini
prevalentemente minacciose? Voi ricordate il vangelo della scorsa
domenica. Il Messia avrebbe finalmente separato il grano dalla paglia.
Tentazione sempre risorgente nella chiesa. Tentazione che anche oggi,
per falso zelo, attraversa gruppi di credenti. Ed ecco che cosa sente
dire di Gesù, di suo cugino, ora che è in carcere. Colui che lui aveva
indicato come Messia non separa i giusti dai peccatori, fedele al
principio che le mele marce fanno marcire anche le buone, anzi!, anzi
cerca i peccatori, mangia con loro, passa la voce che lui è amico di
pubblicani e peccatori. Ecco lo sconcerto.
Aveva detto del Messia: "Brucerà la
pula con fuoco inestinguibile" E lui, ai discepoli che invocano fuoco
sulla città del rifiuto, muove rimprovero e dice: "Non sapete di che
spirito siete" . Ma dove è mai questo Messia che brucia, che usa la
scure e sega gli alberi? Dove è mai? E la domanda, perdonate, si
ingigantiva nelle ombre del carcere. Dove è mai?
Vedete la fatica di credere. Un conto
è la fede dei libri. Un conto è la fede nella vita, a confronto con le
domande e gli interrogativi della vita. La fede che si confronta con la
vita non può essere se non una fede interrogante, una fede in ricerca:
"Sei tu, Signore, o dobbiamo attenderne un altro?"
Non vi sfiora mai questo
interrogativo, quando vi soffermate a pensare che cosa è mai cambiato
dopo duemila anni di cristianesimo sulla terra, se pensate alla
lentezza e alle contraddizioni in mezzo a cui cresce il regno di Dio?
Persistiamo a puntare gli occhi in questa direzione o dobbiamo
rivolgerci ad altro, ad altri?
E Gesù come risponde? Non rimanda
alle parole. Rimanda ai fatti, rimanda alle opere. Ciò che conta non
sono le parole vuote. Ne facciamo ampio uso! Ciò che conta sono le
opere. Ma quali? Perché a volte, lo diciamo anche noi: "che conta sono
le opere". Ma non so se ci avete pensato: l'espressione è equivoca,
perché ci sono opere ed opere. E Gesù, senza arretrare di un
centimetro, persiste a dire al Battista che le opere del Messia, sono
proprio quelle di cui lui sente parlare e per le quali si scandalizza.
Ed ecco il punto, la divaricazione che fa scandalo: non sono opere
minacciose, ma opere di consolazione, di guarigione. Ecco la gioia di
credere.
Vi parlavo di una fatica, ma ora
diciamo anche della gioia. È il Messia che si china sulla sofferenza
degli umani e la solleva. È il Messia che ha occhi e cuore per la
debolezza umana, per l'infinita debolezza che segna l'umanità,
sull'infinita stanchezza, che veniva segnalata da Isaia in una delle
messe feriali di questa settimana. Scriveva: "Anche i giovani faticano
e si stancano, gli adulti inciampano e cadono". Ed ecco viene il
Signore a irrobustire le mani fiacche - le nostre! - a rendere salde le
ginocchia vacillanti - le nostre! -. È bellissimo, è questo che dà
gioia al cuore.
...
omelia di don Angelo nella 3ª Domenica di Avvento
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Inferno, quel fuoco acceso dalla nostra libertà
di Enzo Bianchi
Con
questo articolo completiamo il nostro cammino di meditazione sui
novissimi, le realtà ultime e definitive che ci stanno davanti mentre
noi viviamo nelle realtà di questo mondo e della storia che sono
penultime.
Constatiamo
tutti, ed è stato più volte denunciato, che sui novissimi regna negli
ultimi decenni un certo silenzio anche nello spazio ecclesiale, ma
dobbiamo riconoscere che soprattutto sull’inferno non solo c’è mutismo
nella predicazione, ma c’è una reale difficoltà nel pensarlo come
voluto da Dio e da Dio inflitto almeno a una parte dell’umanità, quella
peccatrice e non convertita, non riconciliata con lui. Per molti
cristiani l’inferno eterno plasma l’immagine di un Dio perverso,
vendicatore, finanche sadico; e per i non cristiani l’inferno sembra un
Auschwitz eterno, qualcosa che solo un potere malefico potrebbe
inventare. Anche Teresa del Bambino Gesù sentiva una grande reticenza
nei confronti dell’eternità della pena, e molti uomini e donne
“spirituali” (pneumatikoi) hanno dichiarato la loro impossibilità a
concepire la compatibilità di un luogo di tormenti eterni con la bontà
di un “Dio che vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4).
...
Ciascuno
di noi deve dire umilmente: “Non so” e ricordarsi di Giovanna d’Arco.
Le chiesero prima di bruciarla: “Sei tu in grazia di Dio?”. Ed essa
rispose: “Se sono in grazia di Dio, Dio mi conservi in essa. Se non
sono in grazia di Dio, Dio mi metta nella sua grazia”.
