"Tempo Perso - Alla ricerca di senso nel quotidiano"
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NEWSLETTER n°52 del 2013
Aggiornamento della settimana -
dal 21 al 27 dicembre 2013 -
Prossima NEWSLETTER prevista per il 3 gennaio 2014 |
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N. B. La Lectio è temporaneamente sospesa
(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)Miracolo
natalizio. Ciò che non è stato possibile per mesi, è diventato
possibile nel giro di ventiquattr’ore. Tutte le persone trattenute nel
centro di prima accoglienza di Lampedusa, salvo, assurdamente, i
diciassette sopravvissuti al naufragio di ottobre, sono state
trasferite in altri centri sulla terra ferma.
Non
erano bastate le foto dei materassi gettati per terra, i resoconti
giornalistici di povera gente, inclusi molti sopravvissuti del
naufragio di ottobre, ammassata in condizioni disumane. La commozione
dei politici nel giorno dei funerali era servita solo per consentire
loro un’ennesima passerella sui telegiornali. Poi l’attenzione dei
politici e dei responsabili si è spostata altrove.
Forse
non sarebbe bastato neppure il video delle docce antiscabbia a chiudere
una struttura che dovrebbe funzionare solo come tappa di transito
veloce. ...
Perché
l’indignazione, questa volta, avesse un seguito pratico per i profughi
c’è voluto il gesto di un politico che ha preso sul serio il proprio
mandato, che non ha sofferto di amnesia, soprattutto che non si è
limitato a una visita rituale di solidarietà, e neppure a denunciare,
ma è andato a condividere l’intollerabile. Onore quindi a Khalid
Chaouki, “nuovo cittadino” che ha preso sul serio la responsabilità di
difendere le condizioni di civiltà che il nostro paese dovrebbe
garantire a tutti...
I diritti ignorati dei migranti di Chiara Saraceno La
scelta del deputato Khalid Chaouki, responsabile Nuovi Italiani del Pd,
che si autoreclude nel Centro di accoglienza di Lampedusa con i 219
migranti lì trattenuti in violazione della legge e in condizioni
disumane, è un gesto inedito di condivisione. Un gesto davvero
onorevole perché nobilita la funzione del parlamentare, chiamato a
farsi prossimo di una sofferenza che ha generato scalpore ma che finora
non ha rotto il muro d’indifferenza delle istituzioni.
Chaouki
è un giovane cittadino italiano nato in Marocco di fede musulmana, da
tempo impegnato nel dialogo contro ogni forma di integralismo. Non
stupisce che incontrando i superstiti del naufragio del 3 ottobre
scorso ancora detenuti a Lampedusa, e gli altri migranti in sciopero
della fame contro il trattamento umiliante che loro stessi hanno
filmato, sia scattato in lui un impulso d’immedesimazione. Non lo aveva
programmato, aveva in tasca il biglietto aereo di ritorno a Roma.
Proverà cosa vuol dire dormire al freddo e nella sporcizia di quella
struttura diroccata che in troppi visitano per poi voltarle le spalle.
Il
suo esempio testimonia quant’è importante che sia approdata in
Parlamento l’esperienza di vita dei nuovi italiani, ormai una
percentuale significativa della nostra popolazione. Ma sarebbe miope
relegare la sistematica violazione dei diritti umani dei migranti a
questione marginale, riguardante solo una sia pur cospicua minoranza.
La negligenza delle strutture amministrative coordinate dal ministero
degli Interni nel tutelare profughi e richiedenti asilo, così come la
prolungata reclusione nei Centri di Identificazione e Espulsione di
cittadini stranieri privi di documenti in regola, configura un degrado
di civiltà cui sarebbe pericoloso assuefarsi. Deturpa la natura
democratica dello Stato e quindi incrina i pilastri della nostra
convivenza civile...
Il nuovo italiano Chaouki e la politica che si fa onorevole di Gad Lerner Cinque
euro le somale, dieci le eritree, tredici le nigeriane. Il tariffario
della prostituzione gira di bocca in bocca al centro richiedenti asilo,
al bar, in mensa, negli uffici. Insieme alla “classifica” delle
ragazze, giovani, giovanissime, molte anche minorenni.