Inferno, quel fuoco acceso dalla nostra libertà di Enzo Bianchi
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CHIESA E SOCIETA'
Interventi ed opinioni |
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OREUNDICI
IL QUADERNO DI DICEMBRE 2013
IL PADRE
L'EDITORIALE
di Mario De Maio
C’è
stato un tempo in cui pregare era come respirare, in cui pregare era un
evento della natura. La preghiera aveva la stessa forza della neve,
della pioggia, del sole, della nebbia. Era come il susseguirsi delle
stagioni. Era un rito collettivo che scandiva la nostra vita
quotidiana. […] Sono stato educato alla preghiera come sono stato
educato ad avere rispetto per gli anziani e a comportarmi bene a
tavola. Sono cresciuto in un tempo in cui pregare era come mangiare,
dormire, correre. Questo tempo, il tempo in cui la preghiera si dava
come un evento di natura, come respirare, si è definitivamente
esaurito. Noi siamo ora in un altro tempo […] Cosa significa pregare?
[…] Significa, come pensa una certa cultura del disincanto, alimentare
un rituale superstizioso? Oppure insegnare a pregare è un modo per
custodire l’evocazione di un Altro che non si può ridurre alla
supponenza del nostro sapere, è un modo per preservare il non tutto per
educare all’insufficienza, all’apertura al mistero, all’incontro con
l’impossibile da dire?»...
L'EDITORIALE DI MARIO DE MAIO
LA MIA GIOIA DI VIVERE
papa Francesco ci porta l’amore del Padre
di Arturo Paoli
Niente
e nessuno è più ingannevole del tempo. Mi è venuto incontro
sorprendentemente. Attribuisco questa sorpresa al non essermi mai
lasciato raggiungere dalla noia, una triste compagna della vecchiaia.
Riconosco che sia un dono di Dio. Il poter salutare l’alba in piedi è
forse il più prezioso: il merito di non essermi mai annoiato credo che
venga in gran parte dall’avere accolto il tempo nel suo nascere. Il
tempo invecchia, e credo di avere scoperto il suo segreto salutandolo
al suo nascere ogni giorno. Così ogni mattina lo accolgo come un dono.
...
Mi
sento felice che lo Spirito di Dio ci abbia donato il papa Francesco
che sente di non essere solo un lontano garante della fede verità, ma
un essere umano che porta ai cristiani l’implacabile amore del Padre.
La fede senza amore è morta, ed egli non vuole essere un responsabile
della fede come dottrina perché si sente spinto da questa forza
implacabile. Finalmente questo pontefice si mescola con il popolo in un
momento particolarmente arido e disorientato, per diffondere questo
implacabile amore che gli impedisce di essere un padre lontano. Ripenso
spesso alla parabola del figliol prodigo, nel 15° capitolo di Luca.
Questo padre che freddamente consegna il suo patrimonio ai due figli
resta ferito profondamente dalla lontananza del più giovane. Non può
vivere se il figlio resta lontano: l’amore esige prossimità. E solo
questa prossimità renderà la sua esistenza possibile e lieta. Questo ha
capito papa Francesco e ha accettato il peso della sua carica.
LA MIA GIOIA DI VIVERE papa Francesco ci porta l’amore del Padre di Arturo Paoli
Gesù per coloro che hanno perso la mente per coloro che sono oppressi per coloro che non sanno gridare per coloro che non trovano altra soluzione per coloro che scongiurano il mondo per coloro che attendono un cenno d’amore...
(da Alda Merini)
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Si
chiama Chiara Corbella Petrillo. Lo so, il nome è un po’ lunghetto, e
se la telefonata è intercontinentale, l’interlocutrice una giornalista
di Buenos Aires che parla spagnese (un misto tra spagnolo e inglese),
con me che parlo inglano (un misto tra inglese e italiano), la
tentazione di tagliarlo facendo lo spelling c’è. Ma è importante. Non
si chiama Chiara Corbella. Si chiama Chiara Corbella Petrillo.
L’altro
giorno alla giornalista argentina che mi chiedeva quale fosse il mio
role model, la donna che mi è da esempio, alla quale vorrei
assomigliare, ho risposto che oltre alla Madonna non potevo non citare
Chiara. Ho raccontato brevemente la sua storia, e l’ho invitata ad
andare sul sito, che appunto si chiama opportunamente chiaracorbellapetrillo.
Aggiungere Petrillo è fondamentale perché la storia di Chiara non
sarebbe stata la stessa, senza Enrico. La loro, dicono tutti quelli che
li hanno conosciuti davvero bene, è stata, è – perché la storia
continua – un’avventura di santità di coppia. Ogni passo è stato
condiviso, ogni peso è stato portato insieme, e non dico a metà, perché
ognuno in una coppia mette tutto, ma in modo diversissimo, e non guarda
il peso, la misura, l’equilibrio...
Si chiama Chiara Corbella Petrillo di Costanza Miriano
Guarda anche il nostro precedente post:
Siamo nati e non moriremo mai più! -Storia di Chiara Corbella Petrillo - (VIDEO)
(all'interno i link ai post precedenti)
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Il destino di molti documenti
ecclesiali è quello di restare chiusi nei cassetti, senza essere
conosciuti e attuati. Non è detto che sia sempre un male: sono in
numero eccessivo e spesso ridondanti. Non così per l’esortazione
apostolica “Evangelii Gaudium” (EG) di papa Francesco, in cui è
disegnato un volto di chiesa che deve prendere corpo. Un gruppo di
preti e laici con cu mi ritrovo da alcuni anni, in un’esperienza di
amicizia e fraternità, mi ha chiesto di tenere una breve presentazione
del testo per uno scambio tra di noi. Condivido questi miei appunti
nella speranza di offrire un servizio per far conoscere questo
importante testo e farne cogliere la portata.
Christian Albini: Evangelii Gaudium: guida alla lettura 5
Christian Albini: Evangelii Gaudium: guida alla lettura 6
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Fraternità, Fondamento e Via per la Pace
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA
XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
1° GENNAIO 2014
FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE
Pace
e fraternità. È il primo messaggio che Papa Francesco invia per la
Giornata mondiale della pace. Sul tema è stato detto molto, se non
tutto, nel Concilio e nei messaggi inviati da Paolo VI che ha voluto
questa Giornata e dagli altri Papi che si sono succeduti in questi 46
anni dall’inizio, senza contare la “Pacem in terris” (1963) di Giovanni
XXIII. La curiosità di molti è sapere se e in che cosa si possa trovare
un aspetto specifico della mentalità e dello stile del nuovo Pontefice.
È risaputo che il nome di Francesco suona pace per vari motivi che è
inutile ripetere, tanto sono noti, ed egli, fin dalle prime righe del
testo annuncia, “a tutti, singoli e popoli”, che la fraternità
universale è il nuovo nome della pace. Chi legge ha da subito
l’impressione di trovarsi di fronte a un documento importante, solido,
pensato e studiato, quasi un piccolo trattato della relazione tra la
pace e la fraternità. Questa è prima di tutto considerata una
dimensione fondamentale e radicale di ogni essere umano, un anelito,
un’aspirazione. L’uomo cerca i suoi fratelli e le sue sorelle, non può
vivere da solo, la sua famiglia è l’intera umanità dentro la quale
dovrebbe e vorrebbe sentirsi a casa sua, sicuro di non aver motivo di
temere alcun male. È anche una vocazione: “Tale vocazione è però ancor
oggi contrastata e smentita nei fatti, in un mondo caratterizzato da
quella ‘globalizzazione dell’indifferenza’ che ci fa lentamente
‘abituare’ alle sofferenze dell’altro, chiudendoci in noi stessi”.
Semplice
e diretto, il discorso di Francesco coglie il centro del problema ed
evoca l’antica storia primordiale del fratricidio e dei motivi che
l’hanno causato. Chiamati dall’unico Padre di tutti a vivere in pace
tra loro, gli uomini si sono macchiati del sangue dei fratelli, sparso
lungo tutta la loro storia. Il progresso e le trasformazioni sociali
non migliorano il cuore umano. Anche la globalizzazione, ad esempio,
“ci rende vicini ma non fratelli”. In essa convivono ingiustizie,
sperequazioni, sfruttamento, individualismo, egocentrismo e consumismo,
conflittualità tanto da dover sentire ancor oggi attuale la domanda di
Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?” (Gn 4,9). Tale domanda non trova
risposta se non nel cuore di chi crede e, considerato Dio come Padre di
tutti, si fa discepolo di Cristo che ha abbattuto ogni muro di
separazione tra gli uomini attraverso la sua croce, definita “il luogo
definitivo di fondazione della fraternità che gli uomini non sono in
grado di generare da soli”...
Scegliere la fraternità fonda e genera la pace
Farà
sobbalzare più di un grande della Terra e gli ideologi del
turbocapitalismo il primo messaggio di papa Francesco per la Giornata
mondiale della pace. E forse sarà altrettanto urticante come lo fu
quarantasette anni fa la storica Populorum progressio di Paolo VI, che
all’epoca alcuni commentatori etichettarono come «enciclica comunista»
o irrisero come «Populorum progressio, Ecclesiae regressio».
Uno
dei documenti manifestamente più “politici” della Chiesa, istituiti
proprio da papa Montini nel 1967 per consegnare alle nazioni e ai
popoli all’inizio di ogni nuovo anno una riflessione sui temi della
pace, con papa Francesco rigenera un incredibile senso di continuità
del magistero ma anche di come sono andate le cose nel mondo. Due papi,
con storia, linguaggio e temperamento così diversi, a distanza di quasi
cinquant’anni, ci richiamano sullo stesso tema: perché essere fratelli?
Perché è necessario riscoprire la fraternità?...
La fraternità di Francesco non è buonismo
È
una sfida di sguardi, di pelle. Soprattutto, di cuore. È un cammino che
inizia con l’alba dell’uomo e si inerpica sulle vette più alte, si
immerge nelle oscurità più profonde di ciascuno di noi. La meta si
chiama pace, il mezzo, lo stile per raggiungerla è sentirsi o, meglio,
capire di essere figli dello stesso Padre. Nel Messaggio per la
Giornata mondiale del 1° gennaio 2014, Papa Francesco lo scrive con
chiarezza: senza fraternità diventa impossibile costruire una società
giusta. E solo «quel farsi prossimo che si prende cura dell’altro»
rende realizzabile una «pace solida e duratura».