«Lo
sanno tutti, compresi i mediatori culturali e la direzione, si girano
dall’altra parte e fanno finta di non vedere. Qui dentro c’è un giro di
prostituzione spaventoso e gli operatori del Cara sono i primi a
“beneficiarne” in tutti i sensi. Dentro e fuori, perché oltre che nelle
stanze del villaggio, poi molte ragazze le vediamo ferme in attesa di
clienti in strada, sulla Catania-Gela, a poche centinaia di metri dal
centro. È davvero una vergogna che queste ragazze vengano sfruttate,
umiliate per pochi spicciolie nessuno faccia niente».
Chi
parla è uno degli operatori della Comunità di Sant’Egidio che al Cara
di Mineo (4000 ospiti gestiti dal Consorzio calatino Terre di
Accoglienza) lavora ormai da tempo, che con quelle ragazze (anche loro
come tutti gli altri costrette a rimanere al centro per mesi e mesi in
attesa dell’esito dell’istruttoria sulla richiesta di asilo) cerca di
costruire un percorso di integrazione...
LA VERGOGNA AL CARA DI MINEO: “COSTRETTE A PROSTITUIRSI PER CINQUE EURO” di Alessandra Ziniti Non c’è
l’inferno qui dentro. «Il nostro problema è uno solo. È la libertà.
Abbiamo scritto la lettera a papa Francesco, che è il santo della
povera gente, dei disgraziati come noi, per ringraziarlo e per
chiedergli di venirci a vedere». Chiedono «un’opportunità», aggiunge il
direttore del Centro per la cooperativa Auxilium (che la gestisce),
Vincenzo Lutrelli. Una decina di loro quattro giorni fa si era cucito
la bocca e aveva portato fuori i materassi per restare all’aperto. Poi,
«in segno di rispetto del Natale», hanno sospeso la protesta. Ieri sera
sono usciti nuovamente, in un cortile interno illuminato da poche luci
e chiuso da sbarre alte. Siamo dentro con loro, «non abbiamo fatto e
non faremo nulla di sbagliato, protestiamo con civiltà», giurano.
Nel freddo. Sotto la pioggia... L’Italia li ha aiutati, ha aperto loro le porte «e noi vi ringraziamo. Ma non abbiamo più dignità... Ponte Galeria: «Noi prigionieri della burocrazia» di Pino Ciociola Vedi anche il nostro precedente post:
Agghiaccianti immagini dal centro di prima accoglienza di Lampedusa
-------------------------------------------- Il deputato del Pd si è
barricato ieri nel centro di accoglienza dell'isola per protestare
contro il mancato trasferimento dei superstiti del naufragio di ottobre
e dell'autore del video che ha fatto finire la struttura nella bufera.
"E' una situazione assurda alla quale va posto rimedio". La società di
gestione: "Non risulta che ci sia stato revocato l'incarico"
REPUBBLICA: Lampedusa, prima notte al Cpa per Chaouki: "Quanta disperazione tra gli immigrati" ---------------------------------------------------------------SEGNALATO IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"".. il Natale di Baghdad è coperto di
sangue: la bomba contro la chiesa, un'altra bomba in un mercato. Sono
ormai 8 mila i civili uccisi in Iraq nel 2013 dalla violenza politica e
settaria. E i cristiani, che erano un milione e mezzo nel Paese prima
della cacciata di Saddam Hussein nel 2003, sono ora ridotti a un terzo.
... I morti del giorno di Natale a Baghdad sono, anche, vittime della
nostra miopia, dei nostri luoghi comuni, della nostra banalità."
Bagdad, la "nostra" strage di Natale ---------------------------------------------------------------
NELLA SOBRIETÀ IL FUTURO DELLA TERRA
HOREB n. 66 - 3/2013TRACCE
DI SPIRITUALITA'
A CURA DEI CARMELITANI
I
tifoni sempre più violenti che si ripetono in modo più frequente in
varie parti di questo nostro mondo, provocando morte e distruzione di
intere città ci lasciano sbigottiti e ci fanno dire che il clima è
impazzito.