Un
impegno non da poco, anzi un vero e proprio invito rivoluzionario. Si
tratta di imparare a ragionare al plurale, partendo dalle piccole cose,
dai rapporti domestici, dai problemi di famiglia. Significa combattere
la «globalizzazione dell’indifferenza» che ci fa tirare dritto di
fronte alla sofferenza altrui, con l’apertura, con la vicinanza e con
quella condivisione, che si radica nel riferimento a un Padre comune,
trascendente. Perché ci sono ancora troppe realtà in cui i diritti
umani, dalla difesa della vita alla libertà religiosa, vengono
sistematicamente violati...
Il bene indivisibile
Vedi anche il nostro post precedente:
MESSAGGIO
DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLVII GIORNATA
MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2014 FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA
PACE
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Angelus/Regina Cæli - Angelus, 15 dicembre 2013
Udienza - 18 dicembre 2013
Discorso - Alla Comunità "Domenico Tardini" di Villa Nazareth (15 dicembre 2013)
Discorso - Ai
funzionari del Cerimoniale Diplomatico della Repubblica Italiana e ai
funzionari dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede (20 dicembre
2013)
Discorso - Ai ragazzi dell'Azione Cattolica Italiana (20 dicembre 2013)
Esortazione Apostolica - Evangelii Gaudium : Esortazione Apostolica sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013)
Messaggio - XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 1° GENNAIO 2014 - FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA PER LA PACE
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14/12/2013:
16/12/2013:
17/12/2013:
19/12/2013:
20/12/2013:
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)
A pochi metri dal cuore di Papa Francesco. È lì che vive – con la
discrezione di chi fa il bene con una mano senza che l’altra lo sappia
– il Dispensario Santa Marta. A un respiro da Casa S. Marta, dozzine di
volontari – dai medici alle persone di buona volontà – danno ogni
giorno aiuto a dozzine di mamme e bambini. Da un check sanitario a un
pacco di pannolini, dal sostegno psicologico a una carrozzina, un
giocattolo, un pacco di pasta, da oltre 90 anni la solidarietà vive
senza rumore e con le porte aperte tra le stanze che volle Pio XI nel
1922 e che Papa Francesco ha visitato prima di raggiungere l’Aula Paolo
VI e ricevere dal “popolo” del Dispensario, circa 800 persone, una
calorosissima accoglienza. Meglio ancora, una vera e propria festa a
sorpresa, perché di questo si è trattato, a tre giorni dal 77.mo
compleanno di Papa Francesco. Poco dopo il suo arrivo, un gruppo di 9
bambini armato di cubi recanti varie scritte li ha posizionati ad arte
su un carrello che, voltato, ha mostrato un ritratto del Papa con sotto
la scritta “Auguri”. Quindi, un altro gruppo di 19 bambini, ciascuno
con una maglietta bianca e una grande lettera gialla stampata sopra, ha
composto la scritta “Auguri Papa Francesco”, mentre la tradizionale
canzoncina “Tanti auguri” in sottofondo accompagnava l’entrata in scena
di una torta con le candeline, forse un assoluto inedito in un contesto
simile. Molto divertito dal tutto, Papa Francesco si è alzato, ha
spento le candeline, ha ricevuto il dono di un pullover e ha
ringraziato con queste parole:
“Vi
ringrazio per questa visita! Ringrazio per l’amore che voi avete, la
gioia di questi bambini, i doni, la torta… Che era bellissima! Dopo vi
dirò se è buona o no, eh! Grazie tante! Che il Signore vi benedica!”.
Un
saluto breve perché molto più a lungo Papa Francesco ha preferito dare
spazio a ciò che preferisce, il contatto diretto, affettuoso, con chi
lo circonda. In questo caso, con chi – vivendo molto spesso in gravi
difficoltà – ha voluto stringersi a lui per avere il conforto del suo
calore paterno, come ha voluto sottolineare Elisabetta, una mamma
peruviana che dal Dispensario ha ricevuto aiuto per il suo bambino:
“Che
cosa dire del tuo sorriso? E’ così sorprendente che arriva al cuore di
tutti, donandoci tantissima pace. Sappiamo quanto amore hai verso i
bambini, specie verso quelli che hanno più bisogno. Al Dispensario ci
sentiamo particolarmente privilegiati perché sappiamo di essere nel tuo
cuore e nella tua mente. E siamo contenti perché, ogni giorno, ci aiuti
ad incontrare Gesù. Caro Papa Francesco, questi nostri bambini ricevono
oggi il più bel regalo di Natale che potessero immaginare: il tuo
sorriso, una tua carezza, un tuo abbraccio”. ...
GUARDA IL SERVIZIO
video
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Mancano ormai pochi minuti
all’inizio della maratona eucaristica, una preghiera di fronte a Gesù,
per dire al Signore: Grazie per Papa Francesco: custodiscilo,
proteggilo e benedicilo! I giovani sono con il Papa. Quale miglior
regalo di compleanno si può offrire a papa Francesco di 24 ore di
adorazione davanti al Santissimo Sacramento? Per questo, dalle 23.59 di
questa sera 16 dicembre fino alle 24.00 del 17, presso la chiesa di San
Lorenzo in Piscibus del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo
(Via Padre Pancrazio Pfeiffer, 24, Roma), i giovani si impegneranno in
una 24 ore di adorazione, con due celebrazioni eucaristiche alle 6.00
di domani mattina e – sempre domani nel pomeriggio, alle 18.00.
Il video realizzato ieri dal Centro Televisivo Vaticano per fare gli auguri a Papa Francesco
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Piazza San Pietro
15 dicembre 2013
Grazie!