Sì il clima è impazzito, ma la responsabilità di questo stravolgimento è legata al delirio dell’uomo che, dimenticando la sua vocazione di essere custode del creato, pensa di esserne il padrone e, coltivando un atteggiamento feroce nei riguardi del pianeta terra, provoca, con le proprie scelte consumistiche, inquinamento, desertificazione e morte. Scienziati accreditati ci ricordano che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è al limite di guardia. Le emissioni di gas serra continuano a crescere del 2-3% l’anno a causa della deforestazione e dei combustibili fossili: petrolio, carbone e metano. Ci attende una tragedia con conseguenze devastanti: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, tempeste. L’inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, quindi, è la conseguenza di un rapporto scorretto tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto innaturale tra natura ed esistenza, un rapporto violento tra creature volute e pensate da Dio per vivere in pace. La natura è oggi, in più maniere, violentata. Il fenomeno è preoccupante per la sua ampiezza a scala mondiale, per la vastità a vari livelli, e perché è avanzante con l’avanzare della logica del profitto. L’uomo di oggi, allora, consapevole di questo dato di fatto, è chiamato a svegliarsi dal torpore, e, rinunciando a un tenore di vita che si è dimostrato essere incompatibile con le leggi dell’equilibrio uomo-natura, è invitato a scegliere uno stile di vita sobrio. Questa presa di coscienza non è più rimandabile né da delegare ad altri, ma si impone come atto di responsabilità per rendere vivibile il nostro pianeta e per avviare, sul piano strutturale, la costruzione di un sistema che crei le condizioni per una piena umanizzazione di tutte le relazioni. È questo l’orizzonte che anima la nostra riflessione.
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CONVENTO DEL CARMINE
98051 BARCELLONA P.G. (ME)
E-mail: horeb.tracce@alice.it
SEGNALATI IN FACEBOOK NELLA NOSTRA PAGINA SOCIALE "QUELLI DELLA VIA"In ogni incontro... Maria, non c'è posto... Dio si è fatto uomo... Ci disponiamo allora... Auguro a tutti... All'inizio dell'essere cristiano... Giovanni, ovvero... Che dal bracere del Natale... L'inventore dei miliardi di galassie... Ti benediciamo Signore... Lasciamoci commuovere... Con il Natale... E' Natale ogni volta che... La festa del Natale... I martiri ci hanno insegnato... E' uno stile nuovo... E' molto significativo... --------------------------------------------------------------- Veni, veni Emmanuel (video) Oh Happy Day! (video) "Quando nascette ninno" (video) SANTO STEFANO PROTOMARTIRE (video) 'Signore Gesù, accogli il mio spirito...' SAN GIOVANNI EVANGELISTA (video) --------------------------------------------------------------- (GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)RUBRICA
Un cuore che ascolta - lev shomea' "Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9) Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica di Santino Coppolino Vangelo: Mt 1,18-24 Accusare pubblicamente Maria di adulterio equivale a condannarla a morte.
Nel libro del Deuteronomio infatti così è scritto: "Se
la giovane non è stata trovata in stato di verginità allora la faranno
uscire all'ingresso della casa del padre e la gente della sua
città la lapiderà così che muoia perché ha commesso infamia in
Israele disonorandosi in casa del padre, così toglierai il male in
mezzo a te" (Dt 22,21) Giuseppe si viene a trovare ad un
terribile bivio, a dover scegliere tra la fedeltà al Dio della Legge,
che da buon israelita egli osserva e custodisce, e per tale ragione è
chiamato"Giusto - Tzaddiq", (aggettivo col quale non si
indica la sua statura morale, bensì la sua assoluta fedeltà alla
Torah) e la fedeltà al Dio dell'amore e della vita, che vuole che
i suoi figli "abbiano vita e l'abbiano in abbondanza"(Gv 10,10).
L'uomo servo della Legge o la Legge a servizio dell'uomo? ...