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi
è la terza domenica di Avvento, detta anche domenica Gaudete, cioè
domenica della gioia. Nella liturgia risuona più volte l’invito a
gioire, a rallegrarsi, perché? Perché il Signore è vicino. Il Natale è
vicino. Il messaggio cristiano si chiama “evangelo”, cioè “buona
notizia”, un annuncio di gioia per tutto il popolo; la Chiesa non è un
rifugio per gente triste, la Chiesa è la casa della gioia! E coloro che
sono tristi trovano in essa la gioia, trovano in essa la vera gioia!
Ma
quella del Vangelo non è una gioia qualsiasi. Trova la sua ragione nel
sapersi accolti e amati da Dio. Come ci ricorda oggi il profeta Isaia
(cfr 35,1-6a.8a.10), Dio è colui che viene a salvarci, e presta
soccorso specialmente agli smarriti di cuore. La sua venuta in mezzo a
noi irrobustisce, rende saldi, dona coraggio, fa esultare e fiorire il
deserto e la steppa, cioè la nostra vita quando diventa arida. E quando
diventa arida la nostra vita? Quando è senza l’acqua della Parola di
Dio e del suo Spirito d’amore. Per quanto siano grandi i nostri limiti
e i nostri smarrimenti, non ci è consentito essere fiacchi e vacillanti
di fronte alle difficoltà e alle nostre stesse debolezze. Al contrario,
siamo invitati ad irrobustire le mani, a rendere salde le ginocchia, ad
avere coraggio e non temere, perché il nostro Dio ci mostra sempre la
grandezza della sua misericordia. Lui ci dà la forza per andare avanti.
Lui è sempre con noi per aiutarci ad andare avanti. E’ un Dio che ci
vuole tanto bene, ci ama e per questo è con noi, per aiutarci, per
irrobustirci e andare avanti. Coraggio! Sempre avanti!...
...
testo integrale dell'Angelus
video
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Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 dicembre 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno,
questo
nostro incontro si svolge nel clima spirituale dell’Avvento, reso ancor
più intenso dalla Novena del Santo Natale, che stiamo vivendo in questi
giorni e che ci conduce alle feste natalizie. Perciò oggi vorrei
riflettere con voi sul Natale di Gesù, festa della fiducia e della
speranza, che supera l’incertezza e il pessimismo. E la ragione della
nostra speranza è questa: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi! Ma
pensate bene a questo: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi. E'
generoso questo Dio Padre! Egli viene ad abitare con gli uomini,
sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi
trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia o nel
dolore. Pertanto, la terra non è più soltanto una “valle di lacrime”,
ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda, è il luogo
dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli
uomini...
Affidiamoci
alla materna intercessione di Maria, Madre di Gesù e nostra, perché ci
aiuti in questo Santo Natale, ormai vicino, a riconoscere nel volto del
nostro prossimo, specialmente delle persone più deboli ed emarginate,
l’immagine del Figlio di Dio fatto uomo.
il testo integrale dell'Udienza Generale
video della catechesi
Ultima
udienza generale in piazza San Pietro prima di Natale per Papa
Francesco. Jorge Mario Bergoglio ha iniziato il giro di saluti dei
fedeli, a bordo della jeep coperta e con indosso una sciarpa bianca per
il freddo. Diversi fedeli gli hanno urlato “tanti auguri” per il
77esimo compleanno che il Papa ha festeggiato ieri andando
a colazione con quattro clochard.
Come
ogni settimana, il Papa ha baciato molti bambini che i gendarmi e le
guardie svizzere gli porgevano ed ha afferrato al volo sciarpe e
lettere che i fedeli gli lanciavano. Per due volte, quando ha visto un
gruppo di adolescenti che lo salutavano in modo particolarmente
caloroso, però, il Papa ha fatto fermare la vettura ed è sceso per
andare a salutarli.
Bergoglio ha anche bevuto il mate che gli hanno offerto alcuni seminaristi sudamericani.
Durante
il tragitto di Papa Francesco in piazza San Pietro, anche una colomba
bianca ha “approfittato” del passaggio della jeep papale, posandosi sul
tetto trasparente. Bergoglio l’ha osservata e ha sorriso. Bergoglio ha
poi osservato un quadro raffigurante una Madonna, e ha salutato una
mamma con un neonato infagottato di azzurro.
La
donna lo avrebbe indicato e ha stretto la mano al Pontefice, dicendo di
aver messo il suo nome al figlio. Il Papa si è anche misurato un
cappello, un basco, datogli da un altro fedele...
Alla
fine dell’Udienza Papa Francesco ha rivolto anche un saluto ai
calciatori del San Lorenzo Almagro (la sua squadra del cuore) che hanno
vinto il torneo Inicial. Bergoglio li ha ringraziati per aver portato
la Coppa a Roma per mostrargliela. (fonte: QN)
video integrale
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
16 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
la profezia è vita nella Chiesa
Quando
manca la profezia nella Chiesa, manca la vita stessa di Dio e ha il
sopravvento il clericalismo: è quanto ha affermato Papa Francesco
stamani nella Messa presieduta a Santa Marta nel terzo lunedì d’Avvento.
Il
profeta – ha affermato il Papa commentando le letture del giorno – è
colui che ascolta le parole di Dio, sa vedere il momento e proiettarsi
sul futuro. “Ha dentro di sé questi tre momenti”: il passato, il
presente e il futuro:
“Il
passato: il profeta è cosciente della promessa e ha nel suo cuore la
promessa di Dio, l’ha viva, la ricorda, la ripete. Poi guarda il
presente, guarda il suo popolo e sente la forza dello Spirito per
dirgli una parola che lo aiuti ad alzarsi, a continuare il cammino
verso il futuro. Il
profeta è un uomo di tre tempi: promessa del passato; contemplazione
del presente; coraggio per indicare il cammino verso il futuro. E
il Signore sempre ha custodito il suo popolo, con i profeti, nei
momenti difficili, nei momenti nei quali il Popolo era scoraggiato o
era distrutto, quando il Tempio non c’era, quando Gerusalemme era sotto
il potere dei nemici, quando il popolo si domandava dentro di sé: ‘Ma
Signore tu ci ha promesso questo! E adesso cosa succede?’”.
... “La
nostra preghiera in questi giorni, nei quali ci prepariamo al Natale
del Signore, sia: ‘Signore, che non manchino i profeti nel tuo
popolo!’. Tutti noi battezzati siamo profeti. ‘Signore, che non
dimentichiamo la tua promessa! Che non ci stanchiamo di andare avanti!
Che non ci chiudiamo nelle legalità che chiudono le porte! Signore,
libera il tuo popolo dalla spirito del clericalismo e aiutalo con lo
spirito di profezia’”.
Papa Francesco: quando nella Chiesa manca la profezia, c'è il clericalismo
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
17 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
lasciamo al Signore di scrivere la storia
Questa mattina, nel giorno del
suo compleanno, il Santo Padre ha voluto che alla Messa mattutina nella
Casa Santa Marta fosse presente il personale della stessa Casa, in modo
da vivere la celebrazione in un clima particolarmente familiare.
Il Vangelo odierno della
genealogia, ricco dei nomi degli antenati di Gesù, ha dato occasione al
Papa per ricordare affettuosamente nel corso dell’omelia anche i nomi
di alcuni dei dipendenti presenti. Ha concelebrato con il Papa il
decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Angelo Sodano, in
rappresentanza del Collegio. Dopo la Messa, come di abitudine, il Papa
ha salutato tutti personalmente. Il segretario di Stato, mons. Pietro
Parolin ha fatto gli auguri al Papa anche a nome dei suoi collaboratori
nella Segreteria di Stato.
Agli auguri si è unito
l’elemosiniere, mons. Konrad Krajewski, che ha presentato al Papa tre
persone senza fissa dimora che soggiornano nel quartiere vicino al
Vaticano. I presenti, con il direttore della Casa Santa Marta, hanno
accompagnato gli auguri al Papa con un canto. Poi, tutti hanno
partecipato alla colazione nel refettorio della Domus.
Dio mai ci lascia soli, ma
sempre cammina con noi. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo
odierno, incentrato sulla genealogia di Gesù, per soffermarsi sulla
presenza del Signore nella nostra vita:
“Qualcuno una volta ho
sentito che diceva: ‘Ma questo brano del Vangelo sembra l’elenco
telefonico!’ E no, è tutt’altra cosa: questo brano del Vangelo è pura
storia e ha un argomento importante. E’ pura storia, perché Dio, come
diceva San Leone Papa, Dio ha inviato il suo Figlio. E Gesù è
consustanziale al Padre, Dio, ma anche consustanziale alla Madre, una
donna. E questa è quella consustanzialità della Madre. Dio si è fatto
storia. Dio ha voluto farsi storia. E’ con noi. Ha fatto il cammino con
noi”.
Dopo il primo peccato nel
Paradiso, ha sottolineato il Papa, “Lui ha avuto questa idea: fare il
cammino con noi”. Ha chiamato Abramo, “il primo nominato in questa
lista” e “lo ha invitato a camminare”. E Abramo “ha incominciato quel
cammino”. E poi Isacco, Giacobbe, Giuda. “E così va questo cammino
nella storia”. Dio, ha affermato il Papa, “cammina con il suo popolo.
Dio non ha voluto venire a salvarci senza storia. Lui ha voluto fare
storia con noi”. Una storia, ha rilevato, “che va dalla santità al
peccato. In questo elenco ci sono santi”, “ma in questo elenco ci sono
anche i peccatori”.
“I peccatori di alto
livello, che hanno fatto peccati grossi. E Dio ha fatto storia con
loro. Peccatori, che non hanno risposto a tutto quello che Dio pensava
per loro. Pensiamo a Salomone, tanto grande, tanto intelligente, e
finì, poveraccio, lì, che non sapeva come si chiamava! Ma Dio era con
lui. E questo è il bello, no? Dio è consustanziale a noi. Fa storia con
noi. Di più: quando Dio vuol dire chi è, dice ‘Io sono il Dio di
Abramo, di Isacco e Giacobbe’. Ma qual è il cognome di Dio? Siamo noi,
ognuno di noi. Lui prende da noi il nome per farlo il suo cognome. ‘Io
sono il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Pedro, di Marietta,
di Armony, di Marisa, di Simone, di tutti!’ Da noi prende il cognome. Il cognome di Dio è ognuno di noi”...