--------------------------------------- Riflessione di Enzo Bianchi
sul Vangelo della IV domenica d’Avvento
Anno A - 22 dicembre 2013 Matteo 1,18-24 L’ultima
domenica di Avvento preannuncia la memoria della nascita di Gesù il
Messia attraverso il suo annuncio a Giuseppe (cf. Mt 1,18-24), a Maria
(cf. Lc 1,26-38) e a Elisabetta (cf. Lc 1,39-45). Nel
vangelo secondo Matteo questo annuncio dell’angelo a Giuseppe viene
presentato come generazione, genesi, da una donna, Maria, promessa
sposa a Giuseppe. Era dunque iniziata una storia d’amore tra un giovane
e una ragazza, c’era stata una promessa reciproca che sanciva la loro
fiducia reciproca. Si sarebbero uniti in matrimonio e avrebbero accolto
come un dono di Dio i figli. Ma
in questa donna, Maria, l’amore gratuito di Dio aveva incontrato
attesa, fede, umiltà. Sì, questa donna per grazia, e solo perché
riempita dalla grazia che è lo Spirito santo, poteva diventare madre di
un figlio che solo Dio ci poteva dare: questo figlio di donna era anche
suo Figlio, inviato nel mondo, Parola di Dio fatta uomo, fatta carne
(cf. Gv 1,14). Un Figlio così non poteva venire da volontà o da
capacità umana. Per
narrare questa verità inenarrabile, ecco allora il racconto relativo a
Giuseppe. Il fidanzato di Maria è sorpreso dall’inedito: Maria è
incinta senza che egli si sia unito a lei. Secondo la Legge potrebbe
denunciare Maria per tradimento della promessa nuziale (cf. Dt
22,23-24), ma è un uomo buono e allora decide di ripudiarla in segreto,
di non sposarla ma nemmeno di esporla alla pubblica vergogna e alla
condanna. E mentre
egli è immerso in questa sofferenza, in questa ricerca di giustizia e
di misericordia, Dio gli manda un messaggio, gli fornisce
l’interpretazione della gravidanza di Maria. ... 4ª Domenica di Avvento --------------------------------------- Come vivere il Natale? - Gesù, 'migrante speciale', ci invita ad essere profezia - Mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento Estratto della relazione tenuta il 21 novembre a Cefalù Noi
Cristiani siamo un po' strani, ora arriva Natale e tutti ci metteremo
davanti al presepio, alla grotta con gli occhi lucidi e dicendo ancora
per un anno che non è giusto il trattamento avuto da Gesù, da Maria e
da Giuseppe, come non fu giusto il trattamento della croce fuori dalla
città. Gesù
da bambino è stato un migrante, è andato in Egitto per sfuggire ad
Erode, è tornato nella sua terra, ha percorso la Galilea e dalla
Galilea è andato a Gerusalemme; Gesù buona parte della sua vita l'ha
passata per strada, il Vangelo ce lo mostra in cammino e a chi gli
chiede: "Senti,
dov'è che possiamo venire per trovarti?" "Le volpi hanno le loro tane e
gli uccelli il loro nido, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il
capo".
Perchè
questo migrante speciale riesce a commuoverci e a creare reazioni in
noi e non succede lo stesso con gli altri migranti come Lui? ...
Dopo
2000 anni di cristianesimo la storia non cambia, forse peggiora; il
guaio è che in questa storia oggi ci siamo noi, allora ce la potevamo
prendere con quella gente dal cuore duro, oggi ci dobbiamo guardare un
po' allo specchio e dire: "e io?"
...
video
--------------------------------------- LA FRAGILITÀ DI GESÙ di Angelo Casati
Alle
orecchie dei devoti, dei troppo devoti, può sembrare pericoloso o
addirittura dissacrante parlare di una "fragilità" di Gesù. Quasi fosse
attentato devastante alla sua divinità. Ma saremmo falsamente devoti al
mistero che abita Gesù se, allontanando sdegnosamente da lui ogni ombra
di fragilità, finissimo per cancellarne ogni ombra di vera umanità. E
dovremo forse chiamare ombra la fragilità di Gesù? O non appartiene
forse alla nostra natura l'essere fragili?
Ci
sono fragilità nella nostra natura che vanno, se pur faticosamente,
superate, ce ne sono altre che vanno semplicemente riconosciute. In
sincerità. In sincerità verso Dio e verso se stessi.
Questo
mio discutibile dire in modo rapsodico di Gesù e della sua fragilità va
per accensioni che nascono dalle pagine dei vangeli. Il mio dire non ha
dunque la pretesa delle sintesi teologiche, segue domande e
provocazioni che si rincorrono perdutamente nelle pagine e poi nel
cuore di un lettore comune del vangelo. Pensieri in attesa di altri
pensieri.
Nato
da donna, scrive Paolo. Da un grembo di donna. Fragile quel cucciolo
d'uomo, fragile il grembo, come tutti i grembi di donna. Sgusciò in un
contesto di fragilità, una lampada fioca in mano a Giuseppe, forse
l'altra mano - sto immaginando - a stringere tenera quella di Maria, a
darle spinta di forza nel travaglio del parto. Fragile, inerme il
bimbo, in bisogno di fasce, di fasce e di latte, quello della madre.
Nato da donna. Donna che lo introdusse, mettendolo alla luce, nel
territorio della fragilità.
Lo introdusse così nella fragilità del corpo. Che lui accusava come tutti noi.
...
I
vangeli, a differenza di quello che avremmo fatto noi perché non
apparissero in lui ombre di "debolezza", non nascondono, non censurano,
anzi raccontano senza esitazioni di sorta i suoi turbamenti.
...
Stando
al racconto dei vangeli non potremmo certo dire che Gesù le scelte,
soprattutto quelle estreme, le abbia affrontate con animo spavaldo,
bensì pagando alla fragilità umana un caro prezzo. Scelta a caro prezzo
dentro un debito di confessata riconosciuta debolezza. Dentro un debito
di vero, non finto turbamento.
...
Ebbene
per uno come me che cerca, da povero cristiano, di spiare Gesù e la sua
vita, per lasciarsene in qualche misura contagiare, è fonte di non
povera consolazione il fatto che Gesù stesso nel suo cammino verso la
croce abbia conosciuto fragilità e turbamento. Lo confesso, me lo sarei
sentito meno vicino, meno compagno del viaggio, se non ne avesse
spartito con me il turbamento, se verso la morte fosse andato con passo
spavaldo, da eroe, il forte cui non trema il cuore.
...
Una fragilità consegnata alla preghiera, sollevata dalla fiducia in un Padre che non abbandona nel grido i suoi figli.
Ci
emoziona nella preghiera di Gesù quel perseverare, nonostante tutto, a
dare a Dio il nome di Padre, con una confidenza che ci rabbrividisce:
"Abbà!". Ci rabbrividisce, e ci insegna una immagine più autentica di
preghiera. Dentro un dilemma: pregare perché ci siano risparmiati i
passaggi faticosi, le tempeste della vita o pregare perché non veniamo
meno, perché non ci sentiamo soli e abbandonati nell'attraversamento?
Come ci fa pregare il salmo: "Anche se vado per valle oscura, non temo
alcun male, perché tu sei con me" (Sal 23,4).
Nella
fragilità, a sostegno, Gesù cercò il volto di Dio. Dobbiamo però, per
debito di verità, aggiungere che nel momento della fragilità lui cercò
anche volti di amici, senza minimamente velare questo suo bisogno
profondo di vicinanze anche umane. Mendicante di amicizie e di affetti.
...
Una fragilità la sua, come la nostra che anela ad essere riconosciuta e sollevata da chi ti ama.
...
Dono,
per chi attraversa il buio della fragilità, la luce che pulsa dal volto
di un amico, di una amica. Dono inestimabile è avere al fianco uno che
ti legga nel cuore, uno che vegli sulla tua angoscia, consapevole di
non potertela purtroppo cancellare, ma pronto a portarla con te. Gesù
sembra raccontare la improponibilità di una fede, in forza della quale
presuntuosamente si arrivi a dichiarare che basta Dio a noi stessi.