La Messa mattutina con il personale di "Santa Marta", gli auguri al Papa di tre senza fissa dimora e dei suoi collaboratori
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
19 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“L’umiltà è necessaria per la fecondità”
“L’umiltà
è necessaria per la fecondità”. E’ quanto sottolineato da Papa
Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha
affermato che l’intervento di Dio vince la sterilità della nostra vita
e la rende feconda. Quindi, ha messo in guardia dall’atteggiamento di
superbia che ci rende sterili.
“L’umiltà
è necessaria per la fecondità”. E’ quanto sottolineato da Papa
Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha
affermato che l’intervento di Dio vince la sterilità della nostra vita
e la rende feconda. Quindi, ha messo in guardia dall’atteggiamento di
superbia che ci rende sterili... E
questa, ha soggiunto, può essere proprio la preghiera di questi giorni,
prima del Natale. “Pensiamo – ha poi osservato - a come i superbi,
quelli che credono che possono fare tutto da sé, sono colpiti”. Il Papa
ha rivolto il pensiero a Micol, figlia di Saul. Una donna, ha
rammentato, “che non era sterile, ma era superba, e non capiva cosa
fosse lodare Dio”, anzi “rideva della lode”. Ed “è stata punita con la
sterilità”: “L’umiltà è
necessaria per la fecondità. Quante persone credono di essere giuste,
come quella, e alla fine sono poveracce. L’umiltà di dire al Signore:
‘Signore, sono sterile, sono un deserto’ e ripetere in questi giorni
quelle belle antifone che la Chiesa ci fa pregare: ‘O figlio di David,
o Adonai, o Sapienza – oggi – o radice di Jesse, o Emmanuel, vieni a
darci vita, vieni a salvarci, perché Tu solo puoi, io solo non posso!’
E con questa umiltà, l’umiltà del deserto, l’umiltà di anima sterile,
ricevere la grazia, la grazia di fiorire, di dare frutto e di dare
vita”. Papa Francesco: l'umiltà ci rende fecondi, la superbia sterili
video
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S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
20 dicembre 2013
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“il silenzio forza dello Spirito”
Solo
il silenzio custodisce il mistero del cammino che l'uomo compie con
Dio. Lo ha affermato Papa Francesco nell'omelia della Messa presieduta
questa mattina in Casa Santa Marta. Il Signore, ha aggiunto il Papa, ci
dia "la grazia di amare il silenzio", che ha bisogno di essere
"custodito" lontano da ogni "pubblicità".
Nella
storia della salvezza, non il clamore né la platealità, ma l’ombra e il
silenzio sono i “luoghi” in cui Dio ha scelto di manifestarsi all’uomo.
Confini evanescenti da cui il suo mistero ha preso di volta in volta
una forma visibile, ha preso carne. A suggerire la riflessione di Papa
Francesco sono gli istanti dell’Annunciazione, proposta dal Vangelo di
oggi, in particolare il passo in cui l’Angelo dice a Maria che la
potenza dell’Altissimo la “coprirà con la sua ombra”. Come, in fondo,
quasi della stessa sostanza dell’ombra era fatta anche la nube con la
quale, ricorda il Papa, Dio aveva protetto gli ebrei nel deserto: “Il
Signore sempre ha avuto cura del mistero e ha coperto il mistero. Non
ha fatto pubblicità del mistero. Un mistero che fa pubblicità di sé non
è cristiano, non è il mistero di Dio: è una finta di mistero! E questo
è quello che è accaduto alla Madonna qui, quando riceve suo Figlio: il
mistero della sua maternità verginale è coperto. E’ coperto tutta la
vita! E Lei lo sapeva. Quest’ombra di Dio, nella nostra vita, ci aiuta
a scoprire il nostro mistero: il nostro mistero dell’incontro col
Signore, il nostro mistero del cammino della vita col Signore”. ... La
Madre di Gesù è stata la perfetta icona del silenzio. Dall’annuncio
della sua eccezionale maternità al Calvario. Penso, osserva Papa
Francesco, a “quante volte ha taciuto e quante volte non ha detto
quello che sentiva per custodire il mistero del rapporto con suo
Figlio”, fino al silenzio più crudo, “ai piedi della Croce”: “Il
Vangelo non ci dice nulla: se ha detto una parola o no… Era silenziosa,
ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! ‘Tu, quel giorno
- questo è quello che abbiamo letto - mi hai detto che sarà grande; tu
mi ha detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che
avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!’. La Madonna era umana!
E forse aveva la voglia di dire: ‘Bugie! Sono stata ingannata!’:
Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel
momento. Ma Lei, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e
con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e
fiorire nella speranza”. “Il
silenzio è quello che custodisce il mistero”, per cui il mistero “del
nostro rapporto con Dio, del nostro cammino, della nostra salvezza –
ripete Papa Francesco – non può essere messo all’aria, pubblicizzato".
Che il Signore "ci dia a tutti la grazia di amare il silenzio, di cercarlo e avere un cuore custodito dalla nube del silenzio”.