Cercò il volto del Padre, cercò il volto degli amici.
La fragilità di Gesù di Angelo Casati
--------------------------------------- Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è lungo, lo so. Molto più lungo di quanto non sia stato per i pastori. ...
Per
noi ci vuole molto di più che una mezz’ora di strada. Dobbiamo
valicare il pendio di una civiltà che, pur qualificandosi cristiana,
stenta a trovare l'antico tratturo che la congiunge alla sua
ricchissima sorgente: la capanna povera di Gesù.
Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è faticoso, lo so.
Molto più faticoso di quanto sia stato per i pastori. ...
Noi,
invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli
smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi
patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste... per andare
a trovare che? «Un bambino avvolto in fasce, che giace in una
mangiatoia».
Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è difficile, lo so.
Molto più difficile di quanto sia stato per i pastori. ...
Per
noi, disperatamente in cerca di pace, ma disorientati da sussurri e
grida che annunziano salvatori da tutte le parti, e costretti ad
avanzare a tentoni dentro infiniti egoismi, ogni passo verso Betlemme
sembra un salto nel buio.
Andiamo fino a Betlemme. E’ un viaggio lungo, faticoso, difficile, lo so.
Ma
questo, che dobbiamo compiere «all'indietro», è l'unico viaggio che
può farci andare «avanti» sulla strada della felicità. Quella felicità
che stiamo inseguendo da una vita, e che cerchiamo di tradurre col
linguaggio dei presepi, in cui la limpidezza dei ruscelli, o il verde
intenso del muschio, o i fiocchi di neve sugli abeti sono divenuti
frammenti simbolici che imprigionano non si sa bene se le nostre
nostalgie di trasparenze perdute, o i sogni di un futuro riscattato
dall'ipoteca della morte.
Andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L'importante è muoversi.
Per
Gesù Cristo vale la pena lasciare tutto: ve lo assicuro. E se, invece
di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, con
tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver
sbagliato percorso. Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e
la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi della
onnipotenza di Dio.
Anzi,
da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei
sofferenti, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli
ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove Egli continua a vivere
in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. E saremo beati se
sapremo riconoscere il tempo della sua visita.
Mettiamoci in cammino, senza paura. Il
Natale di quest'anno ci farà trovare Gesù e, con Lui, il bandolo della
nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell'essenziale,
il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del
dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell'impegno
storico, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera.
Allora,
finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello
della nostra anima sarà libero di smog, privo di segni di morte e
illuminato di stelle.
E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.
(don Tonino Bello)
video --------------------------------------- Gli auguri di Mons. Francesco Montenegro arcivescovo di Agrigento Buon Natale! ... Natale è Gesù che entra nella vita degli uomini, è Gesù che viene a portarci speranza, anzi Lui è la speranza,
allora augurarci buon Natale è dirci "c'è Gesù con noi" ... a regalare
speranza a tutti, a dirci di non arrenderci, di non dire mai basta.
E poi Gesù è anche tenerezza, e proprio perché siamo provati dalla vita, sentiamo questa carezza che il Bambino viene a farci...
Questo
Dio che si fa Bambino ci "smonta" proprio per poterci dare la Sua
tenerezza e farci sentire capaci di amore da ricevere e di amore da
dare...
video
--------------------------------------- Il Natale invita a guardare al
presepio con stupore, ad aprire il nostro cuore per comprendere un po’
perché Dio si è fatto bambino. Dio è più grande di ogni nostro
pensiero, come hanno insegnato i grandi teologi. E ciò vale anche per
il Messia, più grande delle nostre idee su di lui.
Hermann Geissler: Così grande da farsi bambino
(GIA' ANTICIPATI NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE)La
riflessione del Priore di Bose: il rischio della “carità presbite”,
quella carità che ama chi sta lontano e lo fa stare lontano,
dimenticando il povero accanto a noi
Anche
questo sarà un Natale nella crisi, aggravata dal crescere della
disoccupazione. Per molti, soprattutto giovani, non c’è lavoro, per
altri è diventato difficile arrivare alla fine del mese con il proprio
salario. E per molti pensionati la situazione è segnata da penuria e
grave povertà. Non tutti lo vedono, ma lo sanno molto bene quelle
iniziative o istituzioni caritative che hanno visto aumentare le fila
di quanti cercano un pasto caldo o “mendicano” pane, latte, pasta, un
po’ di formaggio, qualche scatoletta di cibo...
Ma,
aspetto ancor più preoccupante, in questo Natale domina la poca
fiducia, la mancanza di speranza, e in alcuni cova una rabbia che a
volte sembra pronta a esplodere nella violenza e nella voglia di dare
una lezione a quanti sono ritenuti responsabili della situazione, nella
rivalsa verso quelli che continuano a non patire la crisi, mostrando
uno stile di vita lussuoso e arrogante. Certo, si mangerà il panettone,
perché anche questo è distribuito e donato ai poveri, ma in molti cuori
non ci sarà quella gioia che noi tutti immaginiamo collegata con questa
festa, e addirittura per alcuni questa festa aggraverà la fatica e la
sofferenza, come a volte accade quando i sofferenti vedono la gioia
degli altri.
Essere
consapevoli di questa “realtà” dovrebbe renderci particolarmente
responsabili – soprattutto se non siamo feriti in modo grave dalla
crisi – verso quanti sono nel bisogno. Non è necessario assumere grandi
iniziative: basta che, usciti di casa, ci fermiamo a guardare negli
occhi, volto contro volto, quelli che soffrono; basta che, conoscendo
quella particolare famiglia nel bisogno, andiamo a trovarla rendendola
prossima: allora il nostro cuore, le nostre viscere di compassione, ci
detteranno il comportamento, ci ispireranno cosa condividere, cosa
gratuitamente donare. Noi uomini e donne non siamo cattivi: siamo
distratti, siamo in fuga, abbiamo fretta e non abbiamo tempo di
fermarci. Ma se avessimo la forza di fare questo, cioè di incontrare e
guardare negli occhi chi è nel bisogno, sapremmo cosa fare e avremmo il
coraggio, la spinta per farlo. Conosceremmo, soprattutto a Natale, la
festa dello scambio dei doni, scopriremmo che c’è più gioia nel dare
che nel ricevere, e il nostro dono gratuito innescherebbe una dinamica
feconda in virtù della quale chi ha ricevuto dona a sua volta.
D’altronde
il presepio che troviamo qua e là nelle piazze o nelle chiese, o quello
che noi stessi costruiamo nelle nostre case, che cosa ci narra?
...
"Niente ori nella natività dei credenti" di Enzo Bianchi
--------------------------------------- MA CHE NATALE CELEBRA QUESTO PAESE?
di
Alex Zanotelli
Ma che Natale celebra questo paese?
Ma che Natale celebrano le comunità cristiane d’Italia?
I gravi eventi di questi giorni ci obbligano a porre questi interrogativi. Le immagini del video- shock:
immigrati nudi e al gelo, nel CIE di Lampedusa, per essere
‘disinfestati’ dalla scabbia con getti d’acqua. Immagini che ci
ricordano i lager nazisti.
Le
foto degli otto tunisini e marocchini del CIE di Porta Galeria a Roma
con le labbra cucite in protesta alle condizioni di vita del centro.
Bocche cucite che gridano più di qualsiasi parola!
Ed
ora il deputato Khaled Chaouki che si rinchiude nel CIE di Lampedusa ed
inizia lo sciopero della fame, per protestare contro le condizioni
disumane del centro e in solidarietà con i sette immigrati che , per le
stesse ragioni, digiunano .
Sono le urla dei trecento periti in mare il 3 ottobre a Lampedusa, le urla dei quarantamila immigrati morti nel Mediterraneo che è diventato ormai un cimitero.