Il Papa: il mistero del nostro incontro con Dio si comprende in un silenzio che non cerca pubblicità
video
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Intervista
di Andrea Tornielli con papa Francesco su Natale, fame nel mondo,
sofferenza dei bambini, riforma della Curia, donne cardinale, Ior e
prossimo viaggio in Terra Santa
Il
Natale per me è speranza e tenerezza...». Francesco racconta a «La
Stampa» il suo primo Natale da vescovo di Roma. Casa Santa Marta,
martedì 10 dicembre, ore 12.50. Il Papa ci accoglie in una sala accanto
al refettorio.
L'incontro
durerà un'ora e mezza. Per due volte, durante il colloquio, dal volto
di Francesco sparisce la serenità che tutto il mondo ha imparato a
conoscere, quando accenna alla sofferenza innocente dei bambini e parla
della tragedia della fame nel mondo. Nell'intervista il Papa parla
anche dei rapporti con le altre confessioni cristiane e
dell'«ecumenismo del sangue» che le unisce nella persecuzione, accenna
alle questioni del matrimonio e della famiglia che saranno trattate dal
prossimo Sinodo, risponde a chi lo ha criticato dagli Usa definendolo
«un marxista» e parla del rapporto tra Chiesa e politica.
Che cosa significa per lei il Natale?
«È
l'incontro con Gesù. Dio ha sempre cercato il suo popolo, lo ha
condotto, lo ha custodito, ha promesso di essergli sempre vicino. Nel
Libro del Deuteronomio leggiamo che Dio cammina con noi, ci conduce per
mano come un papà fa con il figlio. Questo è bello. Il Natale è
l'incontro di Dio con il suo popolo. Ed è anche una consolazione, un
mistero di consolazione. Tante volte, dopo la messa di mezzanotte, ho
passato qualche ora solo, in cappella, prima di celebrare la messa
dell'aurora. Con questo sentimento di profonda consolazione e pace.
Ricordo una volta qui a Roma, credo fosse il Natale del 1974, una notte
di preghiera dopo la messa nella residenza del Centro Astalli. Per me
il Natale è sempre stato questo: contemplare la visita di Dio al suo
popolo».
Che cosa dice il Natale all'uomo di oggi?
«Ci
parla della tenerezza e della speranza. Dio incontrandoci ci dice due
cose. La prima è: abbiate speranza. Dio apre sempre le porte, mai le
chiude. È il papà che ci apre le porte. Secondo: non abbiate paura
della tenerezza. Quando i cristiani si dimenticano della speranza e
della tenerezza, diventano una Chiesa fredda, che non sa dove andare e
si imbriglia nelle ideologie, negli atteggiamenti mondani. Mentre la
semplicità di Dio ti dice: vai avanti, io sono un Padre che ti
accarezza. Ho paura quando i cristiani perdono la speranza e la
capacità di abbracciare e accarezzare. Forse per questo, guardando al
futuro, parlo spesso dei bambini e degli anziani, cioè dei più
indifesi. Nella mia vita di prete, andando in parrocchia, ho sempre
cercato di trasmettere questa tenerezza soprattutto ai bambini e agli
anziani. Mi fa bene, e mi fa pensare alla tenerezza che Dio ha per
noi».
...
"Mai avere paura della tenerezza"
Andrea Tornielli e Mario Calabresi raccontano la nascita dell’intervista a Papa Francesco.
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LA RETE ITALIANA CONSEGNA A PAPA FRANCESCO IL PREMIO COME “PERSONAGGIO DELL’ANNO”
Papa Francesco ha ritirato il premio come “Personaggio dell’anno” che
gli è stato assegnato dai frequentatori della rete italiana.
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Papa
Francesco continua a lanciare messaggi inequivocabili sulla Chiesa che
immagina intorno a sé. Il 17 dicembre, giorno del suo compleanno, ha
invitato alla messa mattutina a Santa Marta e poi alla colazione che ne
è seguita, tre clochard, uno dei quali accompagnato dal cane che
condivide la sua esistenza randagia nel quartiere vicino a piazza San
Pietro. Alla celebrazione della messa il Papa ha voluto partecipasse
anche il personale della Domus Santa Marta per ricreare un clima quanto
più possibile familiare. Bergoglio continua a vivere nella Domus mentre
l’enorme appartamento papale nel Palazzo Apostolico rimane vuoto, a
parte i fugaci passaggi dell’Angelus domenicale . A poca distanza dalla
sua dimora, dentro le Mura Leonine, alti prelati e potenti laici della
gerarchia vaticana, invece di seguire il suo buon esempio continuano
però a comportarsi come prima, peggio di prima...
Marco Lillo: Bertone, Giani e la casta del superlusso in Vaticano (pdf)
C’è
una «casta del superlusso» tra le Mura leonine. Prelati e
gerarchie del Vaticano, anche laiche, ai quali gli appelli
di Papa Francesco ad abbandonare la ricchezza sembrano
importare poco.
Alberto Sofia: La «Casta vaticana» che resiste a Papa Francesco
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AVVISI:
1)
La
newsletter è settimanale;
2) Il
servizio di "Lectio" a cura di fr. Egidio Palumbo alla pagina:
http://digilander.libero.it/tempo_perso_2/la_lectio_del_Vangelo_della_domenica.htm
3)
Il servizio omelia di P.
Gregorio on-line (mp3) alla pagina
http://digilander.libero.it/tempodipace/l_omelia_di_p_Gregorio.htm
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