Tutto
questo è il risultato di una legislazione che va dalla Turco-Napolitano
che ha creato i CIE, alla Bossi-Fini che ha introdotto il crimine di
clandestinità e ai decreti dell’allora ministro degli Interni, Maroni,
che trasudano di razzismo leghista. Possiamo riassumere il tutto con
una sola parola: Razzismo di Stato.
Le domande che sorgono sono tante e angoscianti.
Come mai un paese che si dice civile ha permesso che si arrivasse ad una tale legislazione razzista e a una tale tragedia?
Come mai la Conferenza Episcopale Italiana sia rimasta così silente davanti a un tale degrado umano?
Come mai la massa delle parrocchie e delle comunità cristiane non ha reagito a tante barbarie?
“Sono venuto a risvegliare le vostre coscienze- ha detto Papa Francesco quando è andato a Lampedusa.” Ed ha aggiunto: “La cultura del benessere ci rende insensibili alle grida degli altri.”
Ma allora viene spontaneo chiederci: “Ma che Natale celebriamo?”
... --------------------------------------- "Tutti fratelli? anche gli extra comunitari? e i nemici?" 21 Novembre 2013 Cefalù
Relazione di mons. Francesco Montenegro
Arcivescovo
di Agrigento e Presidente della Commissione Episcopale per le
Migrazioni della CEI e Presidente della Fondazione Migrantes
Convegno
"Il futuro nelle nostre mani? Aprirsi alla speranza della famiglia
umana" dal 21 al 24-nov-2013 a Cefalù, organizzato dalle comunità
missionarie del Vangelo in collaborazione della PRO CIVITATE CHRISTIANA
di ASSISI
video
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(GIA' ANTICIPATO NEL NOSTRO BLOG PIETRE VIVE) La forza di una parola nuova
di Fratel Alois
Fin
dall’inizio Papa Francesco ha toccato il cuore delle folle con i gesti.
Con la Evangelii gaudium rivolge una parola a tutti. Questa parola ha
tanta forza da poter infondere una vita nuova tra i cristiani. È una
parola nuova, eppure è in linea con quella del suo predecessore. Quante
volte Papa Benedetto ha parlato della gioia di credere! Quante volte,
soprattutto nella Deus caritas est, ha insistito sulla necessità di una
relazione personale con Dio che ci trasforma e ci apre agli altri!
Ho
letto il bel testo nelle due prospettive che ci stanno a cuore a Taizé:
la pastorale dei giovani e l’ecumenismo. L’esortazione parla ai
giovani. Uno di loro, da lungo tempo malato, mi ha telefonato per
dirmi: «Papa Francesco ci ha fatto uscire dalla nostra comodità». È
vero: sulla scia di Benedetto XVI, il vescovo di Roma propone la
radicalità del Vangelo come un cammino di felicità e i suoi appelli ci
sconvolgono, ci mettono in discussione. Ma allo stesso tempo ci
ricordano la tenerezza di Dio, la sua misericordia senza eccezioni. A
ognuno vorrebbe dire: lasciati afferrare da questo amore!
Molti
attendono un rinnovamento della Chiesa. Il Papa ha la semplicità di
dire che non può farlo da solo e che non ha «una parola definitiva o
completa su tutte le questioni che riguardano la Chiesa e il mondo». Fa
appello a tutti, ha bisogno di tutti. E per dirlo trova un linguaggio
che svegli e provoca. Il suo appello si rivolge soprattutto a noi che
abbiamo responsabilità pastorali: senza la vicinanza a quanti soffrono,
non troveremo il modo per rinnovare la Chiesa. Questo appello non
sminuisce affatto il suo ruolo di pastore universale, ma
responsabilizza le Chiese locali e tutti i cristiani, che lui vuole
adulti. Tutti sono evangelizzatori. In questo fare appello alla
collaborazione di tutti non vi è un atteggiamento simile a quello di
Giovanni XXIII quando convocò il concilio?
La forza di una parola nuova di Fratel Alois
Vedi anche il nostro precedente post: «Evangelii Gaudium» - Con la gioia del Vangelo una chiesa povera che si fa evangelizzare dai poveri
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